ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟝- 𝔽𝕀ℕ𝔸𝕃𝕄𝔼ℕ𝕋𝔼 𝔸 𝔹𝕆ℝ𝔻𝕆 ⭕

𝕊𝕌𝕊𝔸ℕ

Dopo un lungo tragitto, eccoci qui, a mirare il grande "transatlantico", la nave di cui tutti parlano essere bellissima, grandissima e dotata di tutti i confort possibili e inimmaginabili.

Quando arriviamo vicino al molo dove è attraccata e da dove partirà, veniamo investiti da una grande folla, tra quelli anche alcuni che vogliono trasportare i nostri bagagli sulla nave, ma Heathcliff rifiuta di farli prendere a quegli uomini. Accorgendosi del mio sgomento, mi spiega avvicinandosi al mio orecchio:
« Ho rifiutato perchè molti di loro sono lestofanti, fingendosi "facchini" si impossessano dei bagagli altrui per rubarli»
Turbata gli rispondo:
« Capisco»

Molte persone vogliono prendere questo mastodontico natante, e non tutti fanno parte dell'alta società. Qualcuno parte per lavoro, altri vogliono imbarcarsi per trasferirsi in un altro stato e avere una vita migliore e qualcuno, i ricchi, solo per svago o per il gusto di poter dire un giorno " io c'ero a bordo del Titanic il giorno del suo viaggio inaugurale".
Comunque sia, ognuna di queste persone ha un motivo, più o meno valido per salirci. Un brusio di voci, la sirena a intervalli della nave e suoni di ogni genere, giungono confusi alle mie orecchie.
Ci apprestiamo a superare la passerella, mi volto indietro per assicurarmi che i bambini afferrino il passamano e stiano dietro di noi.
Appena saliti ci troviamo in un grande atrio a pareti bianche con tre porte, ci attende un ufficiale della marina per assegnarci i numeri indicanti le nostre cabine.
« Benvenuti signori, mi dite cortesemente i vostri nomi ?»
« Sono il dottor Heathcliff Graymoore, e questa è la signora Heyworth e viaggia con me, insieme ai nostri due figli»
« Capisco dottor Graymoore, la vostra cabina è la "suite royal", potete accomodarvi»
A quell'affermazione intervengo per evitare strane conclusioni all'ufficiale:
« Non ha capito, io sto viaggiando con il dottor Graymoore, ma vorrei alloggiare con mia figlia in una cabina a parte»
« Mi scuso per l'equivoco madame, la sua è la cabina 112»
« Grazie» rispondo con tono seccato.
Prendo la chiave e mi allontano con mia figlia.

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La vedo allontanarsi e capisco dal tono della sua voce che si è molto infastidita dall' insinuazione del militare.
Il quale mi afferma:
« A questo punto dottore lei comprenderà che essendo in due, devo assegnarle un altra cabina»
« Certo, capisco perfettamente»
« Bene, la sua è la 111»
« Grazie» afferro la chiave inoltrandomi tra i lunghi corridoi osservando le placche con i numeri su ogni porta, per trovare la mia.
Quando la trovo apro e mi si presenta una splendida camera corredata di arredamento in noce, stile vittoriano, pareti rivestite con carta da parati ecrù e quadri appesi ad esse, che riportano personaggi e ambientazioni marine.
Errol è entusiasta e mi chiede tutto eccitato:
« Papà, dove dormo io ? »
« Con me... nel lettone, non ti và ?»
« Con te? Ma sono grande oramai! »
« Mi spiace Errol, ma dovrai accontentarti, tanto è questione di pochi giorni, a New York avrai una stanza e un letto tutti tuoi! »
« Va bene! » risponde con rassegnazione .

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Dopo l' affermazione di papà, esco dalla porta della cabina e vado a bussare in quella accanto, la 112, che se non mi sbaglio è stata assegnata a Susan e Beth, che appare sull'uscio con il suo sorriso. Insieme ci diciamo:

« ANDIAMO ! ».
Susan ha udito il nostro entusiasmo e ci avverte:
« Non allontanatevi e state lontani dalla prua»
« Sta tranquilla Susan, ci staremo lontani un chilometro»
Rispondo io di rimando, prendendo per mano Beth ci mettiamo a correre attraverso i lunghi corridoi, che conducono al pontile.
Mi rivolgo alla mia amica asserendo:
« Noi abbiamo deciso di andare al ponte ma non sappiamo come arrivarci? »
« Chiediamo a qualcuno» Consiglia Beth.
Così fermiamo la prima persona che passa e glielo chiediamo:
« Scusi signore, potrebbe dirci come possiamo andare sul ponte?»
« Certamente, per andare sul " ponte della passeggiata " dovete prendere l'ascensore»
« Mille grazie! »
Io e lei ci guardiamo interrogativi e poi ci avviciniamo all'ascensore, attendiamo che qualcuno arrivi per prenderlo.
Non dobbiamo attendere tanto, infatti si sta avvicinando un tipo con cappotto e cappello nero in testa e con un viso paffuto. Quando è vicino a noi, non ci degna di uno sguardo e preme un bottone da un pannello attaccato alla parete e aspetta guardando in su, noi incuriositi dal tipo lo fissiamo senza proferire parola. Improvvisamente la porta dell'ascensore si apre, quel signore entra e noi con lui, ordina all'inserviente che sta dentro per manovrare l'ascensore:
« Mi porti al ponte di passeggiata»
« Certo signore»

Quando il ragazzo che manovra l'aggeggio si ferma, scendiamo e giochiamo a rincorrerci, senza curarci di urtare i passanti.

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Dopo aver varcato la porta della mia cabina, mi libero della giacca adagiandola sul divano e attendo che il fattorino porti i nostri bagagli.
Passati dieci minuti ecco che sento bussare alla porta. Mi accingo ad aprire e l'inserviente arriva con tutte le valigie:
« Dottore i suoi bagagli, dove li lascio ?»
« Può lasciarli anche qui, grazie»
Prima di andare via, noto che il ragazzo esce un foglietto dalla tasca della sua giacca bianca da lavoro e poi chiede:
« Mi scusi dottor Graymoore, ho anche i bagagli della signora Heyworth, mi hanno informato che viaggiate insieme. È esatto? »
« Sì , ma non dividiamo la stessa cabina. Per le valigie... gliele farò avere io, personalmente! »
« Mi spiace dottor Graymoore, non posso consegnare i bagagli se non al leggittimo proprietario »
Gli sgangio una lauda mancia asserendo:
« Conosco la signora Heyworth, e sta viaggiando con me... mi creda questa cosa non le creerà alcun problema»
« Come desidera dottor Greymoore»
Quando lascia la mia cabina chiudendo la porta, mi appresto a recarmi a quella che sta affianco alla mia, la cabina di Susan.

Esco con le valigie e dopo averle prese e sistemate tutte davanti alla sua porta, dò due colpetti per bussare.
Dall'altra parte il dolce suono della sua voce mi accarezza le orecchie:
« Chi è ?»
Esito prima di risponderle pensando
" E se fosse ancora arrabbiata? Ma non è colpa mia, se quell' ufficiale ha frainteso!"

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