ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠𝟛𝟟- 𝕃𝔸 ℝ𝕀𝕍𝔼𝕃𝔸ℤ𝕀𝕆ℕ𝔼


𝔼𝕃𝕀𝕊𝔸𝔹𝔼𝕋ℍ

Sembra incredibile, ma siamo a casa. Dopo diciotto anni su quell'isola a sopravvivere di stenti, con i pericoli che incombevano. Rassegnati a una fine certa.

È stata una fortuna che Marleen fosse un'attrice e che il film che doveva interpretare sarebbe stato girato su di un'isola, la nostra. Se non fosse per questo adesso saremmo ancora là.

Errol, è seduto sulla poltrona accanto al tavolo, con le carte da gioco in mano per un solitario. Mi affianco a lui chiedendogli:
« Hai fatto caso che la mamma dacchè siamo tornati è strana ?»
Lui senza staccare gli occhi dalle carte, risponde:
« Elisabeth, siamo stati per un lungo periodo nel bel mezzo del niente, nonostante questo ci ha cresciuti nutrendoci con quello che offriva quel luogo. Ha cercato di farmi sentire il meno possibile la mancanza di mio padre. È stanca, e tornare qui è difficile per noi come per lei, anzi lei sente di più la nostalgia, perché avevano appena scoperto di amarsi che quella notte ha spezzato sul nascere»
« Sì, scusami che stupida hai ragione»
« Adesso dove è andata»
« Ha detto che voleva fare una passeggiata»
« Senti Errol, dobbiamo dirglielo» Affermo con decisione.
« Dici di noi? Certo, sono d'accordo. Ma non adesso, facciamola riprendere prima. Ha subìto troppi shock, uno dietro l'altro. Ricordati che è stata sul punto di morire »

𝕊𝕌𝕊𝔸ℕ

Ho detto ai ragazzi che andavo a fare una passeggiata, ma in realtà mi sto dirigendo in quella casa per togliermi ogni dubbio. Per vedere più chi fosse l'uomo che ho visto stamane.
È per darmi pace.
Continuo a avanzare passando delicatamente la mano sull'erba alta. Ne tiro un filo e ci giocherello un po'. Poi penso:
- Heathcliff, purtroppo ė morto quella notte, nel naufragio del Titanic, è affondato con quella maledetta nave. E adesso riposa nei fondali marini.
In un attimo i ricordi riaffiorano, affollando la mia mente riportandomi a quella notte terribile.
Mi sembra ancora di udire le urla strazianti di uomini e donne e i pianti disperati dei bambini. Anche di sentire lui, il tono della sua voce, calma e rassicurante anche mentre mi comunicava che la nave stava affondando e mi consigliava di indossare cappotti e salvagente.
E il suo sorriso, non dimenticherò mai il suo sorriso.

Senza accorgermene mi trovo davanti al grande cancello nero in ferro battuto. Mi aggrappo alle grate e attendo di vedere uscire qualcuno dalla casa. Magari anche quell'uomo, così mi tolgo ogni dubbio.
Rimango immobile per non so quanto tempo. Quando sento arrivare una macchina alle mie spalle, rimango ferma senza voltarmi, stringendo gli occhi. Temendo che da lì a poco la persona alle mie spalle avrebbe parlato.


Infatti... «Mi scusi desidera qualcosa? »
No, non è possibile, è... Sto per voltarmi e vedere a chi appartiene quella voce (sicura che fosse la sua).
Improvvisamente, la vista mi si annebbia, le gambe mi cedono e perdo i sensi.

Quando riapro gli occhi, vedo l'ambiente che mi circonda, che non mi è completamente sconosciuto; ma che non è casa mia.
Mi sollevo di schiena, mi guardo intorno e all'improvviso la voce di prima mi asserisce:
« Bene, si è svegliata. Come si sente?»
Davanti a me si presenta un uomo alto, con i capelli brizzolati e i baffetti.
Sorpresa e delusa, di rimando:
« Meglio grazie, mi scuso per essermi aggrappata al suo cancello, ma è che ho avuto un capogiro e per non cadere mi sono tenuta da lì. Chissà che avrà pensato»
« Non si preoccupi mia cara, l'importante che si è ripresa. Permette sono il marchese De la Motte, nonché medico. Vedendo che ha perso i sensi l'ho subito soccorsa e introdotta in casa»
« Susan Heyworth abito di fronte, a un paio di isolati da qui. La ringrazio, ma adesso devo andare. Buon pomeriggio!»
« Lieto di fare la sua conoscenza» Afferma a voce alta, per farmelo arrivare alle orecchie.

Imbarazzata stò per uscire in fretta da quella casa, quando delle urla strazianti mi bloccano dall'andarmene, incuriosita e interdetta all'istante volgo lo sguardo verso l'uomo.
Che prontamente mi informa:
« Mi dispiace madame, non volevo che sentisse questo. Si tratta di mio nipote, ha vissuto una terribile vicenda, che lo ha segnato profondamente. Ha perso la memoria ma ogni tanto quando riaffiorano scrosci di ricordi, soffre tantissimo.
Questa è casa sua e io mi sto prendendo cura di lui.

Quelle parole mi lasciano perplessa, nel mentre la mente mi si affolla di idee e congetture. «E se fosse lui?»

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