CAPITOLO 8.



Dopo aver finito di abbuffarsi di roast-beef che, come sosteneva Ocram, era davvero eccezionale, si diressero nuovamente nell'ufficio per concludere un po' la discussione. Ora che tutti erano a conoscenza di ogni avvenimento, potevano mettersi d'accordo sul da farsi.
"Ok! Allora, iniziamo da domani. La scuola funziona così: ci sono due squadre, la casata dei leoni e la casata dei serpenti. Domani mattina alle cinque verrai sottoposta ad una prova per capire da quale parte sarai. Successivamente ti verrà affidato un alloggio, una divisa e il programma con le attività. Ti allenerai ogni giorno, senza sosta e combatterai con i tuoi compagni per io potermi accertare dei tuoi miglioramenti. Sarò il tuo "protettore", se hai bisogno di qualcosa che siano chiarimenti o suggerimenti saprai dove trovarmi. Per stasera sarete mie ospiti."
"Grazie." Dissero all'unisono le due giovani. Navir pensò che da quel momento in poi la sua vita avrebbe preso una piega totalmente diversa e che adesso era giunto il momento di crescere; avrebbe avuto un obiettivo e voleva mettercela tutta per riuscire nella sua missione. Ripensò all'immagine che aveva visto nel negozio di Kaleika: lei, la spada, il nulla.
"Scusate, un'ultima cosa. È possibile che io abbia anche un potere che mi permette di prevedere il futuro? So che sembra ridicolo ma ho visto me con una spada in mano. C'erano morti e il deserto intorno a me."
"Si è possibile" Ocram si grattò la folta barba. "Tuo padre è il dio del destino, conosce i pensieri della gente e, perché no, potresti aver acquisito una sorta di potere veggente."
"Quindi quella che ho visto potrebbe essere una delle scene che vivrò durante il mio scontro con Kokou."
"Potrebbe essere, si. Ma non sappiamo né quando né se accadrà. Il futuro non è sempre prevedibile, è soggetto al cambiamento mia cara." Ocram sorrise. Si rivolse a Oyà "Io non so come sia abituata a dormire una dea, né in quali luoghi e né sotto quale tipo di coperte, tuttavia volevo che sapessi che il mio alloggio sarà a tua completa disposizione anche dopo che Navir verrà collocata in un altro dormitorio. Qui non hai niente e nessuno a parte tua nipote; quindi, se per te non è un problema, ti propongo la mia camera degli ospiti come tua dimora."
"Io.. ti ringrazio. Accetto volentieri." Oyà arrossì visibilmente. Vivere con un uomo che non sia suo padre, o santo cielo.

"Venite, è ora di riposare. Vi faccio strada." Nuovamente uscirono dall'ufficio e si recarono verso la dimora di Ocram. Questa era molto più grande vista da fuori, rispetto a tutte le altre. Dentro era molto accogliente e sembrava disporre di tutto il necessario.
"Questa sarà la vostra stanza, sono di là se avete bisogno. Buonanotte."
"Buonanotte" Disse Navir.
"E grazie ancora." Aggiunse Oyà..

OLIMPO.

Che stupida sorella che mi ritrovo; se ne va dritta dritta a Paraalang convinta che riuscirà a sfuggirmi e poi a sconfiggermi. Che idiota. Ho acquisito poteri inimmaginabili da quando sono salito su questo mio trono, non sanno con chi hanno a che fare. Certo, ancora non so come fare per distruggere la mia adorata nipotina visto che i fili d'oro non riesco a decifrarli e quelle tre megere non vogliono parlare. Le infilerei in una delle mie scatole infernali se potessi, tutte tre ammassate lì dentro. In ogni caso, siamo noi a decretare il nostro futuro e non di certo quelle tre poveracce. Ucciderò Navir davanti agli occhi di suo padre.

"Mio signore, mi avete fatto chiamare?"
"Aput, si. Sono a conoscenza della piuma che hai lasciato cadere." Kokou si avvicinò al messaggero alato e lo afferrò dall'orlo della tunica, sollevandolo da terra. "Voglio sapere cosa c'era scritto!" Ringhiò, scaraventandolo a terra.

"Soltanto il messaggio che mi avete detto di riferirle. Ho pensato che se glielo avessi inciso in una delle mie piume, se ne sarebbe ricordata."
"Oh..." Kokou scoppiò in una risata isterica. "Credi veramente che io sia così stupido da crederti? Credi che non sappia dei tuoi trucchetti?" Gli sferrò un calcio dritto nelle costole e Aput smise di respirare per un bel po'. Egli sapeva che adesso gli sarebbero toccate le più atroci punizioni ma non aveva intenzione di parlare. Non voleva; preferiva soffrire.
"Mi dispiace, non posso ammettere di aver fatto qualcosa che realmente non è accaduto."
"D'accordo. Allora spero non ti dispiaccia se faccio collaudare le nuove fruste ai miei soldati." Chiamò due delle anime che formavano il suo esercito. "Portatelo via."
I due lo afferrarono emettendo grida stridule e lo portarono con loro. Aput, dal canto suo, non emise una parola.

ILANG.

Il mattino seguente, Navir fu svegliata dal suono delle trombe che annunciava l'alba. Dentro di sé pensò che forse, se avessero scelto un gallo, la voglia di alzarsi sarebbe stata maggiore. Si vestì con gli stessi abiti della sera precedente e uscì.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi le si avvicinò con in mano qualcosa. "Tieni. Indossa questa tuta per la prova. Io sono Aria."
"Piacere di conoscerti, io sono Navir."
"So chi sei, non si parla d'altro in tutta Paraalang."
"oh." Mortificata Navir entrò nella sua stanza a cambiarsi e poco dopo uscì con una tuta succinta come quella di Ocram ma senza stemma. Il nero le donava molto, osò pensare tra sé e sé.

"Navir, è ora." Oyà l'abbracciò forte "So che darai prova di quello che sei."
"Grazie zia."
"Seguimi." Le disse Ocram, con tono severo. Si incamminarono all'interno della scuola. Raggiunsero una stanza grande che somigliava alle palestre che c'erano sulla terra. Tuttavia questa era vuota.
"Che cosa devo fare?"
"Noi adesso ti chiuderemo qui dentro. Inizieranno ad accadere svariate cose, diciamo così. Ti seguiremo da lì." Indicò una parete. "Tu non vedi nulla, noi si. Non apriremo mai alcuna porta per farti uscire. Tutto ciò che accadrà qui dentro ti sembrerà reale, dovrai essere brava, astuta e dovrai scoprire tutte le tue capacità per vincere."
"Ma io non ho..." Ma già Ocram se ne era andato.

...Mai fatto nulla del genere in vita mia. Penso Navir.

Sentì qualcosa gocciolarle sulla spalla, alzò gli occhi e vide dei denti giganteschi sopra la sua testa. Si girò con calma e davanti a lei si ergeva un enorme cane a 5 teste.

Certo, il famoso cane a tre teste sarebbe stato troppo banale.

Non sapeva che fare ed iniziò a correre. Dieci dei suoi passi, erano soltanto uno di quelli del cane. Come poteva sconfiggerlo? Si ricordò di aver parlato di super-forza e super-agilità nello studio di Ocram. Corse più veloce contro una parete..

O la va o la spacca.

Riuscì a darsi una spinta su quel muro, fece una capovolta e atterrò su una delle teste del cane. Ovviamente tutte le altre quattro stavano tentando di sbranarla, ma lei afferrò le orecchie di due delle cinque teste e le batté violentemente l'una contro l'altra. Quelle stordite, si afflosciarono.

Fuori due, ne mancano solo tre. Bene. Grazie papà divino!

Saltò da una testa all'altra e fece la stessa operazione con altre due. Dopodiché si accertò che il mostro la seguisse fin vicino al muro; non appena fu lì, si gettò contro il muro affinché avesse una ottima spinta, afferrò l'ultima testa del cane e, mentre quello si dimenava per liberarsi dalla presa, lei la spinse contro la parete. Aveva appena vinto.
Si sentiva esausta, non sapeva nemmeno lei come avesse fatto. Era come se il suo corpo rispondesse da solo agli stimoli di paura che emanava il suo cervello.
Incredibile.

Non ebbe il tempo di riprendersi; dietro di lei iniziarono ad apparire una serie di porte tutte chiuse. Apparve un essere tarchiato, cicciottello e con uno strano cappello a forma di elfo. Sembrava uno dei sette nani a dirla tutta.
"Tu chi sei?"
"Tu chi sei?" Ripeteva quello con voce stridula.
"Te l'ho chiesto prima io"
"Te l'ho chiesto prima io" Faceva quello eco.
Navir non capiva a cosa servisse un nano da giardino per quella prova? Sapeva ripetere solo quello che le diceva.
"Come ti chiami?
"Come ti chiami?"
Niente.
Avrebbe ripetuto tutto quello che diceva... a meno che non avesse fatto la domanda corretta!
"Sai dirmi cosa devo fare?"
Lo gnomo si schiarì la voce e iniziò a recitare una filastrocca:
"Se la porta vuoi aprire, una voce devi sentire."
Oh cielo, di male in peggio.

Ma lo gnomo continuava a ripetere incessantemente sempre la stessa cosa.
"Se la porta vuoi aprire, una voce devi sentire"continuando ad aumentare la voce.

"Come diavolo faccio a sentire una voce se questo grida!" Navir si portò le mani alle orecchie nella speranza di riuscire a riflettere. Improvvisamente sentì una voce, ma non veniva dallo gnomo. Non era nemmeno quella sua.
"Cinque."
Tolse le mani dalle orecchie, mentre lo gnomo continuava a gridare "Se la porta vuoi aprire, una voce devi sentire." La voce era sparita.
Aveva detto cinque, quindi forse doveva aprire la porta numero cinque. Corse veloce verso la porta con a ridosso il numero "5" ma mentre stava per raggiungerla, lo gnomo smise di gridare e subito dopo si trasformò in un drago.Iniziò a sputare fuoco da tutte le parti, bruciando le porte. Navir capì che quella era la porta giusta e che il drago la doveva proteggere. Non sapeva cosa fare però. Pensò che forse se avesse avuto una spada, invece che le mani nude,sarebbe stato più semplice. Non ebbe nemmeno il tempo di immaginarselo mentalmente che la sua mano impugnò una spada. La guardò come per studiarla, facendosi distrarre. Il drago emise una ondata di fuoco che le fece bruciare il braccio opposto a quello che reggeva l'arma. Sentiva un dolore fortissimo scorrerle in corpo. Ad un tratto una scarica di adrenalina la riportò alla "realtà". Corse intorno al drago, notò di essere talmente veloce che il drago sembrava immobile. Provò ad aumentare la velocità, si concentrò a fissare un punto del petto del drago, si gettò a capofitto su di esso e lo trafisse con la spada. La punta di quest'ultima era fuoriuscita dal lato opposto del mostro, lasciandolo privo di vita. La forza che Navir aveva messo in quel gesto, fece in modo che la spada entrasse benissimo nelle membra spesse del drago e che questa lo lasciasse privo di vita nello stesso istante. Quando estrasse la spada, Navir si accorse che questa si era allungata e quando pensò che forse le dimensioni normali erano più facili da tenere nelle mani, ecco che l'aggeggio ritornò alla misura originaria. Si convinse a lasciar perdere quei trucchetti illusionistici per tornare sulla porta numero cinque. Quando la aprì non c'era nulla, solo un cofanetto bianco. Lo apri e un leone enorme prese vita davanti a lei. Le porte sparirono, il drago accasciato a terra scomparve del tutto. Persino la spada si disperse nel vuoto. Rimasero solo lei e quel leone.
Un ruggito.
Due ruggiti. Ma Navir non riusciva a muoversi; rimase immobile forse per la stanchezza, forse per lo stupore. Lo guardò negli occhi e sentì ancora una volta quella voce.
"Ottimo lavoro. Hai delle doti speciali Navir."
Il leone le saltò addosso; Navir pensò di essere morta. Tuttavia il leone non l'aveva assalita, si era solo inoltrato dentro di lei.
Capì di essere stata assegnata a una delle squadre perché, quando si guardò per vedere se era ancora tutta intera, notò che la sua divisa adesso possedeva un leone ruggente disegnato.
Ce l'aveva fatta.
Tutto intorno a lei tornò normale; dalla porta vide entrare Ocram seguito da un'orda di ragazzi che gridava il suo nome come ad una partita di calcio.
Navir! Navir! Navir!
"Complimenti. Ora fai parte di questa squadra." Ocram le diede una pacca sulla spalla e Navir notò che tutti intorno a lei possedevano una tuta con lo stesso stemma.
"Sei stata bravissima, complimenti". Era la stessa ragazza che le aveva portato la tuta a parlarle. "Sai che condivideremo la dimora io e te?"
"Ah si? Non lo sapevo. Trovo, comunque, che sia fantastico". Era sincera; le piaceva quella tipa.
"Diciamo che non c'erano molte altre scelte. Se eri uno dei serpenti saresti finita con Fero, quel ragazzo lì sotto. Mentre se fossi stata un leone, ti sarei toccata io." Navir guardò il ragazzo indicato da Aria.
"Bhé, allora sono contenta di essere uno dei leoni." Le ragazze sorrisero e nel mentre un gruppo di ragazzi sollevarono Navir e iniziarono a farla rimbalzare su e giù, al di sopra delle loro teste.     

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