Chapter thirteen
Eccolo lì, immobile sulla soglia della porta, con una sigaretta in mano e una nuvola di fumo attorno a lui. Ha un aria superficiale, indifferente, come se avesse già dimenticato cosa ha fatto soltanto poche ore fa. Questo mi fa arrabbiare ancora di più, perché ha sbagliato, e l'ho fatto anche io quando ho baciato Adam, ma lui non aveva nessun diritto di ridurlo in quello stato. E poi non capisco perché abbia reagito in quel modo se lui aveva fatto la stessa identica cosa con Ally. Non nego che, quando li ho visti insieme, ho dovuto trattenere ogni singola cellula del mio corpo per non fare una scenata, ma non l'ho fatto. Non l'ho fatto perché non potevo farlo. Perché lui è libero di fare ciò che vuole, così come lo sono io. Perché tra noi c'è stato un solo e unico bacio... un bacio che lui ha dimenticato subito.
«Alla buon'ora!» Esclama Sally, dirigendosi a grandi falcate verso Jason.
Lui la ignora completamente, sbuffando infastidito. Spegne la sigaretta nel posacenere posato sul muretto accanto alla porta e si rinchiude in camera sua.
Sbarro gli occhi per l'incredibilità di questa situazione e per la sconsideratezza di questo arrogante, e rivolgo la mia attenzione a Sally, la quale è su tutte le furie.
«Oh no, non te la caverai così facilmente!» Sbraita la mia amica, precipitandosi in camera del fratello.
Quando qualcosa o qualcuno fa infuriare Sally, è difficile che lei lasci perdere. Il suo ego smisurato non le permettere di lasciare agli altri l'ultima parola e, a volte, questo mi infastidisce molto, ma non ora. Non ora, perché Jason merita una bella sfuriata da parte di sua sorella.
Spalanca la porta e si avvicina al grande letto che occupa parte dell'ampia stanza disordinata e sfila le cuffiette dalle orecchie del fratello.
«Porca puttana... Che vuoi?!» Sbuffa Jason infastidito.
Sally scoppia in una risatina isterica, poi risponde a tono: «Che voglio? Beh, fammici pensare...» Picchietta il dito indice sul mento, fingendo di riflettere su qualcosa. «Vorrei solo che mio fratello avesse un briciolo di cervello in quella zucca ormai vuota da tempo!» Si fa subito seria e mette ambedue le mani sui fianchi.
«Ricevuto, contatto il genio della lampada e ti faccio sapere.. Ora esci, anzi, uscite» Mi lancia un'occhiata fugace e si rimette le cuffiette nelle orecchie.
Sally è al limite di sopportazione e me ne rendo conto dalle sue guance diventate improvvisamente rosse per la rabbia e dal modo in cui picchietta il piede destro sul pavimento.
«Non puoi fare così! Non puoi fare una cazzata e dimenticarla subito dopo senza aspettarti delle conseguenze!»
Lui fa spallucce e ciò fa innervosire di più sia sua sorella che me.
È proprio un superficiale senza limiti!
Non può picchiare un ragazzo più violentemente di un animale e ignorare chiunque lo rimproveri.
«Sai cosa sei, Jason? Un immaturo! Uno di quelli che non riesci a sopportare minimamente! Ogni giorno che passa, diventi sempre più insopportabile...»
Nessuna risposta.
Nessun movimento.
Niente di niente.
Se fino a questo momento ho creduto che starmene zitta, in disparte, lasciando che Sally se la vedesse da sola, fosse la soluzione migliore, adesso rimangio tutto e mi faccio avanti come meglio posso.
«Ti rendi conto del male che hai fatto a lui e non solo?» Chiedo stizzita, incrociando le braccia al petto e avvicinandomi al letto.
Lui non sembrava aspettarsi questo mio inserimento improvviso, infatti ci mette un po' prima di rispondere, ma poi, con la solita indifferenza, risponde: «Beh, certo che me ne sono reso conto, l'ho picchiato io. E l'avrei ridotto anche peggio, se solo voi ficcanaso del cazzo non vi foste messe tra i piedi!»
Basta, adesso è troppo. La sua arroganza mi stupisce ogni volta sempre di più. Sally ha pienamente ragione quando dice che, in questi casi, è un immaturo.
«E perché avresti dovuto ridurlo peggio di come è ora? Ah, no, aspetta! Lo so! Perché ci stavamo baciando! È questo il problema, non è vero?»
Un silenzio tombale cala nella stanza e la tensione è palpabile. Mi pento all'istante delle parole appena pronunciate, ma, per quanto vorrei, non posso tornare indietro.
La mascella di Jason serrata, le sopracciglia di Sally aggrottate e i miei battiti accelerati.
Mi maledico mentalmente per ciò che ho appena fatto.
«In che senso..? Che vuol dire che hai picchiato Adam solo perché baciava Charlotte?» Chiede Sally confusa.
Jason guarda prima lei e poi me. In seguito, con l'espressione più fredda che io abbia mai visto e guardandomi dritto negli occhi, risponde secco: «Ma che cazzo ne so io delle idee che frullano in testa a questa patetica del cazzo. È solo in cerca di attenzioni, non lo vedi?»
Schiudo le labbra per ciò che ha appena detto e sento il mio cuore precipitare.
"Patetica del cazzo in cerca di attenzioni", è davvero così che mi vede? È questo che pensa quando mi guarda?
So che Jason è adirato in questo momento, anche se non lo dà a vedere, ma non avrei mai immaginato che potesse dire queste cose, e che potesse dirle a me.
Mi sento davvero patetica. Patetica per aver creduto che, solo per un fottutissimo bacio, fosse cambiato qualcosa nel comportamento di Jason nei miei confronti. Pensavo che, forse, non si trattasse soltanto di semplice "conoscenza" o amicizia, ma mi sbagliavo, mi sbagliavo di grosso.
Gli occhi iniziano a pizzicare e cerco di non sbattere le palpebre per non far uscire le lacrime che preannunciano di venir fuori a raffica.
Non guardo Jason negli occhi, non riuscirei a reggere lo sguardo di quei due profondi occhi scuri così freddi, ma anche così affascinanti.
Mi precipito fuori dalla camera e l'ultima cosa che sento prima di chiudermi nella mia stanza è la voce di Sally dire: «Sei proprio un coglione».
Mi siedo dinanzi alla porta con le ginocchia al petto e la testa interposta tra di esse.
La schiena appoggiata alla porta bianca, le gambe nude che fungono da scivolo per le mie lacrime, i capelli attaccati al viso a causa del sudore, un peso nel petto. Mi sento uno schifo, ed è colpa sua e delle sue crudeli parole.
Il dolore si trasforma in rabbia, le lacrime svaniscono, il viso si asciuga. Jason, anche se con delle semplici ma affilate parole, mi ha fatto molto male e sento un irrefrenabile e inarrestabile bisogno di fargliene anche io. Sento la necessità di fargli assaggiare la sua stessa medicina, e, per quanto ne so, c'è solo una cosa le lo farebbe andare su tutte le furie.
Mi alzo dal pavimento, mi avvicino al comodino bianco di fianco al mio letto e prendo il telefono tra le mani.
Quattro lettere. Il nome della persona che più farebbe adirare Jason in questo momento. Il ragazzo capace di farlo innervosire solamente con uno sguardo di troppo.
Digito il suo nome sul display e lo chiamo. Risponde dopo diversi squilli.
«Ehi, Charlotte, ciao... non aspettavo una tua chiamata» Ha la voce impastata dal sonno, probabilmente l'ho svegliato.
«Oh, cavolo, stavi dormendo?» Chiedo preoccupata. Non volevo disturbarlo, soprattutto dopo ciò che ha passato.
«Sì, ma non fa nulla. Mi sarei comunque dovuto svegliare prima o poi, no?»
Mi scappa una piccola risata e annuisco, come se potesse vedermi.
«Senti, posso... posso venire a casa tua? L'aria qui si è fatta pesante e ho bisogno di svagare un po' la mente.» O di far imbestialire qualcuno, mi ricorda la vocina nella mia testa.
«Certo che sì, sai che sei sempre la benvenuta e che puoi venire quando vuoi»
«Grazie Adam, grazie davvero» Riattacchiamo dopo poco e sul mio viso compare un piccolo ghigno.
Non posso essere sempre io quella a soffrire, a stare male, a infuriarsi per lui... È ora che anche Jason capisca che a ogni azione corrisponde una reazione. Adesso sono io ad avere una reazione, e non mi interessa minimamente come si sentirà, cosa dirà o farà.
Cerco nell'armadio qualcosa di molto provocante, perché ho intenzione di giocare sporco con Adam, e, dopo diversi minuti passati a scartare capi di tutti i tipi, decido di mettere un top con capestro e nodo nero che lascia l'intera pancia scoperta, un pantaloncino di jeans molto corto che mi copre a malapena le natiche e delle sneakers bianche.
Grazie Sally per aver messo parte della tua roba nel mio armadio!
Metto un filo di mascara e una minima quantità di rossetto rosso, prendo il telefono e faccio un respiro profondo prima di uscire dalla stanza.
Spero di trovare Jason in salotto in modo che possa vedermi uscire in questo stato.
Fortunatamente, si trova in cucina. Ha appena preso una birra dal frigo e si sta dirigendo in salotto. Appena mi vede, si immobilizza all'istante e mi squadra da capo a piedi. La sensazione di essere nuda davanti ai suoi occhi mi pervade, ma cerco di cacciarla via e di essere più forte.
«Dove cazzo vai vestita così?»
Aspetto un po' prima di rispondere incerta su cosa dire, ma poi una risposta brillante mi viene in mente e, con tutta la calma del mondo, rispondo: «Oh, beh, soltanto a cercare attenzioni e, tranquillo, non di certo da te.» Schiude le labbra appena capisce a cosa sto alludendo. Il suo fastidio è palpabile, così, per farlo innervosire ancora di più, continuo: «Ci vediamo stasera, o stanotte, no, forse domani mattina è meglio. Sai, in realtà non lo so. Potrebbe trattarsi di una cosa molto lunga. Ciao, ciao!» Lo saluto agitando la mano con un ghigno perfido e vedo i nervi del suo viso contrarsi. Esco di casa con aria trionfante e ispiro una buona quantità di coraggio e irrazionalità per ciò che andrò a fare.
***
Dieci minuti dopo sono davanti alla porta della casa di Adam, in attesa di bussare. Il nervosismo si è impossessato di me e i battiti del mio cuore hanno cominciato ad accelerare come mai prima d'ora. Per una frazione di secondo, prendo in considerazione l'idea di andare via e di non fare qualcosa di cui potrei pentirmi. Poi, però, il ricordo di tutto quello che è successo in questi ultimi giorni mi dà la spinta necessaria a suonare quel campanello e a infondermi un'altra buona dose di audacia.
«Ehi... ciao» Adam apre la porta pochi minuti dopo.
«Ciao...» Sussurro timidamente, sistemando una ciocca di capelli dietro le orecchie.
Lui è lì, davanti a me, con i capelli scompigliati dal sonno e la camicia leggermente sbottonata sul davanti. Anche se in questo stato, Adam si presenta come un ragazzo molto carino, eppure non mi sento attratta da lui come succede con Jason.
Mi guarda da capo a piedi, schiudendo leggermente le labbra e nei suoi occhi mi pare di scorgere una scintilla di desiderio.
«P-posso entrare?» Domando, indicando l'interno dell'appartamento e cercando di sfuggire a quella situazione terribilmente imbarazzante.
Sembra risvegliarsi dallo stato di trance in cui era stato catapultato e annuisce goffamente. «Ehm, sì, sì, certo che puoi. Vieni, entra pure.»
Ammicco un sorriso compiaciuto e lo seguo all'interno della casa. La prima stanza che mi si presenta davanti è la cucina. Attaccati alla parete decorata da una carta da parati color crema, vi sono dei pensili colore beige abbastanza moderni. Dinanzi la cucina è posto un tavolo da pranzo in legno finto chiaro rettangolare. La cucina è un over space con il grande salotto, occupato da un largo divano componibile sui toni del beige e una panca con sopra un grande televisore moderno. La stanza è molto luminosa e dai colori caldi, il che mi mette molto a mio agio. C'è poi un balconcino, arredato con poltrone da esterno e diverse piante esposte, che affaccia sul mare. Il panorama è mozzafiato. Come poteva non esserlo? L'appartamento si trova pur sempre al decimo e ultimo piano.
«È una bellissima casa... come fai a permettertela se non lavori?»
«Mia madre è molto ricca e ogni mese mi dà una buona quantità di denaro per portare avanti una vita abbastanza... benestante, diciamo.»
«Non hai fratelli o sorelle?» Domando, guardandomi intorno.
«No, purtroppo sono figlio unico. Questo, però, ha anche degli aspetti positivi, se si tiene conto di ciò che ti ho appena detto.»
Scoppio in una piccola risata e annuisco. «Già...»
L'essere figlio unico ha dei vantaggi, tra cui questo, ma anche degli svantaggi. Anche io, come Adam non ho fratelli o sorelle, e ci sono stati davvero molti momenti, quando ero piccola, in cui mi sentivo sola e sentivo il bisogno più profondo di avere qualcuno con cui poter giocare, parlare fino a notte fonda, a cui poter raccontare tutti i miei segreti. Poi è arrivata Sally e la mia vita è cambiata. Il vuoto che sentivo dentro si è colmato e ho iniziato a fare e a dirle tutto, senza mai aver paura di essere giudicata.
Rimaniamo in silenzio per una decina di secondi che sembrano interminabili.
È il momento, Charlotte. Ripeto tra me e me.
Con un ghigno malizioso mi avvicino ad Adam, accorciando bruscamente la distanza che ci separava fino a poco fa. Gli accarezzo con due dita la parte del petto scoperta dalla camicia e questo lo lascia confuso. Probabilmente non capisce le mie intenzioni.
«Non ti senti solo a volte in una casa così grande... con i genitori in un'altra città?»
«Ehm... sì, qualche volta sì» Si gratta la nuca nervosamente. Il respiro affannoso, i battiti accelerati del suo cuore.
Notando la sua agitazione, un ghigno ancora più malizioso e compiaciuto mi appare in volto.
«Ti sto agitando per caso?» Gli accarezzo il labbro inferiore.
Cerca di decifrarmi, di capire dove voglio andare a parare e, quando lo capisce, sbarra velocemente gli occhi e si scosta da me.
«Charlotte, non lo vuoi davvero.»
Rimango confusa da questo suo atteggiamento, non pensavo reagisse così. In fondo, è stato lui ha dirmi che, quando mi ha baciata, ha provato qualcosa. Tuttavia, non mi lascio scoraggiare e, con il solito tono sensuale, continuo.
«Invece sì, lo voglio» Mento a me stessa. In realtà non voglio farlo, soprattutto con lui, voglio solo far un dispetto a Jason, e so che mi sto comportando come una bambina, ma non voglio cedere. «E sono sicura che lo vuoi anche tu... devi solo ammetterlo»
Rimane in silenzio per qualche secondo, incerto su cosa dire o fare, ma poi si lascia andare. Si avvicina nuovamente a me, mi prende il viso tra le mani e si fionda sulle mie labbra. Le sue labbra solo calde, la sua lingua dolce si muove nella mia bocca e la sua erezione preme contro il mio ventre. Con la mente offuscata dal desiderio di vendetta, sbottono la sua camicia e gliela sfilo, gettandola sul pavimento. Faccio lo stesso con il mio top e lui, appena vede il mio seno nudo, schiude le labbra e si concentra su di esso.
«Puoi toccare» Sussurro, non pienamente sicura.
Non se lo fa ripetere due volte. Prende con una mano il mio seno sinistro e inizia a baciarlo e a strizzare lievemente il capezzolo.
Continua a baciarmi, mentre mi fa stendere sopra il divano e si posiziona sopra di me. Si slaccia la cintura e si abbassa i pantaloni. Mi sfila gli short e le mutandine e una sensazione di pentimento si fa strada in me. Non ho più voglia di farlo, non con lui. Non voglio perdere la mia verginità con un ragazzo che non mi piace, ma non ho voglia di tornare indietro e darla vinta a Jason. A malincuore lo accolgo dentro di me, dopo che si è infilato il preservativo. Sussulto appena entra e sento gli occhi inumidirsi. Le sue spinte solo lente e il suo viso rilassato. A differenza sua, però, io non sono per niente tranquilla, l'ansia si è impossessata di me e si manifesta con delle lacrime che scendono giù lungo il mio viso.
«È tutto okay...» Adam cerca di rassicurarmi, ma non ci riesce. Non ci riesce perché mi sono appena pentita di avergli dato la cosa più preziosa di ogni essere umano. Perché non era con lui che volevo perdere la verginità. Perché non era così che immaginavo sarebbe stata la mia prima volta.
Raggiungiamo l'apice del piacere insieme e lui si stende sul letto accanto a me, mentre io sprofondo nella vergogna.
💖SPAZIO AUTRICE💖
Vedo le vostre bocche spalancate fin qua, amiche mie, perché anche la mia lo è.
La nostra Lots ha fatto qualcosa di molto, anzi, troppo avventato. Ha capito l'errore, ma oramai era troppo tardi.
Nel prossimo capitolo scopriremo più a fondo come si sente Charlotte e tutto ciò che prova a riguardo.
Non mi sento in dovere di arrabbiarmi con lei, perché è già distrutta di suo, ma chissà come la prenderà Jason una volta saputa la notizia. Ho già in mente le circostanze di come la scoprirà e diciamo che sarà il momento peggiore in cui lui lo potrà scoprire. Avete già qualche idea a riguardo? Comunque non è sicuro! Ancora devo vedere e rifletterci su.
Una di voi, quando avevo messo il box su Instagram, si era già fatta una mezza idea su cosa Charlotte avesse fatto. Quindi brava! Colgo l'occasione per chiedervi se mi volete seguire anche lì (mi chiamo annaa_storiess) in modo da poter commentare insieme i capitoli, darvi qualche piccolo spoiler e farvi/ rispondere ad alcune domande. ❤️
⚠️ATTENZIONE⚠️
Ovviamente la prima volta con Jason sarà più accurata nei minimi dettagli. Volevo distinguerla da quella di Adam, perché Jason ha altri modi.. 😅😜
Comunque, se il capitolo vi è piaciuto (e se vi va) lasciate una stellina.🌟
Pagina Instagram della storia:
annaa_storiess
Profilo tik tok della storia:
anna_storiess_
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