Elias Voit [Cm: Evolution]

Stagione 17 ep. 6

-Ok, siamo fuori pericolo- dice Luke, la sua voce che cerca di mantenere la calma mentre si avvicina al furgone blindato.

Elias Voit è lì, inginocchiato per terra con le mani alzate e lo sguardo fisso su David e il cecchino accanto a lui.

Il suo volto è impassibile, ma riesco a leggere nella sua postura qualcosa di diverso, come se stesse tentando di dominare la paura che si fa spazio dietro gli occhi gelidi.

Io... Io cerco di concentrarmi, ma il mio respiro è ancora irregolare.

Non sono mai stata una che perde il controllo, ma questo caso... questo caso è diverso.

Elias Voit è diverso.

Non importa che sia Sicarius, non importa quante vite abbia distrutto, non importa la sua crudeltà.

C’è qualcosa di strano in lui, qualcosa che non riesco a definire, che mi fa sentire come se avessi visto un'altra parte di lui, una parte che mi sfida, mi confonde.

Mi avvicino al furgone blindato dove è stato fatto salire.

Un errore, una disattenzione, e tutto potrebbe crollare.

Proprio ora che siamo riusciti a stabilire un contato con Jade.

Lo ammanettano e chiudono il lucchetto che lo lega al sedile, il rumore metallico che mi fa quasi sobbalzare.

Quando salgo il mio respiro si calma, ma solo per un attimo.

Mi guarda mentre mi siedo di fronte a lui.

Non è un uomo che si arrende facilmente.

È stato più di sessanta volte il predatore, e io sono una di quelle che è stata catturata, seppur inconsapevolmente, nel suo gioco.

-Ci stai pensando, vero?- mi chiede, la sua voce bassa, quasi un sussurro.

Non rispondo subito.

Non so cosa dire.

Mi limito a guardarlo mentre si appoggia con la schiena.

Il mio sguardo scivola sulla sua guancia, dove Dave gli ha tirato un pugno.

Una linea rossa che segna la pelle pallida.

Ho studiato uomini come lui.

Uomini che portano dentro di sé un abisso che neanche la luce può raggiungere.

Senza pensarci troppo, sposto una mano sulla sua guancia, dove la pelle è ancora leggermente gonfia.

Lo tocco, e sento il suo corpo irrigidirsi.

Non mi scansa, ma il suo sguardo, freddo e penetrante, mi attraversa come se stesse leggendo ogni angolo della mia anima.

È un silenzio che mi sovrasta.

-Non ti avrei mai immaginata così- dice, la sua voce roca, quasi divertita.

Mi ritiro di colpo, ma la sensazione di quella pelle sotto le dita persiste.

È come se fosse stato un errore.

Un errore che non riesco a comprendere.

-Non dovrei essere io a scortarti- mormoro, più a me stessa che a lui, eppure so che mi ha sentito -Non dovrei…-

-Perché no?-

-Perché... Cristo, non voglio e basta- sto per dare un colpo contro il divisore metallico che ci divide dal guidatore per chiedere di accostare ma lui parla: -Bizzarro-

-Cosa?-

Elias si sporge.

Il suo volto è vicino al mio, troppo vicino.

Non riesco a respirare bene.

Ogni fibra del mio corpo mi urla di allontanarmi, ma una parte di me non riesce a staccarsi.

Lui è un mostro, eppure c’è qualcosa in lui che mi intriga, qualcosa che non posso ignorare.

È pericoloso, lo so.

-È maledettamente sbagliato- mormoro, ma anche mentre dico quelle parole, so che non posso negare quello che è successo.

Non posso.

Elias sorride, un sorriso piccolo, ma che mi colpisce come un pugno nello stomaco.

Non è divertito, non è soddisfatto.

È qualcosa di più profondo, di più oscuro, come se avesse trovato qualcosa che non pensava di trovare.

-Lo so- risponde, e la sua voce è un sussurro che mi fa rabbrividire -Una federale e un serial killer... Chissà... cosa penserebbe la gente, vero?-

La domanda resta sospesa nell’aria, mentre il furgone continua a procedere, ignorando il caos che ci circonda, e io resto lì, a cercare di capire.

Il respiro mi si ferma, ma non posso distogliere lo sguardo da lui.

Le parole di Elias si infilano nella mia mente come un veleno, e quella domanda, quella sua provocazione, mi resta aggrappata al petto.

Una federale e un serial killer... Chissà cosa penserebbe la gente…

Ogni fibra del mio corpo mi urla di non fare quello che sto pensando di fare.

So che è sbagliato.

Ma il mio corpo è già in movimento, le mani che tremano, il cuore che batte all’impazzata mentre la sua presenza mi inghiotte.

Non posso più pensare.

Non voglio pensare.

Mi avvicino, e senza una parola, metto di nuovo la mano sul suo viso.

Lo guardo negli occhi, e c’è qualcosa di oscuro, di elettrico, tra noi.

Poi, come se non potessi più controllarmi, mi avvicino ancora di più e lo bacio.

Il bacio è deciso, ma anche confuso.

Le labbra si trovano in un contatto rapido, impetuoso.

Non è dolce, non è qualcosa che mi fa sentire al sicuro.

È come se stessi toccando un fuoco, e non riuscissi più a staccarmi.

Il suo corpo è teso, ma non mi respinge.

Anzi, la sua risposta è veloce, le sue mani limitate dalle manette, si alzano e mi sfiorano il mento. 

È come se tutto quello che avevo costruito in anni di formazione, di preparazione, di controllo, si stesse sgretolando in un istante.

La sua lingua sfiora la mia, e per un secondo tutto il mio corpo è in uno stato di pura confusione.

La testa mi gira, il respiro affannato, ma non riesco a fermarmi.

Non voglio fermarmi.

Quando finalmente ci separiamo, la distanza tra noi è più breve che mai.

Il suo respiro caldo mi sfiora la pelle mentre mi guarda con quegli occhi profondi e insondabili, come se stesse cercando di leggere ogni singolo pensiero che mi passa per la testa.

Non sono più sicura di cosa voglio, ma so che c'è qualcosa in quella sensazione che mi tiene prigioniera.

Il mio cuore batte così forte che lo sento nella gola.

Non sono sicura di essere io quella che ha preso l'iniziativa, o se è stato lui a spingermi, a farmi scivolare nel suo gioco.

Non c'è più spazio per la logica.

Non c'è più niente che abbia senso.

-Sei proprio particolare- dice con un sorriso appena accennato, quasi divertito, ma c'è qualcosa di più sotto.

Non è solo il piacere di avermi catturata.

È come se avesse trovato un angolo di me che non conoscevo nemmeno io.

-Mh...- sussurro, cercando di giustificarmi, ma è inutile.

La sua voce è morbida, pericolosa, mentre dice: -Una federale e un serial killer... Chissà cosa penserebbe la gente- ripete -Però credo che a me piacerebbe-

Le sue parole sono veleno.

Ma in quel momento, non ho paura del veleno.

Non so cosa ho fatto, eppure so che tutto quello che pensavo di essere si è infranto.

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