Eren Jaeger
Il vento ululava tra le rovine di ciò che era rimasto della città, portando con sé un'aria di tensione e disperazione. I raggi del sole filtravano tra le nuvole grigie, ma nel mio cuore regnava solo oscurità. Eren era tornato da una delle sue missioni, il suo volto segnato dalla fatica e dalla determinazione, ma in quegli occhi verdi brillava anche un'intensità che non potevo ignorare.
"Non puoi farlo, Ines!" Eren urlò, la sua voce tremante di emozione. Era il nostro primo grande litigio da quando avevamo scoperto della mia gravidanza. "Hai bisogno di riposo, non di combattere. Non posso permettere che tu ti faccia del male."
Fui sopraffatta da un mix di rabbia e frustrazione. "Eren, io non voglio essere messa da parte! Questo è il momento in cui dobbiamo combattere di più! I giganti non si fermeranno solo perché io aspetto un bambino."
"E non vuoi che io perda la persona che amo, vero?" La sua voce si abbassò, ma l'intensità del suo sguardo non si attenuò. "Non posso rischiare di perderti, e tanto meno il nostro bambino."
Le sue parole mi colpirono come un pugno nello stomaco. In quel momento, mi resi conto di quanto fosse difficile il nostro cammino. Noi due eravamo legati da un amore profondo, ma in un mondo in cui la guerra era costante, il futuro sembrava incerto e spaventoso.
"Ma noi siamo soldati, Eren!" risposi, cercando di mantenere la calma. "Abbiamo giurato di combattere per la libertà di tutti, e io non posso tirarmi indietro ora. Non posso restare a guardare mentre gli altri lottano."
"Ma non sei solo un soldato, sei anche una madre ora!" La sua voce si fece più dolce, ma carica di urgenza. "Dobbiamo pensare al bambino, Ines. Vuoi davvero portarlo in un mondo così pieno di odio e violenza? Tu sei una guerriera, ma ora hai una nuova vita da proteggere."
Un silenzio pesante calò tra di noi, carico di emozioni represse. Sentivo il cuore battere forte nel petto, e mi accorsi che le parole di Eren avevano un peso enorme. Ma io non volevo abbandonare la lotta. Non dopo tutto quello che avevamo passato.
"Non voglio che la nostra vita sia costellata da paura e rassegnazione," mormorai, gli occhi fissi sul suo volto. "Voglio combattere per un futuro migliore, non solo per noi, ma per il nostro bambino."
Eren si avvicinò e mi prese la mano, il suo calore era confortante. "Io voglio lo stesso, Ines, ma non posso farlo se tu ti fai del male. Siamo in questo insieme, e dobbiamo affrontarlo insieme. La tua vita è altrettanto importante."
Le lacrime mi scesero lungo le guance, e in quel momento realizzai che il mio desiderio di combattere non doveva mettere a rischio la nostra vita insieme. Eren mi guardò con dolcezza, e capii che, anche se il nostro cammino era pieno di insidie, eravamo destinati a percorrerlo fianco a fianco.
"Promettimi che ci penserai," disse Eren, la voce più calma. "Promettimi che non rischierai la tua vita. Abbiamo bisogno di te, e il nostro bambino ha bisogno di te."
"Lo prometto," risposi, anche se il mio cuore era in tumulto. "Ma voglio anche essere parte della lotta. In un modo diverso, forse, ma non voglio rinunciare a chi sono."
Eren annuì, e per un attimo, ci abbracciammo, trovando conforto nella presenza dell'altro. Entrambi sapevamo che il futuro era incerto, ma finché avessimo avuto il coraggio di affrontarlo insieme, avremmo trovato la forza di andare avanti.
Sotto le nuvole di guerra, ci stringemmo l'uno all'altro, pronti ad affrontare qualsiasi tempesta.
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