Chapter seven

Esco dal palazzo, ancora estremamente preoccupata per mia madre, e cerco Adam in giro, ma non trovo nessuno, soltanto diverse macchine che vanno avanti e indietro aiutando, con i loro fari, i lampioni della strada e le luci dei palazzi e dei negozi ad illuminare la via.

Sfilo il telefono dalla borsa e controllo l'orario: 8:13 p.m.

Forse Adam sarà in ritardo. Mi fermo, dunque, ad aspettarlo, controllando ogni macchina che si ferma davanti, o a pochi metri da me, sperando che in una di queste ci sia lui.

Dopo un po' controllo nuovamente l'ora: 8:48 p.m. Provo a chiamarlo più e più volte, ma parte sempre l'odiosa voce della segreteria telefonica.

Mi fanno oramai male le gambe, così decido di sedermi sul marciapiede, abbassandomi i lati della gonna. Posiziono un gomito sul ginocchio destro e appoggio sul palmo della mano la mia guancia. Controllo un'altra volta l'ora del telefono: 9:59 p.m.

È ufficiale: mi ha dato buca. Avrà avuto un imprevisto all'ultimo minuto, ma ciò non toglie il fatto che avrebbe potuto avvisarmi.

Stanca di aspettare, mi alzo dal marciapiede e mi dirigo davanti al portone del palazzo. Sto per aprirlo, quando qualcuno mi precede. Due profondi occhi castani mi fissano curiosi. Jason è proprio qui davanti a me, con un telefono all'orecchio. Aggrotta la fronte dopo avermi vista e liquida la persona, con cui fino a pochi istanti fa stava parlando, con cinque semplici parole: "ti devo lasciare, ci sentiamo". Riposa il telefono nella tasca destra della giacca di pelle e rivolge la sua attenzione a me.

«Tu che ci fai già qui?»

«Volevi dire: tu che ci fai ancora qui» Sì, perché in realtà non me ne sono mai andata.

«Non dovevi uscire con...» Muove la mano davanti a sé, come se non ricordasse il nome. «Ah, sì! Adam il coglione»

Ruoto gli occhi al cielo e sbuffo.

«Adam» Sottolineo io suo nome per riprenderlo e poi continuo: «non è più venuto» Rispondo, cercando di troncare la conversazione.

Purtroppo, però, il mio piano fallisce all'istante. Infatti, Jason subito dopo aggiunge:

«Hai aspettato qui per tutto questo tempo? E poi, hai aspettato lui

Se avessi saputo che non si sarebbe proprio presentato, di certo non avrei sprecato tutto questo tempo.

Annuisco con la testa e lui rimane in silenzio per un po'. Poi, guardandomi da capo a piedi, aggiunge:

«Vieni, andiamo»

Si dirige verso una moto sportiva a due posti nera. È bellissima.

«Scusa, cosa stai facendo?»

«Ti porto a fare un giro, ormai sei pronta»

A fare un giro? Con lui? Ma anche no.

«Io non vengo» Sentenzio impassibile.

«Avanti,» Mi porge il casco che aveva portato per lui. «non fare la noiosa»

Devo dire che, in effetti, l'idea di salire su quella moto mi alletta tanto, anche perché io adoro le moto. Infatti, appena avrò i soldi necessari per farlo, me ne comprerò una.

«Puoi permetterti una Kawasaki Ninja H2R?» Chiedo, osservandola attentamente. Questa moto costa davvero tanto.

Lui si irrigidisce per un attimo, restando immobile, poi, con un'espressione sorpresa, e anche compiaciuta, sul volto, si gira verso di me e mi chiede:

«Conosci le moto?»

Sposto il peso del corpo da un piede all'altro, incrociando le braccia al petto, e poi rispondo:

«Beh, sì...immagino di dovere questa mia cultura alla quantità infinita di interviste che sfogliavo durante i pomeriggi o a tutti i film e i programmi inerenti le moto»

Sistemo una ciocca di capelli dietro le orecchie, imbarazzata da questa rivelazione.

Nonostante ci sia un lato in me che desidera una vita come quella delle principesse Disney, ce n'è anche un altro che è appassionato di moto e macchine sportive.

«Comunque sì, posso permettermela. Fortunatamente in questi anni ho messo da parte un po' di soldi e i miei genitori mi hanno prestato la parte mancante, quindi... »

Wow. Deve aver messo da parte molti soldi, sono impressionata.

«Allora, vieni o no?» Continua in seguito.

Lo guardo indecisa per un paio di secondi, ma poi accetto. Mi avvicino di più a lui, gli sfilo il casco dalle mani e, osservata da lui con un sorrisino sul volto, salgo sù.

«Me la lascerai guidare qualche volta?» Chiedo, mentre sale sulla moto e regola il casco.

Mi pento subito di aver fatto quella domanda.

Lui volta di poco il viso verso di me, ghigna beffardo e risponde:

«E lasciare che la mia piccola si smonti in mille pezzi durante il tragitto? Non ci penso neanche»

Gli do un colpetto sul braccio e partiamo.

Arriviamo in una strada deserta e lui aumenta a dismisura la velocità. La cosa, però, non mi dispiace affatto. Cioè, è pericoloso, ma adoro la sensazione del vento che mi agita i capelli in aria. Stacco le braccia dal suo busto e le allargo, sospendendole in aria.

In questo momento mi sento davvero libera.

Emetto un urlo di gioia, un urlo di sfogo.

Jason inclina leggermente il viso e increspa lievemente le labbra in un piccolo sorriso.

C'è un minimarket lungo la strada, così Jason decide di fermarsi e parcheggiare lì davanti.

«Aspetta qui» Dice, alzandosi di poco il jeans, e passandosi una mano fra i capelli.

In questo momento è super sexy, con i capelli leggermente scompigliati dalla brezza del vento, con la giacca di pelle e il casco in mano.

Faccio ciò che mi dice e lo vedo entrare nel minimarket. Esce poco dopo con un sacchetto di carta tra le mani.

Se ha preso qualcosa da mangiare, gli sono grata, è da forse un'ora che mi brontola lo stomaco incessantemente.

Si avvicina alla moto e mi porge il sacchetto, chiedendomi di tenerlo. Allontano tra di loro i lati di carta e cerco di sbirciare all'interno. Ci sono quattro lattine, tra cui due di birra e due di coca cola, e due pizzette circolari avvolte da un involucro di plastica.

Appena sale sulla moto, accende il motore e sfrecciamo via.

Dopo circa cinque minuti, ci fermiamo di nuovo, questa volta ad un'area di sosta. Non c'è nessuno, quindi accostiamo lì.

Scendiamo entrambi dalla moto, mi tolgo il casco e lo aggancio allo sterzo. Mi guardo intorno e vedo soltanto una cosa: il nulla.

Se non lo conoscessi, penserei che vorrebbe uccidermi e non far trovare il mio corpo.

Tiro dei piccoli calcetti alle pietroline della strada e giocherello con le punte dei capelli che mi ricadono sul petto.

«Vieni o no?» Chiede Jason, agitando in aria le due lattine.

«Vuoi mangiare qui?» Chiedo scettica, indicando la strada.

«Dove sennò?»

Sbuffo, ma poi mi avvicino a lui, perché so che non cambierebbe comunque idea.

È appoggiato alla sella della moto, mentre apre una lattina di birra.

«Vuoi?» Mi chiede, porgendomela.

«No, non bevo» Rispondo abbassando lo sguardo.

«Come immaginavo» Aggiunge con un ghigno.

Allora perché chiedermelo?

«Tieni questa» Sfila dal sacchetto una delle lattine di cola e me la lancia. La prendo per miracolo, di solito non ho tutta questa fortuna.

«Vuoi sederti?» Mi chiede, indicando con un cenno del capo il sedile della moto.

Annuisco e mi avvicino a lui. Mi alzo un po' sulle punte dei piedi e mi siedo, aiutandomi con le mani.

«Allora...cosa ti ha spinto?» Gli chiedo dopo un po', bevendo un sorso di cola.

Lui mi guarda confuso e chiede: «Spinto a fare cosa?»

«Ad accompagnarmi qui e stare con me...insomma, ti ho fatto pietà?»

Sghignazza e poi risponde: «Ti consideri davvero così poco da pensare che, se una persona ti invita a  fare un giro, è per pietà

«Sì, se quella persona inizia per J- e finisce per -ason Miller. I tipi come te non fanno niente per gentilezza, hanno sempre un secondo fine»

Conosco i ragazzi come lui, loro vogliono qualcosa solamente per i loro interessi. Non chiedono, loro prendono e basta. Loro prendono le cose e poi le rigettano quando si sono stancati, quando queste sono diventate inutili.

«Senti, se io sto con te, è perché lo voglio e basta» Pronuncia questa frase guardandomi intensamente negli occhi e questo mi mette a disagio, così abbasso gli occhi sull'asfalto.

«Ma tu non stavi uscendo? Quando mi hai vista giù in strada, intendo»

Fa spallucce, sposta lo sguardo altrove e beve un sorso di birra.

«Non era niente di importante, soltanto una stupida uscita tra amici»

E lui ha rinunciato per me? Questo pensiero mi fa sorridere.

«Piuttosto, com'è nata la tua passione per le moto?»

Mi sistemo una ciocca di capelli dietro le orecchie e rispondo:

«Mio zio aveva un'officina e io ci andavo spesso dopo la scuola. Mi ha trasmesso lui questa passione»

«Beh, prima d'ora non avevo mai incontrato una ragazza appassionata di moto, soltanto di trucchi e vestiti. Complimenti, Stone» Mi porge la mano e io non posso fare a meno di ridere.

«Grazie Miller, ma mi stupisce il fatto che nel tuo letto non sia mai entrata una con questa passione. Insomma, saranno state moltissime...sicuro che non ce n'è stata neanche una?»

«Neanche una» Ripete divertito, poi un ghigno malizioso gli compare sul volto e continua: «Magari potresti essere tu la prima»

Sposta il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra, ma io, lasciandolo completamente sorpreso, gli tiro un piccolo schiaffetto sulla fronte.

«Vola basso, Miller»

Lui sospira divertito, guardando la sua lattina. Dopo pochi secondi, si sente il suo telefono squillare. Lo sfila dalla tasca della giacca e risponde, scocciato, subito dopo.

«Che c'è?» Chiede infastidito.

Riesco a sentire appena, dall'altro capo del telefono, una voce femminile. La stessa che ho sentito questa mattina: quella di Ally.

Una sensazione di rabbia e fastidio aumenta sempre di più in me. Ma non so se è perché questa sera avrebbe rivisto lei oppure perché mi aveva mentito, dicendomi che sarebbe uscito con "amici".

«No, non vengo più. C'è Daniel lì, chiedi a lui. Senti, sono occupato. Ciao» Chiude la telefonata e ripone il telefono in tasca.

«Tutto bene?» Mi chiede, notando il mio fastidio.

«Benone...senti, che ore sono? Sono un po' stanca e vorrei tornare a casa»

Aggrotta le sopracciglia e, ignorando la mia domanda, continua:
«Sei sicura di stare bene?»

Annuisco e giro la testa di lato, per evitare il suo sguardo. Lui, però, si raddrizza e si posiziona davanti a me, allargandomi leggermente le gambe per farsi spazio. Tale gesto mi fa irriggidire e Jason, appena lo nota, sorride. Mette due dita sotto al mio mento e mi solleva il viso, così che i nostri occhi possano incontrarsi.

«Prima, quando hai sorriso, eri di una bellezza...disarmante, perfino per me»

Sento moltissime farfalle svolazzarmi nello stomaco senza controllo.

«Fallo più spesso. » Sposta le dita sulla mia spalla sinistra e l'accarezza lentamente.

Inspiro profondamente e abbasso lo sguardo sulla sua mano.

«Reagisci in modo strano al mio tocco...mi piace» Aggiunge, posizionando le mani sulle mie cosce.

Il cuore batte all'impazzata e il mio respiro diventa irregolare. Sale sempre di più con le mani, fino ad arrivare al mio sedere. A quel punto avanza di un passo, allargandomi di più le gambe. Successivanente avvicina la sua bocca alla mia e fa sfiorare le nostre labbra

«Jason, io...» Lo interrompo, anche se è l'ultima cosa che voglio fare in questo momento.

Lui aspetta un attimo prima di dire qualcosa, poi, accarezzando il mio naso con il suo, sussurra: «Sì, ho capito»

Abbozzo un sorriso, poi continua: «Vuoi tornare a casa?»

In realtà no, vorrei restare qui con lui tutta la notte, ma so che accadrebbe qualcosa di sbagliato se lo facessi, quindi mi limito ad annuire.

💖SPAZIO AUTRICE💖

Ciao amici!! Come state? Come sempre spero benissimo. Comunque, come vi è sembrato questo capitolo? Vi è piaciuto?

Che ne pensate del comportamento di Adam? 😐

E di quello di Jason? Fatemi sapere se vi è piaciuto la loro "uscita". Voi, al posto di Charlotte, avreste fermato Jason? 🤭

Se vi va lasciate una stellina🌟. Noi fi vediamo al prossimo capitolo, ciaoo. ❤️

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