Alec Lightwood [TMI]

Immagina per Ginevra0701
Spero ti piaccia 💚

Alec è seduto sul bordo del letto, la maglietta nera strappata su un lato e il viso teso.

Si rifiuta, come sempre, di ammettere quanto dolore provi, ma lo vedo dal modo in cui tiene il braccio: rigido e protettivo, come se anche il minimo movimento potesse peggiorare la ferita.

-Sei un testardo, Lightwood- dico, cercando di nascondere l’apprensione con una battuta -Quante volte dovrò ripeterti di non fare tutto da solo?-

Lui solleva appena un angolo della bocca, accennando un sorriso stanco -Sono bravo a fare da solo- mormora con quella sua voce bassa e profonda, così familiare -Ma immagino che con te sia un po’ più facile-

Mi siedo accanto a lui e prendo la stilo.

Lui si sposta leggermente, dandomi modo di vedere la ferita sul fianco.

La pelle è arrossata e il taglio è più profondo di quanto mi aspettassi.

Nonostante tutto, Alec non si lamenta.

Mai.

Inizio a disegnare, cercando di non provocargli altro dolore -Sei troppo ostinato, Alec- mormoro, più per rompere il silenzio che per rimproverarlo sul serio.

-E tu parli troppo- risponde lui, ma la sua voce è gentile, quasi affettuosa.

Mi guarda dall’alto con quel suo sguardo serio, intenso, e non posso fare a meno di sentire il cuore accelerare.

Alec ha questo potere su di me, questo modo di farmi sentire come se fossi l’unica persona al mondo che può abbattere i muri che si è costruito attorno.

Continuo a medicarlo in silenzio, con le mani che gli sfiorano la pelle.

I muscoli sotto le mie dita sono tesi, e posso sentire il calore del suo corpo.

Il battito del mio cuore sembra risuonare nell’aria, ma non riesco a guardarlo negli occhi.

Forse perché temo che anche lui possa sentire quanto mi sta turbando questo momento.

-Allora…- mormora improvvisamente, la voce più bassa, come se stesse confidandomi un segreto -Hai intenzione di continuare a torturarmi con questo silenzio o vuoi dirmi cosa ti passa per la testa?-

Alzo lo sguardo e, per un attimo, il mondo sembra fermarsi.

I suoi occhi azzurri mi fissano intensamente, un misto di affetto e curiosità che fa traballare ogni mia difesa.

Non trovo le parole, quindi rispondo nel modo più spontaneo possibile.

Mi avvicino, lentamente, finché le nostre labbra non si sfiorano appena.

È un bacio dolce, delicato, ma il calore si accende in un istante, come una scintilla che si trasforma in fiamma.

Le sue mani trovano la mia vita e mi tirano più vicina, come se stesse cercando di ancorarsi a me, e sento le sue dita stringere con una passione trattenuta a stento.

Ci perdiamo nel bacio, e per un attimo mi dimentico completamente di dove siamo.

Alec si abbandona con quella rara intensità che lo contraddistingue: non c’è nessuna fretta, solo un desiderio sincero di prendersi il suo tempo, di esplorare ogni secondo di questo momento insieme.

E poi, ovviamente, come in ogni momento perfetto, qualcuno decide di rovinare tutto.

-Scusate, non vorrei interrompere- arriva la voce di Jace dalla porta.

Si appoggia allo stipite con un sorrisetto divertito, braccia incrociate e sopracciglia sollevate -Ma credo che sarebbe saggio ricordare che le ferite non si medicheranno da sole…-

Mi stacco subito da Alec, cercando di mascherare l’imbarazzo con uno sguardo di rimprovero verso Jace, che continua a ridacchiare.

Alec, invece, borbotta qualcosa di incomprensibile, lanciandogli uno sguardo truce, ma non riesce a trattenere un mezzo sorriso.

-Ti serve qualcosa, Jace?- domanda, la voce carica di un’esasperazione affettuosa.

Jace fa spallucce -Solo verificare che stiate facendo progressi… in ogni senso- Con un ultimo sorrisetto, si allontana, lasciando dietro di sé una risatina che riecheggia per il corridoio.

Rimasti soli, io e Alec ci guardiamo per un istante, e poi scoppiamo a ridere.

L’imbarazzo svanisce, sostituito da un calore familiare che rende tutto più naturale, più semplice.

-Dove eravamo rimasti?- sussurra Alec, prendendomi di nuovo tra le braccia.

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