ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟙𝟡- ℕ𝕌𝕆𝕍𝕀 𝕀ℕℂ𝕆ℕ𝕋ℝ𝕀

Dopo una notte passata a pensare senza dormire. Mi alzo dal masso dove sono stata seduta per tutto il tempo, guardo la cenere di un fuoco ormai spento. Mi incammino verso la riva, il mare è calmo e le onde che lo percorrono sembra volessero accarezzarlo.
Penso di entrare in acqua, prima entro un piede sollevo la lunga gonna della sottoveste bianca, ormai ridotta in brandelli, poi l'altro. Avanzo fino a farmi arrivare l'acqua alle cosce, la prendo con le mani unite spargendola sul viso per rinfrescarmi.
Esco e torno vicino al rifugio dove i bambini dormono ancora.
Li guardo entrambi ma mi soffermo su Errol. "Povero piccolo da quando ha visto affondare la nave con suo padre a bordo, non ha più versato una lacrima, sta tenendo tutto dentro e non gli fa bene dovrebbe sfogarsi, esternare tutto il dolore che ha dentro.
Mi preoccupa il fatto che non pianga, forse sa che così facendo appare più forte. Dalla capanna escono le teste dei ragazzi, prima una poi l'altro.
Io prontamente:
« Buongiorno, per la colazione mangiate qualche frutto, sciegliete quale vi piace di più»
« BUONGIORNO!!!»
Rispondono insieme.
È poi portano alla bocca qualche pezzo di frutto, dall'ananas alla banana e altri frutti tropicali. Poi li informo:
« Stamattina faremo una bella escursione dell'isola, visto che ieri era quasi buio e abbiamo dovuto fare le cose in fretta. Che dite vi va? »
« Certo Susan» risponde Errol.
« Si mamma!» esclama Elisabeth.
Dopo aver fatto colazione, diamo inizio all'esplorazione dell'ambiente circostante.
Intraprendiamo il percorso inoltrandoci nella verde vegetazione,
facendo attenzione ad eventuali animali feroci e rettili.
Ciò che la vista ci regala è un meraviglioso spettacolo di esplosioni colorate. Palme altissime con attaccate noci di cocco, alberi per ogni frutto cresciuto naturalmente in quel posto e poi pappagalli bianchi con la cresta gialla altri ancora con le piume di tre colori differenti, verde giallo e blu altri anche con il rosso. Piccole scimmie marroni con il muso bianco gli occhietti grandi e neri, che ci osservano curiose mentre rimbalzano di ramo in ramo tra gli alberi.
I ragazzi che prima non sembrava fossero molto partecipi all'escursione, adesso sono entusiasti di ciò che vedono.
Nella nostra "passeggiata" prendiamo anche altri rami di palme e canne di bambù per rifinire la capanna.
Dico loro:
« Abbiamo esplorato l'isola e pare che non ci siano animali feroci e nemmeno uomini selvaggi. Su torniamo adesso, voglio costruire una capanna più decente »
Sulla strada del ritorno Elisabeth viene attirata da uno strano lamento, si volta indietro portandosi da dove arriva il suono, seguita da me e Errol.
Con nostro stupore vediamo una piccola scimmietta al suolo, forse caduta da un albero perché troppo piccola.
Elisabeth ci fa notare:
« Se avesse la mamma sarebbe già arrivata a proteggerlo, invece è da solo»
« Portiamolo con noi, lo cureremo»
Suggerisce Errol.
« Credo che sia un'ottima idea» ribadisco. Ma l'impresa non sembra per niente facile, la scimmietta si rifiuta di farsi prendere. Dopo un paio di tentativi i miei figli riescono a prenderla e tenerla in braccio.
Una volta tornati all'accampamento mio figlio si prodiga a visitare il cucciolo di scimmia e si accorge che ha una zampetta rotta.
Così si accinge a improvvisare una fasciatura per immobilizzare l'arto dell'animale, mettendo due stecche di legno ai lati legandolo stretto con una liana.
La scimmietta dopo parecchi strilli sicuramente per il dolore si calma.
Beth la prende in braccio per cullarla, Errol spezzetta una banana e la imbocca.
Mentre mia figlia si occupa della bestiolina, io e Errol ci apprestiamo a costruire una capanna più resistente alle intemperie.
Dopo molta fatica e parecchio sudore sotto il sole cocente, la capanna è pronta. È più carina di quella che ho costruito ieri.
Quando ci accorgiamo che si sta per fare buio, mio figlio comincia ad accendere il fuoco poco distante dal rifugio e poi entra dentro per mettere qualcosa sotto i denti. Se così si può dire:
« So che non è piacevole mangiare sempre frutta, non lo è neanche per me. Ma dovete avere pazienza e cercare di capire la situazione»
« Non preoccuparti Susan, noi capiamo»
Asserisce Errol.
« Sta tranquilla mamma, cercheremo di abituarci a questo solo cibo»
« Grazie tesoro, anche a te Errol per la vostra comprensione»
Dopo aver cenato si addormentano e io vorrei uscire per stare fuori e sfogare tutta l'angoscia che ho dentro.
Ma stasera il tempo non me lo permette. Il vento tira forte... troppo forte penso; " spero solo che la capanna resista".
Rientro coprendomi con le foglie larghe di palma e mi rannicchio accanto ai miei figli.
Chiudo gli occhi ma non riesco a dormire, sento l'ululato del vento per quanto tira forte.
La mia paura sale quando sento la capanna ondeggiare e scricchiolare sotto le raffiche "ti prego Dio fa che la capanna resista a questo forte vento"

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