Aegon II Targaryen [HoD]

Immagina per @MessengerofEos
Spero ti piaccia 💚

Aegon è di fronte a me, rigido come una statua di marmo.

La mascella serrata, lo sguardo acceso e feroce.

Perfino nella sua furia ha quell’eleganza austera e gelida che lo caratterizza, ma c’è qualcosa di diverso, oggi.

Un tremito leggero, una tensione nel suo viso che lascia intravedere qualcosa che va oltre la semplice rabbia.

Sembra quasi… sul punto di crollare.

-Non capisci- sibila, la voce roca.

Lo sguardo è sfuggente, come se avesse paura di essere colto in fallo, come se la mia presenza qui, in questo momento, fosse un'intrusione intollerabile.

-Sì, hai ragione, non capisco- ribatto, incrociando le braccia e inarcando un sopracciglio -Non capisco cosa ti stia distruggendo così tanto. E visto che l’ira funesta non sembra aiutare, magari potresti provare a parlarmene-

Il suo sguardo mi trafigge, come se volesse bruciarmi viva con un’occhiata -Non ho bisogno della tua pietà- mi risponde, le labbra contratte in una smorfia amara.

Eppure vedo che si irrigidisce, come se quel muro che ha eretto per difendersi stesse per crollare.

-Aegon, lo sai che non è pietà- La mia voce è più dolce ora, più sincera.

Mi avvicino, ignorando la tensione che quasi emana da lui.

Lui resta immobile, come se si aspettasse un colpo che non arriverà, come se perfino il tocco di una mano fosse troppo da sopportare in questo momento.

Poi, senza preavviso, il suo sguardo si abbassa, e il cambiamento è così improvviso che mi sorprende.

I suoi occhi, quegli occhi di un blu profondo e tormentato, sono lucidi, e io trattengo il fiato.

Vedere Aegon così, vulnerabile, è raro quanto un inverno senza neve.

Una visione impossibile.

-Aegon- sussurro, avvicinandomi ancora, e questa volta gli sfioro una spalla con le dita, un tocco leggero -Puoi parlarmene. Non è debolezza-

-Non… puoi capire- ripete, la voce un sussurro spezzato.

È come se le parole gli bruciassero la gola mentre escono, come se ammettere anche solo una minima parte di quella sofferenza fosse insopportabile.

-Magari, se tu mi lasciassi provare- dico piano, senza allontanare la mano dalla sua spalla -Potrei riuscire a capirlo, o almeno provarci-

E allora crolla.

Non è uno spettacolo plateale o rumoroso; è silenzioso, quasi impercettibile.

Ma lo vedo.

Le spalle si abbassano, il volto perde quell’aria di pietra, e lui lascia cadere la testa tra le mani, come se portasse un peso troppo grande da sostenere.

Lo sento respirare, il respiro tremante di chi ha accumulato troppo.

Una mano mi scivola sulla sua schiena, tracciando piccoli cerchi, cercando di fargli sentire che sono lì.

-Aegon…- Ripeto il suo nome come un sussurro, e finalmente lui solleva il volto.

Mi guarda, e per un istante, vedo tutta la frustrazione, la rabbia e il dolore che non ha mai voluto ammettere.

Poi, in un gesto impulsivo e quasi disperato, mi tira a sé.

Le sue braccia sono attorno a me, strette come se fossi l’unica cosa che può ancora tenerlo ancorato a questa realtà.

È un abbraccio caldo e potente, e mi stringe come se avesse paura che potessi sparire.

-Mi dispiace- mormora, la voce rotta, quasi soffocata contro il mio collo -Mi dispiace per tutto questo… per essere così-

-Sssh, non c'è bisogno di scusarsi- rispondo piano, accarezzandogli i capelli con una tenerezza che non posso nascondere -Siamo qui insieme, e questo basta-

Le sue labbra sfiorano il mio collo, e poi risale con un bacio lento, prima di posarle sulle mie.

È un bacio dolce, ma anche disperato, un modo per comunicare ciò che non riesce a dire a parole.

Le sue mani si muovono sui miei fianchi, salendo lungo la schiena, e io non posso fare a meno di lasciarmi trascinare dalla sua intensità, da questo lato di lui che non avevo mai conosciuto.

Sento il cuore che batte forte contro il petto e mi perdo completamente in lui.

Poi, però, sento che il suo corpo si tende di nuovo, un’ondata di tensione che riemerge, e vedo il lampo di frustrazione tornare nei suoi occhi.

Mi guarda, quasi arrabbiato, e non capisco cosa stia succedendo -Aegon?- domando piano, confusa.

-Sai che non voglio che mi vedi così debole- sputa fuori, ma c'è un’incrinatura nella sua voce che mi fa capire che sta lottando anche contro sé stesso -Eppure sei qui… e tutto diventa più difficile-

Inspiro, cercando le parole giuste -Aegon, non devi fare tutto da solo. Lascia che qualcuno si prenda cura di te, ogni tanto. Non è debolezza-

Lui mi guarda, il volto una tempesta di emozioni contrastanti, ma alla fine lascia andare un lungo respiro -Allora resta- mormora, gli occhi che si ammorbidiscono, pieni di quella vulnerabilità che solo io ho avuto la fortuna di vedere -Resta con me… stanotte-

Non c'è bisogno di altre parole.

Lo stringo a me, e sento che il suo respiro si calma, che la tensione pian piano scivola via.

Restiamo così, avvolti nel silenzio della stanza, mentre il mondo esterno si dissolve e, per una notte, esistiamo solo noi.

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