Vedova nera (bollino rosso)

In questo immagina mi sono voluta mettere alla prova ed ho provato a fare un'immagina dove ci si poteva immedesimare sia in un maschio che in una femmina.

Ero nel mio ufficio mentre scrivevo rapporti e firmavo scartoffie fin quando il mio telefono d'ufficio squillò. Era la mia segretaria.

«Capo, è la signorina Romanoff.» annunciò gentilmente.

Sorrisi appena sapendo che prima o poi sarebbe venuta a farmi visita e dissi alla mia segretaria di farla entrare.

«Signorina Romanoff, l'attendevo.» dissi sorridendo con soddisfazione.

«Sono così prevedibile?» chiese quasi divertita mentre chiudeva la porta.

«No... ma per me un po' sì.» risposi continuando a sorridere.

Si avvicinò alla scrivania osservando i vari oggetti nel mio studio e, quando fu davanti la mia scrivania, le feci un gesto con la mano per invitarla a sedersi.

«Allora, se lei si aspettava una mia visita, di che cosa voleva parlarmi?» chiese accavallando le gambe in modo sensuale.

Trattenni l'istinto di mordermi le labbra per la grazia e l'eleganza che faceva trasudare da ogni poro e sospirai impercettibilmente.

«Volevo vederti, in realtà.» dissi con voce roca.

Lei mi guardò con quei suoi occhioni azzurri mentre i capelli rossi le scivolavano dalle spalle e sentii l'impulso irrefrenabile di mordermi le labbra. Dio se mi faceva impazzire quando mi guardava così!

«Ne sono lusingata. Anche a me non dispiace vederla.» sussurrò con un tono di voce che mi fece già pensare a degli scenari poco professionali per due persone come noi.

«Dammi del tu.» sussurrai a mia volta alzandomi dalla sedia.

Mi diressi verso la porta e, appena raggiunta, la chiusi a chiave.

La conversazione stava prendendo la piega che volevo.

Mi sedetti sulla sedia accanto alla sua ed accavallai anch'io le gambe mentre il mio sguardo seguiva le sue forme ed i suoi lineamenti.

«Se mi fissi così, dove andremo a finire?» domandò divertita, ma con una punta di maliziosità.

«Spero in ciò che voglio... e che lo voglia anche tu.» risposi iniziando a parlare maliziosamente.

Notai un angolo della sua bocca alzarsi di nuovo, segno che si stava divertendo e che apprezzava ciò che dicevo, quindi continuai.

«Alla fine della corsa sappiamo perfettamente che io non ti ho mai tolto gli occhi di dosso come sappiamo perfettamente che tu facevi qualunque cosa per attirare la mia attenzione. È stato difficile rimanere professionale con te tra i paraggi.» spiegai continuando a guardarla negli occhi.

«Ah sì?»

«Avanti Natasha! Perché ogni volta che entravo nel vostro appartamento tu avevi sempre un top che lasciava intravedere il reggiseno e dei pantaloncini che mettono bene in mostra il tuo sedere? Per non parlare dei segnali fisici che dimostravi. Tutti i sorrisetti che facevi dopo aver rivolto lo sguardo su di me, tutte le volte che ti sei toccata i capelli mentre parlavamo, le tue pupille sono sempre dilatate quando mi guardi e sei sempre rivolta verso di me quando siamo vicini. Mia cara, o tu cercavi di farmi notare la cosa o non so spiegarmi questa tua disattenzione verso il tuo atteggiamento nei miei confronti.» spiegai osservando il suo volto diventare serio, come se l'avessi colta in flagrante.

Mi facevano sempre le congratulazioni per questo mio talento nel capire ciò che provano le persone. Forse è proprio grazie a questo talento che lavoro allo SHIELD.

Passò un momento di completo silenzio che mi gustai e finalmente rividi un sorriso comparire sul suo viso. Un sorriso di sincero divertimento.

«Complimenti. Tu sai osservare.» commentò alzandosi dalla sedia e appoggiando le mani sui braccioli della mia di sedia.

Mi stava guardando negli occhi e la sua scollatura era lievemente più pronunciata lasciando intravedere il suo seno. Voleva uccidermi...

«Cosa osservi adesso?» sussurrò quasi impercettibilmente.

«Le tue pupille sono sempre dilatate... il tuo sguardo scende di sfuggita sulle mie labbra... la tua posizione è bilanciata verso di me, il che spiega un interesse verso qualcosa che ti provoco... e la tua scollatura, precedentemente sistemata per far in modo da apparire sensuale, ma non volgare. Natasha, smettila di provocarmi.» dissi per poi attirarla a me e baciarla.

Inizialmente era ferma, ma poi si rilassò ed incominciò a ricambiare il bacio mettendosi a cavalcioni su di me.

Lasciai che le nostre lingue s'incontrassero e sentii subito un forte impulso che mi fece impazzire.

La feci sedere sulla scrivania intrappolandoci a vicenda con le nostre braccia e le aprii la camicetta scendendo a baciarle il collo. La sentii sospirare e sorrisi continuando, ma lei mi tirò leggermente per i capelli ricambiando il mio gesto e sospirai io di piacere. Era brava a baciare.

Le sue mani entrarono nel mio abito e non ci pensai due volte a prendere i suoi seni tra le mani baciandoglieli.

Ormai non stavo più ragionando per la situazione che si era creata.

«Che frenesia.» commentò sussurrando tra gli affanni.

«Tu non sei da meno osservando come ti comporti.» ribattei ridacchiando.

Ritornò a baciarmi infilando le dita tra i miei capelli e m'infilai con una mano nella sua gonna per poi oltrepassare anche l'intimo.

Raggiunsi subito il suo clitoride e tirò la testa all'indietro mentre io le tappai la bocca per impedirle di farci scoprire.

Incominciai a fare dei movimenti circolari con il dito e lei mise le mani ai bordi della scrivania stringendoli. Le stava piacendo.

Passai dal clitoride alla sua entrata ed iniziai a stimolargliela entrando ed uscendo da lei delicatamente.

Sussurrò il mio nome e sorrisi facendo entrare un dito dentro di lei, ma, sapendo che non le sarebbe bastato, entrai in lei con due dita tanto per iniziare.

Strinse di più i bordi della scrivania cercando di trattenere i gemiti e ricominciai a baciarla mentre continuavo ad entrare ed uscire da lei con le dita.

«Ti odio.» sussurrò facendomi sorridere.

«Sì certo, da come gemi sembra proprio che mi odi.» ribattei ironicamente facendo sorridere anche lei.

Infilai in lei anche un terzo dito ed incominciai a dare spinte più forti e veloci costringendola a trattenere i gemiti con più fatica.

Continuai così fino a quando non raggiunse il culmine e mi guardò leggermente stanca.

Ci sorridemmo e mi baciò di nuovo, ma sta volta con più dolcezza.

«Potremmo rincontrarci fuori dal mio ufficio se ti va.» proposi a bassa voce.

«Certo. Domani alle 16:00, al bar qui di fronte.»

«Ci sarò.»

Mi baciò un'ultima volta e ci rivestimmo per poi salutarci.

Era adorabile il modo leggermente goffo con il quale camminava dopo il nostro "incontro".

Ciao, perdonatemi l'assenza, ma ero proprio a corto di idee e senza energie. Spero che vi piaccia, ho fatto il possibile per rendere l'immagina "neutro".

Immagina richiesto da @NicoleBettoni

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