ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟞 - 𝕀𝕃 𝔻𝕌𝔹𝔹𝕀𝕆 ⭕
𝕊𝕌𝕊𝔸ℕ
Una volta preso possesso della mia cabina, inizio a dimesticarmi in tutto il locale per conoscere i svariati oggetti e i mobili che la arredano. Intanto sento bussare alla porta, chiedo:
« Chi è ?»
Ma nessuna risposta dalla parte opposta, allora decisa richiedo:
« Chi è?»
Questa volta la risposta arriva e la voce mi è abbastanza familiare:
« Susan... sono io Heathcliff, ti ho portato le valigie ! »
"Valigie ? " penso e subito mi precipito ad aprirgli.
Heathcliff con un sorriso mi spiega:
« L'inserviente non voleva lasciarmeli, ma io ho insistito! »
« Grazie, Heathcliff! »
Subito dopo mi chiede:
« Sei ancora arrabbiata per prima? Susan, mi dispiace che quell' ufficiale abbia creduto...»
« Non preoccuparti va tutto bene! No è colpa tua!» lo rassicuro.
« Sono passato per lasciarti i bagagli ma anche per chiederti se hai bisogno di qualcosa!»
« Non ho bisogno di niente, grazie!»
« Bene, ti lascio riposare adesso, sarai stanca ! »
Apre la porta e sta per lasciare la mia stanza, quando il cuore mi dice di fermarlo affermando:
« No Heathcliff, non sono stanca anzi se non hai troppe cose da fare, vorrei mi invitassi a fare una passeggiata sul ponte. Volevo dire... mi piacerebbe visitare il ponte »
Arrossendo gli propongo e lui sorridendo dolcemente asserisce:
« Sarà un piacere, passeggiare sul ponte avendo sottobraccio la più incantevole delle creature »
Quando esce e chiude la porta, ripenso all'ultima frase che ha pronunciato " sarà un piacere avere sottobraccio la più incantevole delle creature" .
Senza farlo attendere oltre, afferro lo scialle e mi porto all' esterno della cabina.
Heathcliff, mi attende fuori in corridoio, mi porge il suo braccio e insieme ci incamminiamo alla volta del " ponte di passeggiata".
Avanziamo e lungo il percorso veniamo rapiti dalla bellezza di un grande scalone, con passamaneria in legno di noce e intagli realizzati a mano, in ferro battuto, posto nel mezzo di un enorme atrio. Alzando gli occhi , si nota una parete anch'essa tutta in noce dove vi è incastonato un grande orologio sormontato da due cherubini intagliati nel legno. Ai piedi dello scalone, su ambedue i lati, due grandi lampade ovali bianche, sorrette da due sculture in bronzo, che raffigurano un giovane servitore orientale. Osservando in alto si può ammirare un enorme cupola di vetro temperato che simula la luce del giorno.
Le pareti rivestite da carta da parati, correlate da tante porte, quelle che conducono alle sale da pranzo, altre alla sala fumatori e altre ancora ad altri locali adibiti a sale e saloni per permettere ai passeggeri di prima e seconda classe, di ammazzare il tempo dedicandosi alle attività preferite. Lettura, giochi delle carte o altri passatempo.
Finalmente abbiamo raggiunto l'ascensore, l'inserviente, un ragazzo che all' incirca, potrà avere diciannove, vent'anni, porta i capelli neri tirati all'indietro, resi lucidi dalla brillantina, abbigliato da una giacca bianca, con bordatura blu sui polsini, che gli arriva sui fianchi, chiusa sul davanti con dei bottoni grandi dorati e calzoni neri.
Lo vedo alquanto impacciato " forse sarà il suo primo impiego dopo la scuola " penso.
E come primo incarico, gli avranno assegnato la mansione di manovratore di ascensore.
Il ragazzo domanda dove volessimo andare e Heathcliff prontamente:
« Sul ponte di passeggiata grazie»
Quello si adopera per portarci dove gli è stato chiesto e quando siamo arrivati.
Vengo colta dallo stupore, una meravigliosa veduta sull'oceano, mi lascia senza fiato.
Una infinita distesa blu che combacia ad oltranza con il cielo.
ℍ𝔼𝔸𝕋ℍℂ𝕃𝕀𝔽𝔽
Riesco a leggere l'entusiasmo sul suo viso, la meraviglia nei suoi occhi, sembra una bambina alla quale hanno regalato la sua prima bambola.
" Sei fantastica Susan ! " Improvvisamente si fa avanti il tarlo del dubbio, che mi logora i pensieri " E se avesse reagito in quel modo, poco prima, perché la infastidisce che qualcuno possa pensare di noi due come una coppia? Sarebbe meglio indagare, capire se ho frainteso oppure, anche lei vorrebbe che la corteggiassi".
Mi faccio coraggio cancellando ogni pensiero negativo e le chiedo:
« Susan, stasera sarei onorato se venissi a cena con me »
Lei, che dapprima era tutta presa ad ammirare l'entusiasmante panorama, poi si volta verso di me lentamente e con una vocina risponde:
« Certo, io ed Elisabeth verremo con piacere»
« No Susan, intendevo solamente tu ed io! »
« Solo io e te? » risponde imbarazzata.
« Sì, allora cosa mi rispondi? »
« Rispondo di si, grazie »
« Perfetto allora i bambini li faremo cenare prima stasera! »
La passeggiata è stata molto piacevole, la compagnia anche, il panorama mozzafiato. Ma ora il cielo va all'imbrunire e la temperatura sta calando, comincia a far freddo.
Conviene ritirarsi.
« Susan, ti accompagno alla tua cabina ? Inizia a gelare la temperatura»
« Sono d'accordo, ma prima dobbiamo trovare i bambini»
Ci mettiamo alla ricerca dei pargoli, ma senza alcun esito.
Susan è visibilmente preoccupata e io per tranquillizzarla le dico:
« Li troveremo sicuramente in cabina, al calduccio e al sicuro. Sta tranquilla» .
« Sì, sarà sicuramente così, andiamo subito a controllare! »
Ci precipitiamo giù per le scale senza aspettare di prendere l'ascensore.
Susan scende quei gradini velocemente ma sempre con molta grazia. Io le sto dietro cercando di tenerle il passo. Ad ogni curva il suo vestito volteggia come fossero ali di farfalla colorata dai colori più splendidi e brillanti, i suoi meravigliosi capelli rossi emanano un profumo che mi stordisce per tutta la scalinata la sento ansimare per lo sforzo.
Finalmente siamo arrivati al nostro piano, Susan si precipita ad aprire la porta della sua cabina e io la mia per accertarmi che Errol fosse in stanza.
Ma sento dire da Susan:
« Elisabeth... Errol meno male siete qui, da quanto siete rientrati ?
« Siamo qui dal pomeriggio mamma e quando ho aperto la porta tu non c'eri così ho invitato Errol a restare con me! »
« Hai fatto bene tesoro! »
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