Bucky (bollino rosso)
Il matrimonio era andato a buon fine e gli ospiti se n'erano andati direttamente nel luogo del ricevimento mentre io tiravo un sospiro di sollievo interno, mantenendo la facciata della wedding planner allegra rivolgendomi agli sposini per l'ultima volta. Da lì in poi ci avrebbe pensato la mia collega a controllare che tutto andasse secondo i piani.
«Grazie di tutto, non ce l'avremmo mai fatta a organizzare il matrimonio se non fosse stato per voi!» ringraziò la sposa stringendomi le mani.
«Il miglior matrimonio che si potesse desiderare!» elogiò la madre dello sposo.
«Grazie.» sorrisi, sperando che mi lasciassero andare.
«E non ci chiedete nemmeno tanti soldi vista la qualità della cerimonia. Ah, avete fatto l'impossibile facendo la cerimonia in una delle chiese più belle di New York!» si complimentò il padre della sposa.
«Sono felice che vi sia piaciuto. Adesso scusatemi, ma devo proprio andare-»
«E poi il prete, così simpatico e gentile!» commentò la madre della sposa.
«Sì, hai notato che begli auguri che ci ha fatto?»
«Oh, l'ho anche invitato a pranzo da noi, se mai volesse venire!» aggiunse la madre dello sposo rivolgendosi alla consuocera.
La mia pazienza stava per sgretolarsi man mano che loro continuavano a parlare tra di loro senza lasciarmi andare e mi trovai costretta a usufruire di una delle scuse più banali di sempre pur di andare via. Presi il telefono dalla mia borsa e feci finta che mi stesse squillando.
«Pronto? Ciao tesoro, sì... cosa? Va bene, torno subito a casa, a dopo.» dissi fingendo ci fosse un piccolo problema a casa. Gli sposi e i loro genitori mi guardarono incuriositi e finsi di sentirmi in imbarazzo. «Scusatemi, ma devo proprio andare, il mio ragazzo mi ha telefonata avvertendomi di un problema. Comunque congratulazioni agli sposi, vi auguro ogni bene.» salutai per poi dileguarmi velocemente. Non vedevo l'ora di andarmene da lì. Fare la wedding planner non è come sembra, non è tutto rose e fiori come ci si aspetta da piccoli, bisogna stare attenti a ogni particolare e bisognava adattarsi ai propri clienti per non sentirsi gridare contro cose del tipo "Hai sbagliato" o "sei licenziata". Si doveva controllare che la torta fosse esattamente come la volevano gli sposi, aiutarli a trovare gli abiti giusti, organizzare le disposizioni al ricevimento perché c'erano i parenti che si trovavano antipatici, non si parlavano o avevano ideali politici talmente diversi da poter far scoppiare una lite; si doveva prestare attenzione ai fiori del bouquet e a quelli decorativi, scegliere il cibo, le bevande, la location, ma soprattutto bisognava sperare che i due sposi scegliessero insieme i preparativi per il matrimonio perché se ne mancasse uno ciò significherebbe che toccherebbe a me sostituirlo. Dio solo sa quanti sposi ho dovuto sostituire per decidere i preparativi, pregando che potessero piacere a tutti, ma l'incubo peggiore del nostro mestiere era quando spariva qualcuno di essenziale per la cerimonia. Ricordavo perfettamente quante sessioni di yoga avevo dovuto subire per tutte quelle volte che il marito decideva di scappare insieme a una damigella o il contrario, oppure quando la sposa si nascondeva in un angolino polveroso della chiesa a piangere, rovinandosi il trucco, perché temeva di non fare la cosa giusta, oppure quando i genitori incominciavano a litigare tra di loro, di punto in bianco, puntualmente appena prima che la sposa dovesse fare la sua entrata rovinando tutto il programma di almeno mezz'ora. Quindi diciamo che il mio lavoro tendeva a dare alquanto sui nervi e l'unica cosa che si voleva vedere dopo il bacio tra i due amanti era un bel calice di vino mentre ti fai un bel bagno caldo che ti rilassasse, e quello era il mio programma.
Alzai la mano per attirare l'attenzione di un tassista e quest'ultimo si fermò davanti a me. Aprii la portiera, m'infilai dentro tirando un sospiro di sollievo e mi ci chiusi dentro. Diedi al conducente l'indirizzo di casa mia e lui partì silenziosamente. Appoggiai la testa sul sedile rovinato dal tempo e potei sentire subito i nervi rilassarmisi, cosciente che quel problema non fosse più mio. Mi piaceva il mio lavoro, lo giuro, ma niente poteva battere il mio piccolo appartamentino condiviso dalla sottoscritta e dal suo ragazzo, peccato solamente che non ci fosse. Sfortunatamente era in missione con il resto dei suoi colleghi per salvare il mondo.
Dopo mezz'ora passata in taxi a causa dal solito ingorgo settimanale, arrivai finalmente a casa ed entrai nel condominio dopo aver pagato il conducente. Salii i miei tre piani di scale togliendomi pigramente i tacchi, sicura che le scalinate fossero linde e pulite grazie all'anziana signora Bridgens, ed entrai a casa mia chiudendomi la porta alle spalle.
«T/N?»
A quella domanda sgranai gli occhi e la mascella mi cadde non appena vidi Bucky, il mio ragazzo, uscire dalla cucina con un sacchetto di patatine tra le mani e a petto nudo. Aveva una piccola ferita sul sopracciglio sinistro, ma oltre a questo era integro, bello e sano davanti a me. Gli saltai addosso facendogli cadere il pacchetto di patatine e risi notando che l'avevo colto di sorpresa.
«Che ci fai qui? Avete già finito la missione?» chiesi felice come non mai.
«Sì, si è rivelata più breve del previsto. Come stai?»
«Stanca ma felice.» sorrisi accarezzandogli una guancia. «E tu?»
«Solo felice.» mormorò guardandomi in quel modo che tanto amavo. Lo baciai e lui mi fece scendere lentamente continuando a ricambiare il bacio. Percepii un lieve senso di eccitazione da parte mia, ma scelsi che era meglio aspettare dopo, adesso avevo bisogno di farmi un bagno rilassante.
«Ti dispiace se vado a farmi un bagno?»
«Se vuoi rilassarti posso farti un massaggio.» ribatté con malizia tenendomi tra le sue braccia. Ormai non ci facevo nemmeno caso alla protesi che si ritrovava al posto del braccio sinistro.
Sorrisi arrossendo per la sua proposta - che di sicuro alludeva ad un secondo fine conoscendolo - e accettai, dando più ascolto ai miei ormoni che alla mia testa. Avevo più bisogno di lui che di un bagno. Mi portò in camera prendendomi a mo' di sposa e mi posò sul letto con delicatezza dicendomi di girarmi sulla schiena. Levai la camicetta e il reggiseno, che in quel momento sentivo che mi stessero solo intrigando, e lui prese l'olio per massaggi per poi appoggiarlo sul comodino della mia parte del letto e togliermi la gonna.
«Questa non servirà.» asserì rocamente al mio orecchio. Mi venne la pelle d'oca e tentai di trattenere un sorriso mordendomi il labbro inferiore.
«Credo che non servirà più niente se iniziamo così.» aggiunsi sentendo le sue mani oleate incominciare ad accarezzarmi la pelle mentre si era messo a cavalcioni sopra di me.
«Non mi dispiacerebbe.» la sua voce era diventata talmente sensuale che la mia eccitazione non faceva altro che salire. Decisi di stimolarlo un po' e finsi di accomodarmi meglio muovendomi sotto di lui. Ricambiò scendendo con le mani fino a soffermarsi poco più sopra il mio sedere e mi voltai, per quello che potevo, vedendolo sorridere maliziosamente.
«Non mi fare scherzi del genere...» sussurrò raggiungendo il mio orecchio e strusciando il suo basso ventre sul mio fondoschiena.
«Di che scherzi parli?» domandai innocentemente. Le sue mani scivolarono sotto le mie mutandine e strinsero il mio sedere facendomi ridacchiare.
«Sai benissimo di cosa parlo.»
«Intendi questo?» chiesi muovendomi di nuovo sotto di lui. A quel punto sentii che il suo membro incominciava a irrigidirsi, ma lui fece finta di niente e continuò a massaggiarmi facendomi rilassare sempre di più.
«Hai le mani d'oro...» mugolai godendomi quel massaggio. A quelle parole lui si chinò fino a toccarmi la schiena con il busto e mi massaggiò il seno.
«Vorrei usarle anche per altri scopi se me lo permetti.» mormorò baciandomi la spalla. Percepii la sua erezione farsi più insistente e m'inumidii le labbra con la lingua, impaziente di passare a quello che desideravo da quando ci siamo baciati.
«Per sta volta te lo concedo.» scherzai, seppur gliel'avrei concesso ogni volta che lui voleva. Mi tolse anche le mutandine nel mentre mi baciava il collo e sospirai appena sentii le sue dita accarezzare la mia intimità. Rimasi sotto di lui a godermi quel momento di pura beatitudine, sentendo il suo membro strofinarmisi sul sedere, e sussultai sentendolo entrare in me.
«Non vedevo l'ora di passare questi momenti con te.» sussurrò mordicchiandomi il lobo dell'orecchia. La voglia di baciarlo e di sentirlo dentro di me stava per impossessarsi del mio corpo e questo per colpa delle sue mani. Mi fece girare e finalmente potei baciarlo di nuovo sentendo la sua lingua accarezzare la mia. Decisi che era ora di passare al sodo e gli tolsi i pantaloni e i boxer, lasciandolo completamente nudo come me. Lui mi guardò per controllare se lo desiderassi, come se mi dovesse togliere la verginità - sembrava si dimenticasse che io non aspettavo altro che lanciargliela con la fionda - ed entrò in me nel mentre i nostri respiri si facevano sempre più affannosi e frequenti. Mi aggrappai alla sua schiena, baciandogli il collo, e lo sentii emettere un gemito roco e profondo aumentando il ritmo delle spinte. I miei gemiti divennero sempre più frequenti e rumorosi man mano che aumentava il piacere e gli morsi il labbro inferiore ricevendo un gemito di piacere da parte sua. Gli sorrisi e lui ricambiò nel mentre notavo che un velo di sudore gli aveva imperlato la fronte per il caldo che stavamo provando.
«Di più...» mugugnai, desiderosa di ancora più goduria.
«Sto per venire, non resisterò a lungo.» m'informò cercando di accontentarmi dando spinte più profonde. Portai una mano sulla mia intimità per provare più piacere e sentii una nuova ondata di piacere aggiungersi a quello che già provavo. Ci rimettemmo a baciarci durante gli ultimi momenti del nostro amplesso e alla fine uscì da me per venire. Io arrivai al culmine poco dopo e mi girai verso di lui per sorridergli.
Accarezzò i miei capelli dolcemente e mi acquattai il più vicina possibile accanto a lui, venendo accolta affettuosamente tra le sue braccia.
«Sono felice che tu sia ritornato.» sussurrai infossando la testa tra il suo collo e la sua spalla accarezzandogli uno dei bicipiti.
«Tranquilla.» mormorò dandomi un bacio sulla fronte. «Ritornerò sempre.»
Ci abbracciammo e ci addormentammo così, stretti l'uno all'altra e appagati.
*La scrittrice porta un vassoio d'argento con una cloche sopra*
*Le lettrici la guardano in attesa di vedere ciò che c'è nascosto sotto la cloche*
*La scrittrice alza la cloche*
Io: Eccovi servito il vostro immagina a bollino rosso su Bucky.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top