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𝔼ℝℝ𝕆𝕃

Afferro una sedia e la accosto al letto dove dorme Susan.
Prima di dare libero sfogo al turbamento che mi percuote in questi giorni, la osservo, notando la serenitΓ  che traspare sul suo volto. La assenza dovuta al lungo sonno, non ha fatto che giovarle.
Così inizio il monologo:
Β« Cara Susan, non c'Γ¨ giorno ch'io non preghi perchΓ© tu riesca a guarire e poter tornare tra noi. Ho bisogno dei tuoi preziosi consigli, che come papΓ  era solito fare, anche tu sai darmeli. Adesso piΓΉ che mai.
Adesso che mi sento addosso una strana sensazione, una immensa confusione riempie la mia testa. Vorrei che tu mi dicessi il perchΓ© del disagio che provo ogni qual volta sono vicino a Elisabeth, della forte emozione che provo e di certi pensieri. Che non dovrei avere, visto che Γ¨ mia sorella. Voglio dire, so che non lo Γ¨ biologicamente parlando, ma siamo cresciuti come lo fossimo. Quindi Γ¨ naturale che io la consideri tale.
Ma questo pensiero non mi fà stare bene, anzi mi distrugge e poi... temo che lei non provi la stessa cosa. Sì, credo di essermene innamorato, credo che questo fosse inevitabile, dal momento che siamo cresciuti stando su di un'isola solamente io e lei. Adesso c'è Marleen, lei mi piace, ma la trovo alquanto invadente e piuttosto sfacciata .
E poi...non provo amore per leiΒ»

Finito lo sfogo, mi porto una mano all'altezza della fronte, mentre i polpastrelli premono sulle tempie; con l'altra tengo la mano di Susan.
Improvvisamente percepisco un lieve movimento delle sue dita, lentamente libero la fronte dalla mia mano e posso notare che in realtΓ  Susan sta muovendo le dita della sua mano.
A un certo punto pronuncio il suo nome con tono basso e mentre lei sta per aprire gli occhi una farfalla bellissima, con le ali azzurre bordate di bianco e striature nere, fa il suo ingresso in quella camera.
β€œ sarΓ  sicuramente lo spirito di papΓ , che ci protegge sempre e aleggia su di noi”.
Ed Γ¨ in quel momento che lei apre gli occhi chiedendo:
Β« Errol? Elisabeth... dov'Γ¨ e come stΓ ?Β»
La abbraccio forte felice di averla ancora con noi e le asserisco per tranquillizzarla:
Β« Non preoccuparti per lei, sta bene! Ma tu... piuttosto come ti senti, ci hai fatto stare in pena per parecchi giorniΒ»

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Errol dichiara che da giorni sono rimasta a dormire su questo letto. Mentre mi guardo intorno, vedo che il luogo in cui siamo in questo istante non Γ¨ la nostra solita caverna, ma la cabina di una nave. Ma di quale nave si tratta? Di chi Γ¨?
« Devo aver dormito un po' troppo per non accorgermi di tutti questi cambiamenti. Non è così Errol?»
« Sì Susan, sei stata morsa da un pesce velenosissimo che ti ha provocato il sonno e se non ci fosse stato il tempestivo intervento del professor Newton che ti ha trasportata sulla sua nave per curarti, adesso saresti morta»
Β« Chi sarebbe questo professore ?!Β»
Β« Aspetta che lo chiamo e te lo faccio conoscere, Γ¨ una brava personaΒ»

Mentre esce dalla porta per avvisare questo professore del mio risveglio, io mi guardo attorno. Sono stata ospite di quest'uomo per giorni, mi ha curata, messa a dormire su questo morbido letto; con candide lenzuola e calde coperte.
Intorno a me, macchinari medici, tubi e tubicini, strumenti sanitari vari; due oblΓ² da dove entra la luce del sole circondata da pareti bianche.
Improvvisamente l'occhio mi cade su una splendida farfalla azzurra, che si Γ¨ posata sopra il letto sul bordo della pediera.
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Mi zittisco immediatamente quando sento aprire la porta della cabina. Errol entra assieme ad un uomo di mezza etΓ  con capelli, barba e baffi bianchi.
Il suo abbigliamento tutto mi fa pensare tranne che a un medico. Errol mi comunica:
Β« Mamma, ti presento il professor Newton Γ© lui che ti ha guaritaΒ»
« Non ho fatto certo tutto da solo, il buon Dio ha posato la sua mano miracolosa. Buon pomeriggio Susan, come si sente? È un piacere conoscerla e sapere che le mie cure l'abbiano aiutata a guarire.»
Β« Un pΓ² intontita , ma tutto sommato bene grazie professor Newton Β»
Β« Mi chiami Raymond, la pregoΒ»
Β« Errol, tesoro potresti portare qui Elisabeth voglio riabbracciare anche leiΒ»
Β« Certo mamma, vado a prenderla sarΓ  al settimo cielo quando le dirΓ² che stai bene e che ti sei risvegliata. VadoΒ»

Errol mi conosce e ha capito perfettamente a cosa pensavo quando ho cambiato discorso.
Intanto che siamo rimasti soli il medico asserisce:
Β« Devo farle i miei complimenti Susan, lei Γ¨ una donna forte e coraggiosa. Non Γ¨ da tutti trovarsi improvvisamente isolati dal mondo civile con due bambini da crescere e riuscire a vivere su di un'isola per diciotto anni Β»
Β« Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque si trovasse nella mia stessa situazioneΒ»
Β« Non sia modesta, lei ha fatto molto di piΓΉ. Il dottor Graymoore ne sarebbe orgoglioso. L'ho conosciuto sa, in uno dei miei convegni, una brava persona dall'animo buono; diceva di voler costruire un ospedale nelle zone piΓΉ povere e curare i piΓΉ bisognosi senza alcun guadagnoΒ»
Β« Tipico di Heathcliff, lui era la bontΓ  fatta persona.
Nel pronunciare tali frasi i ricordi mi invadono e i miei occhi si riempiono di lacrime.

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