Seventh
Harry era al mio fianco mentre io seguivo il suo passo, camminando a piedi nudi tra la sabbia della spiaggia.
Qualche volta le nostre braccia si erano sfiorate, ma se per lui non rappresentava niente - se non pura casualità - io non riuscivo ad evitare ciò che mi provocava il suo tocco, anche se minimo come quello.
Non ci eravamo ancora detti molto da quando avevamo lasciato il Royalty per avere più spazio per parlare, e non avevo ancora idea di quale fosse l'argomento.
Ero allo stesso tempo tesa, ma mi sentivo anche bene. Non conoscevo il motivo per cui Harry mi avesse chiesto di seguirlo lì, ma ero comunque con lui.
Un leggero vento scosse i miei capelli che mi coprirono in parte il volto, così sollevai una mano per spostarli.
Volevo riuscire a parlargli, a farlo per prima e a rompere quel silenzio, ma non sapevo come.
«Ti va se ci sediamo?» Interruppe lui improvvisamente, e io mi voltai nella sua direzione. Il sole era tramontato, ma la spiaggia era ancora abbastanza illuminata, e le acque dell'oceano scintillavano sotto gli ultimi raggi che risplendevano tra di esse.
Io annuii e insieme ci sistemammo sulla sabbia soffice che solleticava la pelle nuda dell mie gambe e dei miei piedi.
«Da quando lavori al Royal?» Mi domandò Harry, con quella sua voce così maledettamente roca.
«Tre anni.» Risposi, accennando un piccolo sorriso.
«Quanti anni hai?» Continuò, sostenendo il mio sguardo.
Io esitai, distratta dai suoi occhi verdi. «Diciotto.»
«Hai cominciato presto.» Osservò, alludendo all'età che avevo quando iniziai a lavorare all'hotel per la prima volta.
«Ne avevo bisogno.» Ammisi, pentendomene all'istante.
«Cosa intendi?»
Avrei dovuto aspettarmi la sua curiosità, dopo quella mia risposta. Ma non sapevo se ero pronta a raccontare a lui il motivo per cui lavoravo così tanto anche durante l'estate, quando i ragazzi della mia età in quel periodo erano in giro per il mondo a godersi le vacanze e la fine del liceo.
Anche se, in realtà, io non avevo mai fatto parte di quel tipo di persone - o almeno, non più.
«Puoi fidarti.» Mi assicurò Harry, notando la mia esitazione - ancora una volta. In quel momento sembrava sincero, ma io in realtà non lo conoscevo affatto, eppure stavo per permettergli di conoscere me.
Non sapevo ancora cosa sarebbe successo, non potevo immaginarlo.
Sollevai lo sguardo davanti a me e sospirai, e poi le parole scivolarono dalla mia bocca prima con esitazione, per poi trovare un equilibrio.
«Mio padre ha lasciato mia madre per un'altra donna, per un'altra vita. Ha iniziato a tradirla mentre stavano ancora insieme, mentre lui le sussurrava ancora di amarla, mentre le faceva credere di essere l'unica. Lei non sospettava niente, accecata dal suo amore per lui. Ma poi si è ammalata. Cancro. Ha lottato ed è sopravvissuta, e quando è successo - cinque anni fa - lui l'ha lasciata. Ha lasciato me e lei senza una casa, senza un davvero perchè e senza neanche chiedere scusa. Lo ha fatto e basta, e noi non avevamo niente.» Una lacrima solitaria rigò il mio volto, ma non permisi a me stessa di crollare. Avevo imparato a non farlo più.
Harry allungò la sua mano e raccolse quella piccola goccia. Il modo in cui mi guardava era dolce, ma non era compassionevole come tutti quelli degli altri che conoscevano la storia. Lui mi stava solamente ascoltando, e quella era l'unica cosa che io volevo.
«Abbiamo vissuto entrambe a casa di un'amica di mia madre per quasi un anno, prima di riuscire a mettere su qualcosa per un appartamento nostro. Lei faceva i doppi turni, e capitava che per giorni interi non la vedessi. Io andavo a scuola, studiavo e allo stesso tempo lavoravo. I primi tempi sono stati difficili, entrambe credevamo che non ce l'avremmo fatta, ma abbiamo continuato a provare. Adesso non viviamo in un attico, una villa o qualcosa del genere, ma stiamo bene. La sofferenza passa, anche se il dolore è sempre lì a ricordartelo. La paga al Royalty è molto alta, per questo cerco di non trascurarla.»
«Ed è per questo che lavori così tanto.» Sussurrò Harry, ad un passo dal mio viso.
Gli avevo raccontato ogni cosa, guardando l'orizzonte davanti a me, e ascoltando il suo respiro regolare. Fu quando mi voltai che mi resi conto della sua vicinanza.
«Sì.» Annuii, distogliendo lo sguardo dal suo.
«E tuo padre?» Mi chiese.
«Non l'ho più rivisto. E non voglio farlo.» Gli dissi sinceramente. Il tono nella mia voce poteva sembrare cattivo nei suoi confronti, ma rappresentava quello che sentivo per lui. Lui per me non era più niente ormai. Forse non lo era mai stato.
Ci fu qualche secondo, forse minuto di silenzio a regnare tra i nostri respiri, ma non fu imbarazzante come potrebbe sembrare.
«Tutto questo ti ripagherà un giorno.» Harry sostenne, rompendo quel silenzio dopo qualche istante.
Io scossi la testa. «Non voglio essere ripagata.»
«Cosa vorresti?» Domandò, poggiando il suo peso sulle braccia, in quel momento distese dietro di lui.
«Poter vivere la mia vita.» Dichiarai, senza troppi giri di parole. «Anche in questo modo. Perchè adesso, proprio qui, sto bene.»
Ed era così vero. In quel momento sentii di non volermi trovare in nessun altro posto se non lì, se non con lui.
«Anch'io.» Mormorò Harry, e quando mi voltai verso di lui, un accenno del suo meraviglioso sorriso era presente sulle sue labbra rosa.
Ero arrivata al punto di non riuscire più a controllare i battiti del mio cuore, che in quel momento troppo velocemente si scontrava con il mio petto.
«Tu?» Gli chiesi dopo qualche istante.
«Io, cosa?»
«Quanti anni hai?» Me lo stavo chiedendo dalla prima volta in cui l'avevo visto, esattamente una settimana prima.
«Diciannove.»
A quel punto, la confusione mi avvolse ancora una volta. Immaginavo che Harry fosse più grande, ma non credevo soltanto di così poco. Ero sorpresa.
«Ehi, cosa ti aspettavi?» Scherzò poco dopo; una fossetta comparve sul lato destro delle sue labbra, incisa sulla sua guancia. Era meraviglioso, e avevo quasi paura che potesse scomparire da un momento all'altro.
«Uhm,» Iniziai, scuotendo la testa e sbattendo gli occhi per scacciare la confusione. «In realtà, non lo so.»
E poi, una rauca risata echeggiò intorno a lui, intorno a me, intorno a noi. Un brivido mi attraversò la schiena, mentre continuavo a sentirla tra le pareti della mia mente, e non riuscii a fare a meno di unirmi a lui, iniziando consapevolmente ad innamorarmi.
HARRY'S POV.
Parlare con Amy si rivelò una scoperta. Non credevo che si sarebbe aperta in quel modo con me - anche se lo speravo - e invece era successo.
Mi ero limitato ad ascoltarla. Non l'avevo mai interrotta dal suo monologo con se stessa, mentre erano i suoi ricordi a parlare per lei.
E quello che avevo sentito mi mandò fuori strada. Completamente.
I nostri passati, le nostre vite erano così simili ma così diverse. Come se si intrecciassero ma se non riuscissero mai ad incontrarsi davvero.
Per chi mi guardava, per chi mi conosceva fermandosi al cognome della mia famiglia, io ero quello dalla vita perfetta. Per tutti era ciò che volevano fossi.
Ero quello che tutti invidiavano, perché credevano che quelli come me non potessero soffrire, data la loro vita perfetta - anche se di perfetto non c'era niente.
Ciò che invece c'era, era l'ipocrisia. Era la costrizione a non permettermi di essere e di diventare ciò che volevo, ma io invece l'avevo fatto. Ero scappato da quella vita, e avrei continuato a scappare.
Mentre Amy mi raccontava della sua vita, parola dopo parola, la vulnerabilità l'avvolgeva, e riuscivo ad osservare il modo in cui lei cercava di combatterla.
Raccolsi l'unica lacrima che si era permessa dì versare, ma i suoi occhi continuavano a lacrimare, insieme al suo cuore, anche se dentro di lei.
Le chiesi cosa volesse davvero, cosa si aspettasse, e probabilmente un'altra ragazza della sua età mi avrebbe risposto che se avesse potuto avrebbe cancellato ogni istante del suo passato e che sperava in un futuro decisamente diverso e migliore, ma quella ragazza non era lei.
Lei si accontentava, stava bene.
Le sorrisi. Anche io stavo bene, in quel momento con lei, a guardare l'orizzonte oltre la distesa cristallina e a permetterle di fidarsi di me. Sì, stavo bene.
«Perchè mi hai fatta venire qui, Harry?» Mi domandò Amy voltandosi verso di me, quasi in un sussurro.
Io esitai, spostando il mio sguardo dal suo.
Un motivo c'era, ma non avevo previsto quel cuore a cuore con lei. Non sapevo se quello per cui le avevo chiesto di parlarle mi interessasse più come credevo prima di parlare con lei, prima di conoscerla, prima che lei si fidasse di me e si aprisse in quel modo.
AMY'S POV.
Harry spostò il suo sguardo dal mio, portandolo davanti a sè nello stesso modo in cui avevo fatto io quando gli avevo raccontato del mio passato.
«Tu conosci Mary, vero?» Mi domandò poi, e la delusione mi colpì e mi sovrastò.
Guardai Harry, i riccioli scuri che gli ricadevano sulla fronte e le labbra dischiuse, il profilo perfetto.
Si voltò anche lui, come se avesse percepito il mio sguardo su di sè.
«Sì.» Risposi e sospirai. «La conosco.»
Non so cosa mi aspettavo, forse non mi aspettavo niente, ma sicuramente non mi aspettavo che mi volesse parlare di Mary. Scossi impercettibilmente la testa come se avessi dovuto immaginarlo.
Volevo sapere per quale motivo mi stava chiedendo di lei, ma non riuscii a domandarglielo. Anche se volevo disperatamente saperlo, non lo feci. Aspettai che lui andasse avanti.
«Usciremo insieme domani sera.» Dichiarò poi Harry, prima che i nostri sguardi si incrociassero.
«Non riesco a capire cosa vuoi da me, Harry.» Sostenni in modo deciso, e l'idea di alzarmi e di allontanarmi da lui si fece largamente spazio nella mia mente.
Ero a conoscenza del fatto che sarebbero usciti, lo sapevo. Lo sapevo e avevo iniziato ad immaginare dove lui l'avrebbe portata e in che modo l'avrebbe guardata - se nel modo in cui lui stava guardando me. Cosa le avrebbe detto, e in che modo.
«Mi ha chiesto lei di vederci, ma io non la conosco nel modo in cui la conosci tu. Ed è come se qualcosa mi spingesse a non fidarmi pienamente di lei. Dimmi qualcosa che potrebbe spingermi a farlo.» Quasi supplicò, e io quasi cedetti a lui.
«Non devo essere io a farlo.» Osservai.
Lui sembrò rendersi conto di ciò che mi aveva chiesto di fare, perché abbasso lo sguardo e scosse la testa, per poi accennare un sorriso.
«Hai ragione.» Mi assecondò. «Mi dispiace.»
«Non farlo.» Non riuscii a confermare a me stessa se quelle parole erano di conforto o se si riferivano alle sue precedenti.
La risposta era chiara, cristallina come le acque limpide del mare davanti a noi.
Io non volevo che uscisse con lei, ma non avrei potuto impedirlo in nessun modo.
E poi, era troppo tardi. Mi ero già fidata di lui.
A/N.
Come vi immaginate Amy? Io non ho inserito il suo personaggio nel cast, quindi sentitevi libere di immaginarvela come volete.
C'è stato il primo - E FORSE UNICO - POV di Harry. Cosa ne pensate?
Un bacio, e a presto!
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