💙John Murphy💙

Era una buona mezz'ora che era in quella cacchio di navicella con Bellamy e nessuno aveva ancora trovato una soluzione, non voglio biasimarli come avrebbero mai potuto farlo!? La la loro principessina era sparita con Finn e Monty, il genio della meccanica, Raven mi pare, era partita a cercarli da sola senza ammettere discussioni, il loro re era chiuso là dentro e l'imminente attacco dei terrestri non aiutava. In pratica i cento ragazzi che qualche giorno fa erano pronti ad affrontare un intero esercito ora erano completamente nel panico, l'unica sana di mente in questo momento era forse Octavia che però era troppo impegnata a trovare un modo di salvare suo fratello per preoccuparsi del mio. Non che avessi seriamente paura per l'incolumità di John visto che era lui che aveva preso in ostaggio Bellamy e che aveva un fucile, avevo più paura che stesse facendo una gran cazzata di cui sicuramente si sarebbe pentito. Certo volevo bene a Bell, era il mio migliore amico ma John era mio fratello e quando si trattava di lui il resto passava in secondo piano e se c'era qualcuno che poteva capirlo erano i Blake. Io e John eravamo stati insieme fin dalla nascita e negli ultimi tempi da quando è stato bandito dal campo ho sofferto tantissimo anche più dell'anno passato divisi sull'arca, quando è tornato ho dovuto fare i salti mortali per riuscire a convincere tutti a farlo restare e ora stava buttando i miei sforzi al vento. Mi avvicino ai ragazzi davanti alla porta della navicella, so che hanno una radio e so che se non me la daranno me la prenderò, devo parlargli, devo capire cosa sta combinando e soprattutto devo impedire che faccia qualcosa di cui potrebbe pentirsi. Non posso permettere che faccia i miei stessi errori. "La radio. Ora se non volete farvi male." quei deficienti hanno anche il coraggio di guardarmi scettici e con aria di superiorità "No, sei sua sorella potresti stare dalla sua parte, potresti dargli informazioni su cosa succede qui fuori" detesto come pronunciano la parola 'sorella' lo dicono come se fosse la cosa più strana e disgustosa del mondo oppure con invidia, sono poche le persone che lo dicono normalmente. "Forse non avete capito, datemi quella radio SUBITO" ad interrompere il mio scatto d'ira è il suono si uno sparo da dentro la navicella. Ora avrei seriamente preso a pugni tutti quelli che si sarebbero messi tra me e quella maledetta radio se non fosse stato per Octavia che prende la radio senza troppe cerimonie e caccia malamente i due ragazzi. Sono contenta che se ne siano andati ma ho bisogno di quella radio per parlare con mio fratello. Ma probabilmente è la stessa cosa che sta pensando lei visto che la accende subito "Murphy, giuro che se quel proiettile ha colpito mio fratello anche solo di striscio butto giù la navicella a calci e ti squarto vivo!!" la capisco più di chiunque altro e sono sicura che le sue minacce siano sincere ed è esattamente per questo che devo parlare con lui quindi faccio un passo verso Octavia e apro la bocca per pregarla di darmi la radio ma quando sento la voce di John mi blocco "Calma tigre era solo un proiettile di avvertimento, per tuo fratello ho in mente una morte molto più divertente" fa una piccola pausa e io sbianco, non può parlare sul serio "beh divertente per me" sento a malapena le minacce e gli insulti di O' mentre un pensiero si insinua nella mia mente: è colpa mia, avrei dovuto proteggerlo lo avevo promesso a papà, avrei dovuto impedire a Clarke di fare vedere agli altri quel coltello o sarei dovuta andare con lui quando l'avevano bandito, avrei dovuto fare qualcosa, qualsiasi cosa! Ed ora era pieno di sete di vendetta proprio come lo ero io, non potevo lasciare che succedesse. Faccio qualche passo verso Octavia, che ora sta prendendo a calci e pugni la porta della navicella, con l'intento di prendere la radio ma mi blocco, come faccio sempre quando riaffiorano i ricordi colpendomi come una coltellata al petto.

"Non puoi stare qui, ragazzina" lo sapevo, era l'esatto motivo per cui ero lì: non ci poteva stare nessuno a parte gli addetti autorizzati. Ero seduta in un corridoio buio dell'arca e volevo stare da sola, era stata una pessima giornata. Quel giorno era un anno che John era in confinamento e io mi sentivo terribilmente sola, non eravamo mai stati separati per più di un paio d'ore ed ora non posso nemmeno andare a fargli visita, non mi era dato neanche di sapere perché fosse stato arrestato. Detestavo essere minorenne non potevo fare niente. 'Rallegrati, diventerete maggiorenni nello stesso giorno, forse ti faranno assistere alla sua esecuzione' odio questa vocina nella mia testa, somiglia terribilmente a quello di mia madre dopo la morte di mio padre, quando era praticamente sempre ubriaca fradicia, di solito la ignoro pensando positivo: ai diciotto anni c'è la revisione, John avrebbe potuto essere graziato e sarebbero potuti stare insieme, ma in questo momento proprio non ci riuscivo: le probabilità che succedesse erano spaventosamente scarse non importava cosa avesse fatto per finire lì dentro: padre criminale, madre alcolizzata, ubbidienza inesistente e zero possibilità di riinserirsi nella società. Sarebbe stato giustiziato e io avrei perso l'unica persona che mi rimaneva, l'unica che mi aveva sempre voluto bene qualsiasi cosa succedesse, qualsiasi cosa facessi. "Senti non ho tempo da perdere. O te ne vai o vado a chiamare le guardie e ti faccio portare via" alzo lo sguardo e mi trovo davanti l'ultima persona che in questo momento vorrei vedere: lo stronzo senza cuore che ha denunciato nostro padre per aver rubato le medicine per John. Mi alzo in piedi e lo guardo, è in divisa da guardia ma è sicuramente della Fenice si capisce dall'accento e dalla divista nuova, niente vestiti logori come quelli delle altre stazioni, non ha mai patito la fame, non gli sono mai mancate le medicine, non ha idea di cosa significhi vedere la persona a te più cara stare male e non potere aiutarla in alcun modo perché anche saltando tutti i pasti non hai punti-razione a sufficienza. Tutto ad un tratto la tristezza è sparita e ha preso il suo posto una rabbia ceca e implacabile e anche qualcos'altro: desiderio di vendetta. Gli tiro un pugno nello stomaco, lui ci mette un secondo a capire cosa sta succedendo, un secondo di troppo. Prima che riesca a fare qualsiasi cosa gli prendo da pistola dalla cintura e la punto dritta contro il suo petto. "In ginocchio" non ho idea di cosa sto facendo ma non ho la minima intenzione di fermarmi. L'uomo si inginocchia e io gli punto la pistola alla testa "Senti puoi stare qui quanto vuoi non lo dirò a nessuno ne ti disturberò più, ragazzina solo non fare follie, la testa mi serve" " Non mi interessa brutto idiota, credi seriamente sparerei in testa a qualcuno solo per avermi disturbata!?" rispondo con la voce tremante ma arrabbiata mentre le lacrime scorrono ininterrottamente sul mio viso. Non ha idea di chi io sia, quest'essere ha distrutto la mia famiglia e non ha idea di chi io sia. "Allora cosa vuoi? Mi spieghi chi sei, ragazzina!?" nonostante sia spaventato continua a parlare con quell'aria di superiorità tipica dei fenici "Melissa Murphy" dico calcando il cognome, lui sbianca, probabilmente ha capito. "Senti mi dispiace, per tuo padre ma a quei tempi avevo dei problemi e ho pensato che dirlo al cancelliere avrebbe aiutato a saldare dei debiti e..." non lo lascio continuare "Così hai deciso che i tuoi soldi valessero di più di una vita umana!?" ormai sto urlando, non mi importa che mi sentano. "Ti prego io..." lo interrompo di nuovo "Esatto dai implorami di salvare la tua inutile vita, sai quanto abbiamo implorato io e mio fratello perché risparmiassero nostro padre!? Ed è stato tutto inutile lo anno giustiziato ignorando le nostre suppliche quindi perché io dovrei avere pietà!?" sento dei passi nel corridoio vicino, le guardie avranno sentito e staranno venendo a controllare "Tuo padre era un criminale, ha rubato dei medicinali dall'infermeria e.." questa volta viene interrotto dalla porta che si apre e da una decina di guardie che entrano armate di bastoni elettrificati. L'uomo mi implora di non farlo ma non lo sto più ascoltando come non sto ascoltando le guardie che mi ordinano di gettare l'arma ma io non faccio altro che stringerla di più tra le mie mani. Tra poco saranno abbastanza vicini da stendermi con i bastoni. Ora o mai più. Premo il grilletto e poi getto l'arma aspettando una sensazione di felicità, orgoglio o qualcos'altro che però non arriva. Non sto meglio, per niente. Tutto ciò ciò che sento sono le guardie che mi stendono con i bastoni elettrici.

Le ginocchia mi cedono sotto il peso di quel ricordo e, se O' non mi avesse presa al volo, probabilmente sarei caduta. La ringrazio con lo sguardo e mi rimetto in piedi "Cosa ti è successo?" si nota dalla sua voce che la sua testa è da un'altra parte, sta cercando un modo per salvare suo fratello esattamente come me "Octavia mi serve quella radio. C'è mio fratello li dentro, io.." non ho più il tono autoritario e deciso di prima, ora è più supplichevole. Non posso lasciarglielo fare. "Già, lo so. Tiene in ostaggio il mio e vuole ucciderlo" ha ragione, io nella sua posizione non mi fiderei ma non ho tempo per pensarci, in ogni caso vogliamo la stessa cosa, anche se per motivi diversi: che John non uccida Bellamy "Senti Octavia ti capisco meglio di chiunque ma se mi dai quella radio posso parlagli, provare a convincerlo. Sono sempre stata l'unica persona a cui dava ascolto" era vero quella testa calda non aveva mai dato retta a nessuno né ai nostri genitori, né alle persone che ci tenevano in affidamento dopo la loro morte figuriamoci alle guardie. Octavia mi guarda diffidente prima di passarmi la radio. Io non perdo nemmeno un secondo "John, sono io. Ti prego rispondimi e dimmi che non hai fatto nulla di incredibilmente stupido!" la mia voce passa dal disperato all'autoritario, poi di nuovo al disperato "Mel per favore stanne fuori" la sua voce trema, detesta essere in disaccordo con me, lo so bene perché anche io detesto essere in disaccordo con lui "John ti prego, la vendetta non ti porterà da nessuna parte" insisto io " E tu che ne sai Mel? Spigami perché non dovrei farlo! Mi anno ingiustamente accusato di aver ucciso Wells, mi hanno impiccato senza neanche credere per un secondo che potessi essere innocente, mi hanno bandito lasciandomi ai terrestri. Spiegami perché l'unica persona che credevo sarebbe sempre stata dalla mia parte ora sta dalla loro!!" era completamente esploso, stava piangendo anche se provava a nasconderlo ma con me non funziona lo conosco troppo bene "Sono dalla tua parte idiota! E ti sto dicendo di non farlo perché non voglio che tu commetta i miei stessi errori!!" sbotto. Lui resta in silenzio quindi continuo " Non ti ho mai detto il motivo per cui sono stata arrestata perché me ne vergognavo, io..io ho ucciso l'uomo che ha denunciato papà" ignoro tutti i commenti che stanno facendo le presone che ormai si erano radunate vicino alla porta della navicella, a malapena li sento "Io l'ho guardato negli occhi e gli ho sparato, a sangue freddo. John ti prego dammi retta, la vendetta non porta a nulla di buono e di sicuro non porta alla felicità. Se ora uccidessi Bellamy non faresti altro che soffrire altre persone come abbiamo sofferto noi quando è morto papà. La vendetta porta solo ad altro dolore che poi porterà ad altra vendetta" ormai stavo piangendo anche io. Lui sta in silenzio per qualche minuto poi apre il portellone della navicella. Un paio di ragazzi fanno per entrare ma io li fermo immediatamente "Solo io" poi mi giro verso O' "non permetterò che succeda nulla a Bell, ok?" lei annuisce e dice agli altri di stare indietro mentre io entro. Appena sposto le tende che coprono l'entrata vedo Bellamy steso a terra con una corda al collo e John rannicchiato in un angolo, vorrei tanto andare da lui immediatamente ma ho fatto una promessa ad Octavia. Mi avvicino al corpo del mio migliore amico e con grande sollievo noto che respira "Io- io l'ho tirato giù subito, io non..non ho idea di cosa mi sia preso Mel ti prego non odiarmi posso sopportare che mi odino gli altri ma se mi odiassi tu.." non lo lascio finire e mi precipito da lui, lo abbraccio passandogli una mano tra i capelli per calmarlo "hey non potrei mai odiarti, ok? Ti voglio bene, fratellino. Sempre e comunque" dico staccandomi dall'abbraccio per guardarlo negli occhi. Lui annuisce e l'ombra di un sorriso appare sul suo volto "Ti voglio bene anch'io, Mel" lo abbraccio di nuovo e poi mi alzo, slego la corda dal collo di Bellamy e inizio a legargliela introno ai polsi, per poi mettergli un bavaglio alla bocca ed andare a cercare l'arco che avevo lasciato qui nella navicella "Cosa stai facendo?" John che era rimasto immobile ora mi guardava confuso "Dobbiamo andarcene di qui, lo sai anche tu" mi guarda spaventato lo so a cosa sta pensando: i terrestri. Fa per aprire bocca ma lo precedo "Lo so ma ce la caveremo, se restiamo qui ti uccideranno, John. E non ho la minima intenzione di stare a guardare mente giustiziano una persona a cui voglio bene, non di nuovo" annuisce e mi aiuta a preparare due zaini ed a riempirli con un po' di cibo, quanto bastava per stare in forze finché non ci fossimo allontanati abbastanza, poi avrei cacciato con il mio arco. Finisco di prendere delle frecce, mi infilo un coltello nella manica, uno nello stivale e ne passo uno a John che ha già in mano un fucile. Sento dei mugolii e noto che Bell si sta svegliando. Mi avvicino a lui "Mi dispiace, ma tu avresti fatto la stessa cosa per Octavia" dico, lui annuisce e io lo abbraccio. Poi mi volto e inizio a salire la scala John mi segue dubbioso "Cosa stai facendo?" quanta poca fiducia penso tra me e me "Pensi che ci lasceranno uscire dalla porta principale?" chiedo per poi indicare la polvere da sparo "Faremo esplodere la parete, loro entreranno tutti a vedere che succede e noi usciremo dal buco creato dall'esplosione" Ero consapevole che così avrei lasciato gli altri senza polvere da sparo ma in questo momento non mi importava, gli altri se la sarebbero cavata.

Il piano andò secondo il previsto e l'esplosione li distrasse il tempo necessario perché noi ce ne andassimo, correndo nella foresta come due idioti come quando eravamo bambini. Sapevamo che non c'erano certezze, che saremmo potuti morire da un momento all'altro ma eravamo io e lui Insieme e quello ci bastava.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top