10- Bucky Barnes × reader (sequel - 08)
Nel momento in cui prendi in mano la busta e leggi il nome di Steve, il tuo cuore perde un battito, o forse due. Ti siedi su ciglio del tuo letto e, dopo aver preso un respiro profondo, la apri. La grafia è indubbiamente quella del tuo amico, seppur un po' frettolosa, e subito ti ricordi che, alla fine, anche lui è partito per la guerra, lasciandoti sola; sembra ieri che camminavate senza una meta precisa lungo le strade poco illuminate dei quartieri di Brooklyn.
Il foglio è rovinato agli angoli, ma le parole che Capitan America vi ha scritto possono essere comprese chiaramente.
"Cara y/n,
spero che tu sia seduta e ti consiglio di leggere questa lettera solo quando ti sentirai pronta.
Fa male ricordarlo e ancora di più scriverlo, dato che, in questo modo, sarà impossibile negarlo o credere il contrario... Bucky è morto: stavamo combattendo su un treno in corsa e lui è caduto perché non sono riuscito ad afferrarlo. Mi prendo ogni responsabilità per questo e ti chiedo di perdonarmi, perché non so se riuscirò a perdonare me stesso. Peggy dice che non è vero, che l'unico da incolpare è il Teschio Rosso; vorrei crederle.
Ora più che mai, devo mostrarmi forte, anche se, senza Bucky, non sono sicuro di potercela fare.
Ti auguro di riuscire ad andare avanti, anche quando ti sembrerà impossibile: tra di noi, sei sempre stata la più piccola, certo, ma anche la più matura e la più forte. Fallo per lui.
Ti voglio bene,
Steve."
Percepisci una lacrima calda e lenta scendere lungo il tuo viso, mentre ritorni con la mente all'ultima volta che l'hai visto: ti aveva baciata, ti aveva confessato di provare qualcosa per te e poi si era allontanato sempre di più.
Sentendo il tuo cuore esplodere dal dolore che non avresti mai voluto provare, vorresti gridare, ma tutto ciò che esce dalle tue labbra è un singhiozzo. Con le mani tremanti, rileggi febbrilmente la lettera di Steve e piangi, pensando a come debba sentirsi il tuo amico. L'unica mera consolazione per lui è Peggy, di cui ti ha sempre parlato: almeno lui ha qualcuno con cui sfogarsi... Ma tu sei sola nella tua camera che, a un tratto, appare troppo grande e fredda per te.
Non ti sei mai sentita così sola e non puoi far a meno di pensare a Bucky, a come la sua vita sia stata stroncata a per colpa della guerra, a tutti i progetti che, ingenuamente, ti eri permessa di fare su un vostro possibile futuro.
Ti asciughi gli occhi con una manica della tua camicia, per poi prendere un respiro profondo nel tentativo di calmarti.
Quella notte, sognasti Bucky.
Come ogni mattina, ti sei svegliata alle sette in punto e, come ogni mattina, sei andata in bagno a rinfrescarti il viso. Come ogni mattina, sei scesa in cucina e, come ogni mattina, hai bevuto il caffè ascoltando il notiziario alla televisione che i tuoi figli ti hanno convinta a comprare. Nel frattempo, ti guardi intorno e noti che, ieri sera, hai dimenticato di rimettere in ordine la casa dopo che se ne sono andati i tuoi nipotini. Mentre cerchi di riordinare un po' il soggiorno, sorridi: circa settant'anni fa, non avresti mai immaginato di sentirti di nuovo così felice, ma è proprio vero che la vita ti riserva sempre delle sorprese.
Guardi distrattamente il calendario che hai appeso alla parete della stanza e ti accorgi di aver scritto qualcosa vicino alla data di oggi, quindi indossi gli occhiali da vista per leggere meglio: "arriva Steve, 9:00". Dai un'occhiata al tuo orologio da polso e osservi con orrore che mancano dieci minuti e che tu sei ancora in pigiama; certo, ora che ci pensi, è già capitato che tu accogliessi Capitan America in questo stato, ma quel poco di buon senso che tua madre è riuscita a inculcarti ti ricorda che devi renderti almeno presentabile.
Dopo cinque minuti, sei pronta a ricevere il tuo amico che, pur essendo più vecchio di te, sembra avere non meno di vent'anni. Quando, tempo fa, Peggy Carter era venuta a casa tua per comunicarti la sua morte personalmente, avevi sentito il mondo crollarti addosso per una seconda volta, però eri comunque riuscita a superare anche questo; e poi, attraverso i telegiornali, avevi scoperto che no, Steve Rogers era ancora vivo e ancora stava rivestendo i panni di Capitan America. Eri entusiasta, certo, ma non avresti mai pensato che ti avrebbe cercata e avrebbe bussato alla tua porta, sperando di ritrovare la sua vecchia amica: all'inizio eravate un po' a disagio perché nessuno dei due aveva la benché minima idea di come comportarsi, poi tutto è tornato come prima e ora, su comune accordo, vi vedete una volta al mese.
Ed è proprio mentre sei immersa nei tuoi pensieri che senti il campanello suonare; ti dirigi verso la porta di casa e, dopo aver risistemato gli occhiali da vista, la apri rapidamente.
Sulla soglia c'è Steve, il quale, come ogni volta che viene a farti visita e non vuole essere riconosciuto, indossa un cappello con visiera e ti sorride.
-Se fossi in te, migliorerei la copertura perché, nel caso ancora non l'avessi capito, non basta un cappellino a renderti irriconoscibile- lo accogli, facendogli cenno di entrare.
Lui ridacchia:-Sempre la stessa, eh?- ti chiede, poi si corregge non appena incrocia il tuo sguardo:-Giusto, è una domanda retorica e tu non sopporti le domande retoriche...
Ti limiti ad annuire, poi lui continua:-Oggi ho portato qualcuno, spero non ti dispiaccia.
-No no, figurati. Si tratta di uno dei tuoi nuovi amici?- gli domandi, riferendoti ovviamente agli Avengers e notando una figura dietro di lui; pur non essendo molto alta, tenti incuriosita di guardare oltre le spalle di Steve, ma senza risultati. Frustata, sospiri, mentre il tuo amico scuote la testa. -Non proprio...- ti risponde con fare enigmatico.
-Beh, entrate; faremo le dovute presentazioni in salotto, non certo sulla soglia di casa mia- replichi, lasciandoli entrare per poi chiudere il portone. L'uomo che il tuo amico ha portato con sé è alto all'incirca come Steve e noti che, pur essendo giugno, indossa una giacca a maniche lunghe e nasconde le sue mani nelle tasche; non riesci a guardarlo in faccia perché tiene lo sguardo fisso sul terreno e i capelli scuri che gli arrivano alle spalle non ti aiutano di certo a identificarlo meglio. Forse anche perché, nonostante tu abbia gli occhiali, l'età non ti semplifica per niente le cose, anzi.
-Accomodatevi pure- li inviti, sorridendo. -Vado a preparare il caffè e magari porto anche qualche biscotto...
Steve però ti richiama. -Non ti disturbare, non ce n'è bisogno- ti dice, pacato.
Gli rivolgi uno sguardo interrogativo: da quando è venuto a trovarti per la prima volta, non ha mai rifiutato i biscotti. Decidi di far finta di nulla. -Oh, sto diventando sempre più rimbambita e non mi sono ancora presentata- esordisci poi, rivolgendoti al tuo ospite misterioso. -Io sono y/n, un'amica di vecchia data di Capitan America- dici, porgendogli una mano e aspettando che lui la stringa.
L'uomo alza gli occhi su di te e reprimi il tuo istinto di piangere, perché sono molto simili a quelli di un'altra persona, anche se sai che è impossibile e che si tratta di una coincidenza. -Lo so- ti risponde lui, afferrando la tua mano, ed è sentendo la sua voce che inizi a pensare di stare ancora sognando, dato che non vedi altra spiegazione logica, eppure...
-Sai, non voglio cominciare a raccontare la mia vita come altre mi coetanee, però mi ricordi tanto qualcuno che conoscevo- gli spieghi, sentendo lo sguardo di Steve su di te.
-Sono io, y/n- mormora. -Sono Bucky.
***
Spero che questo sequel non abbia deluso nessuno e che vi sia piaciuto!
Come al solito, vi chiedo di commentare con nome e cognome del personaggio che più preferite (magari non chiedete Bucky, dato che, con questo, siamo a tre ahah)
Vi auguro un buon inizio di settimana <3
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