Rio💛
Richiesto da: nessuno
Livello: giallo
Trama: fai il turno di notte ai prigionieri e Rio decide di farti compagnia e tenerti sveglia
Tratto da: La casa di carta
La notte è silenziosa dentro la Zecca reale di Spagna, ma tu sai che è solo un'illusione. Dietro quelle porte blindate, ci sono prigionieri svegli, menti che lavorano nell'ombra, e tu sei l'unica di guardia. Stai facendo il turno di notte, occhi pesanti, corpo stanco. Le lancette dell'orologio sembrano non voler avanzare, e la sola luce fioca proviene dalle telecamere di sorveglianza. Ti passi una mano sulla nuca, cercando di scacciare il sonno. La tensione accumulata nelle ultime ore ti pesa sulle spalle, ma hai un lavoro da portare a termine. Non puoi permetterti di abbassare la guardia, neanche per un secondo.
Sbuffi, stiracchiando le braccia sopra la testa, quando una voce familiare rompe il silenzio.
<<Ti vedo che sbadigli>>.
Ti giri di scatto. Rio è appoggiato allo stipite della porta, braccia incrociate, un sorrisetto divertito sulle labbra. È vestito con la solita tuta rossa, il cappuccio abbassato, gli occhi che brillano di quella malizia giocosa che gli è propria. <<E tu che ci fai qui?>> chiedi, cercando di mascherare il battito accelerato del cuore. <<Ti tengo compagnia>> dice con una scrollata di spalle, avanzando di qualche passo. <<Non voglio che ti addormenti e ci lasci tutti nei guai>>. Ridi piano, scuotendo la testa. <<Ce la posso fare anche da sola>>.
Rio si siede sulla scrivania accanto a te, facendo dondolare le gambe. <<Sì, ma non sarebbe più divertente con un po' di compagnia?>>.
Ti lanci un'occhiata e vedi il suo sguardo indugiare su di te un po' più a lungo del necessario. C'è qualcosa nell'aria, una tensione sottile, elettrica. Lui lo sa, e tu anche.
<<E quindi, cosa hai in mente?>> chiedi, sollevando un sopracciglio. Lui sorride, inclinando leggermente il capo. <<Diciamo che ho un talento nel tenere le persone sveglie>>.
Alzi gli occhi al cielo, ma il sorriso sulle tue labbra lo tradisce. <<Lasciami indovinare, vuoi raccontarmi una delle tue storie assurde?>> Rio ride, un suono basso e genuino. <<Potrei farlo, ma preferisco i giochi>>.
Incuriosita, incroci le braccia.
<<Che tipo di giochi?>>
<<Sai, quelli in cui si scoprono cose interessanti sulle persone>>.
Si sporge leggermente in avanti, la sua espressione più intensa. <<Tipo... qual è la cosa più folle che hai fatto durante una rapina?>>. Scuoti la testa, ridendo piano.
<<Non mi faccio incastrare così facilmente>>
<<Ah no?>>
Lui si inclina ancora un po', abbastanza vicino perché tu possa sentire il calore del suo corpo. <<Dovrò trovare un altro modo per farti parlare>>.
Rio si sistema meglio sulla scrivania, le dita che tamburellano sul legno. <<Allora facciamo così. Per ogni domanda a cui rispondi, puoi farmene una a tua volta>>. Scuoto la testa, guardandomi intorno. <<Abbiamo ancora quindici anni e non me ne sono accorta?>>
Inarchi un sopracciglio. <<E se rifiuto di rispondere?>>. Lui sorride, inclinando la testa di lato. <<Allora ti toccherà fare una penitenza>>.
Lo osservi per un momento, valutando la proposta. C'è un lampo di sfida nei suoi occhi, qualcosa che ti attira più di quanto vorresti ammettere. Alla fine, sospiri e ti abbandoni contro lo schienale della sedia. <<Va bene. Ma inizio io>>. Rio ride piano, appoggiandosi meglio con le mani dietro di sé.
<<D'accordo, spara>>.
<<Qual è stata il tuo primo colpo?>>
Lui socchiude gli occhi, come se stesse tornando indietro con la memoria. <<Facile. Avevo sedici anni, ho hackerato il conto bancario di un politico corrotto. È stato l'inizio di tutto>>. Annuisci, impressionata.
<<Niente male>>
<<Ora tocca a me>>. Si sporge leggermente in avanti. <<Il tuo primo colpo?>> chiede, riciclando la mia domanda. Sospiro mentre osservo il pavimento di marmo fatto a disegni geometrici. <<Una casa d'aste a Vienna>> rispondi sospirando mentre Rio ti guarda sorpreso. <<E' per questo che hai scelto il nome Vienna?>> chiede sistemandosi il fucile sul fianco. <<La prima volta non si scorda mai>> affermi sollevando un angolo delle labbra.
Per diversi minuti, forse mezz'ora, andate a vanti a giocare. Il tempo passa in fretta.
<<Tradiresti mai un membro della banda?>> chiede. Ti irrigidisci all'istante mentre ti mordi l'interno della guancia. Gli lanci uno sguardo di avvertimento. <<Non risponderò a questa>> affermi riprendendo il fucile che avevi in precedenza lasciato sulla scrivania. Ti infili la tracolla e distogli lo sguardo da Rio, posandolo sugli ostaggi in fondo alla stanza.
<<Allora penitenza>>
<<E quale sarebbe?>>
Rio sorride e si avvicina ancora un po', il suo volto ora a pochi centimetri dal tuo.
<<Chiudi gli occhi>>
Senti il tuo respiro farsi più corto, il cuore accelerare. La sfida nei suoi occhi è chiara, eppure c'è anche qualcosa di più profondo, di più pericoloso. Lentamente, senza mai distogliere lo sguardo, obbedisci. Il silenzio tra voi si fa quasi assordante, carico di aspettativa. Poi, senti il suo respiro avvicinarsi ancora di più, la sua voce sussurrata sfiorarti l'orecchio. <<Forse avresti dovuto rispondere>>.
Il silenzio nella sala sorveglianza è profondo, l'aria densa di quella stessa tensione che nasce tra di voi. Ogni piccolo movimento sembra amplificato, ogni respiro più intenso. Rio è così vicino che puoi sentirne il calore, il suo profumo che si mescola con quello della polvere dei vecchi libri e delle mura blindate. Ma non è il silenzio a essere opprimente. È lui. La sua presenza che riempie ogni angolo della stanza. Il suo sorriso si allarga lentamente mentre ti osserva, occhi che ti scrutano con una sorta di complicità che non avevi mai notato prima. Ti sta sfidando, ma non con le parole, piuttosto con l'espressione, quel piccolo sorriso che si fa sempre più sicuro mentre si avvicina ancora di più, come se volesse capire fino a dove sei disposta a spingerti.
<<Pensi davvero di potermi tenere sveglia con un semplice gioco?>> chiedi, la voce più bassa di quanto ti aspettavi, quasi più un sussurro che una domanda. Rio non risponde subito. Ti osserva come se stesse godendo ogni secondo di quel momento. Poi, inclinando appena la testa, il suo sguardo si fa più intenso, il sorriso più sottile. Si muove un passo più vicino, abbastanza per sentirne il respiro caldo accarezzarti la pelle, ma non abbastanza da toccarti. Il gioco è appena iniziato, e lo sa. <<Non è il gioco a tenerti sveglia>> dice, la sua voce calda e sicura, <<è ciò che c'è tra di noi>>. Ogni parola è un pizzico di veleno, eppure ti affascina. La sua vicinanza ti fa sentire come se tutto il resto della stanza fosse sparito. Non ci sono porte blindate, non ci sono telecamere di sorveglianza, solo lui e il battito del tuo cuore che sembra raddoppiare, gonfiarsi come se il respiro fosse più difficile da prendere. I suoi occhi brillano di quella malizia familiare, ma c'è qualcosa di più. Un'intensità che ti fa venire voglia di cedere, di lasciarti trasportare. Il silenzio che vi circonda non è più vuoto, è carico, elettrico, vibrante. La sua mano scivola lentamente sulla superficie della scrivania, vicino alla tua, come se volesse toccarti ma non osasse farlo, creando un contatto invisibile che ti fa venire un brivido lungo la schiena. Eppure non ti allontani. Non sei nemmeno più in grado di farlo. <<Hai paura di rispondere alla domanda?>> chiede, gli occhi che si abbassano sul tuo volto, osservando ogni tuo movimento, ogni espressione. Ma non è una domanda. È una sfida. Il respiro ti si fa più pesante, come se ogni parola che lui pronunciasse dovesse essere digerita lentamente. C'è una parte di te che vorrebbe ignorarlo, che vorrebbe continuare a sfidarlo con il solito distacco. Ma c'è anche una parte che non può più fare a meno di lui, di quella chimica che cresce tra di voi, invisibile ma potente, come una fiamma che non smette mai di bruciare.
Lui si sporge appena, abbastanza da avvicinare il suo volto al tuo. Gli occhi suoi non ti abbandonano, e tu non riesci a staccarli dai suoi. La distanza tra i vostri volti è quasi nulla. <<A volte>> dice con un tono più morbido, <<è più interessante non rispondere>>. E senza un'altra parola, Rio avanza, il suo viso che si avvicina sempre di più al tuo. Il suo respiro ti sfiora la pelle e, in un attimo che sembra dilatarsi nel tempo, le sue labbra toccano le tue, leggermente, come se volesse solo sfiorarti, capire la tua reazione. Il bacio non è urgente. È delicato, una promessa, una scintilla che accende qualcosa di profondo dentro di te. È il fuoco che brucia silenzioso, ma che non puoi più ignorare. Un brivido ti percorre la schiena, e il mondo che ti circonda si dissolve. Non c'è più nessuna barriera tra di voi, solo quella connessione che cresce, silenziosa ma palpabile. Quando finalmente si stacca, entrambi respirate più velocemente. La distanza che prima esisteva tra di voi ora è solo un ricordo lontano. Ogni parte di te vuole cedere, lasciarti travolgere, ma Rio è lì, con un sorriso più profondo, più intimo.
<<Non è divertente?>> sussurra. E c'è una sfida in quella domanda, ma anche una promessa di più, una curiosità che non ha risposta.
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