Kenan Yildiz
Sofia si sistemò sul suo seggiolino nella zona VIP dello Juventus Stadium, il cuore che batteva forte per l'emozione di essere lì, tra i colori bianconeri. I riflettori illuminavano il campo, e l'atmosfera era carica di aspettative. Era una di quelle serate in cui il calcio sembrava promettere magia, e lei non poteva fare a meno di sentirsi parte di quel mondo che l'aveva fatta sognare sin da piccola.
Osservava attentamente i giocatori, i loro movimenti, la passione con cui si impegnavano. Tra di loro, uno spiccava: Kenan Yildiz. La sua giovane età non gli impediva di mostrare talento e determinazione. Sofia si sentì attratta da lui, dalla sua freschezza, dalla maniera in cui lottava su ogni pallone. Ogni dribbling, ogni passaggio, sembrava raccontare una storia di dedizione e speranza.
Ma poi, al 70° minuto, il mister decise di sostituirlo. Sofia trattenne il respiro mentre Kenan lasciava il campo, il sudore che gli imperlava la fronte, uno sguardo di determinazione misto a un velo di delusione. Ma mentre si dirigeva verso la panchina, i suoi occhi incrociarono quelli di Sofia. Fu un attimo, un lampo che sembrò congelare il tempo. Lei, seduta tra i tifosi, sentì un brivido lungo la schiena. Kenan le regalò un sorriso, un gesto semplice ma carico di significato.
Sofia non poté fare a meno di ricambiare, il cuore che batteva più forte. In quel momento, tutto il resto svanì: le urla dei tifosi, il fragore del gioco, il profumo della pioggia che iniziava a cadere. C'era solo lei e quel ragazzo che si stava allontanando dal campo. Era come se il mondo fosse diventato piccolo, come se ogni sguardo potesse raccontare una storia che andava oltre il calcio.
Quando si sedette in panchina, Kenan si girò nuovamente verso di lei, e per un attimo sembrava cercare di capire chi fosse quella ragazza in mezzo a tanti, quella che lo aveva guardato con occhi pieni di ammirazione. Sofia arrossì, consapevole di come quel momento fosse unico e raro.
Il tempo continuava a scorrere, ma il loro scambio di sguardi sembrava eterno. Ogni volta che Kenan si voltava, lei sentiva un calore che la avvolgeva, un legame che andava oltre il semplice tifo. Sapeva che, in quel momento, stava nascendo qualcosa di nuovo, qualcosa che avrebbe potuto portare a una storia inaspettata.
La partita continuò, ma Sofia non riusciva a distogliere lo sguardo da Kenan. Ogni volta che lo vedeva ridere con i compagni o gesticolare per dare istruzioni, il suo cuore si riempiva di gioia. Era come se, in quel breve interludio di silenzio tra il campo e gli spalti, avessero già scritto un capitolo di una storia che non era ancora iniziata.
La partita si avvicinava alla conclusione, e quando l'arbitro fischiò il finale, Kenan si alzò dalla panchina e si avviò verso il tunnel. Ma prima di scomparire, si voltò un'ultima volta, cercando i suoi occhi. Sofia si sentì travolta da un'ondata di emozioni, come se il suo tifo avesse finalmente trovato una voce.
In quel preciso istante, capì che il calcio era molto di più di una semplice partita. Era un linguaggio che univa le persone, un modo per esprimere sentimenti e speranze. E, chissà, forse anche il primo passo verso una connessione inaspettata.
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