🎃Che storia horror ti racconta?🎃
*Le storie raccontate, anche se lo vorrei, non sono mie*
Capitan America: Ti raccontò una storia che aveva sentito tempo fa, quando ancora era un mingherlino.
"Finalmente mi ero trasferita fuori città. La casa era a due piani e leggermente attempata, ma l'importante era che adesso vivevo fuori città.
Non molto tempo fa ho avuto qualche problema con uno stalker. Era stato arrestato e le cose erano andate a buon fine, ma quell'oppressiva sensazione di essere fissata mi era rimasta impressa. Talmente impressa che non riuscivo a stare in città senza temere che qualcuno mi stesse seguendo o che migliaia di occhi mi stessero guardando. Così avevo deciso di trasferirmi in campagna, dove c'era meno gente e più tranquillità.
La casa era grande e attempata ma bella. L'agente immobiliare fu contrattualmente costretto ad avvertirmi che lì dentro vi aveva vissuto un serial killer e che era per questo che la casa aveva un prezzo così basso, ma non m'importò; il mio bisogno era più importante di chi ci aveva vissuto prima.
Adoravo quella casa. L'arredamento era accogliente e confortevole. Quei pochi vicini che avevo erano gentili e dolci, m'invitavano a cena e mi salutavano continuamente. Dicevano che l'accoglienza era la chiave per assicurare un buon soggiorno per chi abita in campagna.
Dopo una settimana, però, non trovai più tanto bella la mia casa. La sensazione di essere osservata ritornò, forse anche peggiore di prima. Sperai di riuscire a far finta di nulla, ma presto iniziai a non riuscire a dormire. Sotto i miei occhi mi si formarono delle borse violacee ed incominciai a sbadigliare ad ogni respiro. Una dei miei vicini fu talmente gentile da concedermi di dormire a casa sua per un paio di notti.
Fu durante la permanenza in casa della mia vicina che scoprii la storia del serial killer che abitò in casa mia. Gli avevano affibbiato il nomignolo di "Pavone" perché soffriva di un grave caso di narcisismo. Si diceva che non riusciva a fare niente se non si sentiva osservato. Fu finalmente arrestato quando mise uno spaventapasseri in camera sua. Il problema era che non si trattava di uno spaventapasseri, ma del cadavere di una diciassettenne che lui stesso aveva assassinato e posizionato in modo da ritenere che il cadavere stesse vegliando su di lui.
Quella storia mi mise i brividi e, quando mi toccò tornare a casa, la sensazione di venire osservata da migliaia di occhi ritornò, non importava dove mi voltassi. Gli occhi mi stavano guardando, lo sentivo.
Comunque, oggi è stato il primo giorno in cui sono intervenuta. Mi stavo preparando la colazione quando sentii gli occhi. Istintivamente, accecata dalla paura, presi il mio coltello da cucina e lo tirai conficcandolo nel muro. Come lo tirai fuori, degli occhi gocciolanti di formaldeide mi osservarono.
Adesso è da ore che sto guardando la polizia togliere via il cartongesso della mia casa. Fino ad ora hanno trovato 142 paia di occhi in piccoli barattoli di vetro riempiti di formaldeide. La parte terrificante è che ognuno di quegli occhi mi stava fissando."
Ironman: Era una delle sue parti preferite quando si trattava di Halloween. La sua storia ti mise un po' d'ansia e continuasti a provarla per un bel po', soprattutto quando qualcuno ti parlava.
"È curiosa come l'enfasi di una frase possa cambiarne il senso. Ricordo ancora quell'esempio fatto nel libro di grammatica che avevo alle elementari: Io non ho mai detto che lei abbia rubato i miei soldi. In qualunque parola tu metta l'enfasi, la frase avrà un significato diverso.
Ora sono sdraiato sul letto ad ascoltare pazientemente i passi proveniente dal piano di sotto - più precisamente dal soggiorno - mentre penso: «Io non ho dimenticato di chiudere a chiave la porta principale.»
Ricordo di aver usato questa frase con mia moglie, quando avevamo trovato la porta aperta, ma con enfasi diversa: «Io non ho dimenticato di chiudere a chiave la porta principale.» Questo implicava che era stata lei a dimenticarsi di chiudere a chiave la porta principale, non io. Se ne dev'essere accorta anche lei perché per il resto della giornata non mi rivolse la parola.
Adesso i passi si sono spostati. Sono in cucina ed insieme al rumore di passi c'è anche il rumore di voci che sussurrano. Ci sono almeno due persone. Ma «Io non ho dimenticato di chiudere a chiave la porta principale.»
Come hanno fatto ad entrare? Beh, «Io non ho dimenticato di chiudere a chiave la porta principale.», ma forse ho dimenticato di chiudere la finestra. «Io non ho dimenticato di chiudere a chiave la porta principale.», ma forse mi sono dimenticato di sprangarla.
L'altra settimana era uscita una notizia sul telegiornale riguardante due prigionieri evasi dal penitenziario della città vicina. Alcune persone affermavano di aver sentito rumori strani provenienti dai loro giardini. Ecco perché mia moglie fosse così preoccupata riguardo la porta. Forse sono loro.
Esco dal letto il più silenziosamente possibile, cercando di non svegliare mia moglie. Ha il sonno pesante, ma è meglio prendere delle precauzioni. Non vorrei si svegliasse trovandosi due criminali in casa.
Scesi le scale in punta di piedi, saltando il terzo gradino a causa del suo scricchiolio. Scivolo lungo il corridoio e provo ad aprire la porta. Si apre lentamente.
Forse, in fin dei conti, mia moglie aveva ragione. Mi giro e controllo la casa. Quegli uomini non rimarranno in cucina per molto. Presto andranno al piano di sopra e troveranno la mia famiglia. Solo Dio sa di che cosa sono capaci quei criminali. Non ho molto tempo prima che salgano le scale e trovino mia moglie e il mio bimbo appena nato - che sospetto non sia mio-. Non sono cieco, so come mia moglie guarda gli altri uomini della città e posso vedere come mio figlio non somigli affatto a me. Non è tempo di distrarsi, ma il pensiero mi assilla.
Esco da casa ripassandomi mentalmente ciò che dirò alla polizia. Forse «Io non ho dimenticato di chiudere a chiave la porta principale.» o forse «Io non ho dimenticato di chiudere a chiave la porta principale.»
Non so ancora cosa dirò, ma la verità è solo una: «Io non ho dimenticato di chiudere a chiave la porta principale.»"
Spiderman: Non è un amante delle storie horror quindi non te ne seppe dire una. In compenso ti fece ridere raccontandoti stupidaggini.
Thor: Non conosceva nessuna storia di paura quindi non potè accontentare la tua richiesta. Vi siete guardati Profondo Rosso e qualche altro film horror.
Loki: Lui adorava leggere, come piaceva a te. Quando decideste di raccontarvi storie di paura, lui sfoderò il meglio che poteva conoscere.
"La cameriera portò il piatto di spaghetti con polpette e salsa, fumante. Il bicchiere d'acqua era fuori dalla portata della mano sinistra.
Brian borbottò un silenzioso «Grazie» e girò la testa, guardando fuori dalla finestra che si era ritrovato accanto al tavolo. La cameriera se ne andò.
«Ti amo.» sussurrò.
«Ti amo di più.» fu la sua risposta.
«Io ti amo ancora di più del tuo più.»
«Ed io ti amerò ancora di più.»
«Ti amerò finché morirò.»
«Io ti amerò ancora più a lungo di quello.»
Uno dei classici e vecchi giochi da camera da letto. La scena nella sua mente svanì come come il Sole tendeva a sparire la sera.
«È meglio che me lo porti via?» pensò, prima di decidere. «No, 'fanculo, ho tempo.»
Brian era a metà del piatto quando la cameriera gli riempì il bicchiere per la quarta volta. In quel momento in cliente infilò una moneta nel jukebox e seleziono una canzone distrattamente. Era Robert Earl Keen, uno dei preferiti di lei.
«The road goes forever and the party never ends.» (=La strada continua per sempre e la festa non finisce mai.)
Brian scosse la testa. Il signor Keen non aveva idea di quanto avesse ragione.
Guardò fuori dalla finestra studiando la figura imminente. Ora era più vicina. Poteva quasi distinguere i suoi lineamenti.
Prese il tempo per godersi quegli ultimi rimasugli del suo pasto prima di lasciare una banconota di 20$ sotto il suo piatto pulito ed abbandonare il finto ristorante italiano.
Quando aprì lo sportello del suo vecchio pick-up, la figura era talmente vicina che poteva distinguere chiaramente i suoi dettagli.
Il corpo fetido arrancò sempre più vicino al ristorante. Dalle sue ossa rotte penzolavano straccetti di carne in putrefazione e la gonna, un tempo bianca, adesso non era che uno straccio sporco.
«Ti amerò finché morirò.»
«Io ti amerò anche più a lungo di quello.»
Brian entrò nel suo pick-up e chiuse lo sportello. Si stava chiedendo quanto lontano dovesse andare sta volta, ma soprattutto quanto tempo sarebbe servito a lei per trovarlo."
Bucky: Ammise di non essere bravissimo nel raccontare le storie horror, ma se ne ricordò di una molto bella e che gli era rimasta impressa.
"Questa notte è come altra notte. Sei sdraiato lì, tra l'oscurità ed il silenzio, da solo. Con nessuna compagnia oltre ai tuoi pensieri.
Ti sposti, ti giri e rigiri nel tuo letto, e rimani sempre da solo con i tuoi pensieri. Al buio.
Pensi, pianifichi, fantastichi; tutto pur di rendere meno assordante il silenzio della tua stanza.
Senti uno scricchiolio. Suono comune durante la notte, nella propria camera da letto. Eppure balzi lo stesso quando il suono viene percepito dalle tue orecchie. Senti questo suono ogni notte, ma l'effetto che ha su di te è come quello di un grilletto che fa partire il proiettile in canna.
I pensieri che prima sovrastavano la tua mente vengono man mano cancellati. Ciò che prima era piacere e divertimento, ora veniva sostituito da demoni e serial killer.
Il silenzio roboante dal quale tentavi di distrarti ora diventa l'oggetto della tua attenzione. Sei sdraiato lì, silenzioso, con il fiato sospeso, cercando di ascoltare ogni suono oscuro e sospetto, sperando che il silenzio non se ne vada. Anche il minimo rumore alimenta la tua paranoia ed il silenzio sembra fermare anche il tempo, in attesa che avvenga un altro inaspettato ed indesiderato evento. Sei troppo spaventato per aprire gli occhi al pensiero di vedere una qualunque cosa possa essere stata materializzata dalla tua mente.
Sei sdraiato lì, solo, con la tua paura.
La paura penetra nella tua mente nel momento esatto in cui tenti di trovare una via di fuga da qualunque cosa essa possa aver creato. In un momento del genere, ricorri alla tua soluzione d'infanzia: nascondersi sotto le coperte. Tiri la coperta fino a coprire anche la tua testa e rimani lì, sdraiato nel silenzio.
I rumori adesso sembrano meno spaventosi. Inizi a calmarti e rilassarti e ritorni il te stesso razionale.
Sei nuovamente tu, sotto le coperte, con i tuoi pensieri. Pensi a quanto stupida e buffa fosse stata la tua reazione da bambino per un semplice e piccolo rumore. Con gli occhi chiusi, scopri il viso dalla coperta liberando il calore che accumulatosi. Fai un sospiro di sollievo e ti giri solo per udire una voce profonda e irritante dire «oh, ma sei qui!» seguita da passi pesanti e frettolosi venire verso di te."
Clint Barton: Si definisce il re delle storie horror, ma nessuno poteva confermarlo. Non poteva mica raccontare storie horror ai suoi figli.
La sua storia fu breve quanto inquietante.
"Sono davvero stanco di questo. A volte ci sei, a volte no, a volte m'ignori completamente, a volte mi fissi per lunghi periodi di tempo. Mi studi, come se potessi essere interessante, come se potessi salvarti o aiutarti. Ma forse lo posso fare! Voglio portarti nel mio mondo e salvarti da tutto questo male.
Ho perso il conto di quante volte ti ho vista piangere, e non posso impedirmi di fare lo stesso. Quando sei triste, lo sono anch'io. Quando sei felice, lo sono anch'io.
Niente e nessuno ti conosce meglio di me e ti ha visto come ti ho visto io. Chi altro potrebbe vederti vomitare e restare lo stesso con te? Ti schiacci persino i brufoli davanti a me. Questo è indice di intimità, lealtà e pura amicizia.
Prima che tu te ne andassi, sta mattina, hai passato molto tempo a guardarmi negli occhi senza dirmi niente. I tuoi occhi, però, mi dissero tutto. Mi dissero ciò che volevo sentire. Tu provi lo stesso, lo so. Mi adori nello stesso modo in cui ti adoro io, sul confine dell'ossessione. I tuoi occhi non mentono. Siamo spiriti affini; in essenza siamo gemelli che meritano di passare una vita assieme, un'esistenza priva di dura realtà. Ti posso portare lì! Infatti, ho deciso che questa notte sarà la notte! Questa è la notte in cui verrò a liberarti, a liberarci. Ho aspettato abbastanza a lungo. Stanotte, mentre dormi, scivolerò fuori dallo specchio e ti porterò con me nel mio bellissimo oblio."
Doctor Strange: Da bravo ex-chirurgo, doveva raccontarti una storia riguardante un'operazione chirurgica. Facesti persino un incubo su quella storia.
"«Lo sapevi che alcune antiche civiltà credevano che le donne fossero letteralmente divine? Persino delle divinità a causa della credenza che potessero donare la vita.»
Lo raccontai alla mia paziente non appena fu sotto l'effetto dei sedativi. Intorpidivano il dolore ed i suoi riflessi, ma rimaneva cosciente.
«La medicina occidentale riuscì a dissipare questa credenza, ma mia moglie continuò a crederci.» sorrisi affettuosamente, mentre tagliai l'addome della donna semi-cosciente.
«Lei credette di essere una dea quando venne a scoprire di essere incinta di nostra figlia, Julia.» spiegai nel momento in cui le aprii l'addome.
Lei mi guardò, confusa, drogata, mentre utilizzavo i miei strumenti per spostare lo stomaco ed esporre il suo utero.
«Avevamo deciso di farla nascere in casa, ma, sfortunatamente, partorì prematuramente. Due mesi prima.» continuai aprendo l'utero della paziente.
«Nonostante tutti questi ''progressi moderni'', mia moglie morì. E Julia non era pronta per questo mondo.» dissi con un po' di tristezza facendo gli ultimi passaggi per completare la procedura.
«Ma tu... tu hai un'opportunità qui. Una magnifica opportunità!» sorrisi speranzoso. «La possibilità di finire qualcosa di miracoloso!»
La paziente divenne più lucida giusto in tempo. Alla fine dell'operazione, quando avevo ricucito l'addome.
Vedendo un rigonfiamento spropositato nella zona della sua pancia, appena le droghe smisero di fare effetto divenne più agitata ed allarmata andando nel panico.
«Shh.» le dico. «Questa è una buona cosa!»
Si guardò inorridita e per un momento mi sentii offeso.
«Julia ha solo bisogno di due mesi di tempo. Le donne sono dee, e le dee danno vita! Lo vedrai!»
Sorrisi osservando il mio operato e la donna che portava in grembo la mia piccola figlia iniziò ad urlare. Presto lo avrebbe capito. Presto lo avrebbe visto, il potere della vita."
Ed ecco un altro immagina a tema horror. Quale storia ho è piaciuta di più? Ho provato a scegliere delle storie che potessero far pensare alla loro storia, o almeno ad un particolare rilevante della loro vita, ma non ho trovato la storia che volevo su Bucky. Era una sui 4 canti della neve ed era magnifica, ma non ricordo dove l'avessi letta :(
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