13- Steve Rogers × reader

ATTENZIONE: questo capitolo tratta di argomenti piuttosto importanti quali la sindrome di Down e l'aborto. Non voglio creare nessun tipo di discussione.

Ci sono dei giorni in cui pensi che, se non avessi fatto il test, adesso non saresti in questa situazione.
Se non avessi fatto il test, non saresti costretta a compiere una scelta tanto importante quanto distruttiva a livello psicologico entro una settimana.
Se non avessi fatto il test, non ci sarebbero state le frequenti discussioni tra te e Steve, che, ovviamente, la pensa in modo totalmente diverso rispetto a te: al contrario tuo, a lui non sembra fare alcuna differenza e ripete che è felicissimo all'idea di diventare padre... Vorresti avere il suo stesso entusiasmo.
Non hai chiuso occhio da tre notti e, durante il giorno, riesci a riposarti solo per un paio d'ore, mai di più. Sapere che la vita di tuo figlio, o figlia dipende solo e unicamente da te non ti rassicura affatto: sei letteralmente terrorizzata all'idea di annullare la gravidanza, però anche l'altra opzione ti preoccupa molto.
Da quando hai avuto la notizia che il bambino sarebbe nato con la sindrome della trisomia 21, meglio conosciuta come sindrome di Down, qualcosa dentro di te è scattato e, da quel momento, la paura di non essere la madre che vorresti essere e il pensiero che tuo figlio, o tua figlia potrebbe non vivere una vita felice come desideri -tra tutti i problemi, poi, bisogna pur sempre tenere da conto il lavoro pericoloso di tuo marito- ti impediscono di avere un'idea diversa; inoltre, ancora di più ti spaventa anche la possibilità che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe nascere privo di vita e, nella migliore, invece, dovresti sottoporre il bambino a continui controlli e che sarebbe più cagionevole rispetto agli altri.
-Y/n?- ti richiama proprio Steve, seduto a tavola davanti a te.
Alzi lo sguardo su di lui, un po' confusa. -Ehm, sì?
Alza gli occhi al cielo, per poi chiederti, divertito:-Hai ascoltato almeno una parola del mio discorso?
Ti trattieni dall'abbassare lo sguardo. -No, mi sono distratta... Scusa- rispondi, imbarazzata e frastornata al tempo stesso: anche se hai bevuto almeno due caffè, sei comunque stanca e per niente energica come tuo solito.
-Stavi pensando ancora a cosa fare?- domanda lui con tono serio, guardandoti negli occhi.
-Sì- ammetti preoccupata. -Non posso farne a meno e... Ho paura.
Le sue mani raggiungono le tue e le stringono. -Non devi. Affronteremo tutto questo insieme e lo faremo per nostro figlio, o nostra figlia... Ora ti sembra difficile, ma scoprirai che, in realtà, è una cosa spontanea, semplice.- replica lui in modo comprensivo.
Ti mordi l'interno guancia, agitata. -E se non ci riuscissi? E se non si sentisse felice? Steve, se ti dovesse accadere qualcosa, come farei a... Come farei ad andare avanti?
La tua tempesta di domande non pare prenderlo alla sprovvista, anzi. -Ti conosco e so che ci riusciresti nonostante tutte le difficoltà. Sei una persona forte, determinata: non ti lasceresti abbattere per nulla al mondo ed è anche per questo che ti amo.- ti spiega tuo marito e, per quanto tu vorresti vederla a modo suo, non ne sei ancora de tutto sicura.
-Non lo so...- mormori. -I miei genitori la pensano esattamente come te e io vorrei davvero crederci, ma anche solo l'idea di poter essere la causa dell'infelicità di mio figlio, o di mia figlia, mi fa stare male; a questo punto, preferisco vivere con il rimorso ed essere io a soffrire...
Steve si alza e, avvicinatosi a te, ti stringe delicatamente tra le sue braccia, cercando di essere il più cauto possibile. -Andiamo, non puoi saperlo- comincia lui nel tentativo di persuaderti. -Nostro figlio, o figlia, potrebbe diventare la persona più contenta del mondo e tu scopriresti di amarla più di quanto avresti mai creduto! Lo so che sei spaventata, ma non voglio che tu finisca per passare tutta la tua vita a rimpiangere un figlio che non hai mai avuto perché il timore ti ha bloccata...
Scuoti la testa mentre tuo marito scioglie l'abbraccio. -E se non si inserisse bene a scuola? E se gli altri bambini non volessero essere suoi amici? Come potrebbe, un giorno, trovarsi un lavoro, se nessuno volesse assumerlo? Non pensi mai a queste terribili possibilità? Ma soprattutto, se il feto non... Se non nascesse vivo? Non ci pensi? Io lo faccio... Spesso. Forse sono solo io che creo problemi inutili e inesistenti, però...
Lo vedi irrigidirsi per un momento. -Secondo te, non ho preso in considerazione ogni eventualità, prima di prendere una decisine importante come questa?- ribatte con un tono più basso rispetto a quello che ha utilizzato fino a poco fa. -L'ho fatto. Ci ho pensato. In seguito, però, ho anche capito che amo già questo bambino, o questa bambina, con tutto me stesso e che farei di tutto pur di vederlo contento.
-Sei un egoista.- sbotti, alzandoti in piedi di scatto. -Vuoi a tutti i costi questo figlio, o figlia che sia, ma non capisci che, in un mondo come questo, non sarà mai felice? Non lo vedi? La gente non è capace di accettare chi è diverso! Come puoi anche solo pensare che la sua esistenza possa essere tranquilla e uguale a quella di qualunque altra? Stai solo mentendo a te stesso...
Steve stringe i pugni. -Basta!- sbotta, questa volta alzando la voce. Non è la prima volta che avete questo tipo di conversazione, eppure rimani sempre impressionata nel vederlo così arrabbiato con te... E, a dimostrazione di questo, ti ritrovi a dover combattere contro la tua emotività, aumentata da quando sei incinta, per non scoppiare a piangere. Con un autocontrollo che ti stupisci di avere, lo lasci continuare senza versare una lacrima.
-Se io sono egoista, allora tu sei crudele! Come puoi voler porre fine alla vita di nostro figlio? Come puoi anche solo pensarlo e prendere in considerazione l'idea di commettere un fatto talmente grave? Mi deludi.- conclude, per poi sbattere le palpebre e realizzare che osa ha appena detto. Scruta il tuo viso, probabilmente aspettandosi di vedere in te una qualche reazione; tu, però, rimani immobile, come pietrificata, e un'espressione vuota in volto.
Steve avanza lentamente di un passo verso di te. -Mi dispiace... Forse non avrei dovuto...- mormora, poi chiude gli occhi e sospira. -Lo so che la decisione finale spetta solo e unicamente a te e, anche se so che non è una scusa accettabile, credo sia per questo motivo se mi comporto così: ho paura che la tua scelta possa essere diversa da quella che farei io e non riesco a sopportarlo. Insomma, io ho provato a portarti dalla mia parte e mi accorgo solo ora che sto semplicemente rischiando di perderti...
Vorresti interromperlo, fargli notare che sei indecisa e non è detta l'ultima parola perché mancano ancora un paio di giorni e che non potrebbe mai perderti, eppure qualcosa ti frena.
-Mi adatterò a qualsiasi cosa tu decida di fare perché, alla fine, sei tu quella che ha voce in capitolo ed è giusto che sia così.- conclude infine, accarezzandoti con dolcezza, poi si dirige verso la vostra camera.
Ed è adesso che sei rimasta sola e che hai riflettuto bene su entrambe le opzioni che capisci cosa fare.

***

Dato che questa sindrome (insieme a tante altre!) è stata un argomento di cui abbiamo parlato molto durante le ore di scienze, mi è venuto in mente questo immagina. Premetto che, prima di scriverlo, mi sono documentata ancora di più a riguardo e che l'ho scritto con le migliori intenzione. Inoltre, ho lasciato che foste voi a scegliere come agire, senza specificare la decisione di y/n.
Su quale personaggio del mondo Marvel vorreste il prossimo immagina (magari non sempre i soliti...)? Fatemelo sapere commentando con nome e cognome ^-^
Buon inizio di settimana people <3

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