Come ti chiese di sposarlo
Capitan America: Essendo all'antica ha voluto farti una sorpresa organizzando una serata romantica e tranquilla.
Si era impegnato tantissimo affinché tutto fosse perfetto e Bucky lo aiutò più che volentieri con i preparativi mentre tu credevi che fosse così impegnato per una delle sue solite missioni.
Grazie a Tony - che stranamente riuscì a mantenere il segreto -, tu e Steve andaste in un bel ristorante molto intimo e di classe.
Il piccolo contenitore di velluto veniva sbatacchiato nella tasca dell'elegante giacca che il capitano indossava per l'occasione ed era visibilmente nervoso, visto da uno sconosciuto. Tu eri accecata dall'emozione della sorpresa del tuo ragazzo, perché pensavi che la sorpresa fosse il ristorante, non quello che Steve portava dentro la giacca.
Al ristorante il cameriere vi fece sedere al tavolo che Tony aveva scelto per voi mentre, senza che tu lo notasti, Bucky vi stava osservando mimetizzandosi alla perfezione con il suo smoking elegante ed i capelli tirati indietro dal gel. Capitan America aveva bisogno di supporto per quella missione ed il Soldato d'Inverno era pronto a farlo inginocchiare lui stesso davanti a te in caso non riuscisse a chiedertelo.
La cena si stava svolgendo per il meglio, trovavate sempre un argomento per poter mantenere una conversazione e molta gente aveva iniziato a lanciarvi sguardi veloci inteneriti dalla scena, ma quando Steve si alzò dal tavolo mettendosi più vicino a te ed inginocchiandosi tutto il ristorante si fermò prestando attenzione solo a voi due.
«T/N, temevo di non poter più rincontrare l'amore dopo che finii nel ghiaccio, e invece eccomi qui! Inginocchiato davanti a te, in un bel ristorante, pronto a fare uno dei passi più importanti della vita. Io ti amo e lo farò sempre, però vorrei suggellare questo nostro rapporto.» la povera scatoletta di velluto che era stata sballottolata all'interno della giacca di Steve finalmente uscì e rivelò un bellissimo anello, semplice ma romantico. «Mi vuoi sposare?»
La sua voce era tremolante dall'emozione. I suoi occhi erano lucidi, però sapevi perfettamente che se voleva poteva contenere quelle lacrime.
Tu, con le lacrime che minacciavano di rovinarti il make-up e la gola secca per l'eccitazione, annuisti non ricordandoti nemmeno come pronunciare un "sì".
«È un sì?» domandò con pura gioia negli occhi.
Annuisti di nuovo e tutti applaudirono mentre le sue mani tremolanti prendevano l'anello di fidanzamento dal contenitore per poi infilartelo all'anulare con la vista appannata dalle lacrime che gli stavano scendendo dagli occhi.
Bucky nel vedere il suo amico così emozionato e felice insieme a te, non s'intromise, anzi, decise di andarsene dopo aver fatto un'occhiolino al suo amico come saluto mentre gli applausi scroscianti in sala continuavano.
Ironman: Lui ovviamente era ed è il re delle sorprese. Tony è una costante nella tua vita, ma una variabile in tutti i giorni. La prima parola con cui lo descriveresti sarebbe imprevedibile.
Eri sul tetto dell'Avengers Tower per disegnare la città dall'alto. Ti era sempre piaciuto disegnare.
Lui era in laboratorio, o almeno così credevi. In realtà lui era con gli altri Avengers perché per la prima volta aveva avuto un attacco di panico. L'uomo più bravo nel mantenere la calma nelle situazioni di panico e intelligente si era reso nuovamente imprevedibile.
Natasha e Bruce cercavano di calmarlo facendolo respirare in una busta di carta mentre Steve e Thor cercavano di ripetergli i passaggi per la proposta. Sarebbe solamente dovuto venire da te, inginocchiarsi e chiedertelo. Semplice e dolce.
«Capito Tony? Non sei costretto ad esagerare. Lei è una ragazza semplice e ti piace per questo. Fa qualcosa di semplice.» spiegò il capitano dai capelli biondi porgendogli il contenitore contenente duemila dollari compressi in un anello di oro bianco con tanto di un diamante vero al centro.
Tony lo prese con mani tremanti e prese un profondo respiro dirigendosi verso il tetto della torre per farti la fatidica domanda. Ma un pensiero nel mentre gli stava ronzando in mente. Un pensiero tutt'altro che semplice.
Quel pensiero lo distrasse per tutta la salita con l'ascensore, fin quando non si rese nuovamente conto di ciò che stava per fare. Le gambe erano gelatina pura, il suo cervello aveva gli ingranaggi che andavano in tilt ed il cuore batteva talmente forte che le schegge di bomba che dimoravano nelle carni del suo petto sarebbero potute uscire con la stessa potenza con le quali erano entrate.
Tu, sentendo il solito campanello dell'ascensore segnalare la fine del percorso selezionato, ti girasti vedendo un Tony assente e pallido. Temevi stesse male.
Gli corresti incontro preoccupandoti subito, ma appena sentì la sua voce si risvegliò e ti guardò facendoti un sorriso a trentadue denti. Uno di quei sorrisi da bambino che ti avevano sempre fatto sussultare il cuore quando venivano fatti da parte sua.
Ti portò al centro del tetto mantenendo quel sorriso che adesso ti faceva intuire anche del nervosismo e storcesti la testa osservando il suo volto.
«Questa cosa è importante per tutti e due.» annunciò con voce calda.
Infilò la mano in tasca ed una scarica elettrica ti attraversò il corpo pensando ad una proposta di matrimonio, ma quando tirò fuori la mano vedesti che era solo un telecomando più piccolo del normale. Premette il pulsante e guardò un punto indistinto dei New York al suo fianco per poi aggrottare la fronte.
«Un secondo solo.»
Ripremette il pulsante vedendo che non stava funzionando e neppure sta volta il comando che voleva inviare ebbe successo.
Premette quel pulsante più e più volte non capendo, allora tu glielo presi e gli tolsi il coperchio che custodiva le batterie dimostrandogli che erano scariche.
«Ti dovrò sempre ricordare che le batterie non sono infinite?» scherzasti.
Il suo sguardo trasmetteva tutto l'affetto che provava per quella tua risata da ragazzina e la cosa gli venne spontanea e imprevedibile.
«Mi piacerebbe.» sorrise lievemente mostrandoti la custodia di velluto aperta. L'anello brillava come non mai sotto i raggi di quella giornata newyorkese, tant'è che il suo luccichio si specchiava nei tuoi occhi lucidi.
Ti portasti le mani alla bocca dallo stupore e lui s'inginocchiò.
«Voglio che tu mi risvegli quando mi addormento in garage, su un mio progetto, per raggiungerti in camera; voglio che tu mi accolga con il tuo sorriso ogni volta che torno a casa da una missione; voglio litigare con te per poi finire a fare l'amore per far pace; voglio che tu mi accarezzi i capelli quando mi addormento sulle tue gambe mentre siamo sul divano; voglio poterti consolare ogni volta che piangi per stupidaggini; voglio svegliarmi e ritrovarti accanto a me, con i capelli tutti arruffati. Io voglio te. Sposami T/N.» disse sussurrando le ultime due parole.
Da quante lacrime eri riuscita a trattenere non vedevi neanche più la scatoletta e sapevi che appena avresti risposto avresti pianto l'impossibile, eppure rispondesti.
«Sì!»
Lui quasi non poteva crederci di avertelo sentito dire. Se lo immaginava e sognava da più di una settimana e finalmente te l'aveva sentito dire dal vivo.
Si rialzò mettendoti l'anello e vi baciaste dall'emozione per poi sentire dei rumori di propulsori attorno a voi. Staccandovi, vedeste tutte le armature di Tony a mezz'aria circondarvi sul tetto.
«Fantastico. Adesso sono venute.» ironizzò facendoti ridere mentre avevi ancora la testa da tutt'altra parte.
Nessuno dei due riusciva ancora a metabolizzare a pieno il fatto che vi stavate per sposare.
Spiderman: Eravate piccoli. Due bambini di cinque e sette anni che giocavano al matrimonio da bravi migliori amici.
Vi nascondevate sempre nella sua soffitta per la cerimonia.
Peter non ragionava ancora appieno. Non capiva niente di cotte e amore. Tu ancora di meno. Però giocare ad essere due sposi innamorati vi divertiva. V'immaginavate l'omino del Monopoli, i parenti mai visti, i vostri supereroi preferiti, i vostri personaggi dei cartoni animati preferiti. Tutti erano presenti a quella cerimonia. Nessuno escluso.
Là i raggi solari che riuscivano ad entrare in soffitta grazie alla finestra circolare, mettevano in risalto i granelli di polvere che volavano lentamente e voi lo trovavate un bel posto.
Tu eri una perfetta sposa - nella tua immaginazione - con tanto di bouquet di margherite raccolte nel cortile di zia May e di velo nuziale (un fazzoletto di carta aperto, sistemato tra i capelli con le forcine che tendevi sempre ad infilare nei capelli nonostante non avessero scopo); lui - sempre nella tua immaginazione - era lo sposo ideale. Il cilindro nero gli scivolava dalla fronte coprendogli gli occhi alcune volte, ma oltre a quello era ottimo insieme al suo papillon a spilla.
Non essendoci il prete, Peter faceva sia da sposo che da prete e ti veniva sempre da sorridere mettendo in bella mostra quei dentini da latte che presto sarebbero caduti.
Eccola lì, eccola lì! Pensavi ogni volta che veniva fuori la fatidica domanda dal discorso - sempre inventato, mai uguale - del tuo amico.
«Vuoi tu, prendere in sposo Peter Benjamin Parker, finché morte non vi separi?»
Tu saltellasti emozionata ed annuisti energicamente per poi ascoltare la domanda rivolta a se stesso e sentirlo dire sì.
La parte del bacio vi aveva sempre dato un po' di ribrezzo - a quell'eta trovavate disgustoso anche gli abbracci -, ma in un matrimonio ci doveva essere il bacio che suggellava il tutto. Il bacio che riassumeva in pochissimi secondi quelli che erano anni di relazione, convivenza ed organizzazione per quel fatidico giorno. Il bacio che faceva ricordare a tutti il perché dovessero rimanere in chiesa in piena estate o in pieno autunno sudando o rabbrividendo per le temperature invivibili all'interno della struttura.
Il rumore della campanella risvegliò Peter dal ricordo che aveva rivissuto vedendo la sua ragazza venire verso di lui con quel sorriso che aveva mantenuto sin da piccola e che sin da piccola aveva avuto la forza di far sussultare il suo cuore a tal punto da farlo arrossire.
Ti farò quella maledetta domanda T/N, te lo giuro. Appena usciamo dalle superiori io ti sposerò. Pensò ricambiando il tuo sorriso mentre chiudeva l'armadietto in attesa che tu lo raggiungessi affinché lui potesse baciarti la fronte come suo solito saluto affettuoso.
Thor: Eri distesa sul divano a guardare un film romantico e, come tuo solito, ti ritrovasti a sorridere con fare sognante alla fine del film. Non pensavi mai di fare quelle cose perché per te potevano essere fatte solo nei film.
Non saresti mai uscita di casa mentre pioveva per rincorrere l'uomo della tua vita, ci tenevi troppo ai tuoi polmoni per mandarli al Diavolo e rincorrere una persona. Non eri tanto atletica. MA, nonostante la pigrizia ed il fisico tutt'altro che da modella, eri riuscita a trovare un uomo che mai nella vita avresti pensato di ritrovarti come compagno: Thor, il Dio del tuono!
Mentre tu ripensavi a lui, a come vi eravate conosciuti e a tutto il resto. Lui si trovava in cucina, intento ad arrivare fino alle falangi delle dita per quanto se le stava mangiando dal nervosismo. La calma per lui era un'idea astratta, un concetto lontano, in quel momento.
Davanti a lui c'era l'anello che aveva scelto sotto l'attento controllo di Natasha e solo a guardarlo sembrava un oggetto dal peso insostenibile persino per il degno sollevatore di Mijolnir.
Stava per chiedere alla sua amata se volesse diventare sua moglie, la madre dei suoi figli e la regina del suo regno. In pratica le stava per chiedere che piani avesse per il prossimo millennio. Perché si sarebbero dovuti trasferire ad Asgard e lì il tempo scorre in maniera molto diversa.
Cercava di non pensare alla possibilità di un no. Di non pensare a quello che avrebbero pensato i propri parenti e genitori alla scoperta della grande notizia. Cercava di avere il tuo coraggio per andare incontro a tutto e a tutti e farti quella maledetta, maledettissima, domanda.
«Thor, cosa fai in cucina?» domandasti dal divano, ignara di cosa ti stesse per accadere.
«Arrivo.» si sbrigò a dire prendendo la fede e tenendola ben stretta nella sua mano. Ci mancava solo che la perdesse per far venire un infarto al povero Dio che in quel momento si sentiva tremendamente debole, impacciato e sciocco.
Gli sorridesti vedendolo uscire dalla cucina, ma la sua espressione ti lasciò confusa. Non sapevi cosa avesse.
«Tutto bene?» chiedesti preoccupata.
Lui annuì e si sedette accanto a te come se fosse un condannato a morte. Ti voleva lasciare? Doveva andarsene per sempre? VOLEVA andarsene via per sempre?
«Devo chiederti una cosa molto importante.»
Sbiancasti a quella frase. Cosa avrebbe mai voluto chiederti con quel tono di voce?
Fermasti il film in attesa della sua domanda ed iniziasti a sudare freddo.
«Va tutto bene Thor? Cosa succede?»
Avevi la gola secca ed il tuo corpo alternava tra il caldo ed il freddo.
«Sì, tranquilla. Volevo solo farti... ecco...»
Sembrava indeciso sul da farsi. Si alzò girandosi verso di te e si guardò atterra per poi indietreggiare e tentennare su quale ginocchio inginocchiarsi.
Tu capisti ciò che voleva fare e rimanesti a bocca aperta non credendo ad una cosa del genere. Questa poteva essere la scena di un bel film romantico che ti saresti rivista milioni e milioni di volte solamente per la goffaggine della proposta di matrimonio.
«So che voi midgardiani fate così quindi... T/N, vuoi sposarmi?» chiese aprendo le braccia in tutta la loro lunghezza.
Eri rimasta spiazzata dalla proposta. I tuoi neuroni stavano reagendo esattamente come i neuroni di Spongebob quando andava in crisi. Non ricordavi più nemmeno come si respirasse.
Nel vederti rimanere in silenzio la speranza riposta nei suoi occhi svanì facendolo sentire subito a disagio e dispiaciuto per la sciocchezza che, secondo lui, aveva fatto.
«T-Thor, dove vai?!» chiedesti riprendendoti.
Lo vedesti prendere la giacca con fare triste, ma lo fermasti per il braccio nella speranza di trattenerlo.
«Hai interpretato male, Thor! Te lo giuro!» ti affrettasti a dire sapendo che non saresti stata mai in grado di tenerlo fermo.
Lui si voltò subito verso di te con gli occhi scintillanti di nuova speranza e gli sorridesti.
«Mi hai solo colta di sorpresa. Il mio non era un no.»
Il cuore del Dio batteva forte dall'emozione lasciandogli il fiato corto come se avesse fatto uno scatto improvviso per sfuggire da chissà quale bestia. Stava per sentirsi dire la parola che sperava di udire.
«Io... voglio sposarti. È un sì.»
Le guance ti si erano tinte di rosso a quella risposta e lui ti prese in braccio facendovi girare intorno a voi stessi mentre ridevate.
Si ricordò dell'anello e lo tirò fuori dalla sua mano con fare quasi imbarazzato.
«Forse non è esattamente come lo volevi, ma-»
«È perfetto.» sorridesti con gli occhi brucianti per le lacrime.
Thor sapeva quanto ci tenevi che le cose le si prendessero solo con il proprio sforzo e senza imbrogli. Volevi comprarti qualcosa? Andavi a lavorare e guadagnavi la cifra necessaria per comprare quella cosa. E lui aveva fatto esattamente così. Gli Avengers guadagnavo un po' di soldi per il loro servizio ed il Dio finalmente aveva trovato il modo per poterli spendere.
Non era niente di che quell'anello, ma per te fu il tesoro più prezioso di sempre.
Loki: Vi trovavate a Venezia perché tu eri originaria dell'Italia e lui era curioso di conoscerla data la sua lunga storia.
Avevate deciso di cenare in un ristorante e fare un giro per la città durante la notte.
Quand'eri scesa dall'hotel in cui vi trovavate, a lui gli era mancato il fiato per l'abito che indossavi. Non sareste andati in un ristorante di lusso quindi ti eri messa un semplice abito leggero che ti metteva in risalto l'abbronzatura mediterranea e le curve.
Vedendo i suoi occhi scivolare così insistentemente sul tuo corpo ti venne da sorridere e lo baciasti per far ritornare i suoi occhi sui tuoi.
«Guardami il viso e non il corpo.»
«Ti guardo praticamente sempre in volto.» ribatté sorridendo maliziosamente.
Ricambiasti il suo sorriso e vi avviaste al ristorante scortati da un gondoliere.
Senza accorgervene voi due vi stavate alternando nell'esaminarvi a vicenda, ed il gondoliere attempato vi guardava sorridendo cercando di ricordarsi le innumerevoli coppie che erano salite sulla sua gondola, la sera, ma mai aveva visto una coppia così silenziosa e intensa allo stesso tempo.
Quegli sguardi sfuggevoli che solo due innamorati si scambiano e che incidono sulla pelle dell'altro un segno invisibile ed indelebile che rimaneva fino alla sera in cui sarebbero esplosi in un'altra notte di passione.
Tu e Loki non ve ne rendevate conto di quanto realmente bene stavate insieme. Vi sentivate affiatati, complici, passionali, felici. Vi sentivate perfetti insieme, ma solo il gondoliere poteva capire QUANTO esattamente potevate stare bene insieme. E voi due stavate davvero bene insieme.
Alla fine del viaggio Loki si avvicinò al conducente della barca per pagare e l'uomo lo prese per la manica della giacca.
«Mi perdoni per l'intromissione, so perfettamente che non sono affari miei, ma se io avessi un'affiatamento tale con una ragazza... me la sposerei senza esitare.» sussurrò dandoti uno sguardo rapido mentre tu ti chiedevi cosa volesse quell'uomo dal tuo ragazzo.
«È esattamente quello che voglio fare.» sorrise Loki liberandosi gentilmente dalla presa del gondoliere.
Ritornò da te sorridendoti con fare rassicurante e ti condusse verso il ristorante stringendoti per un fianco.
Il ristorante era carino e non c'era nessuno vestito in maniera troppo formale. Ti piaceva.
La cena si svolse per il meglio e tutti e due pensavate che non vi eravate mai scambiati così tanti sguardi bisognosi l'uno dell'altra. Sotto sotto capivi che tramava qualcosa l'uomo davanti a te, ma lui era indecifrabile, come sempre.
Le stelle avevano preso il posto delle nuvole e la luna aveva rubato la scena al sole. La notte più bella che ti ricordavi di aver visto.
Era arrivato il momento di Loki adesso. Stavate passeggiando lungo il Ponte di Rialto ed i tuoi occhi erano colmi di stelle che riflettevano la loro luce su di te mentre il tuo ragazzo stava poco più dietro di te, i suoi occhi ancora fissi sulla tua figura, in attesa di trovare il momento perfetto.
Quella situazione lo stava facendo sudare freddo. Si sentiva come il bambino pallido, timido e che arrossiva per qualunque cosa volesse dire. Era ritornato bambino in quel momento.
«T/N.» provò a pronunciare cercando di contenere l'agitazione nella sua voce.
Quando ti girasti il respiro gli si mozzò nuovamente e le sue buone intenzioni sembravano essere state distrutte dal tuo sorriso rilassato e dolce. Quel sorriso che sapeva che tu facevi solo quando eravate soli e tu ti sentivi te stessa.
«Cosa c'è?» chiedesti vedendolo con le labbra schiuse e gli occhi che saettavano da un punto all'altro del luogo. Sembrava in crisi, ma lui non va mai in crisi.
«I-Io...»
«Loki, stai bene?»
Il cuore ti batteva forte perché avevi un piccolo pensiero che continuava a spingere all'interno del tuo cervello pur di venir preso in considerazione, però evitavi di illuderti con quell'idea. Perché avrebbe dovuto chiederti di sposarlo? Non avevate nemmeno accennato alla possibilità di un matrimonio. Eppure lui era così agitato...
«Sì... io volevo... volevo chiederti una cosa...»
Sgranasti gli occhi quando lo vedesti arrossire e rise dal nervosismo per poi inginocchiarsi guardandoti del tipo "lo so, non te lo saresti mai aspettata".
«Tu...» riuscisti a dire con un filo di voce.
«Non credevo fosse possibile che esistesse una donna talmente pazza da innamorarsi di me e farmi innamorare di lei, eppure eccoci qui. Io ho te e tu hai me. Sappiamo entrambi quanto poco mi piacciano i midgardiani, ma sono qui, davanti ad una midgardiana, cercando di fare la tanto bramata proposta per voi donne.»
Non riuscisti a contenere un sorriso divertito per ciò che diceva e lui sorrise a sua volta capendo che stava facendo la cosa giusta. Adesso aveva il coraggio sufficiente per finire la dichiarazione e farti la proposta.
«T/N sei riuscita a farmi innamorare di te ed io ho avuto la fortuna di farti innamorare di me. È da giorni che voglio chiedertelo, ma non ho mai trovato il momento giusto. Adesso te lo chiedo una volta per tutte perché penso che se non colgo l'occasione adesso non la coglierò mai più: vuoi diventare mia moglie?»
Ti si formò un sorriso a trentadue denti a quella domanda e t'inginocchiasti alla sua altezza per poi baciarlo.
«Assolutamente sì!» esclamasti ricoprendolo di baci.
L'anulare sinistro finalmente aveva un anello, proprio come avevi intuito.
Bucky: L'agitazione di doverti chiedere se volessi oppure no sposarlo gli stava facendo cambiare idea in ogni momento e stava ripensando di venir ipnotizzato un'altra volta per non dover compiere lui stesso quel passo.
Avevate rischiato la vita nell'ultima missione e non intendeva più rimandare ciò che voleva fare da più di un mese.
Inizialmente era solamente un'idea debole e quasi divertente. Un'idea che aveva abbandonato nel dimenticatoio, ma che continuava ad uscire da lì ogni volta che voi due rimanevate insieme. Dopo un mese quest'idea era stata alimentata talmente tanto da diventare ottima, solo che non aveva calcolato la difficoltà nel dirlo.
Non riusciva a farlo né in un luogo pubblico né in privato, tant'è che temeva non fosse il momento giusto, come se non lo dovesse ancora fare. Steve però lo aveva rassicurato dicendogli che era pronto e che tu avresti di sicuro detto di sì. Fu così che i due si organizzarono per preparare il Soldato d'Inverno a quella che sarebbe stata la missione più difficile della sua vita.
Tu eri seduta sul cornicione interno della finestra del vostro appartamento a leggere un libro per passare il tempo.
Bucky era appena rientrato a casa dopo aver scelto l'anello insieme a Steve e si stava ancora riprendendo dai complimenti rivolti a loro due, come se dovessero sposarsi lui ed il suo migliore amico.
Vedendoti così assorta nel tuo libro, esitò nel parlarti, ma doveva farlo!
«T/N, ti andrebbe se facessimo una passeggiata a Central Park?» chiese sorridendoti incerto.
Tu annuisti, felice della sua proposta, e ti alzasti dal cornicione andando verso l'armadio per cercare qualcosa da metterti. Non potevi uscire in canottiera e culotte.
Appena finisti di prepararti lui ti sorrise notando del nervosismo da parte sua, ma decidesti di non farci caso. Magari aveva solo bisogno di rilassarsi a causa della missione di cui ti aveva parlato. Non credevi che quella missione, in realtà, riguardava la proposta di matrimonio.
Vi prendeste per mano e vi indirizzaste verso il parco. L'unico rettangolo di verde in quella città composta di cemento, vetrate e luci.
Essendo ancora intorpidita dalla storia d'amore che stavi leggendo, il tuo bisogno di affetto e coccole si stava facendo sentire e ti eri aggrappata al suo braccio sano immaginandoti quei due innamorati mentre ridevano e scherzavano insieme.
Avevi sempre avuto un animo romantico e Bucky era agitato proprio per quello. Temeva di non essere abbastanza romantico e non voleva deluderti. Lui non sapeva essere molto romantico, utilizzava i consigli che gli aveva propinato la madre per sembrare dolce agli occhi della sua ragazza, cioè te, ma all'infuori del mazzo di fiori o preparare lui la cena, non sapeva cos'altro si potesse fare.
Appena entrarono nel parco, Steve era pronto a fare da guardia del corpo alla coppietta formata dalla ragazza romantica e l'uomo insicuro sul da farsi.
Lì con il capitano c'erano anche Clint e Natasha travestiti rispettivamente da giardiniere e da semplice ragazza che portava a spasso il cane. Nessuno sarebbe riuscito a riconoscerli se non avessero prestato attenzione.
«Gli uccellini sono nel nido.» annunciò Natasha spostando una ciocca di capelli dal viso e premendo la cimice che si era messo nell'orecchio come gli altri due.
Veniste pedinati dai tre eroi fino al lago Reservoir, dove Bucky si fermò improvvisamente.
«T/N, cosa pensi di me?» chiese guardandoti nervosamente.
Quella domanda ti colse di sorpresa e non ne capisti la ragione del perché te l'avesse chiesto.
«Sei il mio ragazzo. Io ti amo. Questo penso di te. Perché?»
«O-Oltre a quello.»
Inarcasti un sopracciglio non capendo il perché di tutta quell'agitazione, ma intuisti che doveva essere importante se persino lui era così agitato.
«Penso che... tu sia l'uomo più cortese e dolce che abbia mai conosciuto e che ho avuto la fortuna di ritrovarmi accanto. Sei il mio partner sia nel lavoro che nella vita privata e spero possa essere così per molto tempo ancora. Il fatto che tu non abbia il braccio sinistro non mi dà minimamente fastidio, come saprai già. Con me ti sei sempre dimostrato nei tuoi lati più duri e nei tuoi lati più dolci e sono innamorata di te per questo.»
Sembrava rincuorato dalle tue parole e ti prese le mani sorridendoti con dolcezza. S'inginocchiò davanti a te e pensasti che saresti morta lì sull'istante.
«Sono molto agitato perché non credevo di arrivare a fare una proposta del genere. Dopo tutte quelle volte passate a rischiare la vita, questa cosa... era decisamente l'ultima cosa che avrei pensato di poter fare, ma non posso più aspettare.» spiegò prendendo l'anello dalla tasca dei pantaloni.
«Abbiamo rischiato la vita anche nell'ultima missione ed il pensiero che come ne sarei potuto andare senza farti questa domanda mi faceva sentire male. Desidero essere tuo marito T/N. L'unico uomo della tua vita. Mi renderesti l'uomo più felice del mondo se accettassi la mia proposta di diventare mia moglie. Mi vuoi?»
I suoi occhi luccicavano quanto i tuoi e tutti e due sorridevate sentendovi un po' a disagio sotto lo sguardo ed il sorriso dei passanti.
«Sì Bucky, lo voglio.» rispondesti con la voce tremante dall'emozione.
Ti prese l'anulare cercando di centrartelo con l'anello e quando ci riuscì vi scambiaste un bacio pieno di felicità mentre i tre Avengers vi guardavano a debita distanza con un sorriso di soddisfazione sulle labbra. Missione compiuta.
Clint Barton: Avevi l'influenza da un po' di giorni e non riuscivi a tirarti su di morale. Le avevi provate tutte: cioccolata, coccole da parte di Clint, tisane, ascoltare musica allegra, guardare film comici, ma niente. Sembravi uscita da un necrologio.
I figli di Clint si trovavano in soggiorno con il loro padre e giocavano con le auto di plastica con in sottofondo la televisione che li teneva in compagnia.
Nel giubbotto di Clint - quello appeso all'attaccapanni - si trovava, ben custodito, la sorpresa che intendeva farti dopo tre anni di relazione e due settimane di valutazione se fare oppure no la tanto fatidica proposta.
«Bambini, adesso ascoltatemi: T/N non sta tanto bene ed ha bisogno del nostro aiuto per ritornare allegra come prima. Mi aiutate?» sussurrò l'arciere in attesa di una risposta da parte dei suoi figli.
I bambini annuirono e si alzarono tutti da terra seguendo il loro papà fino al giubbotto.
«Le farò una domanda molto importante oggi, però serve che voi la distraiate fino al mio arrivo. Ce la potete fare?»
I due annuirono e si diressero verso la stanza tua e di Clint correndo goffamente.
Bravi bambini. Pensò con un lieve sorriso divertito mentre frugava nella tasca del giubbotto per prendere l'anello con tanto di discorso già pronto. Non voleva sbagliare.
I bimbi salirono sul tuo letto ridacchiando e tu li guardasti con la tua semi-coscienza.
«Bambini cosa ci fate qui? Vi potreste ammalare.»
«Papà ha deffo che dovviamo infraffenerfi.» spiegò la femmina che da poco aveva perso l'incisivo sinistro.
La sua pronuncia era talmente buffa che riuscì a strapparti un lieve sorriso di tenerezza e l'altro bambino, ancora troppo piccolo per parlare bene, ti diede il suo camioncino giocattolo passandolo sulle tue gambe.
Lo ringraziasti e la ragazzina, pensando che per intrattenere qualcuno servisse solo fare qualche battuta come i comici che vedeva sempre in televisione, provò ad inventarsi qualche colmo e barzelletta, ma invano. Non capiva che per fare una battuta non la si doveva fare troppo lunga.
«Ok piccoli, uscite pure. Papà è pronto.»
«Ma hogliamo hedere il regalo.» si lamentò la piccola.
Tu non capisti e guardasti il tuo ragazzo aggrottando le sopracciglia.
«Regalo?»
Lui sorrise nervosamente ed abbassò la testa per poi raggiungerti sul letto e mordersi le labbra in segno di sconfitta.
«Speravo che nessuno facesse la spia.» sottolineò guardando sua figlia. «Quindi non è andata proprio come speravo.»
Ti sorrise imbarazzato e tirò fuori il cofanetto contenente l'anello aprendolo davanti ai tuoi occhi.
«Mi ero preparato anche un discorso, ma me lo sono dimenticato.» ridacchiò mentre i suoi occhi dimostravano tutta l'agitazione che aveva in corpo.
«Vuoi sposarmi?»
A quella domanda non ti sentisti più tanto rintronata o di pessimo umore. Ti sentivi solo sbalordita.
«È... bellissimo.» sussurrasti guardando l'oro luccicante dalla forma circolare con dei piccoli punti luce incastonati lungo tutta la circonferenza.
Non disse niente sentendo la gola secca dall'ansia di sentirsi dire un no secco. Perché tu non sei mai stata una che ci girava intorno alle cose.
«I-Io... non so cosa dire, sul serio. I-Io-»
«Dì solo sì.»
Sembrava ti stesse implorando con lo sguardo e capisti che lo stava uccidendo l'attesa.
Ti si formò un sorriso di pura felicità sul volto e prendesti l'anello mettendotelo al dito.
«Accetto solo perché l'anello mi sta bene.» scherzasti facendogli tirare un sospiro di sollievo.
Vi ammalaste tutti e quanti per il troppo tempo passato a stretto contatto durante i tuoi giorni di malattia, ma almeno vi eravate fidanzati.
Doctor Strange: Avevate sempre scherzato sull'argomento "matrimonio", ma nessuno di voi due ci aveva mai pensato seriamente.
Lui era molto impegnato e tu provavi ansia troppo facilmente. Non era nei vostri piani organizzare una cerimonia, scegliere tra milioni di colori e sfumature diverse, decidere i fiori, stare attenti a che cibo far cucinare perché qualche vostro parente sarebbe stato sicuramente vegetariano, o vegano, o a dieta, o allergico a qualcosa. Semplicemente non era per voi, eppure lui, dopo mesi e mesi di scherzi, aveva preso seriamente in considerazione la proposta di sposarti. Riusciva ad immaginarti con il velo che ti copriva delicatamente il volto lasciando intravedere il tuo sorriso nervoso e allegro allo stesso tempo, il vestito da sposa sensuale ma elegante, la sua cravatta tenuta ferma e schiacciata al petto a causa della giacca tenuta chiusa dal bottone centrale, i gemelli accuratamente sistemati sulle maniche della camicia bianca che sperava di non macchiare con il sudore dovuto all'agitazione del momento. Voleva quello.
Eravate distesi sul letto, tu eri in uno stato di dormiveglia mentre Stephen era rimasto sveglio per tutta la notte a pensare a come chiedertelo.
Andò in bagno sentendo che l'acqua che aveva bevuto durante la notte aveva finisti il suo percorso all'interno del suo organismo ed apristi lentamente gli occhi non sentendo più la presenza del tuo ragazzo accanto a te. In compenso alla sua assenza, trovasti il primo cassetto del suo comodino socchiuso e, da brava perfettina quale sei, non potevi sopportare queste sviste.
Il povero contenitore in legno in quei giorni era diventato di estrema importanza per Strange, ma non potevi sapere che fosse il nascondiglio per il tuo anello.
Gattonasti fino alla sua parte di letto e ti sporgesti per andare a chiudere il mobile intravedendo un piccolo oggetto brillare grazie al piccolo spiraglio di luce che penetrava nel cassetto. Tirasti fuori quell'oggetto estraneo è solo dopo qualche secondo realizzasti ciò che tenevi tra le dita.
Il cuore ti batteva forte e mille scenari si materializzarono nella tua mente. Il ridondare delle campane, gli applausi scroscianti degli amici e dei parenti fuori dalla chiesa, il brindisi, la musica, i balli, la torta.
Ti sentisti subito agitata. Tremavi dall'emozione e sentivi il sorriso formarsi sul tuo volto senza che tu ti sforzassi. Voleva chiedertelo! Voleva domandarti proprio "vuoi sposarmi?"
La porta del bagno si aprì e Stephen ti colse sul fatto trovandoti con l'anello tra le dita. Sbiancò nel capire che la sorpresa ormai era rovinata e sospirò massaggiandosi il setto nasale. Faceva sempre così quando cercava di contenersi.
«Stephen... tu volevi-»
«Sì.» t'interruppe con tono imbarazzato.
Si sedette accanto a te prendendoti le mani e te le strinse guardando atterra. Stava cercando le parole con cui iniziare il discorso che aveva sempre immaginato, ma che ogni volta si trasformava in un altro.
«Stiamo insieme da molto tempo ed ormai so che non potrei innamorarmi di nessun'altra.
Quando ti ho conosciuta per me eri solo la mia allieva e niente di più, però, mano a mano che passavamo più tempo insieme, ciò che pensavo di te si tramutava sempre in qualcosa di più. Dalla mia allieva eri diventata mia amica; da mia amica sei diventata la mia migliore amica; dalla mia migliore amica sei diventata la mia ragazza e adesso... vorrei che tu diventassi qualcosa di più per me. So che abbiamo sempre scherzato su questo argomento. Non c'interessava più di tanto, ma dopo averci scherzato su così tanto sono passato a convincermi che si poteva fare. Che volevo sposarti sul serio. Quindi T/N, lasciamelo chiedere: vuoi diventare mia moglie?»
Il suo sorriso nervoso dimostrava quanto era teso nel mentre si dimostrava così sensibile e romantico e ti intenerì ancora di più. Non era mai stato tanto aperto davanti a qualcuno. Tendeva a tenersi tutto per sé dimenticandosi che quella era la sua parte più bella.
Gli accarezzasti la guancia con una mano e gli sorridesti sperando di rilassarlo un po'.
«Sei molto dolce quando parli così...» dicesti con un filo di voce vedendolo ricambiare il sorriso. «Non riuscirei mai a dirti di no.»
I suoi occhi s'illuminarono capendo ciò che avevo detto ed iniziò a ridere incredulo per quello che avevi detto.
«È-È un sì, vero? Mi hai detto sì, hai accettato!» esclamò ad alta voce.
Ridesti nel vederlo così felice e ti abbracciò dopo essersi passato le mani tra i capelli.
L'ansia ti venne solo il giorno dopo, quando realizzasti ciò che stavate per fare.
Ok. Posso spiegare.
Volevo provare ad essere un po' più descrittiva soffermandomi anche sulle emozioni e non solo sulla situazione. Mi ero anche fatta male ad un dito quindi sono stata rallentata molto bello scrivere.
Spero vi piascia.
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