Baciami

I lunedì mattina sono sempre stati odiati da tutti e tu non eri l'eccezione che confermava la regola, tutt'altro, li avevi sempre reputati una spina nel fianco sin dai tempi della scuola. Più volte avevi pensato che dopo averla finita tutto sarebbe cambiato e non li avresti più schifati, ma ti sbagliavi. Infatti per un motivo o per l'altro ti erano sempre rimasti ostili. Adesso a venticinque anni suonati ti ritrovavi comunque a svegliarti presto di lunedì mattina per lavorare, il che era giusto, altrimenti non saresti riuscita a mantenerti, ma non eri in grado di mandare giù questa questione. Fortunatamente il tutto era reso leggero dalla presenza di tuo fratello, Dylan, con il quale attualmente condividevi la casa e riusciva a renderti la vita più felice, quando non cercava di complicartela. Dylan era sempre stata la tua spalla, il tuo migliore amico e il tuo complice e quindi non era stato tanto sorprendente per i vostri genitori sapere che avreste vissuto insieme, anzi. Tuo fratello era un po' un personaggio, intanto era piuttosto conosciuto dal momento che era un cantante e poi era un tipo di ragazzo che non aveva uno stile comune, del resto era normale in un gruppo come il suo. Gli altri due componenti del trio erano altrettanto insoliti, ma pur sempre i suoi migliori amici e praticamente tuoi fratelli con cui avevi vissuto tutta la tua vita. Umberto era sempre stato il tuo 'partner in crime', con lui avevi sempre adorato fare la stupida e spettegolare, era sempre pronto a difenderti con tuo fratello e ti aveva sempre ritenuta la sorellina più piccola. Ricordavi perfettamente tutte le volte in cui, all'età di 13 anni, volevi uscire con loro e Dylan te lo proibiva, ma Umberto prendeva le tue difese e ti portava in giro sulla sua moto, solo per il gusto di infastidirlo. Non ti ha mai trattata come se valessi meno, anche se al di fuori di loro frequentavi altri tipi di persone, nonostante la fama non ha mai dimenticato chi gli è stato accanto dal primo giorno. Quante volte vi eravate aiutati con i ragazzi e le ragazze, quante volte avevate giocato a fifa, quante volte avevate fumato insieme, quante volte avevate scherzato e quante volte vi eravate confidati al chiaro di luna, quando nessuno vi sentiva. Ad essere sinceri più e più volte Dylan si era ingelosito di questo vostro rapporto estremamente intimo, anzi, i primi tempi aveva creduto che ci fosse del tenero tra voi due, ma dopo aver stabilito come stessero veramente le cose, aveva capito che Umberto non era altro che un carissimo amico per te. Umberto forse ricopriva la figura del migliore amico mai avuto, ovviamente anche tuo fratello non era da meno, ma era diverso, con Umberto non condividevi un legame di sangue, non era la stessa cosa. Divertente era anche quando sua madre, la quale aveva sempre avuto una grande stima nei tuoi confronti, cercava di convincerti a fidanzarvi, perché ti reputava la ragazza adatta per lui. I primi tempi era imbarazzante, però poi divenne sempre più simpatica come situazione, una volta avevate anche finto di esser diventati una coppia. Mai ti saresti dimenticata lo sguardo sul suo volto alla notizia, quasi quasi apriva lo champagne per celebrare, ma lo scherzo durò poco e non le piacque affatto. Per concludere, Umberto era quel tipo di persona su cui potevi contare a qualsiasi ora durante qualsiasi giorno, era una certezza. A chiudere il trio c'era Nicolò, con il quale avevi un rapporto totalmente diverso dagli altri due. Con Nicolò all'inizio non ti scambiavi più di due parole alla settimana, ti aveva fatto una strana impressione, anzi, temevi che non avresti potuto frequentare Umberto per colpa sua, proprio perché non riuscivi ad inquadrarlo come persona e di conseguenza instaurarci un rapporto. Poi bastò che Dylan rimanesse bloccato nel traffico e voi due iniziaste a parlare del più e del meno, da quel momento andò sempre meglio. Nicolò, come già detto, non era Umberto o Dylan, con lui non parlavi di ragazzi o ragazze, non facevi la lotta, non andavi in giro in moto, non lo portavi a fare shopping, con lui era tutta un'altra storia. Con Nicolò ci scherzavi, ci ridevi, ci fumavi e ci parlavi, quanto parlavate voi due. Potevate passare serate intere solo a parlare e fumare, inoltre l'argomento poteva essere qualunque, variava dagli ultimi album usciti in America al senso della vita. Era così facile e ti veniva così spontaneo parlare con lui, molto spesso eravate in disaccordo, ma era proprio per questo che ti piaceva così tanto chiacchierarci, perché sapevi che alla fine della conversazione avresti avuto un nuovo modo di vedere il mondo, dagli occhi di qualcun altro, dai suoi. Mentiresti se dicessi che tra voi c'era un'innocua amicizia, poiché era ovvio che non fosse così e in molti lo avevano capito, tra cui tua madre e la sua. Tra tutti e tre era colui con il quale più ti imbarazzavi e arrossivi, mentre quando la madre di Umberto cercava di rendervi più affiatati a te veniva solo che da ridere, invece quando lo faceva la sua o la tua le tue guance si trasformavano in due pomodori e volevi solo sotterrarti. Ciononostante non era mai successo nulla, uno perché eri fermamente convinta che lui non ti vedesse sotto quella luce e due perché Dylan era in mezzo, essendo tuo fratello ed il suo migliore amico la situazione sarebbe stata imbarazzante ed insostenibile. Questi tre li conoscevi prima del successo, prima dei nomi d'arte, prima della carriera musicale, prima dei vestiti griffati e le catene d'oro, prima dei tatuaggi e dei piercing, prima delle ragazze. Li conoscevi a fondo, sapevi cosa li infastidiva, cosa no, cosa li faceva ridere, piangere, arrabbiare, sorridere, rattristare; per te erano un libro aperto, sotto determinate circostanze. Per esempio, in questo momento vi trovavate tutti e quattro seduti sul divano di casa vostra ad attendere l'arrivo del cibo da asporto, mentre guardavate un film d'altri tempi piuttosto ridicolo. Se qualcuno fosse entrato, non avrebbe potuto non sentire la puzza di fumo che aleggiava nell'aria della stanza quasi a formare una cappa, ma fortunatamente avevi avuto la saggia idea di aprire la finestra adiacente al salone, da cui usciva ed entrava aria. Tutti e quattro stravaccati sul divano, chi in una posizione chi in un'altra.

-Ah rega, ma sta pizza sta arriva' direttamente da Napoli?- scherzò Umberto che si trovava sulla penisola del vostro divano, a testa in giù. Tu non riuscisti a trattenere una risata genuina, che scaturì il riso degli altri due. Probabilmente in un'altra situazione gli avresti lanciato un cuscino, data la battuta squallida, però al momento avevi fumato leggermente troppo per poter ragionare lucidamente. Il castano alzò la testa per incontrare il tuo sguardo e scoppiare a ridere di seguito, eravate fatti così: bastava uno scambio di occhiate per ridere, anche senza motivo.

-Comunque voi due non state bene, eh. Ridete a buffo, ma che avete fumato?- continuò tuo fratello che invece era seduto al tuo fianco, tra te e Umberto. Di nuovo scoppiaste tutti a ridere come imbecilli, la battuta era orrenda ma lì per lì sembrava la migliore che voi aveste mai sentito. Nel frattempo Nicolò aspirò un ultimo tirò per poi passarti lo spinello, esalando una nuvoletta di fumo dalla bocca nel passaggio. Essendo quasi terminata le vostre dita si scontrarono, causando un piccolo sorriso sulle tue labbra, che provasti a reprimere il meglio possibile.

-Sti due non ve sembrano un po' Dylan con la vicina di casa dei vostri? Lo beccava sempre fatto e cercava de parlacce, ma lui non ce capiva mai niente.- scherzò ancora una volta Umberto, guardando il film con attenzione. In effetti era vero, spesso e volentieri quando ancora vivevate con i vostri genitori Dylan rincasava completamente fuori di testa e riusciva ad incontrare spesso la vicina, che ignara del suo stato, attaccava bottone. Una volta origliasti una loro conversazione e dovetti trattenerti dal ridere a crepapelle per le cavolate che sparava tuo fratello, nonostante le illogiche risposte che dava, lei non aveva mai capito che aveva fumato.

-No secondo me so più Nicolò e mi madre. Ve ricordate quella volta a cena, che stava più de là che de qua e che s'era messo a ride per il purè? T/n (tuo nome) l'ha dovuto portà via inventandosi una cazzata, perché sennò mi madre pensava che era matto.- continuò tuo fratello, coprendosi meglio le gambe con una coperta destinata ad entrambe, ma che stava piano piano prendendo tutta lui. Ricordavi perfettamente quella sera, sia perché era stato molto divertente sia perché ti trovasti chiusa in camera tua con un Nicolò fatto per circa tre ore. Il tuo sguardo non potè fare a meno che cadere sul riccio al tuo fianco che rideva sotto i baffi e che già ti stava guardando, le tue guance arrossirono leggermente. All'epoca avevate rispettivamente sedici e diciannove anni, quasi venti. Tua madre non era stupida, lo sapeva che loro tre fumavano e non solo sigarette, ma quella sera era particolarmente fuori di testa, quindi con una sola occhiata con tuo fratello avevi capito che era il momento per Nicolò di uscire di scena, perciò lo portasti in camera tua con la scusa di dovergli mostrare una cosa. In quelle tre ore lo lasciasti stendersi sul tuo letto e cercasti di calmarlo e di parlarci per passare il tempo.

-Vabbè rega però la sapete che di solito non fumo così tanto, era stata tutta colpa di Luke, che m'aveva dato da fuma una roba assurda.- si giustificò gesticolando, mentre il film continuava senza che nessuno di voi prestasse attenzione. Ad ogni movimento che faceva il tuo ginocchio toccava la sua gamba da sotto la coperta, mandando tanti piccoli brividi lungo la spina dorsale. Possibile che nel mondo ci fossero così tanti ragazzi e che tu ti dovessi prendere una cotta per quello più inadatto? Non perché Nicolò non fosse un bravo ragazzo, nonostante il suo personaggio pubblico lo mostrasse come uno stronzo, spezzacuori, puttaniere. Tu sapevi che in realtà era tutt'altro che ciò, anzi, ci teneva a te e a chi a lui caro. Il problema era sempre lo stesso: Dylan. Come lo avresti spiegato a tuo fratello che i tuoi occhi erano a cuoricino ogni volta che Nicolò entrava nella tua stessa stanza? Non potevi, perché prima avrebbe segato le gambe a lui e poi a te. Lo avevi capito quando aveva frainteso l'amicizia tra te e Umberto, quasi lo menava, dunque sapevi che con l'altro la situazione non sarebbe stata molto diversa.
Ad interrompere il vostro tunnel dei ricordi ci pensò il campanello, segno che era arrivato il fattorino. Ovviamente ti alzasti tu, perché sapevi che non avrebbero mosso un muscolo gli altri tre e, afferrando i soldi posti sul tavolino davanti al divano, ti dirigesti verso la porta di ingresso. Pagato il ragazzo, che era inoltre un tuo vecchio compagno di liceo, rientrasti con le quattro pizze fumanti. Il tuo stomaco aveva già iniziato a fare strani rumori, quindi ti sbrigasti a tornare per poterti avventare sul cibo.

-Ma che c'hai pure pomiciato co quello? È passata n'ora da quando te sei alzata.- fece la battuta Umberto, non appena entrasti nel salone con il cibo in mano. La loro attenzione subito ricadde su di te e Dylan passò dal ridere con Nicolò di qualcosa a te ignaro, al guardarti male. Nonostante fossi ormai più che maggiorenne e avessi avuto qualche ragazzo, ancora non gli piaceva vederti in compagnia di qualcuno che lui non approvasse personalmente. Era sempre il solito fratello iperprotettivo che non tollerava l'idea di un ragazzo che potesse spezzare il cuore alla sua sorellina.

-Eh infatti, ma chi era? Ce sei rimasta un po' a parla.- continuò Dylan e tu fulminasti Umberto per aver aperto la conversazione, lo sapeva bene che con tuo fratello certi argomenti erano off limits, proprio perché non ci si poteva discutere civilmente, pretendeva di aver ragione senza ascoltare l'altra versione della storia. Per questo di solito non gli chiedevi nulla in fatto di ragazzi e ti affidavi sempre al tuo migliore amico.

-Uno del liceo, tranquillo non abbiamo fatto niente, risparmia Dylan mode fratello protettivo per la prossima volta. E adesso mangiate o si freddano.- dissi tu posando le pizze e prendendo la tua, appena alzasti il coperchio in cartone, il profumo si amplificò e ti mordesti il labbro per poi addentarla, come se non mangiassi da anni. Sfortunatamente non riuscisti a trattene un gemito, dopo aver fumato di solito non riuscivi a sentire il sapore di nulla, ma dal momento che eri estremamente affamata, il gusto normale della pizza si era amplificato e sembrava la miglior pizza mai mangiata in vita tua. Di nuovo, l'attenzione fu di te e divenni più rossa di un pomodoro.

-Anvedi la piccola t/n che fa sti versi eh.- sentivi proprio che quel giorno Umberto voleva essere picchiato malamente, quello che però lei e Dylan non sapevano era che il castano la stava stuzzicando per cercare di vedere la reazione di Nicolò, perché anche se tu eri fermamente convinta di non piacergli in quel senso, Umberto invece credeva tutto il contrario per una serie di motivi. Conosceva bene il suo migliore amico e sebbene avesse altre amiche, con nessuna si comportava come con te. D'altro canto anche lui sapeva che Dylan non doveva assolutamente capire nulla, altrimenti sarebbero stati guai seri. Nicolò, d'altra parte, restava nel suo angolo del divano ad osservare la scena tra il divertito e l'infastidito, divertito perché vedeva come ti eri imbarazzata per l'ultima affermazione di Umberto e infastidito al pensiero di te con un ragazzo. In effetti era da un bel po' che si sentiva strano, diverso nei tuoi confronti, non riusciva più a vederti come una piccola sorellina da proteggere e questo lo spaventava. Quando ti sentì gemere in quel modo si ritrovò a sistemarsi scomodamente sul suo posto, come se qualcosa nello stomaco si fosse mosso, credendo che fosse la fame continuò a mangiare fingendo di non aver sentito nulla.

-Fottiti, Umbè.- esclamasti tu volendo sprofondare nel divano. Ridacchiò e poi la conversazione spostò su un altro argomento. Ben presto la televisione venne spenta e dopo poco tu ti alzasti per andare a letto, dal momento che il giorno dopo avresti dovuto lavorare e domani capitava proprio essere un bel lunedì, da coglierei l'ironia. A volte ti mancavano i giorni in cui l'unico problema era recuperare una materia o fare un'interrogazione, ma poi ripensavi a quanti avessi sudato per arrivare fino alla fine e guardavi avanti, sperando in un futuro migliore.

-Buonanotte stupidi.- dissi ridacchiando e poi scappando in camera tua prima che potessero dire qualsiasi cosa, però riuscisti a sentirli mentre ti urlavano dietro e ridevano. Era bello avere un'amicizia del genere, in cui il minuto prima ti coccoli e quello dopo ti insulti, senza rancore o rabbia. Li sentisti chiacchierare per almeno un'altra mezz'ora prima di sprofondare in un sonno profondo.

Era passata una settimana dall'ultima serata insieme con i ragazzi e dovevi ammettere che ti mancavano, anche se li incrociavi spesso per tuo fratello, non avevate mai un attimo per prendere un caffè e parlare. Fortunatamente era sabato il che significava che il giorno dopo lo avresti avuto libero, perciò avevate deciso di andare a bere, proprio perché tutti necessitavate di una sera per staccare la spina e divertirvi, chi più e chi meno. Inutile dire che la ricerca per un abbigliamento adeguato fu come una caccia, ma finalmente riuscisti a trovare qualcosa di carino, tutto grazie all'aiuto di Umberto. L'appuntamento era alle dieci e mezza fuori casa vostra, per questo te la presi piuttosto comoda tanto sapevi che tra tutti e quattro saresti stata la più veloce, quei tre riuscivano ad essere più vanitosi di una diva quando ci si mettevano.

-Hai per caso visto l'ultima giacca che ho comprato?- chiese tuo fratello piombando nella tua camera come se nulla fosse, tu saltasti dallo spavento e lo maledicesti mentalmente. Faceva sempre così, una volta ti aveva beccato con un ragazzo in camera tua e la scena era stata molto imbarazzante visto che si era messo ad urlare come un matto, per fortuna non era l'uomo della tua vita, altrimenti non gliel'avresti mai perdonato. Ad aiutarti a sopportare questo bambinone di un metro e ottanta e passa c'era la sua ragazza, Alice, che, secondo te, avrebbero dovuto far santa sin dal primo giorno. Una ragazza dolcissima ed estremamente simpatica, con la quale ti ritrovavi molto e con cui avresti passato il resto dell serata.

-Diciamo che sei un po' troppo generico. Te ne compri una ogni settimana.- risposi tu sistemando i capelli sulle spalle e ripassando il trucco. Sbuffò ed iniziò a descrivertela, inutile dire che non sapevi di cosa stesse parlando. Dylan era così: comprava e poi si perdeva le cose, che fosse un bracciale, una collana, una maglia o persino delle scarpe, per poco non si perdeva anche la testa.

-No, non l'ho vista e sbrigati, non ho voglia di aspettarvi per due ore. Dillo pure a quelle due lumache.- dicesti prima che uscisse dalla tua stanza. Sicuramente sarebbero stati in ritardo e tu li avresti dovuti aspettare, come al solito. Il più lentamente possibile finisti di truccarti e vestirti e poi ti buttasti sul letto a passare il tempo con il telefono, tanto prima delle undici non si sarebbero fatti vedere ed erano solo le dieci e un quarto. Dopo poco, o almeno così ti sembrava, qualcuno iniziò a bussare insistentemente sulla porta, quasi a volerla buttare giù. Ti alzasti di malavoglia, probabilmente era sempre tuo fratello che cercava chissà cosa. Apristi per trovarti un Umberto seccato.

-È mezz'ora che t'aspettamo. Ce la fai a scende o te serve l'accompagnatore?- scherzò gesticolando. Fingendo di essere seccata, anche se in realtà stavi reprimendo un sorriso, afferrasti una borsetta e uscisti dalla camera. Dando uno sguardo all'orario sull'orologio al tuo polso, notasti che erano le undici e mezza. Per una volta nella tua vita eri riuscita ad essere più in ritardo di loro, da segnare sul calendario. Scese le scale con il tuo presunto accompagnatore, meticolosamente tutto griffato, vidi i due in piedi nel parcheggio sotto casa vostra. Vi davano le spalle e intanto fumavano. Il riccio al tuo fianco li richiamò con tutta la sua delicatezza.

-Eccoce ritardati.- urlò facendoli girare verso di noi. I due indossavano i loro soliti outfit estremamente appariscenti e stravaganti a cui ormai avevi fatto l'abitudine e senza i quali non sarebbero loro stessi. Dylan già stava aprendo bocca per disapprovare il tuo abito, ma subito Umberto arrivò in tuo aiuto ammutolendo con un dito. Ridacchiasti alla scena, era sempre così: tuo fratello che ti dava contro e lui che invece ti difendeva in tutto e per tutto, anche quando eri indifendibile. Ti eri chiesta più e più volte cosa ci avesse visto il riccio in te da decidere di prenderti sotto la sua ala protettiva.

-Vabbè non parlo, ma non vordì che approvo. Mo sbrigateve.- disse semplicemente Dylan entrando in macchina, seguito da voi altri tre. In tutto questo non ti eri degnata di guardare Nicolò, troppo imbarazzata per farlo perché sapevi che avresti arrossito come non mai, ormai era sempre così e stava diventando insopportabile. Nel parcheggio si sentiva solamente il rumore dei tuoi tacchi e delle loro collane sbattere.

-Stai molto bene, lascia perde tuo fratello.- ti sussurrò all'orecchio Nicolò mentre vi sistemavate nell'abitacolo, ringraziasti tutti i Santi che la luce era spenta e a malapena riuscivi a vederlo, perché altrimenti avrebbe notato il rossore sulle tue gote. Non era raro che ti facesse dei complimenti, ma non eri comunque abituata o forse ti faceva un effetto diverso rispetto agli altri.

-Grazie...- sussurrasti con un filo di voce talmente basso che temesti non ti avesse sentito. Ben presto Dylan mise in moto e partì spedito verso casa di Alice, che probabilmente vi stava attendendo già da un po'. In tutto questo ad Umberto non era passato inosservato il breve scambio di battute tra voi due, nonostante stesse parlando con tuo fratello, sia per distrarlo sia per potervi spiare meglio. Tutti questi piccoli gesti non faceva altro che confermare le sue ipotesi: eravate l'uno cotto dell'altra, sarebbe stata solo una questione di tempo prima che entrambi lo aveste capito. Il viaggio fu un susseguirsi di canzoni e di stupidaggini, risate su risate. Con loro era così, sempre a ridere e scherzare. Mai e poi mai avresti cambiato il legame che condividevate, anche se talvolta ti facevano incazzare o piangere, restavano sempre dei fratelli.
Poco dopo giungeste a casa della mora, che attendeva fuori dal cancello di casa sua e dall'espressione si poteva vedere evidentemente che era molto seccata. Entrò in macchina salutando tutti con un saluto generico, baciando solo te sulla guancia.

-E io?- si lamentò Dylan senza mettere in moto e scrutandola dallo specchietto retrovisore. Alice lo guardò malissimo e dovetti trattenerti dal ridere, nel frattempo alla sua salita eri scalata di un posto, ritrovandoti in mezzo tra Nicolò e lei. Le vostre gambe si sfioravano ad ogni movimento, la pelle scoperta del tuo ginocchio contro il tessuto ruvido dei suoi jeans. Le tue mani sulle tue cosce, mentre una delle sue teneva una sigaretta e l'altra sulla gamba. Le vostre braccia attaccate, ancora una volta. Riuscivi a sentire il forte odore della sua colonia che da qualche anno a questa parte era diventato il tuo profumo preferito, ogni volta che lo annusavi nell'aria sapevi che Nicolò era nelle vicinanze e non ti sbagliavi mai.

-Mi hai fatto aspettare un'ora, è tanto che non ti meni. Quindi parti o ti metto sotto.- sbuffò incrociando le braccia e guardando fuori dal finestrino, mentre voi tre ridacchiavate sotto i baffi e Dylan borbottava inveendo contro di te, per una volta che lui non era in ritardo. Il viaggio non fu lungo, ma sicuramente fu una tortura. Pieno di dossi e di buche, venivi sballottata da una parte all'altra, visto che il centro era il posto peggiore. Ad un certo punto la tua mano era caduta su quella di Nicolò, scontrandosi e rilasciando una serie di scariche elettriche insieme a un vuoto nello stomaco. A toglierti da quella situazione imbarazzante fu Alice stessa che ti chiese di farvi una foto insieme da mettere sulla storia di instagram. Vi eravate guardati negli occhi per una frazione di secondo, ma ti era sembrata un'eternità.

-Eccoci qua, chicchi di riso. Già vedo Luke e gli altri.- usciste dall'auto scontrandovi con il freddo clima di fine febbraio, fortunatamente avevi indossato un giubbetto o saresti morta di ipotermia. Il locale che avevate scelto era già molto pieno e si poteva ben notare dalla fila chilometrica al di fuori. Andando incontro agli altri, tuo fratello prese in disparte la propria ragazza per chiarirsi e ben presto ti ritrovasti a camminare da sola, visto che Umberto era al telefono. Avresti voluto attaccare bottone con Nicolò, ma da quando avevi iniziato a capire la natura di determinate emozioni nei suoi confronti non riuscivi più ad iniziare un discorso senza balbettare o arrossire.

-Hai freddo?- domandò rompendo il ghiaccio, il tuo sguardo si alzò immediatamente dal suolo fino al suo volto, contratto in un'espressione interrogativa. Avresti mentito dicendo di no, ma non stavi neanche congelando, quindi ti limitasti a fare spallucce come un'idiota. Nicolò, capendo che in realtà avevi molto più freddo di quanto lasciassi credere, ti prese sotto il suo braccio stringendoti a sé e facendoti arrossire come se non ci fosse un domani, il che nascosi con i tuoi capelli.

-È da tanto che noi due non ci facciamo na bella chiacchierata. Me manca farti scapocciare.- disse mentre camminavate vicini vicini, riuscivi a sentire l'odore di erba e tabacco uscire dalla sua bocca ad ogni parola. Subito la tua mente tornò a quei giorni in cui prendevate due sedie e due coperte, se necessario, e vi mettevate sul terrazzo o di casa tua o la sua a parlare di tutto e di niente. Non sapevi perché riusciva a prenderti così tanto, nonostante avevate idee diverse e spesso vi trovavate in disaccordo.

-È che stiamo impicciati ognuno col proprio lavoro. Tra poco non ho manco più tempo per dormire.- risposi tu stringendoti nelle spalle. Era vero, questo periodo eravate tutti carichi di lavoro, il tuo capo aveva deciso da un momento all'altro di tagliare il personale e quindi ti toccava fare il lavoro di due persone, mentre loro avevano una serie di pezzi da scrivere e far uscire in determinate date, quindi il ritmo giornaliero si era accelerato e non c'era più tempo per certe cose. Ricordavi come qualche tempo fa alla fine della giornata vi radunavate tutti a casa vostra a mangiare e fumare, come l'ultima volta. Ora accadeva molto più di rado, una volta alla settimana se tutto andava bene.

-Infatti. Vabbè comunque tocca mettece d'accordo, perché voglio ritorna ai vecchi tempi e farci na bella conversazione. Capito?- ridacchiò strofinando delicatamente la sua mano contro il tuo braccio, tu sorridesti annuendo, eri più che felice che lui avesse preso l'iniziativa, poiché significava che non eri l'unica a cui interessava spendere del tempo insieme, anche se fosse stata solo un'ora. In tutto questo era arrivati e salutaste velocemente tutti, Luke ti abbracciò forte forte. Eravate in ottimi rapporti voi due, forse perché anche con lui ti passavi solo un anno e quindi era facile trovare cose in comune. Dopo i vari saluti vi dirigeste verso il retro del locale, per passare inosservati ed entraste dentro. Subito la musica ti sfondò i timpani, non eri tipo da techno ma c'era da dire che quando volevi ballare, ballavi su di tutto. Alice si era già avvicinata a te, prendendoti per un braccio e senza lasciarti posare la giacca, che lanciasti al volo a Luke, ti trascinò sulla pista da ballo. La massa di persone era abnorme, ma riusciste a farvi spazio tra di essa e ballare come due cretine. Alice era molto sciolta e sembrava quasi appartenere a quell'ambiente, tu d'altra parte avevi bisogno di un paio di drink per scaldarti per bene.

-Io vado a bere qualcosa, vieni?- dicesti dopo un paio di canzoni, lei annuì e ti seguì. Era facile perdersi in quella baraonda, però arrivaste al vostro tavolo sane e salve. Gli altri avevano già iniziato a bere e fumare quando giungeste sul posto, non c'era molto spazio quindi ti trovasti a dover scavalcare gambe su gambe. Sul tavolino erano presenti una serie di bottiglie tra cui vino, vodka liscia, rum, bourbon e tanta altra roba. A mixare i vari alcolici c'era Dylan e un altro ragazzo di cui non riuscivi a scorgere il viso, visto che ti dava le spalle. Alice si fece avanti e gli chiese due Manhattan e dopo poco te ne ritrovasti uno in mano. Ti sentisti pizzicare la gamba e quindi i tuoi occhi caddero sul colpevole di tale gesto, Umberto ti sorrideva seduto sul divanetto già circondato da due ragazze molto belle e anche piuttosto ubriache, scuotendo la testa ridesti: era sempre il solito dongiovanni.

-Alla salute!- urlò per sovrastare il rumore della musica, alzando il suo bicchiere pieno di qualche porcata che preparava tuo fratello che, per qualche strano motivo, si era improvvisato barman. Alzasti il tuo scontrando con il suo e con quello di Alice per poi proseguire verso la pista, non prima di aver lasciato cadere una rapida occhiata su Nicolò che sembrava in ottima compagnia, anche lui tra una ragazza e Luke rideva e fumava. Scrollandoti dalle spalle un peso che sembrava essersi depositato alla vista della scenetta, seguisti la mora che già aveva iniziato a ballare. Sorseggiasti per un po' per poi scolartelo di botto, sperando che se ne andasse via quel leggero strato di imbarazzo che ti impediva di scatenarti. La gente intorno a voi si muoveva come non mai, chi a ritmo e chi no, c'era chi si baciava, chi si strusciava, chi stava per vomitare e chi rideva e saltava.

-Senti questa!- urlò all'improvviso Alice, appena sentite le prime note di Taki Taki che sembrava essere il tormentone dell'estate. Subito improvvisaste un balletto, muovendovi a ritmo, scuotendo più o meno tutto quello che si poteva scuotere e modestamente attirando l'attenzione di qualcuno. Le tue braccia sulle sue spalle e le sue sui tuoi fianchi, tra una risata e l'altra vi abbassavate spostando i fianchi al ritmo di musica. Quando terminò la canzone tornaste a fare rifornimento, stavolta buttandovi su due Daiquiri. Mentre il tutto veniva preparato, stavolta da un vero barman, Dylan si avvicinò ad Alice, iniziando a parlarle e da come la sua espressione cambiò, capisti che non era nulla di bello. I due iniziarono a discutere e quindi decidesti di allontanarti, non volendo stare a sentire come un'impicciona. Tornasti al tavolo, dove la maggior parte dei presenti era avvolta da una nuvola di fumo, era veramente difficile trovare qualcuno che non fumasse in quel gruppo.

-Ecco la principessa, come mai già de ritorno? Te sei persa la dama di compagnia?- scherzò quell'idiota del tuo migliore amico. Da un occhio esterno poteva sembrare che ti stesse prendendo in giro, che fossero battute mirate a ferirti, ma in realtà la sua era solo e pura ironia. Ridesti alzando il dito medio e sfilandogli lo spinello di mano per poi fare un paio di tiri, subito sentisti una botta salirti alla testa e quella sensazione di calma mentale. Intanto Umberto si era alzato, affiancandoti e lasciando le due ragazze di prima a guardarvi, per poi andarsene disinteressate. Ancora ti faceva ridere come si trovavano queste povere giovani, per poi abbandonarle senza combinarci effettivamente nulla. Restituisti il capolavoro, come piaceva a lui chiamarlo, al proprietario.

-Dai vieni, te ce porto io a ballà.- rise afferrandoti per un braccio e trascinandoti nel mezzo della folla. Umberto era bravo a fare tante cose, quasi perdevi il conto, ma ballare non era tra queste. Eppure il suo modo di atteggiarsi e porsi facevano passare in secondo piano questa sua mancanza, era impossibile trovargli un difetto, sarcasticamente parlando. Le sue mosse buffe e da stupido non facevano altro che farti ridere, mentre cercavi di muoverti a ritmo di musica. Quando poi ti portò al banco a farvi degli shottini persi il conto di essi: con lui era sempre così, ti portava al limite e non potevi far altro che sorpassarlo ridendo. Forse era anche per questo che lo reputavi una persona cara, perché riusciva a spingerti oltre quello che reputavi un limite, ma era solo un ostacolo. A, probabilmente, il quinto shot la lucidità mentale scomparve ed entrambi finiste col ballare spostando tutti, essendo due eccentrici quando eravate sbronzi.

-No zi, sto a stira, bona. Famme sede n'attimo.— disse il ricciolo grondando di sudore, posando una mano sul tuo fianco e una sulla fronte. Portando entrambi verso i divanetti— Fortunato chi te se prende, non te stanchi mai tu.- continuò scherzando e barcollando per sedersi, tu lo seguisti gettandoti per metà al suo fianco e per metà su di lui, le tue gambe sulle sue. Ridevate come due idioti per nulla e ciò aveva scatenato l'attenzione di alcuni che non erano completamente andati come voi, tra cui Nicolò, il quale da inizio serata aveva bevuto solo un cocktail. Quella serata non sembrava essere la sua, di solito appena entrava nei locali faceva in modo di non lasciarli da solo, accerchiato da ragazze, ma quel giorno i suoi occhi non si erano soffermati su una ragazza per più di mezzo secondo. La sua attenzione fissa su di te e Umberto che danzavate al centro della pista, come una coppia. Aveva provato strane emozioni alla vista di tale scena: gelosia, rabbia, noia, seccatura; ciò lo spaventava a morte perché non era normale sentire tutto quanto nei confronti della sorella del suo migliore amico.

-Se un giorno Dylan me viene a dì che siete stati al letto insieme, giuro che ho finito de vive.- esclamò Luke versandosi un bicchiere di qualche super alcolico. Nicolò si mosse sul posto, scomodo e seccato da quella conversazione, il solo pensiero di vederti con Umberto in altre situazioni gli mandava il sangue al cervello, anzi, con qualsiasi altro ragazzo. All'inizio pensava che fosse istinto fraterno, un po' come Dylan che non approva mai nessun ragazzo, in seguito aveva capito che sicuramente un fratello non provava certe cose.

-Ma tu lo sai che Umbero è l'amore mio, vero tesoro?- lo prendesti in giro tu, afferrandolo per le guance e stringendolo. Il ricciolo ti guardò male ma poi ti lasciò fare sorridendo, se c'era una cosa che avevi sempre adorato di lui, erano le sue guance paffute, infatti era abitudine per te strizzargliele e poi riempirle di baci. Ovviamente quando eravate fuori dal radar di tuo fratello, ma adesso eravate troppo andati per curarvi di quel vigile di Dylan che sembrava preso dalla sua ragazza. Dall'altra parte anche se non c'era il moro, Nicolò osservava sempre la scena, rigido sul posto come se non potesse abbassare mai la guardia. Era fastidioso vedervi baciare e abbracciare anche se la parte razionale del suo cervello sapeva che eravate solo amici. Ogni volta che le tue labbra toccavano il suo volto la sua vista diventava un po' più rossa. Tutta il locale scompariva e per lui c'eravate solo te ed Umberto, avvinghiati e pronti a farlo proprio davanti a lui.

-E chi te dice che non l'avemo già fatto?- scherzò Umberto, ma dall'espressione sembrava esser serio. Tanto che Luke sputò fuori quello che aveva appena bevuto, rischiando di strozzarsi e Nicolò lanciò un calcio al tavolino di marmo da cui cadde una bottiglia di champagne, frantumandosi in mille pezzi, il tutto oltre ad essersi fatto male al piede. Ma il dolore passò in secondo piano quando tutti gli occhi furono su di lui, che si impanicò, non sapendo come giustificare tale azione. Però il suo amico sapeva, anche se ubriaco, aveva capito perfettamente la natura di tale gesto e quasi si sentì in colpa per la battuta, se non avesse dato conferma ai suoi sospetti. Intanto tu ti eri già alzata barcollante per chiamare qualcuno che potesse sistemare il casino, non riuscendo a reggerti in piedi rischiasti di scivolare, se non fosse stato per una stretta salda che ti tenne per il busto. Subito ti girasti per vedere chi fosse il tuo eroe, che ti aveva risparmiato una terribile caduta e anche una figura di merda memorabile negli anni.

-Attenta che poi se te fai male toccà portarti al pronto soccorso.- Nicolò ti rimise sui tuoi piedi, non lasciandoti finché non fu sicuro che non saresti caduta. Intanto nel tuo stomaco si scatenò una bufera di farfalle, ma essendo ubriaca fino all'ultimo dito feci finta di nulla e lo ringraziasti. Dopo aver raggiunto un dipendente del locale ed avergli spiegato la situazione, feci il tuo ritorno al tavolo dove era tornata anche Alice, la quale, insieme a tuo fratello, sembrava essere più calma e tranquilla di poco prima. Umberto dal canto suo stava di nuovo con una bella bionda sulle sue gambe a succhiarsi la faccia, era incredibile la velocità con cui acchiappava le donne.

-Non mi sta bene che tu non abbia ancora rimorchiato! Non ci credo che tra tutti questi ragazzi, non ce ne sia uno per te.- rise la mora, mentre ti sedevi tra Luke e Nicolò. Le tue guance arrossirono come non mai quando la sua mano si posò sulla tua coscia, con nonchalance, come se lo avesse fatto da sempre, come se fosse normale per voi. Facesti spallucce e continuasti a sorseggiare un drink scroccato al banco mentre tornavi al tavolo. La musica di sottofondo ti perforava i timpani e ti stordiva ancora di più, se fosse mai stato possibile. Ti piaceva andare a ballare, ma non ogni weekend, solo quando ne sentivi il bisogno, quando avevi la necessità di staccare dalla solita monotonia.

-Diciamo che ho altri gusti. Poi comunque non mi piace andare con gli sconosciuti.- rispondesti ridacchiando e sistemandoti sul posto, la conversazione poi si spostò su altro e potesti assentarti mentalmente per qualche minuto. Ti girasti verso Nicolò, il quale stava parlando e ridendo, probabilmente spiegando qualche avventura delle sue. Ti perdesti nel guardare il suo profilo: i riccioli che ricadevano sulla fronte, senza mai oscurargli la vista, la forma delle sopracciglia meticolosamente precisa, la linea del suo naso, non troppo grande, non troppo piccolo, la pienezza delle sue labbra che si muovevano ad ogni parola, ma soprattutto il colore profondo dei suoi occhi. Oh quanto ti avevano fregato quegli occhi, che oramai non riuscivi più a guardare, talmente avevi paura di essere scoperta. Bastava che ti guardasse per due minuti per capire cosa stava succedendo, eri un libro aperto per lui. Venni risvegliata dal tuo stato trance quando si voltò verso di te ridendo, probabilmente ti era stata posta una domanda o qualcosa del genere.

-Uhm... Cosa?- domandasti volendo sprofondare nelle pieghe delle divanetto, tutti ti guardarono divertiti, avendo notato la tua assenza mentale e ridacchiarono, facendoti imbarazzare ancora di più, se mai fosse possibile. Tutta colpa del ricciolo al tuo fianco. Sperasti semplicemente che non avessero capito a che cosa stessi pensando che poteva distrarti così tanto da neanche sentire cosa stessero dicendo.

-Bella pe mi sorella che sta ubriaca fracica.- rise Dylan battendoti il cinque, seguito dalle risate degli altri. Ridacchiasti anche tu, continuando a non seguire il discorso, ma sempre disinteressata. La serata continuò tra scherzi, canne, risate e tanto alcol. Era solamente l'una quando decideste di smuovere un po' la situazione, anzi, quando Umberto decise di smuoverla, proponendo uno dei quei giochi idioti da bambini di terza media con gli ormoni a palla. Nel frattempo erano arrivati altri amici, tra cui Domenico, il tuo stilista preferito. Subito ti alzasti a salutarlo per bene, per poi tornare al tuo posto, per ascoltare una delle tante cazzate che Umberto era solito a sparare.

-Dai rega famo quel giochetto... Com'è che se chiamava? Quello là del limone e sale... Su daje che lo conoscete...— rifletté per altri due minuti, gesticolando per spiegarvi cosa stesse cercando di dirvi, mentre la ragazza bionda, che avrebbe portato a casa sua più tardi, ridacchiava seduta sulla sua gamba— Body shots! Avete capito, no?- finalmente riuscì a sparare il nome del gioco, facendo ridere tutti quanti. Quanto poteva essere stupido? Soprattutto da ubriaco. Inizialmente eravate un po' tutti scettici, ma alla fine non avevate nulla da perdere, quindi vi cimentaste nello scegliere il proprio partner. Ovviamente Dylan prese sotto la sua morsa Alice, Umberto la ragazza di prima e tu ti guardasti intorno, realizzando che non sapevi a chi chiedere. Avresti potuto chiedere a Domenico, almeno non sarebbe stato imbarazzante e avresti avuto modo di farti una risata, ma prima che potessi aprir bocca si era già accoppiato con qualcun altro. Luke al tuo fianco già teneva il braccio intorno ad una mora, facendo intuire che anche lui era già stato preso.

-Vabbé zi, tu vai co t/n. Sei stato tutta la sera a guardà le farfalle, mo me pare ovvio che non c'hai nessuno.- Umberto derise Nicolò al tuo fianco. Subito entrambi diventasti bordeaux, imbarazzati all'idea di leccarvi da dosso il sale, ma sicuramente a peggiorare la situazione c'era Dylan che vi guardava dall'altra parte del tavolo con uno sguardo che non prometteva nulla di buono, eri sicuro che era pronto a controbattere, ma Alice gli sussurrò qualcosa all'orecchio che lo fece sorridere, quindi lasciò perdere la questione. Dunque rimanevi bloccata con Nicolò, non che non ti facesse piacere, altroché! Il problema era proprio l'opposto: ti andava più che bene, ma la tua parte razionale ti ricordava sempre che era tuo amico e praticamente il fratello di tuo fratello, quindi dovevi tenere a bada gli spiriti bollenti.

-Per te va bene?- ti chiese guardandoti negli occhi, in cerca di qualche conferma. Ah se solo avesse saputo... D'altro canto Umberto lo aveva fatto apposta, e adesso sogghignava dal suo posto, pronto a godersi la scena, si sentiva proprio un cupido in quel momento. Frattanto la musica continuava a cambiare genere ogni venti minuti, passava da pop a techno, da R&B a disco, ma seduti distanti dalla folla riuscivate a capirvi anche se era necessario alzare leggermente il tono di voce.

-Sì, tanto sei praticamente un fratello.- rispondesti tu e proprio in quel momento ti saresti picchiata da sola. Tipico esempio di come darsi la zappa sui piedi, Nicolò ti sorrise, mascherando la delusione, anche se sapeva di non poterti avere si illudeva comunque, ma fortunatamente c'eri tu a ricordargli che per te lui era e sempre sarebbe stato un fratello. Quasi ti strappasti i capelli per la cazzata appena compiuta, non pensavi fosse possibile essere così sciocchi. Va bene non far trasparire i tuoi sentimenti, ma neanche a fraintenderli. Umberto seduto a due passi da voi aveva sentito la conversazione e avrebbe voluto prenderti a schiaffi per la stupidaggine appena detta, anche perché aveva notato lo sguardo sul volto del suo amico alle tue parole. Ma sfortunatamente dovette rimanere seduto per non fare una scenata.

-Comincia...—parlò Luke girando una bottiglia di vodka, che puntò a Dylan e Alice— i due principini!- esclamò ridendo, i due si alzarono e dopo essersi deposito un casto bacio sulle labbra si separarono. Alice si sdraiò sul tavolo, alzandosi il top fino all'inizio del reggiseno. Subito passarono del sale a tuo fratello che lo distese con cautela sull'addome della mora, che lo guardava fidandosi ciecamente. Domenico le passò un pezzo di lime che se lo sistemò tra le labbra. Tutto pronto iniziaste ad urlare 'Vai vai' a ritmo di musica, spronando Dylan ad iniziare. Il riccio leccò con premura il sale dalla pelle candida della ragazza, per poi scolarsi tutto di botto lo shottino di tequila e prendere il lime dalle sue labbra. Nello scambio si lasciarono un bacio abbastanza passionale che ti fece girare dall'altra parte disgustata, era pur sempre tuo fratello. Alice si alzò dal tavolo con l'aiuto del proprio ragazzo, mentre ridevano divertiti e seguiti da un breve applauso.

-E bravi i principini. Adesso tocca a....— disse Domenico prendendo la bottiglia e girandola, il collo di essa diretto verso Umberto, che si alzò facendo un inchino e comportandosi come il solito burlone— Lo Spezzacuori e... La sua compagna.- continuò non conoscendo la ragazza che lo accompagnava, che non si curò nemmeno di dire il suo nome. Dubitavi che perfino Umberto lo sapesse, mentre la faceva distendere come prima Alice, la quale osservava la scena divertita da sotto la stretta di Dylan. La scenetta si ripetè davanti ai tuoi occhi, battendo le mani come ad incoraggiarli, ma differentemente da prima il sale venne versato sopra il suo seno, dal momento che indossava un vestito stretto. Alla fine i due si baciarono come se ormai fossero intimi. Il solito Umberto. Ti sudavano le mani per quanto eri nervosa, le possibilità che voi foste i prossimi erano alte e con la fatidica fortuna probabilmente la bottiglia avrebbe indicato voi.

-Ora è la volta di...— quella maledetta bottiglia vuota di vodka girava a rilento nella tua mente, quasi a fartelo di proposito, a farti soffrire quegli ultimi cinque secondi che avrebbero determinato il tuo prossimo futuro. E come previsto, il collo di essa puntò proprio dritto a te— la piccola Pyrex e Tony, fatevi avanti, non siate timidi.- vi prese in giro Domenico, mentre entrambi vi alzavate dalla vostra postazione. Cercasti di incontrare lo sguardo di nessuno, né di Nicolò, né di Dylan. Per un breve momento ti scontrasti con lo sguardo curioso di Umberto, ma subito guardasti altrove, sentendo il tuo corpo andare in fiamme. La musica sembrava ovattata, mentre cercavi un modo per far funzionare questo gioco, per cui avevi perso interesse nel momento stesso in cui la bottiglia ti aveva indicata.

-Fate al contrario, no? Levati la maglia tu, invece di lei.- consigliò Alice, visto che Dylan non avrebbe mai lasciato che Nicolò si avvicinasse al tuo décolleté per succhiarti via del sale. Il riccio annuì, quasi imbambolato, sfilandosi lentamente la maglia che indossava. I tuoi occhi non poterono far altro che osservarlo, tracciando con essi la linea dei suoi tatuaggi, sulle braccia, sull'addome. Nicolò si voltò verso di te, gettando la maglia a casa sul tavolo, quasi a cercare una specie di conferma per quello che stavate per fare. Intrappolata in quelle sfumature di marrone, non potesti fare altro che annuire incantata, facendolo distendere. In tanto tutti vi osservavano, chi curioso come Umberto, chi infastidito come Dylan. Luke ti passò il sale, il quale afferrasti con mani tremolanti, sotto lo sguardo intenso di Nicolò sdraiato sotto di te. Con cautela distendesti una lunga linea di sale, che portava da poco sotto all'ombelico fino all'inizio del petto. Nel frattempo il ricciolo aveva infilato la fetta di lime tra le sue labbra e non poteva far altro che cercare di non fremere sotto il tuo tocco delicato, ad ogni sfioramento la sua pelle sembrava prendere fuoco. Ora o mai più. Pensasti tenendoti i capelli raccolti in una delle due mani, osservando il moro dall'alto, i vostri incastonati. Così bello da quell'angolo, sottomesso al tuo volere, quasi ti ci potevi abituare. Prendendo coraggio, ti abbassasti per poi tirare fuori la lingua e leccare via la lunga striscia di sale, il cui sapore non era molto piacere, poiché in gran quantità. Nicolò tremò sotto di te, sentendo le forze andare via e dovette placare la parte irrazionale di sé che avrebbe semplicemente voluto prenderti e baciarti fino a sfinirti. Lento quello strazio di sentire la tua calda e umida lingua passare lungo il suo corpo, come da sempre avrebbe voluto. La sensazione lo stava facendo impazzire, mentre chiudeva ed apriva i pugni lungo i suoi fianchi e tu ti avvicinavi alla fine della striscia, passando sopra la sua pelle macchiata dai tatuaggi che tanto amavi. Il sapore salmastro non durò molto nella tua bocca perché Domenico ti passò subito lo shot di tequila, che rapidamente scolasti, in sottofondo tutti ti incitavano ad andare più veloce e per poco non ti strozzasti. Posato il bicchierino, il tuo sguardo ricadde nei suoi occhi che già ti stavano scrutando, che, anzi, non avevano mai smesso di farlo. Sapevate entrambi cosa spettava fare ora, per questo senza indugiare troppo ti avvicinasti, facendo scontrare i vostri nasi e sfiorando impercettibilmente le sue labbra con le tue, prendesti dalla sua bocca rosata lo spicchio di lime, per poi mangiarlo. Il sapore di tutto quel mix non era male, ma sicuramente non ti preoccupasti di quello, a quel leggero tocco avevi sentito una scossa alla base della tua spina dorsale ed eri più che sicura non fosse il lime. Nicolò d'altro canto, si alzò dal tavolo scombussolato e desideroso delle tue labbra, non essendo stato abbastanza quella leggera toccata.

-Se dovete fa le cose vostre però andatevene a casa.- vi prese in giro il tuo migliore amico, facendoti venire voglia di prenderlo a schiaffi davanti a tutti. Ma ti trattenesti, sedendoti con le gambe accavallate, con le guance a fuoco e il cuore che voleva esplodere. Tutti quei movimenti, quelle toccatine, quel semi bacio, quelle carezze, il contatto con la sua pelle ti avevano fatto impazzire e, anche se non ne eri a conoscenza, anche Nicolò si sentiva andare in fiamme dopo quanto accaduto. Per questo ben presto si alzò lasciando il tavolo, con la scusa di dover fare una telefonata. Nella fretta caddero le sue chiavi di casa, ma prima che potessi chiamarlo era già scomparso tra la folla. Nel mentre il gioco continuava, aumentando di livello e non si accorsero nemmeno di te che ti alzavi, per seguire il ricciolo. Tranne Umberto che ti guardò sparire nella folla sogghignando, sperò solamente che avreste ammesso di provare qualcosa l'una per l'altro. Dopo una lunga fatica, riuscisti a raggiungere l'uscita tra tutti quei corpi sudati e spingesti la porta per uscire. Subito il contatto con l'aria fredda ti colpì in pieno volto, facendoti rabbrividire, ma senza mai far spegnere quella fiamma che ardeva dentro al tuo corpo. Con gli occhi cercasti Nicolò, trovandotelo a pochi passi che fumava una sigaretta, guardando il vuoto. Ti perdesti un attimo nei suoi lineamenti, così dolci ma al contempo marcati, le labbra che si stringevano attorno al filtro, la nuvoletta si fumo che usciva dalla sua bocca, oscurandoti per pochi attimi la visuale, lo sguardo corrucciato.

-Cazzo stai a fa Nicolò? È la sorella de tu fratello, non te poi esse preso na cotta.- parlò ad alta voce, risvegliandoti dai tuoi pensieri. Spalancasti gli occhi a ciò che avevi appena udito, stava veramente parlando di te? Aveva una cotta per te? Quasi non piangesti all'idea che il ragazzo per il quale da mesi avevi gli occhi a cuoricino ricambiava ciò che provavi. In quel momento Dylan scomparve dalla tua mente, c'erano solamente le sue parole che rimbombavano nella tua testa, come un ritornello di una canzone. Non riuscisti a reprimere un sorriso e onestamente neanche te ne fregò molto, eri la donna più felice del mondo in quel momento. Con poche falcate rapide ti avvicinasti al ricciolo, il quale non notò la tua presenza finché non ti piazzasti davanti. Sussultò, spaventato dalla tua improvvisa apparizione e temette che tu avessi potuto sentirlo. Guardandolo negli occhi così enigmatici quanto belli, ebbi la conferma di quello che stavi per fare e senza pensarci due volte, posasti le tue labbra sulle sue, dando inizio ad un bacio desiderato da fin troppo tempo. All'inizio era un po' confuso, ma appena riuscì a mettere i pezzi insieme, non perse tempo a cingerti i fianchi con le sue braccia, stringendoti a sé. Si domandò se quello non fosse solo frutto della sua immaginazione, in quel caso significava che stava diventando pazzo, ma poco gli importava perché avrebbe voluto ripetere quella scena nella sua mente ancora ed ancora. A seguire le tue mani andarono sul retro del suo collo, per baciarlo meglio. Il sapore delle sua bocca era un mix tra tabacco, lime e pesca. Mai avevi provato labbra più soffici e delicate, quasi ti spezzò il cuore doverti staccare, essendo rimasti senza fiato.
Nicolò ti guardò con gli occhi spalancati, confuso da questa tua azione che sicuramente non si sarebbe mai aspettato. Ridesti alla sua espressione e giocasti con i capelli dietro alla testa, non volendoti allontanare, amando le sue braccia intorno alla tua vita e questa vicinanza che ti riscaldava, facendoti dimenticare che probabilmente c'erano quindici gradi e tu stavi solamente con un vestito a maniche lunghe.

-Lo sai che tuo fratello m'ammazza vero? Cioè me prende e me fa in tanti piccoli pezzettini.- disse ridendo, tu annuisti ma non ti interessava, probabilmente si sarebbe infuriato ma poi lo avrebbe accettato se significava vederti felice, vedervi felici. Sentivi di star toccando il cielo con un dito, dopo così tanto tempo finalmente avevi avuto il tuo momento di gloria e quasi ti dimenticasti di tutte le volte in cui ti eri ritrovata con le lacrime agli occhi per colpa sua. La vittoria non aveva mai avuto un sapore così dolce, ti trattenni dal piangere dalla gioia. Nicolò d'altra parte era gioioso tanto quanto te, se non di più. Aveva sognato tante volte questo momento e quasi non gli sembrava vero che la ragazza dei suoi sogni lo stesse baciando, ricambiando i suoi sentimenti.

-Baciami e basta.- rispondesti tu attaccando di nuovo le vostre labbra e stringendoti di nuovo contro il suo petto. Sentendo nuovamente quel fuoco dentro di te accendersi, le tue labbra non avevano mai bramato così tanto il contatto con un'altra bocca, le tue mani non potevano far altro che affondare in quei ricci su cui tanto avevi fantasticato, mentre i tuoi occhi si chiudevano, abbandonandosi a quel bacio tanto sudato quanto amato. Nicolò si strinse a te, quasi a volervi fondere in un unico corpo, solleticandoti i fianchi. Il sapore delle tue labbra non gli bastava mai, non si sarebbe mai voluto staccare. Poco dopo uscì Umberto con la scusa di voler fumare, cercandovi con gli occhi, dopo pochissimo vi trovò avvinghiati una all'altro, mentre vi baciavate come se il mondo stesse per finire e ridacchiò, accendendosi una sigaretta.

-E ce voleva così tanto?- disse ridacchiando tra sé e sé, esalando una nuvoletta di fumo. Finalmente il suo lavoro da cupido era finito e poteva tornare a fare il dongiovanni a tempo pieno, senza preoccuparsi di farvi accoppiare. Per un momento aveva anche temuto che non vi sareste mai detti nulla e che avreste vissuto nel rimpianto di non esservi amati apertamente, ma vedervi lì, in piedi contro il muro del locale, mentre vi baciavate gli fece capire che forse un po' d'alcol e fortuna vi avevano aiutati a sciogliervi. Quella sera fu indimenticabile, tra baci rubati e sorrisi nascosti, non smisi mai di sentirti al settimo cielo, un po' come accadeva ad ogni innamorato.

Spazio me!
Ciaoo, benvenuti in questa nuova storia! Spero che come inizio vi sia piaciuto, perché ci ho messo giorni interi a scriverlo ed è stato parecchio faticoso come lavoro, ma ne è valsa la pena. Fatemi sapere se vi è piaciuto con una stellina e un commento!
Inoltre vi ricordo che potete mandarmi richieste, al momento le accetto tutte.
Graziee e buona giornata🐥

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