ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟙𝟟- 𝔼ℂ𝕃𝕀𝕊𝕊𝕀 𝕃𝕌ℕ𝔸ℝ𝔼
𝕊𝕦𝕤𝕒𝕟
Ancora incredula per quanto è appena accaduto, disperata e con la morte nel cuore rivolgo uno sguardo ai bambini e noto lo sgomento nei loro occhi. I loro sguardi cercano una risposta ai loro "perché, come anche dentro di me echeggia questa domanda... " perché tutto questo...? perché a noi?
Ma non so darmela, la mia mente è troppo confusa e il mio cuore colmo di angoscia.
Li tengo più stretti a me. Mentre la scialuppa rimane alla deriva come anche tante altre. Guardo la donna che è seduta due posti più in là da me, che tiene stretto al seno il suo bambino e penso rivolgendole uno sguardo pieno di rancore " avete un posto su questa imbarcazione, tu e tuo figlio perché hai trovato un uomo altruista come Heathcliff, altrimenti sareste sul fondo del mare al suo posto e lui qui accanto a noi... a me".
Mi rendo subito conto di stare facendo dei pensieri cattivi e Heathcliff non vorrebbe sentire queste parole pronunciate dalla mia bocca, lui che aveva un cuore buono, che amava la vita e la salvava anche a persone che non avevano denaro per pagare, mettendoci tutto il suo impegno ugualmente. Lui che si è innamorato di me, della mia bontà d'animo... No non posso deluderlo e non voglio avere certi pensieri malvagi. E poi non sappiamo neanche se siamo in salvo, nonostante fossimo su questa scialuppa. Il gelo è così tanto e forte che anche se siamo coperti dalla testa ai piedi, sembra entrarci dentro forzando sui nostri corpi. Non sento più i piedi e le mani.
Il marinaio che governa questa imbarcazione ci ha forniti di coperte ma sembra non bastare. Le persone intorno a me sono alcune silenziose e si stringono nei loro paltò, altri continuano a singhiozzare insieme ai figli, per aver dovuto lasciare i loro uomini su quella maledetta nave che adesso è sprofondata negli abissi marini portandoseli con lei.
Guardo Errol, povero piccolo che ha già perso la madre e ora anche suo padre. Mi prenderò io cura di te se ci trarranno in salvo prima che la morsa di gelo ci travolga avendo la meglio su di noi tutti.
Ripenso alle sue parole, alla promessa fatta a Heathcliff prima di lasciare la nave:
« Susan promettimi che ti prenderai cura di Errol se non dovessi farcela»
« Ma cosa dici... Tu ce la farai... noi ce la faremo. Abbiamo una vita da vivere insieme adesso che ci amiamo e dobb...» mi interrompe bruscamente
« Susan ti prego ho bisogno di saperlo. Promettimelo !»
« Sì certo te lo prometto Heathcliff»
" E poi le sue ultime parole prima dell'addio:
« Ti amo Susan non dimenticarlo mai» Mentre ricordo quell'ultima volta insieme a te, le lacrime riempiono i miei occhi, trattengo i singhiozzi per non far trapelare niente ai bambini, " hanno già sofferto tanto".
Sono ore che stiamo galleggiano in mezzo all'oceano atlantico, ma ancora nessuna nave è venuta in nostro soccorso. Come ci ha informato il marinaio qualche ora prima.
Una donna di corporatura robusta con fare imponente chiede al ragazzo:
« Giovanotto, lei è sicuro che i marconisti prima di lasciare il Titanic hanno diramato SOS ?»
Il militare, un ragazzo moro con occhi scuri carnagione chiara, forse per il gelo e corporatura normale, afferma:
« È quello che ho sentito dire e comunque gli addetti al telegrafo hanno questi ordini in caso di affondamento»
Il marinero risponde alla donna, con molta difficoltà a parlare per il troppo freddo.
Di colpo la luna esplode luminosa sul un cielo nero illuminando la notte scura.
Quando qualcuno dice ripetendo con voce ascendente :
«Oddio... Oddio... Ci sono gli squali !» Una donna grida terrorizzata con occhi spalancati e la voce strozzata creando il panico e svegliando chi si era assopito.
Il milite quando si accorge effettivamente della loro presenza ci dice:
« Fermi vi prego se non volete fare rovesciare la barca»
Con molta difficoltà seda il panico facendo rimettere seduti chi si era alzato posseduto dalla paura.
Errol e Beth che nel frattempo si sono svegliati mi chiedono:
« Che succede?»
« Niente tesoro, dormite un'altro po'»
Si riaddormentano tremanti, io mi accosto più a loro cercando di riscaldarli con il mio corpo.
Per fortuna sull'imbarcazione torna la calma e il silenzio ma gli squali stanno tutt'intorno a noi nuotando veloci formando un cerchio in attesa della preda.
Adesso i brividi dell'orrore sono più forti di quelli dovuti al freddo.
Improvvisamente la luna si oscura velocemente creando il buio totale, non si riesce a vedere nulla.
Si sente solo uno strano rumore come di un'onda che si sta alzando imponente sopra di noi.
È terribile sentire certe vibrazioni e udire certi strani suoni senza poter vedere cosa sta succedendo.
Il marinaio si decide di accendere la torcia davanti a lui e le urla di terrore dei presenti mi fa voltare la testa di scatto. Quando la vedo il terrore si impossessa di me... Un onda gigantesca sta per travolgerci. Il primo pensiero va ai miei bambini penso non è questo il momento per la paura bisogna che rimanga lucida. Devo riuscire a salvarli anche a costo della vita.
Mentre l'imbarcazione ondeggia sempre più forte causata dalle grandi mareggiate e onde sempre più alte. Vedo cadere in acqua qualcuno, poi qualcun'altra...in quel momento le urla strazianti mi fanno capire cosa sta accadendo, gli squali.
Cerco di proteggere i miei figli dalla vista di quell'orrore riparandoli tra le mie braccia con la faccia rivolta sul ventre.
Quando intuisco che la situazione è disperata, perché un' onda ancora più alta delle altre sta per travolgerci dico loro:
« Non lasciate le mie mani qualunque cosa accada, avete capito bene ? »
L'onda anomala ci investe travolgendoci inesorabilmente.
Siamo in mare annaspando e ingoiando acqua, tengo strette le loro mani, le onde sempre più potenti ci portano sul fondo, mentre siamo sott'acqua uno squalo enorme ci viene incontro, io che non ho lasciato le mani dei bambini sto per farlo, penso di spingerli via e fare ingoiare solo me per dargli il tempo di trovare un modo per mettersi in salvo. Stringo gli occhi rassegnata alla mia fine imminente, quando qualcosa lo spinge via, un banco di delfini venuti in nostro soccorso. Gli squali vengono allontanati con il loro lungo muso, io stremata perdo conoscenza.
Quando mi riprendo apro gli occhi piano, su di me sento calore e non freddo e sotto le mie mani, qualcosa di solido e non liquido.
Mi sollevo faticosamente, fradicia d'acqua e con i vestiti a brandelli. Cerco immediatamente i bambini, quando li scorgo gli vado vicino scuotendoli per farli svegliare e per fortuna reagiscono. Li abbraccio forte, felice che quell'incubo sia passato.
Guardando sotto di me, esclamo meravigliata " È terra... siamo sulla terra ferma, non posso crederci e siamo vivi.
Mi guardo intorno e capisco che siamo finiti su un'isola e purtroppo sembra di esserci solo noi.
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