Fratelli Shelby 💛
Richiesto da: V1ttoriaShelby
Livello: giallo
Trama: sei una pedina dell'ispettore Campbell e non gli importa se sei una Shelby
Tratto da: Peaky Blinders (stagione 1)
I polmoni ti bruciano. Sembra quasi che in essi scorra del metallo incandescente.
Necessiti di aria ma non puoi respirare. Gridi ma i suoni sono attutiti dall'acqua che circonda la tua testa. Il poco e preziosi ossigeno che ti era rimasto in corpo sta, ad ogni grido disperato, uscendo dalla tua bocca e dal tuo naso in innumerevoli bolle.
Ti senti sollevare di peso e finalmente l'aria entra nei tuo polmoni, ferendoti dall'interno. Tossisci mentre i tuoi lunghi capelli ti coprono il volto, gocciolando e bagnando maggiormente il pavimento sotto di te.
<<Dove si trovano le armi?>> Chiede ancora l'ispettore strattonandoti il volto, stringendo le tue guance. Lo guardi dritto negli occhi e socchiudi le palpebre, segno che non hai intenzione di parlare.
La sua mano ti colpisce e se non fosse per i due energumeni che ti trattengono, saresti finita a terra. Senti il sapore metallico del tuo sangue in bocca e ti lecchi il labbro spaccato.
<<Non te lo chiederò ancora>> sentenzia Campbell puntandoti un dito contro. In risposta gli sputi addosso saliva e sangue prima di ritrovarti ancora con metà busto infilato a forza sott'acqua.
Ti dimeni ma non sei abbastanza forte per liberarti. Ma sei abbastanza forte per non parlare. Tommy ti ha affidato un segreto e lo porterai nella tomba con te.
Vieni nuovamente tirata su e prendi un profondo e rumoroso respiro, sbattendo di continuo le palpebre per lenire il fastidio che senti agli occhi a causa dell'acqua.
<<Sei un osso duro eh? Come tuo fratello Arthur. Ma canterai prima o poi. Altroché se canterai>> afferma nuovamente l'uomo prendendo in mano i tuoi capelli, tirandoli indietro con forza. Lo guardi e respiri a bocca aperta. <<Forse, ispettore, dovrebbe provare a guardare nel suo culo. Potrebbero essere lì le armi che cerca>> lo sbeffeggi sorridendo. L'uomo annuisce prima di lasciarti andare la testa.
Fa un segno ai suoi uomini e in un attimo ti ritrovi con una spalla lussata che ti fa imprecare.
<<Voi zingari siete tutti uguali. Topi di fogna che vi riproducete con lussuria e degrado>> afferma l'ispettore facendoti ridere. <<Ispettore Campbell, credevo che fosse più intelligente sa? Ancora non lo ha capito?>> Chiedi con il volto contratto da qualche rapida espressione di dolore. <<Non si fottono i Peaky Blinders>> affermi sorridendo fiera del tuo sangue.
****
72 ore prima
Finisci di annotare le vincite della giornata sul libro mastro e alzi lo sguardo sull'ufficio dei tue fratelli maggiori. Ormai sono diversi minuti che discutono animatamente, anche se non sai di cosa. Conoscendoli, Tommy potrebbe averne combinata una delle sue senza parlarne con Arthur. Quest'ultimo si è ovviamente alterato essendo il fratello maggiore.
John impreca dall'altra parte della stanza e sposti lo sguardo su di lui. Sta impazzendo a contare il denaro incassato nella giornata, la matematica non è decisamente il suo mestiere.
Ti alzi riponendo la penna sulla scrivania e lo raggiungi accarezzandogli le spalle tese. <<Perché non vai un po' a casa? I tuoi figli saranno felici di stare un po' con te>> suggerisci guardandolo negli occhi ma scuote la testa. <<Se non finisco qui entro un'ora Arthur mi uccide seriamente>> risponde ricominciando da capo a contare le varie pile di monete.
Stringe le sue mani nelle tue costringendolo a fermarsi. <<Vai a casa. Ci penso io qui>> sorridi accarezzandogli una guancia. Lui ti guarda per alcuni istanti giocando con lo stuzzicadenti che tiene tra le labbra. <<Dici sul serio Y/n?>> Chiede e annuisci portandogli cappotto e cappello, aiutandolo a infilarsi il primo. <<Dirò a quei due che ti hanno mandato a chiamare per conto dei bambini. Uno di loro sta molto male e sei andato a controllare>> dici abbassandogli leggermente il cappello sulla fronte, dandogli una rassettata. <<Non ci crederanno mai> afferma John alzando un sopracciglio, guardando oltre le tue spalle per cercare di vedere i fratelli oltre la vetrata dell'ufficio. <<Ci crederanno invece; perché sono stata io a convincerti ad andare dai tuoi figli malati e alla disperata ricerca di attenzione da parte tua>> affermi picchettando la punta dell'indice sul suo petto diverse volte. John sorride e appoggia la mano sulla tua guancia, accarezzandola, prima di lasciare la sala scommesse.
Rimboccandoti le maniche prendi una manciata di monete e inizi a contarle con veloce manualità.
Aiutavi zia Polly a farlo quando i tuoi fratelli erano in guerra. Sei diventata così brava da riuscire a fare in fretta anche i calcoli più difficili.
La porta dell'ufficio si apre andando a sbattere contro il muro e Arthur si guarda intorno. <<Dov'è John?>> Chiede avvicinandosi seguito da Tommy. Racconti la storiella che ti sei inventata per coprire il tuo gemello, segnando sul libro mastro i numeri con una matita.
Fortunatamente Arthur è abbastanza stanco e ubriaco da crederci. Torna nel suo ufficio sistemandosi i baffi.
Al contrario, Tommy, ti rivolge uno sguardo di rimprovero. Sa che stai mentendo e questo non gli piace, ma sa anche che faresti di tutto per coprire John.
<<Non fare tardi ok?>> Afferma Thomas accendendosi un'altra sigaretta prima di attraversare la sala scommesse fino a superare la doppia porta che divide l'attività da casa Shelby.
****
Un'ora e mezza dopo hai finito il tuo lavoro. Ormai è notte e il quartiere è deserto. La nebbia e il fumo delle fabbriche accompagnano il freddo pungente. Infili il cappotto e sbirci nell'ufficio di Arthur trovandolo addormentato sulla poltrona. In mano un bicchiere di whisky e nel posacenere una sigaretta spenta e quasi del tutto ridotta in cenere.
Spegni le luci ed esci dalla porta di servizio, incamminandoti verso casa tua infondo alla strada. Ti stringi il più possibile nel cappotto affrettando il passo, soprattutto ora che ti senti pedinata. Giri l'angolo e qualcuno ti afferra, spingendoti contro il muro e coprendoti la bocca con uno spesso fazzoletto. Ti dimeni inutilmente e un secondo uomo infila sopra la tua testa un sacco di tela.
****
L'ispettore torna nella stanza e ti osserva. Sei legata ad una sedia e fatichi a tenere su la testa. Non sai dove ti trovi e non sai che ore sono. Ogni muscolo del tuo corpo è teso e dolorante. La tua pelle è segnata da lividi e ferite. Ogni respiro è una tortura. Persino i tuoi occhi bruciano ogni volta che chiudi o apri le palpebre.
<<So tutto di te Y/n. So chi sei. Conosco i dettagli sulla carriera militare dei tuoi fratelli. E so cosa è importante per te>> afferma Campbell sedendosi sulla sedia davanti alla tua sfogliando un fascicolo. Intravedi le foto di Arthur e di Tommy in divisa militare. <<Ma l’unica cosa al mondo a cui io tenga veramente è la verità>> continua sporgendosi in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Sollevi la testa quanto basta per guardarlo negli occhi. <<Non le conviene mettersi contro mio fratello, ispettore>> sussurri, troppo stanca per qualsiasi cosa. Non abbastanza stanca per spifferare.
Campbell annuisce lentamente, muove la mano e una lama incandescente si posa sul tuo collo. Trattieni a stento le urla e stringi le mani ai braccioli della sedia.
Il dolore aumenta sempre di più e il tempo continua a scorrere. Poi, all'improvviso, non senti più nulla.
Solo una voce, un sussurro ovattato in lontananza. Qualcuno ti chiama. Vieni sollevata di peso e riconosci l'odore tanto familiare.
John.
La sua voce si confonde con quella di altre persone. Apri gli occhi di tanto in tanto ma vedi solo immagini sfocate, giochi di luce e ombre.
<<...Vicino al canale...per caso di lì...>> Senti dire dal tuo gemello e senti che qualcuno ti sta accarezzando i capelli. Dal tocco delicato capisci che è Ada. <<Fate spazio...giusto in tempo>> afferma zia Polly e pian piano metti a fuoco ciò che ti circonda.
Capisci di essere a casa di Polly, probabilmente stesa sul tavolo da pranzo. <<Questa è una dichiarazione di guerra>> afferma Arthur consegnando alla zia dei panni puliti. <<Uno dei due domani sarà morto. Ma chiunque sia quella persona, domani si sveglierà all’inferno>> afferma Thomas alzando la mano. Tra le dita ha un proiettile e delle lettere sono incise sopra.
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