Prologo

Il Tempo. Tic-Tac. Scorre veloce. Tic-Tac. Passa rapidamente.

Non esiste modo di frenarlo. Tic-Tac. Segue il ritmo stabilito dal suo Creatore.

Non si ferma. Tic-Tac. A volte pare rallentare. Ma è solo un'illusione. Tic-Tac.

Non può arrestarsi veramente. Tic-Tac. O forse è possibile?

∞∞∞

Pioveva.

Pioveva a dirotto.

Il tempo è imprevedibile.

E a nessuno sembrava importare che una povera ragazza si stesse inzuppando completamente.
Nessun cappotto, nessun cappello, nessun ombrello. Solo una misera maglietta e un paio di pantaloni zuppi a frapporsi tra la sua pelle e le gelide goccioline d'acqua che le cadevano violentemente addosso.

Nessun passante impegnato a coprirsi il capo con un vecchio giornale, nessun osservatore attento che guardava fuori dalla finestra della propria camera, nessuna donna attenta a non inciampare sull'asfalto scivoloso, nessun bambino curioso.

Nessuno sembrava accorgersi delle calde lacrime che, superate le folte ciglia, solcavano le gote arrossate della ragazza; le stavano incorniciando il volto umido fino a convergere all'estremità del viso per poi buttarsi nell'ignoto, raggiungendo le pozzanghere a terra.

Era immobile e fissava il parapetto oltre al quale il fiume scorreva impetuosamente.

C'era tanto rumore. L'acqua fluiva e scrosciava furiosamente. Indomabile, straripava oltre gli argini.

La ragazza fece un passo. E poi un altro. Un piede seguì l'altro e si ritrovò presto al confine tra il ponte e il baratro burrascoso.

Con gesti quasi meccanici, come se non fosse lei a compierli, appoggiò le mani sulla balaustra e, con una spinta, si issò sopra di essa mettendosi in piedi.

Nel frattempo la tempesta stava infuriando ancora più ferocemente, alimentata da un vento che soffiava e sbuffava con veemenza.

La ragazza aprì le braccia e un piccolo sorriso fece capolino sul suo volto. Un'espressione felice le apparve in viso.

Pareva contenta come una bimba che sa di star per cadere sul morbido lettone dei genitori.

Si avvicinò sempre più all'orlo e dopo aver fissato il cielo nuvoloso, abbassò lo sguardo.

Il Tempo si arrestò. Non un alito di vento, non un respiro e neppure il minimo movimento.

Eppure, a un passo dall'oblio eterno, la ragazza sembrò tornare in sé. Con uno scatto portò le braccia al petto e si accovacciò su se stessa. Strinse gli occhi e comprese le conseguenze che sarebbero seguite se lei avesse deciso di andare fino in fondo.

Non ne vale la pena. Mai. Per nessuna ragione.

Ma se si fosse rifiutata il suo destino sarebbe stato ancora più terribile.

Lo sapeva per certo. Il Fato non si cambia.

E lei non poteva fare altro che adeguarsi a esso.

Si rialzò e alla fine decise di scendere dal muretto cosciente di non poter cambiare il proprio futuro.

Ma inavvertitamente la suola di una scarpa scivolò sulla superficie bagnata. La gamba slittò e il ginocchio sbatté contro la balaustra, portando la ragazza a emettere un grido di dolore che si perse nel frastuono del temporale.

Il dolore si propagò in millesimi di secondo in tutto il corpo facendole perdere l'equilibrio, portandola a rimanere appesa alla sponda solo grazie alla forza delle esili braccia.

La ragazza chiamò aiuto con tutto il fiato che aveva dentro i polmoni, ma sembrava che non ci fosse anima viva nei paraggi.

Sul viso le si colorò un sorriso amaro.

Alla fine la vita, che le aveva riservato solo sfortunati eventi, aveva deciso al suo posto. La consolava solo il fatto che ora avrebbe potuto porle fine definitivamente.

Stava quasi per lasciarsi andare quando d'improvviso delle mani la sollevarono prendendola prima per le braccia e poi per il busto fino a tirarla in salvo.

Dopo un primo momento di incertezza la ragazza emise una risata, più simile a un rantolo o a un lamento, e tenendo lo sguardo fisso a terra chiese al suo salvatore «Perché sei qui? Ti avevo detto di lasciarmi andare. Non capisci che ora Lui mi verrà a prendere e ciò che accadrà sarà molto peggio della morte di un'insulsa ragazzina?». Il volume della sua voce si era alzato mano a mano che aveva continuato a parlare, provocando nel suo salvatore un'espressione sbigottita per quell'affermazione così fredda e distaccata.

«Scherzi. Stai scherzando, vero?! Io ti salvo e tu invece di ringraziarmi mi rimproveri per averti impedito di buttarti!» replicò il ragazzo, non comprendendo le priorità della ragazza.

Lei alzò il volto e fissandolo negli occhi gli rivelò «Così facendo non mi hai salvata. Hai solo fatto il Suo gioco. È inutile lottare contro il destino. Io ci ho provato eppure guardaci siamo di nuovo qui. Bloccati in questa dimensione parallela in cui io continuo a provare a uccidermi e tu, imperterrito, seguiti a impedirmelo».

Seguì un silenzio religioso interrotto solo dallo scrosciare della pioggia che continuava a riversarsi sui due giovani.

La ragazza riprese la parola «La prossima volta sarà l'ultima nostra... mia possibilità di cambiare il Destino. Altrimenti io diverrò colei che tutti temono».

Il ragazzo si mosse e protese le braccia verso di lei fino ad abbracciarla teneramente.

Non poteva lasciarla morire. Non ora che aveva capito di tenere a lei. Ma qualcosa di più grande di loro si era rivelato essere possibile e certo. Il destino della ragazza non poteva essere cambiato. Forse, se l'avesse lasciata cadere, le cose sarebbero mutate. Ma nel futuro non v'è certezza e lui temeva che il suo Domani sarebbe stato peggiore senza di lei.

Continuò a stringerla a sé, accarezzandole i capelli e ascoltando le sue ultime parole «Devi lasciarmi andare. La prossima volta devi lasciarmi. Hai capito?» gli domandò addolcendo il tono e ricambiando l'abbraccio. «Io e te siamo solo pedine. Non possiamo opporci al Male! Lui ci sta osservando e so che non vede l'ora di infliggerci altro dolore. Tu devi essere forte. Sappi che ti voglio bene e che avrei voluto...» non finì la frase perché le parole le morirono in bocca, rimpiazzate da singhiozzi sempre più frequenti.

Il ragazzo la strinse ancora più forte mentre il paesaggio iniziò a dissolversi. La pioggia, come richiamata, risalì verso l'alto. Il fiume si arrestò un momento, per poi riprendere a scorrere al contrario. Tutto intorno ai due ragazzi sembrava animato da una forza soprannaturale che stava portando indietro ogni cosa.

Il ragazzo, consapevole dei pochi minuti rimasti a loro disposizione, allontanò il viso da quello della ragazza e, guardandola negli occhi lucidi e arrossati per il pianto, le disse «Non posso permettere a nessuno di portarti via da me. Non ora che hai ammesso di volermi bene». Un sorriso appena accennato si dipinse sul volto di entrambi. «Non puoi chiedermi di lasciarti andare. Io non posso e non voglio perché...».

Ormai intorno ai due non era rimasto più nulla. Anche l'asfalto della strada stava svanendo.

I due fluttuavano nel buio più denso. Nell'oscurità infinita. Mancavano pochi secondi e tutto sarebbe scomparso. Ma lui doveva rivelarle ciò che provava.

Almeno per una volta l'avrebbe dovuto fare.

«Perché io ti amo».

Sul viso della ragazza non fece in tempo a palesarsi un'espressione sorpresa che lui le si avvicinò, le tolse una ciocca di capelli che le era finita sugli occhi e chiuse le palpebre per baciarla.

Un bacio.
Tanto atteso e tanto desiderato da entrambi.
Ma mai avvenuto.

∞∞∞

Aprì gli occhi di scatto. Era sudato fradicio, ma non gli importava. Sapeva di aver fallito nuovamente. Non aveva più forze per alzarsi da quella sedia e tentare di ucciderlo come aveva agito le volte precedenti.

Lui era lì davanti al ragazzo. Stava immobile a fissarlo con quei suoi occhi malvagi, piccoli e infossati. Aveva un'espressione innocua ma se si osservava meglio ci si accorgeva che nessuna emozione gli scalfiva il volto, rendendolo così vuoto e privo di umanità da apparire inquietante ancor prima di saper chi fosse.

Il ragazzo era tornato asciutto come le precedenti cinque volte che era ricomparso. Si trovava sempre in quella stanza buia e lugubre, priva di oggetti e vuota come lo sguardo del suo proprietario.

Non vi erano finestre, nessuna porta, il lampadario mancava eppure i volti dei due erano rischiarati da una pallida luce che era difficile capire da dove provenisse.

Per quanto ne sapeva, poteva pure trovarsi in un qualche luogo dall'altra parte del Paese, o addirittura dall'altra parte dell'Universo o magari era solamente nello scantinato di un suo vicino.

Ciò che sapeva per certo era che ovunque fosse non sarebbe riuscito a scappare. Ci aveva già provato cinque volte senza alcun successo e ora si era rassegnato.

Avrebbe voluto fare tante domande all'uomo che lo teneva imprigionato, ma questi lo precedette e gli disse «Dovresti dare ascolto alla ragazzina. Voi due siete due insulse pedine in mano mia. Il Destino di lei è già stato scritto perciò è inutile che cerchi di togliersi la vita, tanto non ci riuscirà. Ci sarai tu a salvarla e a portarla da me.»

Il ragazzo strinse i pugni facendosi venire le nocche bianche per lo sforzo. La stanchezza passò in secondo piano e si lanciò verso l'uomo cercando di colpirlo.

Quest'ultimo, prevedendo le mosse del ragazzo, rise di gusto e senza il bisogno di scansarsi il ragazzo finì a terra come colpito da un pugno invisibile allo stomaco.

«Perché ti ostini tanto? Non riuscirai a colpirmi» disse l'uomo finendo di ridere.

«Io non mi arrenderò mai. Puoi continuare a torturami e, se vuoi, puoi uccidermi ma lascia andare almeno lei» rispose il ragazzo in modo supplichevole mentre cercava di risollevarsi.

«Non vuoi proprio capire, vero? Il Destino non si cambia: lei sarà la mia sposa e darà alla luce il nuovo Signore del Male. Mi sembrava di avervelo già spiegato! Voi umani siete così duri d'orecchie che a volte mi risulta difficile credere che conquisterete l'Universo... ma forse sei tu che sei... difettoso» concluse l'uomo sempre mantenendo un'espressione impassibile e continuò aggiungendo «Tra poco si ripeterà tutto nuovamente e questa volta sarà l'ultima perché il vostro stregone morirà a breve. Lui vi ha dato queste possibilità per cambiare la Storia, ma a quanto pare voi state continuando ad agire a mio favore perciò preparati a salvarla anche questa volta» concluse l'uomo con un'espressione soddisfatta.

Il ragazzo rifletté sulle parole dell'uomo e gli domandò «E se invece io la lasciassi morire?».

L'uomo per la prima volta sussultò appena ma riprese subito il controllo di sé e rigido come sempre gli rispose «Sono sicuro che non lo faresti mai. Tu la ami».

«E invece lo farò, proprio perché la amo. Anzi ucciderò entrambi e tu non avrai più un erede a cui tramandare il tuo potere» disse il ragazzo sicuro di sé, mentre, lentamente, si smaterializzò senza avere il tempo di sentire l'uomo urlare un NO che echeggiò in tutta la stanza.

∞∞∞

Stava correndo come le precedenti volte. Non gli importava della gente a cui andava a sbattere, tanto non erano persone reali.

Procedeva veloce per quelle strade mai viste, eppure così familiari sin dalla prima volta che erano stati catapultati in quella dimensione.

Come sempre arrivò nell'esatto momento in cui la ragazza scivolava, perdeva l'equilibrio, ma riusciva ad aggrapparsi alla balaustra.

Come sempre la tirò su ma questa volta non la fece scendere dal parapetto, anzi, con una spinta si tirò su e le si affiancò.

Prima che potesse aprire bocca la abbracciò e le disse «Non voglio che tu diventi la sua compagna. Non lo sopporterei perciò ho deciso di morire. E voglio che tu venga con me. Sono sicuro che dovunque finiremo rimarremo sempre insieme».

Lei, sbalordita, si allontanò per guardarlo negli occhi e capì che non vi era alcuna esitazione.

Prese la mano di lui e la strinse forte, affidandogli la sua vita, mentre ogni cosa intorno a loro stava nuovamente svanendo.

Si guardarono negli occhi e con i cuori che battevano all'impazzata nei loro petti si buttarono giù.

Stavano quasi per schiantarsi nel fiume quando a un tratto il ragazzo venne risucchiato verso l'alto e, preso alla sprovvista, lasciò la mano della ragazza.

Si dimenò, ma era come se fosse bloccato da una forza invisibile che lo stava riportando in salvo.

Fecero appena in tempo a scambiarsi uno sguardo impaurito che la ragazza venne ricoperta dalle onde in tumulto mentre il ragazzo urlò il suo nome fino a che la vista gli si annebbiò e perse i sensi.

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