Third

Harry lasciò il bordo piscina, poco tempo dopo la comparsa dei suoi genitori.

Non ero riuscita a vedere i suoi occhi, sempre coperti dalle lenti scure; ma ebbi la possibilità di osservare la contrazione dei muscoli del suo addome mentre lasciava scivolarsi la maglia sottile sul corpo tatuato.

Era attraente, ed era impossibile non notarlo, anche tra tutte le persone che popolavano il Royalty.

Grace poteva avere ragione, forse dovevo imparare una volta per tutte a farmi avanti, a prendere l'iniziativa, anche se in quel caso si trattava di un ragazzo.

Forse dovevo semplicemente lasciarmi andare. Infondo, se fosse andata così male, dopo quelle due settimane poi non l'avrei più visto.

Avrei fatto un'esperienza, e dovevo prenderla così, come si sarebbe presentata.

"Meglio vivere di rimorsi che di rimpianti." Aveva continuato Grace, citando il detto che piaceva di più a mia madre.

«Amy.» Sentii scuotermi, così tentai di deviare i miei pensieri, prestando più attenzione a chi mi aveva chiamata.

«È tutto okay?» Mi chiese, passando le dita sul piercing che aveva intorno al labbro inferiore.

«Uhm, sì.» Risposi, «Scusa, Luke. Non ti avevo sentito arrivare.» Mi giustificai.

Effettivamente, erò un pò etichettata per il mio "sembrare sempre tra le nuvole", come se mi ricreassi un mondo mio in cui rifugiarmi, quando la realtà mi sembrava troppo crudele per riuscire a viverla, e per come preferissi sempre trovare un lato positivo ad ogni cosa, anche a quella che poteva essere considerata la peggiore.

Ero fatta così.

«Non sapevo fossi ancora qui, credevo avessi già terminato il tuo turno.» Osservò, quando mi raggiunse nella piccola sala comune dei dipendenti.

«Sto aspettando Grace.» Spiegai sorridendogli, e lui ricambiò il mio sorriso.

Luke iniziò a lavorare al Royalty quasi nello stesso periodo in cui iniziai io, e aveva la mia stessa età. Mi piaceva parlare con lui, era di buona compagnia.

Aveva dei capelli biondi alzati in una sorta di cresta, e i suoi occhi erano di un profondo azzurro. Il piercing al labbro forse poteva lievemente sviare le persone alla prima impressione, potendo passare come un ribelle o un teppista che nasconde tatuaggi nei posti dove non batte il sole.

In realtà, lui non era per niente così. Era dolce, e spesso mi sembrava anche timido, introverso.

«Volevo chiederti se -» Iniziò, ma venne interrotto quando qualcuno irruppe nella sala, rompendo l'armonia e la calma della conversazione che stava cercando di portare avanti Luke.

Grace corse letteralmente per raggiungermi, non appena mi notò. Chi non sembrò notare, fu Luke.

«Mio Dio, per fortuna sei qui.» Quasi ansimava, e mi chiedevo se avesse corso per l'intero club per trovarmi.

«Perchè?» Le domandai, ridacchiando davanti a quella situazione. Tese una mano sul muro per poggiarsi, e l'altra verso di me, per farmi segno di aspettare.

Guardai Luke, che era esattamente dietro di lei. Doveva essersi spostato quando lei era arrivata come un uragano portando con sè tutto ciò che incontrasse sul suo cammino.

Grace seguì il mio sguardo, e si voltò verso di lui mentre continuava a riprendere fiato. «Oh, ciao Luke.»

«Grace.» Sorrise lui, unendosi a me.

«Allora?» Chiesi di nuovo.

«Mi ha chiesto di te.» Disse.

«Chi?» L'occhiata che mi rivolse mi fece intendere che forse non avrei dovuto domandarglielo. E se era così scontato, chi poteva averle .. Oh, no.

Non poteva essere possibile.

«Si, Amy, si.» Continuò lei, riacquistando equilibrio e annuendo mentre pronunciava le parole.

«Cosa?» Iniziai. «Quando? Come? Dove l'hai incontrato? Perchè? Insomma, cosa ti ha detto?»

«Woah, calmati.» Grace rise, e poi si rivolse nuovamente a Luke.

«Potresti lasciarci da sole?» Gli domandò, e lui rivolse un ultimo sguardo a me, prima che io annuissi in accordo e lui lasciasse la sala.

«Okay, beh, era quasi finito il mio turno, ci siamo incontrati nel corridoio A del primo piano. Mi ha chiesto fino a che ora si possa richiedere la cena in camera, e allora io gli ho chiesto per qualche motivo non volesse partecipare con i suoi genitori a cenare nella sala.»

«E lui ti ha detto di farti gli affari tuoi?» Scherzai io, conoscendo quanto Grace riuscisse ad essere invadente, quando voleva davvero qualcosa.

«No, mi ha detto che i suoi genitori spesso risultano opprimenti, e che non fanno altro che parlare del suo futuro e degli studi che sta seguendo, e qualche altra merdata del genere. In ogni caso, io gli ho detto che poteva chiedere a te.» Grace socchiuse lievemente gli occhi, ovviamente pronta a ricevere la mia reazione.

«A me? È Ashton che si occupa della ristorazione, Grace.»

«È vero, forse potrei avergli riferito non esattamente la persona adeguata, ma tu conosci tutti gli orari di ogni dannata cosa, dannazione. E poi, se non l'avessi fatto, lui non mi avrebbe chiesto qualcos altro su di te.» Il sorrisetto che increspava le sue labbra mi fece alzare gli occhi al cielo, e contemporaneamente morsi il mio labbro inferiore.

«E cosa ti avrebbe chiesto?» Ero sorpresa che avesse davvero domandato a Grace qualcosa che riguardasse me. Ero sorpresa anche che mi avesse notata.

«Quanti anni hai, e se sei di qui.» Disse. «Il tuo nome lo conosceva già.»

«Grace, lo hai praticamente spinto a chiederti qualcosa su di me, non è stato di sua spontanea volontà.» Mi voltai, e timbrai il cartellino d'uscita. Grace mi seguì, facendo la stessa cosa. Io mi ero già cambiata, mentre lei indossava ancora la divisa del Royalty.

«Potrà anche essere, ma, anche se questa fosse una piccola, minuscola possibilità, dovrai essere tu stessa questa volta a coglierla, e farne ciò che vuoi.» Il suo punto di vista non era del tutto sbagliato, e sapevo, anche se non me l'aveva detto, che era stata lei ad introdurmi nella conversazione che stava tenendo con Harry.

«Gli ho detto che saresti passata per la reception per informarlo degli orari.» Affermò.

«Okay.» Scrollai le spalle, non riuscendo a comprendere il mio improvviso cambio d'umore.

Avevo ancora i capelli legati, e dopo una giornata intera potevo soltanto immaginare quale aspetto avrebbero potuto avere, ma non me ne curai.

Superai Grace, ma lei mi toccò gentilmente il braccio.

«Fallo per te, Amy. Almeno una volta, agisci d'istinto e non pensarci troppo.»

Mi limitai ad annuirle, prima di lasciare la sala.

Mentre percorrevo lo stretto corridoio che mi avrebbe portata direttamente alla reception, cercai di temporeggiare.

Quando sarei stata lì, cosa avrei dovuto dirgli?

Dovevo salutarlo, del tipo "Ehi"? Oppure, avrei dovuto prima dirgli di ciò che mi aveva riferito Grace? O ancora, avrei direttamente dovuto informarlo degli orari e liquidarlo lì, come se niente fosse?

Dannazione, ero un disastro.

Forse avrei semplicemente dovuto lasciare andare le cose liberamente, senza programmare nulla, e vedere cosa succedeva, come mi aveva detto Grace.

Ma fu quando svoltai l'angolo che mi avrebbe portata alla reception che mi resi conto del fatto che tutte quelle precedenti domande che mi ero posta, tutte quelle risposte che cercavo, seppur così banali, non mi sarebbero servite. Non ne avrei avuto bisogno.

Lui era lì, nel suo bagliore di luce, che continuava a sorridere. E inizialmente, il suo sorriso mi riscaldò il cuore, soltanto per poi scheggiarlo, quando mi accorsi che non era da solo, e che il motivo del suo sorriso era una persona.

Era lei, Mary.

A/N.

Scusate per il ritardo, non ho scuse, sul serio. Comunque, volevo chiedervi cosa ne pensate, se vi piace o credete che sia scontata come storia, non so.

Accidenti a Wattpad che mi ha cambiato tag soltanto perchè c'è Harry. Voglio anche avvisarvi che si tratta di una storia breve, al massimo ci saranno 10/15 capitoli.

Cliccate sulla stellina e lasciate un commento, daai. xx

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