ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟠- 𝔻𝔸ℕℤ𝔸ℕ𝔻𝕆 𝔸𝕃 ℂℍ𝕀𝔸ℝ𝕆 𝔻𝕀 𝕃𝕌ℕ𝔸 ⭕

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Nel mentre che sto immerso nella mia lettura, distolgo lo sguardo dalle pagine del libro per un nano secondo dando una fugace occhiata nell'ambiente che mi circonda, per poi tornare a leggere. Ma eseguendo questo movimento ho avuto la sensazione che i miei occhi abbiano intravisto lei... Susan!
Per esserne certo, rialzo lo sguardo e la vedo davanti alla grande porta a vetri di svariati colori, uniti a mosaico fino a formare due pavoni alla destra e la sinistra delle due ante.
Prima di raggiungerla però, rimango ancora un po' a rimirare la sua bellezza. In quell' istante sembra di esserci solo io e lei in quel luogo.
Poi mi decido a raggiungerla.
Quando le sono abbastanza vicino prendo delicatamente la sua mano e la bacio. Le dico sussurrando:
« Sei incantevole stasera Susan! Lo sei sempre ma stasera particolarmente! »
« Grazie! » risponde lei .
Le offro il mio braccio per condurla alla sala da pranzo. Ma per arrivarci, bisogna percorrere un po' di metri, nel contempo, percepisco l' imbarazzo di Susan. Stare sottobraccio a me, la fa sentire a disagio. Dalle gote arrossite e perché non proferisce parola.
Il suo atteggiamento, mette in impaccio anche me, visto che sento di provare un sentimento forte per lei.
Giunti al luogo stabilito, ci accingiamo a prendere posto al tavolo, prenotato nel pomeriggio.
Entrando, si notano subito delle grandi tavolate rotonde, ricoperte da candide tovaglie apparecchiate elegantemente seguendo il "bòn ton", con al centro come ornamento, un vaso di colorati fiori freschi.
Le poltrone disposte a cerchio, undici per ogni tavolo. Intorno pareti bianche con appesi dipinti, grandi finestroni con vetri colorati, uniti a mosaico, metrate di tende bianche bordate di macramè.
Prendiamo posto, tiro via la poltrona per fare accomodare la mia graziosa ospite. Mi siedo di fianco a lei e iniziamo la nostra cena. Finalmente.
Il menù propone dei piatti raffinati al palato, dall'aragosta allo champagne.
Mentre io e Susan, stiamo ancora a tavola, si chiacchiera del più e del meno.
Anche se abbiamo intrapreso una conversazione, noto in lei sempre una punta di disagio, come se la imbarazzasse il fatto di stare sola con me.

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Non posso ancora credere di stare a cena da sola con lui. Mi odio per arrossire così visibilmente, sono sicura che se ne sia accorto anche Heathcliff. Questo accade perché fino ad oggi non siamo mai stati così vicini come in quest'ultimo periodo. Ma sopratutto mai soli, di solito ci sono sempre i bambini con noi.
Questa è la nostra prima uscita, insieme., A fine pasto, ci deliziamo il palato, con una superlativa e morbida crema Bavarese.
Finito di gustare il dessert, ci apprestiamo a lasciare il salone. Gremito di passeggeri altolocati, con papillon ( gli uomini) e stola di visone ( per le donne) bene in vista.

D' acchito, Heathcliff enuncia:
«Susan, ti andrebbe di accompagnarmi per una passeggiata sul ponte o vuoi rientrare?»
« Certo, credo di aver bevuto un po' troppo, prendere un po' d'aria fresca non può che farmi bene! ».
Così usciamo dalla sala da pranzo per immetterci in un lungo corridoio che percorriamo passeggiando.
Heathcliff, mi tiene sottobraccio e nel frattempo, tiene la sua mano sulla mia.
Rimaniamo silenti per qualche istante, ma poi, per rompere il ghiaccio; mi racconta della sua infanzia.
Purtroppo non riesco a carpire una frase, perché tutti i miei sensi sono concentrati su di lui. Osservo, il movimento delle sue labbra ben definite, rimango incantata dai suoi gesti, dai suoi profondi pozzi neri, che a causa delle luci soffuse e i fari della nave; assumono un colore ambrato, quasi come avesse delle fiamme ardenti all'interno.
Mi dico " Colpa del vino che ho bevuto a cena? O colpa sua! Del suo corpo, delle sue mani, che mi procurano dei brividi quando sfiorano le mie".
Assorta in quegl' intimi ed eccitanti pensieri, non faccio caso al fatto che siamo già arrivati al ponte di passeggiata. Un brivido improvviso mi pervade, quando la sensazione di brezza marina, mi investe. Alcune scosse, percuotono la mia schiena. Heathcliff si accorge che incrocio le braccia, passando la mano ripetutamente, su un braccio per darmi un po' di tepore. Mi chiede:
« Hai freddo?»
Non faccio in tempo a rispondere che si sfila la giacca, posandola delicatamente sopra le mie spalle. Il suo gesto mi lascia piacevolmente colpita. “ Il tepore che emana la sua giacca è piacevole e il profumo che colpisce il mio olfatto è quello che percepisco ogni volta che gli sono vicina e che desideravo, ogni qualvolta si allontanava da me.
Ma da oggi in poi, non dovrò più subire questa mancanza. Spero di poterlo avere sempre vicino. Ma, se seguito a comportarmi da imbranata, qualcun' altra se lo porterà via. Devo correre ai ripari! ” Fino a questo momento, gli ho solo dato delle fugaci occhiate, non ci riesco a guardarlo, il suo sguardo, mi provoca forti emozioni. Mi sento come un' adolescente alla sua prima cotta. Ma io non sono una ragazzina, sono una donna!
Mi faccio coraggio e alzo lentamente lo sguardo su di lui.
Mi ha parlato tutto questo tempo, ma purtroppo io stordita da lui, non ho inteso neanche una parola.
Improvvisamente mi propone:
« Balliamo Susan! »
« Ma non c'è la musica ! » esclamo e lui di rimando:
« Sì che c'è! »
Infatti, da lontano si sente la musica suonata dall' orchestra, nell' ampia sala da ballo. Prende la giacca dalle mie spalle, deponendola su una delle panchine con la seduta in noce come le rifiniture, intorno alla spalliera con lavorazione in ferro battuto.
Con una mano afferra delicatamente la mia, mentre l'altra, la posa sulla mia schiena. Per condurmi a danzare.
Mi fa volteggiare a ritmo di valzer e in quel momento tutto scompare.
Per la prima volta, dopo tanto tempo mi sento viva.

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Mentre stiamo danzando mi viene da pensare "come ho fatto per tutti questi anni a non accorgermi di lei... a non guardarla con altri occhi, come una donna.
E dire che ho trascorso del tempo con lei, forse perché ci sono sempre stati i nostri figli con noi, o perché ero troppo preso dal mio lavoro o perché osservavo il mio lutto, oppure...
Si sarà sentita usata quando riceveva una mia visita solo quando dovevo chiederle di tenermi Errol.
Che stupido sono stato ad essere così cieco per non vedere di avere affianco a me la più splendida delle creature.
Ma da oggi tutto cambierà!”

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Piroettiamo per tutto il pontile, quando ad un certo punto, Heathcliff si arresta di colpo, i suoi occhi si tuffano nei miei e senza dire una parola lentamente si avvicina pericolosamente, al mio viso sfiorando le mie labbra con un delicato bacio.
Rimango confusa per qualche istante, non riesco ad emettere un fiato, vedo solo il suo sguardo desideroso di un mio cenno, una mia parola, a quel punto d' istinto, sono io a gettarmi sulle sue labbra per un lungo e interminabile bacio.
Circondo il suo collo con le braccia, le sue mani posate sulla mia schiena, il suo tocco assuefatto, preme con dolcezza, per accorciare la distanza dei nostri corpi.
S

uccessivamente al bacio, Ci distanziamo, lentamente l'una dall'altro da quel momento idilliaco. Entrambi imbarazzati.


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Dopo quel fantastico bacio che mi lascia estasiato, il mio desiderio e di fare l'amore con lei, ma poi mi dico
" Meglio non azzardare una richiesta del genere. È vero che ha ricambiato il mio bacio, ma così sto correndo un po' troppo" .
La accompagno alla sua cabina, posando un delicato, ma sentito, bacio sulla sua mano. Enunciandole:
« Buonanotte Susan, grazie della splendida serata! »
« Grazie a te! Buonanotte Heathcliff, a domani! »
L

a osservo mentre la sua porta si chiude lentamente, mentre i suoi occhi, non smettono di fissarmi. Nessuno dei due voleva staccarsi, l' uno dall' altra.

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