57- Sam Wilson × reader
È notte fonda quando raggiungi a fatica la tua meta, ovvero una modesta abitazione dall'aspetto familiare.
Ti guardi attorno un'ultima volta, attenta a captare qualsiasi rumore o movimento improvviso, poi, tentando invano di ignorare il dolore lancinante che proviene dalla tua gamba destra -e più precisamente nel polpaccio, dove si trova il proiettile-, ti trascini davanti alla porta. Lì, suoni con urgenza il campanello, sperando con tutta te stessa che lui sia in casa.
Per tua fortuna, in meno di un minuto la porta si apre e il tuo ex marito compare sulla soglia in pigiama. Sono passati più di tre anni da quando vi siete visti per l'ultima volta, eppure non è minimamente cambiato, a partire dall'espressione che ha appena sveglio.
–Oh, meraviglioso, ultimamente sembra che abbia una specie di calamita per questo tipo di cose.– borbotta Sam, lasciandoti un po' confusa perché non capisci a cosa possa riferirsi; di qualunque cosa si tratti, noti che, al contrario di quanto ti aspettassi, non è per nulla sorpreso. Certo, non ti immaginavi che ti accogliesse con gioia, entusiasta di rivederti, ma neppure che non avesse alcun tipo di reazione, come in questo caso.
–Ti chiedo scusa, so che è tardi e che in realtà non avrei alcun diritto di venire qui, ma sei l'unica persona che mi è venuta in mente quando...– ti interrompi subito nel sentire una fitta più forte delle altre provenire dalla ferita e sei costretta ad appoggiarti a uno degli stipiti della porta per non cadere a terra.
Gli occhi di Sam sono sbarrati nel momento in cui si posano sulla tua gamba. –Non preoccuparti, ci penso io.– replica con tono preoccupato, per poi sollevarti con delicatezza a mo' di sposa e, dopo aver chiuso la porta con un calcio, adagiarti sul divano del salotto, illuminato dalla flebile luce della lampada sul comò. –Vado a prendere il kit medico; intanto, cerca di non muoverti, o peggiorerai la situazione.
Dopo di che, corre verso il bagno, lasciandoti sola con i tuoi ricordi nostalgici: infatti, nonostante sia passato del tempo, non puoi fare a meno di osservare che nulla in questa casa è cambiato da quando te ne sei andata.
–Eccomi.–. Sam compare davanti a te con una piccola valigetta bianca tra le mani, facendoti sussultare impercettibilmente. –Vuoi spiegarmi cos'è successo?– ti chiede, mentre inizia a disinfettare la tua gamba, quasi completamente sporca di sangue.
Le immagini dello scontro ti si ripropongono non appena chiudi gli occhi, tormentandoti con i sensi di colpa. Prendi un respiro profondo, prima di iniziare a raccontare. –Si trattava del trasferimento di una persona inserita nel programma di protezione testimoni dello SHIELD. Il compito era quello di farla arrivare sana e salva alla sua nuova casa... Sai, era andato tutto liscio all'inizio e sia io che il mio collega ci stavamo illudendo che la missione sarebbe stata una pass...–. Ti fermi senza fiato dal dolore, ma subito dopo ti ritrovi a stringere i denti, quando Sam comincia ad estrarre il proiettile. Non ricordi di averlo mai visto così concentrato. –Una passeggiata.
–Scusami, ho quasi finito...– lo senti mormorare, mentre afferri un cuscino con tutta la forza che ti hai e cerchi di restare ferma, combattendo a fatica contro l'istinto naturale di agitarti.
–Eccolo!– esclama il tuo ex marito soddisfatto, non appena appoggia il proiettile su un pezzo di carta, in seguito prende a medicare con cura la ferita. –Te la senti di continuare a raccontare, o preferisci riposarti?
Ignori la stanchezza che fino a poco fa era l'ultimo dei tuoi pensieri e che adesso inizia a farsi sentire: hai bisogno ora più che mai di parlarne con qualcuno. –Sono sbucati dal nulla, erano almeno il doppio di noi e ci hanno attaccati. Sono riuscita per puro miracolo a portare al sicuro il civile, ma il mio collega non ce l'ha fatta.– concludi, improvvisamente furiosa con te stessa, perché sai che forse avresti potuto salvare anche lui, se solo fossi stata migliore. –Non lo conoscevo bene, in realtà; di lui sapevo solo che aveva una famiglia che lo amava e che era troppo giovane per morire... Era la sua prima missione.
Sam nel frattempo ha terminato la fasciatura, quindi si avvicina e si siede sul bordo del divano accanto a te. –So che all'inizio è difficile da superare e sai che parlo per esperienza personale, ma vedila così: il tuo collega sapeva a cosa andava incontro nel momento in cui ha scelto questo tipo di lavoro, sapeva di dover essere pronto a dare la vita per proteggere gli indifesi e così è stato, ma tu non devi ritenerti responsabile della tua morte, okay?– ti dice con voce rassicurante, prendendo le tue mani tra le sue. –E poi, sono davvero contento di vederti qui, viva.
Restate per un tempo indeterminato a guardarvi negli occhi in silenzio, ma senza alcun imbarazzo. Ci sono molte parole che vorresti dire in questo momento e che, per il bene di entrambi, queste devono rimanere taciute. –Grazie di tutto Sam, non so davvero come potrò sdebitarmi, però devo andare.
Appoggiandoti a un bracciolo, fai per alzarti, ma un'improvvisa fitta di dolore ti fa ricadere sul divano. –In realtà, forse potresti rimanere qui stanotte.– propone lui, abbozzando un mezzo sorriso. –Resta.
–Non credo che sarebbe una buona idea...– replichi in un sussurro, scuotendo la testa.
–Dai, resta y/n.– ripete Sam, come se fosse una preghiera. –Almeno fino a quando non ti sarai ripresa e avrò la certezza che stai meglio.
Ripensi all'ultima volta che l'hai visto: era così distrutto per via del vostro divorzio, che si era addormentato proprio su questo divano, ma anche nel suo sonno agitato la sua espressione era corrucciata. La stessa persona, nonostante non meritasse di soffrire a causa tua, si preoccupa ancora per te e ciò fa risvegliare i tuoi sensi di colpa, fino ad ora assopiti. –E sia, resterò, ma solo per stanotte.
***
Scusate per il ritardo, ma ho avuto poco tempo per scrivere. Spero come sempre che l'immagina vi sia piaciuto ^-^
Se ne avete voglia, potete commentare con il nome di un personaggio (vi ricordo che scelgo quello con il maggior numero di voti).
Buon inizio di settimana people <3
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