Chapter Thirty-four

La mattina seguente mi sveglio nel letto di Jason, completamente nuda, con un solo lenzuolo a coprirmi. Ho i capelli scompigliati e dei piccoli succhiotti nell'interno coscia.

Mi volto nel letto nella sua direzione, tuttavia la sua meta è vuota, occupata soltanto dalla mia biancheria intima.

Strofino gli occhi, ancora tremendamente assonnata, e, infilando una sua maglietta riposta sul pavimento, mi dirigo in salotto.

Sposto lo sguardo sull'orologio e noto che sono le otto del mattino. Successivamente mi guardo intorno in cerca di Sally e Jason, e li intravedo parlare in cucina.

Quando mi avvicino a loro, noto che sono sul punto di discutere. Jason ha la mascella serrata ed è appoggiato col busto all'isola della cucina, mentre Sally gesticola animatamente, seduta su una delle sedie in legno bianco.

«Capisco che tu non voglia neanche sentirlo nominare, ma che cavolo, Jason! È nostro padre!» esclama Sally, cercando di convincerlo.

Jason però, sentendo questa ultima affermazione, scatta istantaneamente e risponde: «E non era nostro padre anche quando ci ha abbandonati? Perché sembrate tutti aver dimenticato quello che ci ha fatto quel bastardo?»

«Non l'ho dimenticato, e mai lo farò. Ma si è pentito, vuole recuperare il tempo perso e-» Sally, però, non riesce a concludere la frase, poiché suo fratello la interrompe: «Tempo perso per suo volere. È facile fare così:» emette un sospiro sarcastico e continua: «Prima fai del male a una persona e poi, quando lo vuoi tu, ripiombi nella sua cazzo di vita, pretendendo di instaurare un rapporto. Ma fammi il piacere...»

Io mi trovo sull'uscio della porta semichiusa in questo momento, eppure non mi va di continuare a origliare, perciò faccio qualche passo in avanti ed entro in cucina.

Spostano entrambi lo sguardo su di me, smettendo momentaneamente di parlare, fino a quando non domando: «Che succede?»

Sally posa una mano sulla fronte e, sfinita, risponde: «Oggi c'è il matrimonio di nostro padre e sto cercando di convincerlo a venire. Ma purtroppo sembra impossibile, dato che resta della sua idea, senza sentir ragioni!»

Espiro lievemente, incapace di dire qualsiasi cosa. Ho già provato a convincere Jason ad andare a quel matrimonio, per cercare di riavere un rapporto con suo padre e provare ad andare avanti, ma purtroppo non mi ha dato ascolto. Per questo, mi limito a sedermi su una sedia in silenzio.

«Se tu vuoi andarci, fallo.» scandisce Jason. «Ma non obbligare anche me, perché non sono propenso a dimenticare quello che ci ha fatto. E non dovresti farlo neanche tu, ma a quanto pare sembra che per te non sia successo niente...»

Sally aggrotta le sopracciglia e, con uno scatto repentino, si alza dalla sedia. «Non provare a dire che per me non è successo niente, perché non te lo permetto! Anche io serbo rancore verso quell'uomo, ma cerco di metterlo da parte, cercando di evitare che questo mi logori l'anima!»

«Ma ti sei scordata tutte le volte in cui sei stata male dopo quel giorno? Tutti i pianti, i crolli emotivi, le richieste di morire. Hai desiderato di morire perché quel dolore ti stava distruggendo, cazzo! E adesso cosa fai? Vai ad ammirare la vita che si è costruito, senza mettere in conto la nostra presenza?»

A queste parole abbasso lo sguardo, percependo un nodo formarsi all'altezza della gola. Ricordo benissimo quei momenti. Ogni volta si sfogava con me e rammento ancora alla perfezione il dolore nei suoi occhi, la sua anima spezzata, ogni volta che mi chiamava dicendomi che non ce la faceva più.

«E tu che cosa ne sai?» domanda Sally, ormai fuori di sé. «Sei partito per Miami e hai lasciato me e la mamma da sole!»

Sbarro gli occhi a questa affermazione, e raggiungo la mia amica, cercando di evitare che vada oltre.

Essere venuto qui a Miami dopo l'abbandono di suo padre è uno dei più grandi rimorsi di Jason, e il fatto che sia sua sorella stessa a biasimarlo per questo potrebbe distruggerlo ancora di più.

«Sally, no...» tento di fermarla, ma non mi dà ascolto e continua: «Papà ci aveva lasciati e tu non hai esitato un solo minuto ad andartene! Ti sei comportato proprio come lui! E allora io cosa avrei dovuto fare, eh? Non rivolgerti più la parola come stai facendo tu adesso con lui?»

La vena sul collo di Jason pulsa violentemente, mentre la sua mascella è serrata.

«Ci stai davvero mettendo sullo stesso piano? Io me ne sono andato perché ogni cazzo di centimetro di quella casa mi ricordava lui!»

«E pensi che a me no!?» Gli occhi di Sally sono colmi di lacrime e la sua voce è incrinata. «Non solo dovevo provvedere al mio, di dolore, ma anche a quello della mamma! Era un periodo pessimo per lei. È andata in ospedale forse dieci volte per la sua dipendenza, e c'ero io» si indica con il dito indice. «io, a prendermi cura di lei!» Dopo queste parole, scoppia in lacrime, aspettando qualche minuto per proseguire. «Quindi non osare dire che per me è tutto passato, perché non lo è! Semplicemente evito di perdere mio padre per la seconda volta.» In seguito, esce dalla stanza, chiudendosi in camera sua.

Io e Jason rimaniamo in silenzio, con il mio sguardo puntato su di lui, e il suo sul pavimento. Sono sicura che in questo momento si senta in colpa, per questo mi avvicino a lui e, allungando una mano verso di lui, gli accarezzo dolcemente una spalla.

Tuttavia lui si scosta rapidamente e, non rivolgendomi neanche una sola parola, esce anche lui dalla cucina, lasciandomi da sola.

Jason, però, non si limita a chiudersi in camera sua, ma, prendendo dal divano la sua giacca di pelle e le chiavi della moto, esce di casa, sbattendo con estrema violenza la porta alle sue spalle.

Emetto uno sbuffo e mi siedo nuovamente sulla sedia, portandomi una mano sulla fronte.

Non deve essere facile per nessuno dei due questa situazione e penso che ognuno, per le sue motivazioni, abbia ragione. Tuttavia vederli litigare in modo così acceso è davvero straziante, per me, e per loro stessi. Per non contare le parole, il tono rude e le urla che si gettano l'uno contro l'altro, che non fanno altro che peggiorare tutto.

***

Adesso sono circa le tre del pomeriggio e Jason non è ancora tornato. Ho provato a chiamarlo e a scrivergli, ma, ovviamente, vanamente.

Ho passato tutta la mattinata con Sally. Dopo che siamo rimaste sole, è scoppiata a piangere, ricordando i momenti dopo l'abbandono. Tuttavia ho cercato di farla distrarre, come lei fa con me. Le ho fatto ascoltare le sue canzoni preferite e l'ho portata a fare shopping per comprare il vestito che indosserà al matrimonio, sapendo che è una delle cose che più ama al mondo.

Infatti adesso sorride come una scema davanti a tutti questi vestiti eleganti e lussuosi, cambiando totalmente espressione quando, però, punta lo sguardo sui prezzi.

«Ma costa un occhio della testa!» esclama, squadrando attentamente un vestito rosso monospalla, abbastanza lungo, che cade dolcemente sulle caviglie. Devo ammettere che è molto bello, ma, come ha detto Sally, il prezzo è eccessivamente alto.

«Prendo questo.» afferma con un sorriso soddisfatto in volto.

Aggrotto le sopracciglia confusa, mentre la osservo cercare altri vestiti.

«Ma se hai appena detto che costa un sacco!»

Lei mi guarda da sopra la spalla e, facendo spallucce, risponde: «Proprio per questo. La qualità si paga, tesoro.»

Sbuffo rassegnata e le tengo il vestito scelto, mentre lei ne prende un altro uguale ma nero.

Lo posiziona proprio davanti a me, osservandolo con attenzione. Successivamente, incastra le mie iridi nelle sue ed esclama: «E questo è per te! Non lo trovi stupendo?»

Tuttavia io ritiro il capo all'indietro confusa, e, non capendo assolutamente nulla, domando: «Per me?»

Sally allora, spegne il sorriso entusiasto che le si era formato in volto, e, mettendo giù il vestito risponde: «Beh, adesso che Jason mi ha dato l'assoluta conferma che non verrà con me al matrimonio...» abbassa lo sguardo e, con esitazione, continua: «pensavo potessi farlo tu... Non che io abbia paura di andarci da sola, ma... non lo so, è strano anche per me pensare di avere una conversazione "normale" con mio padre dopo tre anni, e volevo che qualcuno mi accompagnasse. È un problema per te?» Ripunta il suo sguardo nella mia direzione, mentre io abbasso il mio, riflettendo sulle sue parole.

Non so come potrebbe prenderla Jason, eppure non mi va di lasciare la mia migliore amica da sola in questo momento. Non immagino neanche quanto debba essere difficile la situazione per lei, e per questo voglio cercare di alleggerirla in ogni modo possibile.

Perciò, con un lieve sorriso, affermo: «Certo che non è un problema per me. Ti accompagnerò io.»

Lei mi sorride grata. «Grazie, Charlotte.» Subito dopo torna alla Sally di poco fa ed esclama: «Quindi questo è il tuo vestito. Sono sicura che ti starà divinamente!»

Mi prende per il braccio e mi porta alla cassa, dove paghiamo, anche se col cuore in mano a causa del prezzo, i due vestiti.

***

Quando torniamo a casa, iniziamo direttamente a prepararci per il matrimonio.

Avrei voluto dirlo a Jason, ma non risponde alle mie chiamate e non è ancora tornato a casa. Non so dove possa essere e neanche come potrebbe reagire a questa mia decisione. Tuttavia gli ho scritto un messaggio, dicendogli che avrei accompagnato Sally, ma lui non ha risposto, non l'ha neanche letto.

So che molto probabilmente in questo momento si senta orribile, per cosa sua sorella gli ha detto, e per questo vorrei essere lì, con lui, e stargli accanto.

Rilascio un sospiro profondo, mentre fisso la mia immagine riflessa nello specchio, pensierosa.

Il tessuto nero mette in risalto le mie curve, mentre i tacchi a spillo neri slanciano di più la mia figura.

«Ti sta molto bene.» Sally si avvicina a me, osservando il vestito elegante che indosso.

Le sorrido distrattamente e lei se ne accorge, poiché, posizionandosi davanti a me, domanda: «Stai pensando a lui, vero?»

Inumidisco le labbra e, posando ambedue le mani sui fianchi, annuisco.

«Sai dove si trova?»

«No...» Mi schiarisco la voce e, con esitazione, continuo: «Senti, Sally, io non voglio entrare in questa storia e non voglio biasimare nessuno dei due, ma forse potevi evitare di farlo sentire così in colpa. Insomma, so che non è facile neanche per te, ma l'avervi lasciate è uno dei più grandi rimpianti di Jason, e se tu glielo fai pesare ancora di più, beh-» Tuttavia, non mi lascia finire, poiché dice: «So che ho sbagliato a dire quelle cose, e in realtà non le penso neanche tutte, ma non può dire che per me è come se non fosse successo nulla. Non ho dimenticato quello che nostro padre ci ha fatto, o non ti avrei chiesto di accompagnarmi oggi.»

«Lo so, però forse... Sì, ecco, potresti chiedergli scusa. Non ti giudico per quello che hai detto, sia chiaro, ma magari fargli capire che non ce l'hai con lui per questa storia potrebbe farlo sentire meglio...»

Mi guarda pensierosa, riflettendo sulle mie parole.

In seguito, sbuffa lievemente e risponde: «D'accordo, lo farò, ma non so quando. Non risponde neanche a me e non ho la minima idea di dove possa trovarsi. Verrà sicuramente stasera a casa e, appena torneremo dal matrimonio, gli parlerò, va bene?»

Increspo le labbra in un sorriso grato, mentre annuisco.

«Adesso muoviti, la cerimonia inizia tra poco.»

Faccio come mi dice e, avvertendo il peso al petto affievolirsi, mi dirigo in bagno per iniziare a piastrarmi i capelli.

***

Dopo esserci preparate, ci dirigiamo direttamente al ristorante prestabilito. Sicuramente per Sally non sarebbe stato facile vedere suo padre sposarsi con una donna che non sia sua madre, dovendo interpretare la parte della figlia felice per la sua nuova vita. Perciò abbiamo volutamente deciso di non andare in chiesa, per evitare di rovinarci ancor prima la serata.

«Sei pronta?» le domando, intrecciando la mia mano alla sua.

Lei respira profondamente e, seppur con esitazione, annuisce.

Avanziamo verso l'entrata del locale, e ci guardiamo intorno, sbalordite dal lusso degli interni.

All'ingresso è presente un impiegato, adibito al ritiro delle borse e delle giacche, mentre proprio alle sue spalle si apre un'ampia sala dalle pareti color crema.

Una moltitudine di tavoli rotondi, ornati da centrotavola floreali, occupa gran parte della sala. Sul soffitto è presente un sontuoso lampadario di cristalli, mentre le pareti sono decorate da alcuni dipinti, perfettamente in sintonia con l'ambiente circostante. Diverse persone parlano tra di loro, vicino alla vetrata che porta sul retro del ristorante. Lì si trova una vasta piscina e un piccolo palcoscenico con sopra una postazione musicale.

Io e Sally rimaniamo ammaliate da quella vista, ma, proprio quando stiamo per dirigerci all'esterno, un uomo si avvicina a noi. Indossa un completo bianco e ha i capelli perfettamente sistemati. Solo quando lo guardo negli occhi mi rendo conto che quell'uomo è Carl, il padre di Jason e Sally.

«Alla fine sei venuta... Sono così contento di vederti!» esclama con un sorriso smagliante in volto.

Sembra davvero felice in questo momento, e lo sembra anche lei, poiché si sofferma a guardare la figura di suo padre, senza neanche una punta di rancore.

«Anche io.»

Il signor Miller posa una mano sulla spalla di Sally e, guardandosi intorno, domanda: «Dov'è tuo fratello?»

Sposto lo sguardo sulla mia amica e noto il suo sorriso spegnersi istantaneamente.

«No, lui... Lui non è venuto, non voleva.»

L'espressiome di suo padre cambia drasticamente, mentre abbassa lo sguardo, malinconico. Sembra deluso, ma non da Jason, più da sé stesso.

Non credo si aspettasse che venisse, ma immagino che lo sperasse, così come tutti noi.

«Ma sono qui io, perciò... Cosa volevi comunicarci?» Sally cambia discorso, consapevole dell'atmosfera pesante.

Il signor Miller allora increspa lievemente le labbra in un sorriso e annuncia: «Ne parleremo dopo, adesso godetevi la serata, tanto conosci già Madelaine.»

Madeline? È forse la sua compagna?

La risposta mi arriva dalla mia amica che, come se mi avesse letto nel pensiero, me lo conferma con un cenno del capo.

Dopo una manciata di minuti io e Sally ci dirigiamo in giardino, dove è posizionato un tavolo con diversi cocktail e aperitivi.

Lei ne beve uno tutto d'un sorso e, prendendo dalla sua borsa una fiaschetta metallica, afferma: «Credo che ci vorrà qualcosa di più forte.»

Ne beve diversi sorsi e io capisco il motivo per cui, ostinatamente, non ha lasciato la borsa all'entrata.

«Non credo che bere quella roba a stomaco vuoto sia una grande idea.» La osservo titubante, mentre la rimette a posto.

«Nemmeno venire qui, adesso che ci penso, è stata una grande idea, ma ehi! Me ne farò una ragione...» Fa spallucce, mentre si guarda intorno.

Le accarezzo dolcemente una spalla e addento una tartina al tonno proprio davanti a me.

Tuttavia, per poco non mi va di traverso non appena scorgo la figura di Adam in mezzo agli invitati.

Non lo vedo dalla sera del mio compleanno e farlo ora è alquanto strano. Ricordo ancora le parole che, sotto effetto di alcool, mi ha detto. Mi ha offesa in un modo davvero orribile, ma non assegno a lui tutte le colpe. Sono stata io la prima a ferirlo, illudendolo che tra noi sarebbe potuto nascere qualcosa.

Sta parlando con alcuni ragazzi in questo momento. Quando incrocia il mio sguardo, il suo sorriso si spegne, lasciando spazio al disagio e alla sorpresa.

Io punto i miei occhi su Sally, per sfuggire a quella situazione imbarazzante, ma lei, prima di sparire all'interno del locale, dice: «Arrivo subito, vado un attimo in bagno e torno.»

Non mi lascia il tempo di dir nulla, poiché va via subito.

Io espiro profondamente e mi volto verso il tavolo degli aperitivi, grattandomi leggermente la tempia destra.

Tuttavia, la mia solitudine non dura per molto, poiché una voce bassa e non eccessivamente matura risuona alle mie spalle.

«Ehi, Charlotte...» Capisco immediatamente che si tratta di quella di Adam, e, seppur esitando, mi volto nella sua direzione.

Non riesco a guardarlo inizialmente negli occhi, eppure non so il motivo.

Lui si schiarisce la voce, visibilmente a disagio, e si gratta la nuca. «Come... come stai?»

Come stai? Dopo quello che è successo tra di noi l'ultima volta mi chiede come sto?

Cerco di far fuoriuscire qualsiasi suono dalla mia bocca, ma è tutto inutile. Non riesco a parlargli, poiché quando lo faccio le immagini della nostra lite, delle sue parole e di lui ubriaco mi sopraffanno.

«T-Ti trovo bene.» Si tortura le dita, mentre mi squadra imbarazzato.

Alzo finalmente lo sguardo su di lui e tento, vanamente, di sorridergli. Ciò che ne esce fuori però è tutto eccetto che un sorriso.

Non rispondo, e lui non aggiunge altro. Rimaniamo semplicemente a fissare il pavimento, tremendamente impacciati, per minuti che sembrano interminabili.

Solo dopo un po', all'unisono, rompiamo entrambi il silenzio calato su di noi e diciamo: «Ti devo chiedere scusa.»

Sorridiamo inevitabilmente non appena le nostre voci si scontrano.

Io sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, dandogli la precedenza. Lui, allora, esita prima di dire qualcosa, cercando le parole giuste.

«Mi dispiace per averti chiamata... si, insomma, in quel modo. Non lo pensavo veramente e sotto effetto di alcolici la mia lingua non riesce a controllarsi.»

Sembra sincero in questo momento e realmente dispiaciuto. E lo sono anche io, la colpa non è solo sua. Perciò, facendo un segno di negazione con il capo, aggiungo: «No, dispiace a me. Non avrei mai dovuto usarti in quel modo e poi non rivolgerti più la parola. Il fatto è che mi vergognavo terribilmente di quello che avevo fatto, e stare con te, o semplicemente parlarti, mi ricordava quello che era successo. So che non posso giustificarmi, però sappi che non ho mai voluto farti soffrire, mai.»

Rimane a fissarmi per una manciata di secondi, felice delle mie scuse. In seguito, sorridendomi innocentemente, continua: «Sono contento di aver chiarito con te... Mi sei mancata.»

Schiudo le labbra e aggrotto leggermente le sopracciglia.

Gli sono mancata?

Sto per rispondere, quando però, spostando lo sguardo alle sue spalle, intravedo una figura alta e imponente a me molto familiare.

Jason.

Indossa un completo elegante, composto da una camicia bianca e una giacca nera.

Non l'ho mai visto vestito così, ma devo dire che è un ottima vista.

La giacca gli mette in risalto i bicipiti, e la camicia, leggermente più stretta, gli addominali scolpiti. I ciuffi castani si adattano completamente ai toni dell'abito, così come il tatuaggio sulla mano, che rende tutto ancora più seducente.

Mi incanto a guardarlo, nonostante Adam stia ancora parlando.

Cammina sicuro di sé, mentre si guarda intor-. Un momento. Lui che cosa ci fa qui?

Catapultando bruscamente nella realtà, aggrotto le sopracciglia, non riuscendo a capire perché lui sia qui. Aveva esplicitamente detto che non sarebbe venuto neanche sotto tortura, allora perché lo ha fatto?

«E tu? Che ne pensi?» ; «Charlotte, mi stai ascoltando?» domanda Adam, scuotendomi leggermente la spalla.

Sbatto diverse volte le palpebre e annuisco distratta. «S-sì... Dimmi.»

«Stavo dicendo che sono contento di vederti qui... In realtà, di vederti in generale.» Allunga una mano verso la mia direzione e mi accarezza dolcemente la mano. Questo contatto mi disturba, seppur io non sappia il perché, perciò decido di allontanarmi.

Tuttavia, quando sto per scostarmi, qualcuno mi precede. E quel qualcuno, ovviamente, è Jason.

Blocca il braccio di Adam in una presa ferrea e, trucidandolo con lo sguardo, scandisce: «Toglile le mani di dosso.»

Schiudo le labbra e posando la mia mano su quella di Jason, incrocio i nostri sguardi.

Lui mi guarda attentamente, squadrandomi da capo a fondo. Fortunatamente, capisce il mio intento e, con uno sguardo fulmineo verso Adam, lo lascia andare.

«Vattene.» gli ordina in seguito, dandogli le spalle.

Jason mostra un atteggiamento indifferente nei suoi confronti, infischiandosene altamente della sua presenza.

«In realtà stavamo parlando.» ribatte Adam, guardandolo dal basso.

Lui però, senza neanche voltarsi e degnarlo di uno sguardo, risponde: «Appunto, stavate. Adesso togliti dalle palle.»

Sbuffo sonoramente e, rivolgendo ad Adam un lieve sorriso, lo convinco ad andar via.

Subito dopo, sposto lo sguardo su Jason, che, dall'alto della sua stazza, sorride leggermente. «Ciao...»

Per poco non mi sciolgo a causa del tono della sua voce. Infatti, nascondo a stento un ghigno compiaciuto sotto i baffi e, spostando alcune ciocche di capelli dietro le spalle, incrocio le braccia al petto. «Sei sempre molto garbato, devo dire.»

«È un cazzone... Non merita di essere trattato gentilmente.»

Roteo gli occhi al cielo e continuo: «Comunque... Tu che ci fai qui? Non avevi detto che non volevi venire?»

«Sì, fino a quando qualcuno non mi ha mandato un messaggio con su scritto che sarebbe andata.»

Aggrotto compiaciuta le sopracciglia e, addolcendo il tono della voce, domando: «Quindi sei venuto per me

Jason interrompe il contatto visivo, cercando in tutti i modi di non sorridere. Tuttavia, i suoi occhi lo tradiscono, eppure nega dicendo: «No, non l'ho fatto per te. Semplicemente... Venivate entrambe e quindi, per evitare di-»

Io, però, lo interrompo e gli tiro dei piccoli buffetti sul braccio. «Sì, sì, proprio per questo.»

Emette un sospiro divertito e mi posa le mani sui fianchi, avvicinandomi a lui.

«Anche se fosse?» domanda con voce roca, a un soffio dalle mie labbra.

Inarco le sopracciglia e schiocco la lingua sul palato. «Vorrebbe dire che non puoi stare lontano da me per più di qualche ora.»

Scoppia in una piccola risata e avvicina ancora di più le sue labbra alle mie, baciandomi.

Chiudo gli occhi, godendomi a pieno quel momento, nonostante non siamo soli.

Ci baciamo per diversi minuti fino a quando non ci scostiamo l'uno dall'altra. Lui però, facendolo, sposta lo sguardo alla sua sinistra, incrociando quello di sua sorella.

Appena la vede, la sua espressione si incupisce e diventa più seria.

Immagino sia per quello che gli ha detto questa mattina...

Lei si avvicina a noi e, reggendo a stento lo sguardo intenso di suo fratello, inspira profondamente. «Tu che ci fai qui?»

Lui non risponde, semplicemente toglie le mani dai miei fianchi, incrociandole al petto.

Lancio uno sguardo a Sally per ricordarle ciò che ci siamo dette questo pomeriggio, e lei sembra capirlo, poiché, inumidendosi le labbra, prende parola: «Senti Jason, mi dispiace per quello che ho detto. Lo sai che non penso quelle cose, o almeno sai che non te ne faccio una colpa, ma ciò che mi ha dato fastidio è stato il fatto che tu abbia pensato, anche se solo per un momento, che a me non importasse nulla del passato. Non è così, e lo sai bene, o non avrei aspettato diversi giorni per dare a papà la conferma definitiva.»

Jason, però, muove la testa in segno di diniego: «Non devi scusarti, hai detto semplicemente la verità. Mi sono comportato come lui: vi ho lasciate quando avevate più bisogno di me e mi sono preoccupato solo di me stesso, dimenticandomi di voi.» Ha gli occhi puntati sul pavimento, con fare colpevole, e questo mi stringe il cuore.

«Stavi soffrendo, Jason... È normale che tu in quel periodo non abbia capito più niente. Ti sei sentito invaso da tutte le responsabilità, in quanto unico uomo della famiglia, e sei crollato.» mi intrometto, cercando di impedirgli di farsi soffocare dai sensi di colpa. «Sì, forse hai sbagliato, ma sei umano... Chi non ha mai commesso degli errori?»

«Gli stessi errori per i quali però io non perdonerò mai mio padre... E per i quali non perdonerò mai me stesso.»

«È diverso, Jason. Tua madre e Sally sapevano che tu per loro ci saresti sempre stato, nonostante fossi partito. Al contrario di vostro padre, che vi aveva lasciati definitivamente e senza un valido motivo.» Intreccio le nostre dita e continuo: «So che in questo momento tu ti senta in colpa, ma credimi se ti dico che non ne hai nessun motivo. Così come non hai nessun motivo di paragonare ciò che hai fatto tu a ciò che ha fatto lui.»

Jason sta per dire qualcosa, quando, però, qualcuno ci interrompe, mettendo fine alla nostra conversazione.

Quel qualcuno è il signor Miller che, da sopra il piccolo palchetto, richiama l'attenzione degli invitati, battendo un cucchiaino sul bicchiere in vetro di champagne.

Ci voltiamo tutti e tre verso di lui, piombando in un silenzio totale.

«Buonasera a tutti, e grazie per essere venuti.» Un sorriso smagliante si forma sul suo volto. «Sono molto felice di vedervi in un giorno tanto speciale per me. Certo, non è stato facile arrivare fin qui... Sono partito da capo, ho costruito una nuova vita, e questo è stato, per certi versi un aspetto positivo, ma anche negativo...» Punta il suo sguardo su Sally e Jason, rimanendo sorpreso dalla presenza di quest'ultimo. Appena lo vede, sbatte le palpebre più volte, non riuscendo quasi a credere di vederlo lì, e poi sorride, felice. «Tre anni fa, quando ho deciso di ribaltare la mia vita, ho perso i miei figli, la gioia più grande della mia vita.» La sua voce si incrina lievemente, perciò si ferma qualche secondo prima di continuare. «Ma sono qui stasera, e ho intenzione di recuperare quanto perso. E spero loro possano condividere con me la presenza di tre nuovi arrivati in famiglia...»

Tre nuovi invitati?

Il signor Miller si schiarisce la voce e in seguito, con emozione palpabile, continua: «Mia moglie Madeline, il mio figliastro Adam... E il bambino che sta per arrivare, pronto a ricevere tutto l'amore di due genitori. Non vediamo l'ora di immetterci in questa nuova avventura. Non sarà facile, è vero, ma le cose più complicate sono anche le più belle, per questo-»

Smetto di ascoltare le sue parole e rivolgo istintivamente il mio volto verso quello di Jason e Sally, notando come improvvisamente impallidiscono.

Sally ha gli occhi sgranati e la bocca schiusa dalla sorpresa, mentre Jason guarda suo padre attentamente, come se non riuscisse a credere a quello che è stato appena detto.

Tutto il resto degli invitati sembra condividere espressioni piene di gioia e di buon augurio, mentre quelle dei due fratelli accanto a me sono a dir poco pietrificate. E lo è anche la mia, avvolta da uno stupore evidente.

Il signor Miller e la madre di Adam stanno aspettando un figlio?





💖SPAZIO AUTRICE💖

Io dico solo di prepararvi perché da questo capitolo in poi andrà quasi tutto male male male. 📉📉📉

Segniamo la prima batosta per Sally e Jason, ma aggiungiamoci a questa altre 1000.

E chi sarà una delle vittime di tutto questo? ovviamente la nostra Lotts.

Comunque io non vi spoilero più nulla, dico solo che ci saranno pochi momenti ancora spensierati prima che inizi la "catastrofe".

Quindi, godiamoceli bene che poi si apre il vero sipario (e finisce il primo volume di (Im)perfect 😭)

Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto, se così (e se vi va) lasciate una stellina🌟

ci vediamo al prossimo capitolo, ciaoo❤️

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