ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟚𝟙- 𝕌ℕ ℕ𝕌𝕆𝕍𝕆 ℝ𝕀𝔽𝕌𝔾𝕀𝕆
𝕊𝕌𝕊𝔸ℕ
Adesso che ho trovato una caverna, un rifugio più sicuro della capanna che abbiamo; vado a vedere da dove proviene questo rumore.
A fatica mi porto nella zona del suono e rimango incantata dall'immagine che la vista mi offre.
Una grande massa d'acqua, che scintilla di mille colori, sotto i raggi del sole; precipita dentro un'enorme piscina circondata da pareti rocciose e tanto verde. Uno spettacolo.
Non vedo l'ora di venirci con i bambini.
A quel punto me ne torno indietro con difficoltà, a causa dell'infortunio che mi è appena accaduto.
Per fortuna sulla strada del ritorno, tutto tranquillo. Né un animale feroce, né un cannibale e non un serpente velenoso. Quando sono nei dintorni della capanna, vedo Elisabeth, seduta su di un grosso masso, con la scimmietta in braccio; ma senza Errol. Mia figlia quando mi vede mi viene incontro e notando che zoppico e porto un lungo bastone come sostegno, mi chiede:
« Mamma, cosa ti è successo?»
« Ho avuto un piccolo incidente tesoro. Ma dov'è Errol?» chiedo preoccupata e stranita per non averlo trovato insieme a lei.
« Si è gettato in mare, pochi minuti dopo che sei andata via tu. Ha detto che " era stufo di mangiare solo frutta" e così ha deciso di andare a pescare a pescare qualche pesce. Ma da allora non è più tornato»
« COSA ? Avresti dovuto impedirglielo, eppure ero stata molto chiara che non dovevate muovervi dal rifugio»
Urlo a mia figlia strattonandola per una spalla, lei, con le lacrime agli occhi; che incominciano a scendere copiose. Ripete:
« Mi dispiace mamma... Scusami !!»
« Scusami tu, tesoro, so che non hai potuto fermarlo. Conosco la sua caparbietà. Testardo e orgoglioso proprio come lo era Heathcliff»
Mi allontano, sorretta dal bastone, mi porto sulla battigia. Pregando, preoccupata e con gli occhi velati dal pianto:
« Ti prego Heathcliff, proteggi tuo... nostro figlio. Perdonami se non sono riuscita a prendermi cura di lui come ti ho promesso. Desidero solo che riemerga. Fà che torni presto sano e salvo. Ti prego. »
Improvvisamente, riemerge Errol, con un grosso pesce in una canna, gridando entusiasta:
« C'è l'ho fatta... Elisabeth... ho preso un pesce»
Le grida di gioia e salti di Elisabeth. Io gli urlo con veemenza:
« Errol, vieni fuori da lì adesso»
Mio figlio esce dall'acqua e si sdraia sulla riva, ansante e soddisfatto.
Ci osserviamo entrambi a testa in giù per la posizione assunta. Lui sdraiato e io in piedi dalla parte della sua testa.
" Ho intenzione di dargli una bella lavata di testa", penso. Ma poi succede qualcosa di inaspettato:
« Mi dispiace di averti fatta preoccupare... Mamma !»
In quel momento mi accascio a terra accanto a lui sollevando e stringendolo forte a me asserisco:
« Non preoccuparti tesoro, l'importante che stai bene !»
Ci abbracciamo forte piangendo, mentre io ripenso, piena di gioia e orgoglio "mi ha chiamata mamma".
Rialzandoci, Errol nota subito che ho difficoltà a sollevarmi. Così mi invita:
« Appoggiati a me, mamma»
Mi incammino verso il rifugio, sostenuta da Errol, quando siamo dentro mi asserisce:
« Fammi dare un'occhiata alla gamba»
« Non é la gamba, ma il ginocchio a dami male» Affermo.
Quando solleva la gonna per notare il livido, mi sembra di rivedere suo padre. Ricordo un pomeriggio, stavamo seduti fuori nel giardino di casa mia, a prendere il thè, quando un bambino correva dietro un "soft boiled", un cerchio di metallo che lui faceva girare velocemente con una bacchetta; è caduto e si è sbucciato un ginocchio. Heathcliff si è subito precipitato per soccorrerlo.
Quanta generosità è quanto amore per il tuo lavoro e per il prossimo avevi, amore mio.
Adesso, guardando Errol, con i suoi capelli neri, gocciolanti d'acqua, i suoi occhi profondi che mi guardano, senza lenti da vista. Errol sta crescendo e somiglia ogni giorno di più a suo padre. Penso.
Dopo avermi fatto una fasciatura più stretta, stavolta servendosi di una striscia della mia sottoveste, che mi ha lembito, dopo aver avuto il mio consenso; mi consiglia di starmene a riposo. Che penseranno loro a tutto ciò che serve. Ma io dichiaro loro:
« Ho trovato un altro rifugio, si tratta di una caverna, e vicino ad essa una splendida cascata che finisce in una grande distesa d'acqua. Per farci il bagno, rinfrescarsi e bere. Dobbiamo recarvici al più presto, prima che arrivi qualche tempesta, qui non siamo al sicuro, anche se dopo la tempesta della notte scorsa ha retto; forse per pura fortuna.
I miei figli mi guardano stupiti per poi esclamare:
« Andiamoci!»
Errol mi chiede:
«Tu te la senti mamma?!»
«Sì» Rispondo. Poi i ragazzi cucinano il pesce appena pescato e dopo aver mangiato e raccolto le nostre cose, ci mettiamo in marcia. Alla volta del nostro nuovo rifugio.
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