Chapter forty

«Ti guardo ogni giorno e penso di non meritarti» ; «Ti sto portando nell'oblio con me. Non so se ne uscirò e non voglio che ci sia anche tu.» ; «Ho paura di fare del male anche a te.»

Queste esatte parole si ripetono nella mia testa da una settimana. Non mi fanno dormire, mi fanno entrare in uno stato di panico e confusione assurdo, sono capaci di farmi scoppiare a piangere anche quando sono con le mie amiche o semplicemente nel mio letto. Ogni volta penso di aver esaurito tutte le lacrime, ma non è mai così. La mia pelle le assorbe come il terreno con la pioggia. Attraversano il mio corpo, smuovendo ogni mia cellula e facendola impazzire. Io mi sento impazzire. Sono letteralmente sfinita da tutta questa situazione: ogni mattina incrocio Jason per casa e non mi degna neanche di uno sguardo. Il giorno non ho il coraggio di stare nella sua stessa stanza perché non riesco a reggere la tensione che si crea inevitabilmente tra di noi, e la sera... beh, la sera è il momento più straziante. Quando mi metto a letto sogno le sue mani lambire ogni centimetro della mia pelle, le sue labbra mordere le mie con passione e i suoi occhi bruciarmi sulla pelle. Avverto la sua presenza accanto a me, il suo respiro solleticarmi il collo, ma quando mi giro vedo soltanto... il nulla. L'altra metà del mio letto è sempre completamente intatta e priva del suo profumo. Ed ecco che crollo di nuovo, trascinando me stessa in un vortice di sofferenza e disperazione. Non abbiamo più parlato da quel giorno, ma io non mi sono ancora arresa, perché non sopporterei di non stargli più vicino.

Sfrego i dorsi di entrambe le mani sugli occhi e mi stiracchio, ancora molto intorpidita dalla notte.

Mi alzo dal letto e mi dirigo in bagno per sciacquarmi il viso con acqua gelata. Sono sempre molto stanca in questi giorni a causa delle poche ore di sonno che mi riservo ogni notte.

Mi soffermo sulla mia immagine allo specchio e quello che vedo non mi piace affatto. Gli occhi azzurri sono spenti, con prepotenti occhiaie sotto di essi, i capelli scompigliati e tremendamente annodati, mentre la maglietta del pigiama che indosso è sporca di non so cosa.

Faccio spallucce e mi avvicino alla porta per uscire. Quando, però, noto che seduto al tavolo accanto a Sally c'è anche Jason sbarro gli occhi e arretro, come se scottata da quella immagine.

Non voglio farmi vedere da lui in queste condizioni.

Increspo le labbra in un sorriso amaro verso me stessa non appena mi rendo conto di sembrare una quindicenne alle prime armi, anziché una diciannovenne che è stata appena lasciata brutalmente dal proprio ragazzo.

Tuttavia, non me ne curo molto e mi avvicino alla doccia. Ne approfitto per farmene una e lavare via ogni residuo di malinconia, seppur possa sembrare quasi impossibile.

Spreco un intero flacone di bagnoschiuma alla vaniglia e, dopo essermi asciugata, pettino i capelli, lasciandoli leggermente umidi sulle punte, poiché il caldo afoso di Miami mi rende letteralmente impossibile asciugarli. Lavo i denti il più velocemente possibile e cerco in qualche modo di sistemare le mie occhiaie. Non uso trucco, semplicemente alcune creme e molta, molta acqua. In seguito mi sfilo la maglietta grigia del pigiama e rimango con un semplice top bianco che uso di solito per dormire nel caso avessi caldo e non volessi rimanere completamente nuda. Guardandolo allo specchio, però, noto che è leggermente trasparente e che quindi si possono intravedere i capezzoli. Rifletto diversi secondi se tenerlo o meno, ma poi, agitando una mano davanti al viso, scaccio via quest'opzione e li raggiungo in cucina.

Stanno facendo colazione. Sally mangia del pane tostato, mentre Jason sorseggia semplicemente del caffè.

«Sei un'idiota...» La sento pronunciare al fratello, mentre mi avvicino a loro.

Spostano entrambi lo sguardo su di me, ma le reazioni che ne susseguono sono completamente diverse: Sally mi rivolge un sorriso smagliante e mi dà il buongiorno. Jason, invece... beh, lui non dice nulla, a stento mi guarda.

Mi siedo proprio davanti a lui e lo ignoro, proprio come lui sta facendo con me. Nel farlo, però, avverto una morsa potente all'altezza del cuore.

«Come hai dormito?» domanda la mia amica, cercando di sorvolare al disagio della situazione.

Le ho parlato di quello che è successo con Jason e devo dire che non è stato molto facile, dati i singhiozzi isterici con cui pronunciavo ogni singola parola. Lei però mi ha ascoltata e per poco, quando ha visto rientrare suo fratello, non l'ha preso a pugni davanti a me. Lui, ovviamente, non le ha dato la minima attenzione, chiudendosi, come al suo solito, in camera sua. In verità, all'inizio ero un po' restia dal raccontarle tutto, poiché è la sorella del diretto interessato. Poi, però, mi sono lasciata andare e le ho aperto il mio cuore, senza pentirmi neanche un secondo. I primi giorni era furiosa con suo fratello, ma fortunatamente poi la situazione è cambiata. Sono stata proprio io a consigliarle di non perderlo, perché l'unica persona che le era rimasta. Questo, tuttavia, ha portato certamente delle conseguenze: infatti Sally non perde occasione per parlare di me a Jason, facendogli battutine e lanciandogli spigolose frecciatine. Di questo, però, non mi lamento, perché le stesse vorrei fargliele anche io.

«È andata.» rispondo con esitazione.

No, in realtà non è andata, perché non ho chiuso occhio neanche un solo minuto.

Addento una fetta biscottata e sposto lo sguardo su Jason. Quando lo faccio, però, noto che il suo sguardo è fisso proprio sul mio seno. Abbasso gli occhi di rimando anche io e noto i capezzoli in rilievo.

Deglutisce il caffè con lentezza e subito dopo incrocia i suoi occhi nei miei.

È a disagio e in difficoltà. Lo noto dal modo ferreo in cui stringe la tazza e da quello in cui non riporta neanche solo un momento lo sguardo proprio lì.

Affondo nell'immensità delle sue iridi e lo prego silenziosamente di mettere un punto a questa situazione.

Gli occhi mi si inumidiscono inevitabilmente, ma lotto con tutte le mie forze per non piangere, non di nuovo.

A quel punto, lui distoglie lo sguardo e si schiarisce la voce.

«Non è più il caso.» pronuncia a un certo punto verso sua sorella.

Aggrotto le sopracciglia, senza capire a cosa si stia riferendo.

«Di che parli?» chiede Sally, pulendosi gli angoli della bocca con un tovagliolo.

Una sensazione negativa mi pervade, facendomi perdere per un attimo l'attenzione.

Ho paura di quello che potrebbe dire, perché la verità è che in questi giorni non so più cosa aspettarmi. Jason è diventato imprevedibile, potrebbe dire qualsiasi cosa gli passi per la testa, senza importarsene di nulla.

Lui si inumidisce le labbra e, scoccando un'ultima occhiata nella mia direzione, risponde: «Convivere.»

Sgrano gli occhi e per poco non mi affogo con il latte.

No, anche questo no, ti prego. Lo imploro mentalmente, sperando, seppur vanamente, che lui possa darmi ascolto.

«Non credo sia più opportuno vivere tutti e tre insieme. Ci stavo già pensando da un po' e credo che sia arrivato il momento adatto per dirlo.»

Non mi vuole più tra i piedi? È questo il punto?

Avverto un prepotente nodo formarsi all'altezza della gola, mentre scuoto la testa come se non riuscissi ad accettare le sue parole.

«Ci stai cacciando?» domanda Sally con un cipiglio sulla fronte.

Percepisco la rabbia scorrerle lungo le vene del braccio e la confusione invaderle la mente.

Jason, allora, si affretta a scuotere il capo in segno di diniego e aggiungere: «No, voi resterete qua. Io andrò da David per un po'. Ne ho già parlato con lui ed è d'accordo.»

Ed ecco che una lacrima mi riga le guance non appena penso che non lo rivedrò più ogni mattina; non sentirò la porta della sua stanza sbattere quando è arrabbiato; non vedrò più il suo giubbino di pelle in giro, e, soprattutto, non incrocerò più i suoi occhi ogni giorno.

Allora è davvero tutto finito...

Ma perché? Perché sta facendo questo?

Subito dopo però, la malinconia viene spazzata via da un potente senso di colpa. Lui sta andando via da casa sua, la casa che ha comprato lavorando sodo, soltanto per colpa mia. Lascerà il suo appartamento a noi e si trasferirà per la nostra rottura, e non è giusto. Non è giusto perché l'ospite, qui, sono io e ad andare via non deve essere di certo lui

Per questo, nonostante mi pesi terribilmente, schiarendomi la voce e asciugandomi le lacrime, li interrompo: «No.» Cerco di mostrarmi il più sicura e convincente possibile, seppure abbia ancora la voce leggermente spezzata. «Sarò io ad andare via. La casa è tua, perciò non vedo il motivo per cui devi essere tu a lasciarla.»

Non smetto un solo secondo di guardarlo negli occhi e noto la sua sorpresa nel sentirmi pronunciare queste parole. Ha le labbra schiuse e le iridi più scure del solito. Credo stia cercando in tutti i modi di farmi desistere, seppur in silenzio, da questa mia decisione. Non è contento di questa mia scelta, lo capisco bene, ma non mi importa. Non voglio addossarmi anche questo senso di colpa. Mi sentirei un'estranea a vivere in una casa non mia, sapendo di essere la causa per cui Jason si è sentito costretto a trasferirsi.

«Cosa? No!» La voce di Sally mi ridesta dai miei pensieri, interrompendoli bruscamente. «Charlotte, non esiste.»

Le prendo una mano e le sorrido confortevole. «Va tutto bene, Sally. Staremo comunque nella stessa città e poi al college ci sarà il dormitorio. Si tratterebbe soltanto di poche settimane.»

«Ma dove andrai?» domanda in seguito con un chiaro velo di malinconia in volto.

Già. Dove andrò?

Rifletto per diversi minuti sulla sua domanda. Le prime persone che mi vengono in mente sono Lily e Millie, ma a casa loro ci sono feste praticamente ogni sera e con l'umore che mi ritrovo non mi sembra proprio il caso. Penso allora ad Adam, ma poi ricordo cosa è successo l'ultima volta che sono stata a casa sua, e non mi va proprio di rivivere quel momento.

Quando, però, sto per fare spallucce e proporre un semplice Hotel, mi viene in mente un'ultima persona...

Matt.

Ricordo che al falò sulla spiaggia mi disse che abitava proprio davanti alla spiaggia e quindi non troppo lontano da Sally e Jason. In più, è sempre stato gentile con me. Mi sta molto simpatico e sono sicura che potrebbe rivelarsi un ottimo amico.

Perciò, senza neanche pensarci un minuto di più, rispondo: «Chiederò a Matt se può ospitarmi. Vive da solo, giusto?»

Non vorrei di certo ritrovarmi dieci ragazzi nudi girare per casa.

Fortunatamente, però, Sally annuisce e, riducendo le palpebre a due fessure, aggiunge: «Gli parlerò io. Se solo oserà fare il cazzone con te, mi sentirà...»

Scuoto la testa divertita a questa sua affermazione e, senza neanche rendermene conto, sposto lo sguardo su Jason.

Ha le sopracciglia aggrottate, come se l'idea di vedermi convivere con un ragazzo che non sia lui non gli piacesse per nulla.

Tuttavia, non dice nulla, non cerca di fermarmi, perciò non vedo perché dovrei farlo io.

Interrompo il contatto visivo e torno a concedere la mia più totale attenzione a Sally.

«Sappi però che ti verrò a trovare tutti i giorni.» Mi punta un indice contro e io annuisco, con un sorriso in volto. Un sorriso che cela, però, tutta la mia angoscia. Non voglio smettere di convivere con Jason, perché vorrebbe dire mettere un punto definitivo alla nostra storia. Ma, se non lo faccio, lo farà lui e non mi va di lasciarlo andare via da casa sua.

«Mi trasferirò direttamente domani. Prima si fa, meglio è, no?» pongo questa domanda direttamente a Jason, il quale, subito dopo, con la mascella serrata, si alza dalla sedia e si rinchiude in camera sua.

Deglutisco a vuoto e per poco non scoppio a piangere.

Inspiro a fondo e, mordendomi nervosamente il labbro inferiore, mi preparo mentalmente a questo nuovo capitolo della mia vita.

Se mi spaventa? Sì, molto, ma non posso fare a meno di affrontarlo.

***

Il mattino dopo mi sveglio abbastanza presto per avere il tempo necessario di preparare tutto. La notte non è stata molto piacevole: mi giravo e rigiravo nel letto per scacciare via il pensiero di non rivedere più Jason ogni mattina. Per di più quei pochi minuti in cui riuscivo finalmente a prendere sonno venivano interrotti da incubi riguardanti quest'ultimo, susseguiti, ovviamente, da infinite lacrime.

Ho anche chiamato Matt ieri sera e gli ho chiesto se per lui fosse un problema ospitarmi. Fortunatamente ha accettato subito e io gliene sono veramente grata, anche perché non avrei saputo dove altro andare.

Ripongo le ultime cose nella valigia, mentre mi perdo tra i miei pensieri, e la porto in salotto. Guardo poi un'ultima volta l'appartamento. Mi sembra ieri il giorno in cui mi sono trasferita qui con Sally. Ricordo ancora la bellissima impressione che ho avuto non appena ho visto questo meraviglioso attico, e, soprattutto, quando ho visto Jason, ancora ignara di quello che sarebbe accaduto.

Mi schiarisco la voce per evitare di piangere di nuovo e mi avvicino alla camera di Sally per salutarla. Prima di entrare, però, sento sovrastarsi alla voce della mia amica anche un'altra più roca.

Quella di Jason.

La porta è semichiusa, quindi posso intravedere soltanto la figura di Sally, seduta sul letto. Sta sbuffando, mentre ascolta suo fratello.

Mi accosto alla soglia e sbircio per sapere cosa si stiano dicendo.

Non voglio origliare, è semplice curiosità.

Sì, come no.

Scaccio via dalla mia testa tutti questi pensieri e cerco di seguire il filo del discorso.

«Jason, sei stato tu a dire che convivere non è più opportuno! Ti avevo detto già ieri che questa cosa era una cavolata, ma tu no, devi sempre fare di testa tua!» Ha le sopracciglia inarcate e la voce stridula. Sembra nervosa, così come suo fratello.

«Quindi a te va bene che vada a vivere con quel cazzone?» domanda Jason, con la fronte aggrottata.

«Quel "cazzone" ha un nome, ed è Matt. E poi, no, non piace neanche a me l'idea che si trasferisca, ma sei stato tu a creare questo casino e ora ne subisci le conseguenze!»

Aggrotto le sopracciglia.

Un momento. Jason non vuole che io vada via?

Seppur inizialmente il mio cuore si riempi di gioia a questo pensiero, subito dopo vengo travolta da una rabbia intensa che mi impedisce di ragionare. Inizio ad adirarmi perché tutto quello che ha dimostrato finora è stato volermi fuori dai piedi, e adesso cerca di impedire che vada via. Ma ciò che più di tutti mi innervosisce è il fatto che stia dicendo tutto questo a sua sorella, ma non a me.

Per questo, presa da uno stato di confusione, apro la porta con non troppa delicatezza e domando bruscamente: «Perché non me lo dici in faccia quello che stai pensando, Jason?»

A quel punto, si volta nella mia direzione, sorpreso di vedermi lì. Rimane in silenzio, non sapendo come rispondere, e io ne approfitto per continuare: «Che c'è? Non vuoi che condivida la casa con un ragazzo che non sia tu?»

In realtà non lo vorrei neanche io, ma Jason mi ha fatto capire in tutti i modi che non c'è più niente in cui sperare.

«Se è davvero così, dimmelo in faccia, senza fare il vigliacco.» La mia voce è stizzosa, intenta a ferirlo nell'orgoglio, ma Jason è più furbo di me per farsi scalfire da queste parole.

Lo guardo negli occhi, lasciandomi trasportare dalle sue iridi nel nostro mondo. Mi sta implorando tacitamente, lo sento, ma voglio che lo faccia con le parole. Voglio sentire la sua voce roca mentre mi chiede di restare, di non andare via, perché forse non è tutto perso.

Dì qualcosa, ti prego.

Lo supplico anche io, ma senza ottenere nulla. Allora, dopo diversi minuti di attesa, mi schiarisco la voce e incrocio le braccia al petto.

«Decidi, Jason.» Mi inumidisco le labbra, cercando da qualsiasi parte il coraggio di pronunciare le seguenti parole: «O mi dici qualcosa adesso o esco per sempre da quella porta, e capirò davvero che per te non sono mai stata nulla.»

Silenzio. Solo silenzio.

Mi si inumidiscono gli occhi e cerco di fargli capire in tutti i modi di fare qualcosa. Lo imploro con gli occhi perché io ancora ci credo. Credo in noi, nella nostra storia e in quello che abbiamo passato. Per me non è tutto finito, semplicemente perché... io lo amo ancora.

Tuttavia, alle mie parole non sussegue nulla, se non un suo semplice sospiro. Si schiarisce la voce e, con un chiaro velo colpevole in volto, si avvicina a me.

Avverto il suo respiro sulla mia pelle e le sue iridi bruciare nelle mie. Siamo talmente vicini che posso sentire il suo battito cardiaco. È accelerato, così come il mio.

Per un attimo penso che stia per dire qualcosa e un sorriso mi sfiora il volto, ma poi quello che fa mi lascia attonita. Mi accarezza il volto con due dita e per una frazione di secondo riesco a riconoscere il vecchio Jason. Mi sfiora la guancia con delicatezza e io chiudo gli occhi a questo contatto. Per un momento riesco a sentire di nuovo la dolcezza del suo tocco e questo è capace di inebriarmi completamente. Desidero restare in quella posizione per sempre. Desidero che il tempo passi, che le vite delle persone vadano avanti, ma che noi rimaniamo l'uno di fronte all'altra, con i respiri intrecciati, all'infinito.

Tuttavia, ciò non succede, poiché soltanto pochi secondi dopo si scosta da me, facendomi sentire improvvisamente freddo. Un brivido mi percorre tutta la spina dorsale, mentre lo guardo passarmi accanto e...

andare via.

«No...»

Non posso crederci, non voglio crederci.

Istintivamente scuoto la testa e mi piombo tra le braccia di Sally, per poi scoppiare nuovamente a piangere.

***

Circa un'ora dopo mi ritrovo a casa di Matt. Fortunatamente non ha fatto molte domande appena mi ha vista, e di questo gliene sono grata. Non avrei avuto la forza di spiegargli tutto per poi affrontare nuovamente lo stesso dolore. Il mio cuore è già distrutto, per questo voglio salvaguardarne gli ultimi pezzi rimasti.

Tiro su con il naso, mentre mi asciugo le ultime lacrime sul mio volto. Cerco di pensare ad altro, seppure mi venga tremendamente difficile.

«Panino, formaggio e ketchup a suo servizio, signorina.» È proprio Matt a interrompere bruscamente il flusso dei miei pensieri, piombando sul divano accanto a me con due piatti di ceramica in mano.

Ha un'espressione buffa, probabilmente per il modo in cui finge di essere un cameriere. Ha persino allacciato un piccolo ghembriule attorno alla vita per evitare di sporcarsi.

Guardo proprio lì, con le sopracciglia aggrottate e un sorriso di scherno in volto.

Lui se ne accorge, poiché sbuffa divertito e pronuncia: «Sono di marca questi jeans, non posso di certo sporcarli.» Fa spallucce e io scoppio a ridere per il modo in cui lo dice.

Abbasso poi lo sguardo e cerco di rammentare l'ultimo momento in cui sono stata così spensierata. Non ricordo neanche l'ultima volta che ho riso così di gusto, e questo mi dispiace, perché sorridere era una delle cose che mi piaceva di più fare.

Mi schiarisco la voce e torno improvvisamente seria. Non guardo neanche Matt negli occhi, poiché non voglio farmi vedere così fragile anche da lui. Riesco, però, solo a domandare, con reale curiosità: «Perché mi hai ospitata?»

Avverto dal suo silenzio che non ha capito, così chiarisco: «Insomma,» lo guardo finalmente negli occhi e faccio spallucce: «ci siamo incontrati solo una volta. Sono praticamente una sconosciuta per te, eppure mi fai stare in casa tua a tempo indeterminato.»

Lui aggrotta le sopracciglia e risponde: «No, ma infatti era soltanto per una notte. Poi ti munirò di cuscini e coperte e ti lascerò dormire in mezzo alla strada. Ci sono un sacco di persone simpatiche lì, sai?»

Inizialmente rimango stupita da ciò che dice, ma poi, fortunatamente, capisco l'ironia e gli tiro un buffetto sulla spalla.

Anche lui ha un fisico atletico e ben allenato, ma pur sempre meno evidenziato rispetto a quello di Jason.

Ecco, ci risiamo... Mi rimprovero, cercando di non paragonare più gli altri ragazzi a lui.

«Dai, perché?» insisto con un lieve sorriso in volto.

Lui fa spallucce e scuote la testa più volte, come se non lo sapesse neanche lui. «Non lo so... Ti ho trovata simpatica, e poi se hai chiamato proprio me dovevi essere davvero disperata, perciò...»

Scoppio in una leggera risata e sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Beh, in effetti ero davvero disperata. Ma devo dire che Matt sembra ancora più simpatico di come immaginavo. È socievole, ironico, comprensivo, divertente, e questo non fa altro che farmi stare bene e farmi pensare ad altro.

«Allora grazie.» Gli rivolgo un sorriso sincero, grata di avermi ospitata.

Abituarmi a questa nuova convivenza non sarà affatto facile, lo riconosco, ma era ancora più difficile continuare a vivere con il ragazzo che amavo, senza poter neanche avvicinarmi a lui. Morivo ogni giorno un po' di più e credo che questa sia la soluzione migliore, per quanto strana e completamente nuova possa essere.



💖SPAZIO AUTRICE💖

Come vedete ho pubblicato due capitoli anziché uno, quindi non mi perdo in chiacchiere. Voi correte a leggere il prossimo, che io intanto vado a nascondermi⚰️⚰️.

Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, se così e se vi va lasciate una stellina🌟

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