ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟚𝟟- 𝕀ℕ𝔽𝔸𝕋𝕌𝔸ℤ𝕀𝕆ℕ𝔼

𝔼𝕃𝕀𝕊𝔸𝔹𝔼𝕋ℍ

Mentre Marleen asserisce di voler essere chiamata per nome da Errol, passa la sua mano sopra il braccio di lui più volte, come per accarezzarlo, in quell'istante sento una morsa allo stomaco e un impeto di saltarle addosso e prenderla per i capelli. Poi penso: Noi siamo cresciuti come fratello e sorella. Non ha senso il mio atteggiamento.

Scaccio via questi pensieri dalla mia testa, ma prendo una decisione. Così chiedo al marinaio se mi accompagna sulla nave.
« Mi scusi, potrebbe portarmi sul battello del professore ? »
Il tipo annuisce ma le occhiate che mi dà non mi tranquillizzano per niente.
Forse sto facendo una cavolata a recarmici da sola, ma ci devo assolutamente andare.
Dopo un paio di remate, sono giunta a destinazione. Forse Errol si sbaglia sul conto di quest'uomo.
Salgo la scaletta e entro in coperta, incontro subito dei marinai che quando mi vedono iniziano a riecheggiare nell'ambiente fischi, complimenti e altre frasi riferenti a non so cosa.

Mentre cammino confusa perché non non so dove devo andare, mi si parano davanti due di quegli uomini sbarrandomi la strada, saltando davanti a me; imitando le scimmie.
Per fortuna arriva il professore prima che la situazione prenda una brutta piega.
Quando imbocca il corridoio adiacente la cabina di comando, si ammutoliscono di colpo e tutto quel fracasso di voci e risate si arresta.
«Allora che succede qui, battiamo la fiacca?! Tornate al lavoro forza»
Poi si rivolge a me asserendo:
«Elisabeth, sei venuta a trovare la tua mamma? Purtroppo non ci sono miglioramenti, ancora non ha ripreso conoscenza. Ti avviso io quando ci sono novità, stai tranquilla»
« Professore, vorrei rimanere un po' con lei se fosse possibile»
« Certo vieni, ti accompagno»
La cabina dove è stata portata mia madre ha le pareti bianche, attrezzature mediche e vari utensili.

l medico mi invita a entrare e poi chiude la porta.
Mi accosto al suo letto e la osservo dormire serena. Afferro una seduta la affianco allo stesso. Mi accomodo le prendo delicatamente la mano e incomincio a parlare con lei:
« Mamma, mi sta succedendo una cosa strana che prima non si era mai verificata. Il professore che ti sta curando ha una figlia, lei è molto bella ed elegante e credo che le piaccia Errol e a lui piace lei. Ma questa cosa invece di rendermi felice, mi innervosisce, come se fossi gelosa di mio fratello. E così non dovrebbe essere.
Oh mamma! Perché mi succede questo? Cosa significa? Se solo tu potessi parlarmi, sapresti cosa dirmi e troveresti delle spiegazioni a tutto questo. Adesso vado a presto. Ti voglio bene. »

Le porgo un dolce bacio sulla fronte e vado per uscire dalla stanza.
Il professor Newton, si accorge della mia presenza si accosta a me chiedendo:
« Ascolta Elisabeth, dal momento in cui abbiamo messo piede su quest'isola che volevo informarvi, quando Marleen finirà le riprese per il film; noi salperemo. È ovvio che sia tu che tuo fratello e anche vostra madre, verrete con noi»
Era palese che ciò sarebbe accaduto, ma quelle frasi mi riempiono di gioia.
« Grazie professore, non vedo l'ora di poter lasciare questa vita da selvaggia e tornare nella civiltà. E anche per quello che sta facendo per mia madre. Adesso vado a presto»
« Ciao Elisabeth»

Scendo dalla nave, eccitata per l'imminente nostra partenza.
Non sto più nella pelle all'idea di lasciare questo posto e di comunicarlo a Errol.
Quando la piccola imbarcazione arriva sulla costa, mi precipito giù in cerca di mio fratello per dargli la bella notizia.
Giunta davanti alla grotta sto per entrare quando all'improvviso mi parve di sentire degli strani versi. Mi avvicino ancora di più e quello che vedo mi lascia a dir poco sconcertata, voglio dire, sapevo che a Marleen piace Errol e che lui non disdegna le lusinghe di lei; ma non riesco ad accettarlo.
Mi chiedo perché?

Mi volto di scatto per allontanarmi il più velocemente possibile da quel luogo, è quando un sasso finisce sotto i miei piedi procurandomi una distorsione alla caviglia e rotolare giù fino per tutta la scarpata fino alla laguna.
La paura è tanta e il dolore fortissimo che non posso trattenermi di gridare.
Dopo la rovinosa caduta, mi ritrovo stramazzata al suolo con il viso rivolto sulla sabbia.
Mi sento stordita dal forte impatto, cerco di riprendermi quando una figura appare davanti a me, il sole mi acceca e non riesco a distinguere chi possa essere; ma quando odo la sua voce capisco che Errol è accorso per soccorrermi:
« Beth stai bene?»
Mi chiede preoccupato.
Io rispondo annuendo. Ma mentre mi sta aiutando a sollevarmi emetto un grido. Lui mi rimette seduta delicatamente, dando poi un occhiata alla mia caviglia asserendo:
« Caspita, hai preso una brutta distorsione alla caviglia»
Mi carica sulle sue spalle.
« Tieniti stretta»
Dopo avermi dato questo consiglio, incomincia ad arrampicarsi, perché per risalire la collinetta non c'è altro modo. Mentre lui esegue tali movimenti con le braccia, sento i muscoli delle sue spalle contrarsi contro il mio petto e in quel momento che uno strana sensazione pervade in tutto il mio corpo; come fosse una piacevole scossa che prende anche la schiena. Non mi ero mai sentita così. Forse perché nonostante il nostro rapporto di amicizia e fratellanza, così vicini non lo siamo mai stati. Non, almeno con questo tipo di contatto che sta avvenendo tra i nostri corpi in questo momento.
Sento un forte calore e di certo non si tratta solo dei raggi del sole.

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