ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟚𝟚- 𝕃𝔸 ℂ𝔸𝕊ℂ𝔸𝕋𝔸
Dopo tanto camminare, purtroppo un po' lentamente, a causa dell'infortunio al mio ginocchio; finalmente giungiamo alla grotta prima dell'imbrunire.
I miei ragazzi, quando la vedono ne rimangono entusiasti:
« Brava mamma, con questo nuovo rifugio saremo più protetti in caso di tempeste tropicali o tornado »
Afferma Errol.
Entriamo, e nell'immediato mio figlio accende un fuoco per riscaldarci (perché sinceramente in questo posto fà davvero freddo).
Dopo i ragazzi preparano una sorta di giaciglio per me e loro. Ceniamo con i frutti rimasti, Errol a quel punto asserisce:
« Domani mi recherò a cercarne altri e poi pescherò qualche pesce »
Ci adagiamo su letti fatti di foglie e ci addormentiamo.
Vengo svegliata da un forte ululato da parte del vento. Purtroppo non posso alzarmi per controllare se si tratta di un tornado o altro. Anche se dentro questa caverna siamo al riparo e al sicuro, io non posso lo stesso dormire.
Facendomi forza con le braccia, mi metto seduta accanto al fuoco, con la schiena appoggiata alla roccia.
In quel tepore e le ombre delle fiamme che danzano tra le pareti rocciose, mi fermo a pensare a Heathcliff. Al suo viso, al sorriso che aveva quando mi ha proposto di seguirlo in America, a quando ci siamo dati il primo bacio; quando abbiamo fatto l'amore... E alla sua morte assurda. A volte penso, se non avessimo fatto quel viaggio? ... Se non fossimo mai saliti su quella maledetta nave.
Le lacrime solcano le mie guance, facendo attenzione a non farmi sentire dai ragazzi, soffoco i singhiozzi della disperazione. Poi parlo con te come se tu potessi ascoltarmi "Amore mio mi manchi ogni giorno". Se solo ci fossi stato tu insieme a noi, quest'isola sembrerebbe un posto migliore... tutto sarebbe migliore.
Errol cresce a vista d'occhio, si dà da fare come un uomo, come tu gli hai insegnato. A essere coraggioso è altruista[proprio] come lo eri tu. L'altro giorno quando, dopo aver saputo da Elisabeth che si era tuffato in mare e che non era ancora tornato, ho temuto il peggio; ho pregato te di farlo riemergere sano e salvo. E dopo qualche secondo così è stato.
D'improvviso sento un fruscio, mi asciugo velocemente gli occhi, credendo che siano uno di loro, scivolo mettendomi giù per dormire.
Mi sveglio a mattina inoltrata, un caldo raggio di sole filtra dall'insenatura sulla roccia. Davanti a me, una larga foglia con all'interno molta frutta " i ragazzi si sono dati da fare -penso- si saranno svegliati presto per prenderla". Ne hanno fatto una buona scorta. Prendo una banana, tiro via la buccia, sto per portarmela alla bocca, quando sento i loro schiamazzi. Penso " avranno trovato la cascata e adesso sono in acqua a schizzarsi". Mi torna un pensiero, che da un po' di tempo mi gira in testa: « Stanno crescendo, e anche in fretta e con loro anche tutto quello che comporta l'essere uomo e l'essere donna. E non sono veramente fratello e sorella. Spero di vivere abbastanza per essere presente ai loro cambiamenti e poterli informare sui vari aspetti che la crescita comporta.
Anche se sicuramente non ne avranno bisogno.
Dopo ciò mi viene voglia di voler dare una rinfrescata anche a me.
Mi porto all'imboccatura della caverna, sorretta dal bastone con l'intenzione di voler andare anch'io alla "piscina".
Quando mi trovo fuori, assaporo il tepore del sole, i miei occhi si nutrono della fantastica vista che il luogo generosamente offre. Il soffio delicato del vento mi fà scompigliare di poco i capelli. Oggi è una splendida giornata, dico a me stessa.
Poi piano, raggiungo i ragazzi e li vedo dentro l'acqua a schizzarsi, come avevo immaginato. Mi siedo sul bagnasciuga ricoperto di sassolini con la superficie liscia, mentre ne stringo un paio in un pugno insieme alla sabbia bagnata, Elisabeth esclama:
« Mamma, questo posto è fantastico! "
Passano i giorni, i mesi e gli anni. Io dal primo giorno del nostro arrivo qui, per non perdere di vista il tempo che passa inesorabile; ho segnato con una pietra appuntita una tacca per ogni giorno che passava. Mi accorgo ora, rivedendo quei segni sulla parete rocciosa della nostra grotta, che sono tanti... troppi. E non solo per quelli, anche Errol ed Elisabeth sono cresciuti; lui diciotto e lei quindici.
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