Venerdì 17

Marta guardò con aria di sfida il calendario filosofico. Non le sembrò un buon augurio per un giorno infausto come quello. Venerdì 17. Aveva già i brividi solo a leggerlo. Non che fosse superstiziosa, anzi, non lo era mai stata. Ma quella combinazione astrale era sempre riuscita a renderle quelle giornate un inferno.

«Vita, oggi non rompermi i maroni! Sarà una bellissima giornata.»

Si alzò dal letto e andò in cucina per fare colazione. Mika la seguì scodinzolando allegramente. Aprì il frigorifero e un liquido ghiacciato le sgocciolò su un piede. Il latte. Di nuovo. Marta aveva perennemente la testa sulle nuvole. Già una volta aveva rovinato, nello stesso modo, i suoi adorati stivaletti scamosciati.

«Vabbè, questo mi capita anche in giorni normali.» Sbuffò, mentre con i piedi cercava di allontanare Mika dal latte versato.

Dopo aver pulito, si mise a fare colazione e accarezzò la sua cagnolona. «Questo giorno sfortunato non ci piegherà, vero bella mia?»

Uscì di casa di corsa, doveva aprire il suo negozio. Caricò Mika in auto e partì. Arrivata alla cartoleria, cercò le chiavi nella borsa e... «Porco Giuda! Le chiavi!» Ma dove aveva la testa? Rimontò in auto di corsa e partì a tutta velocità. «Va bene, Marta, non disperare. Il negozio è tuo, se apri più tardi non muore nessuno.» L'autoconvincimento era l'arma migliore.

Entrò in casa, appoggiò una mano nello svuota tasche. Vuoto.
Dopo almeno dieci minuti di ricerca forsennata, scoprì che le chiavi erano sempre state con lei, nella borsa.

«Marta, non è venerdì 17 il problema. Sei tu che sei rincoglionita!»

Si fiondò nuovamente in strada. Si fermò al rosso del semaforo.

SBAM

Una vecchietta rimbambita e dallo sguardo cecato scese dall'auto che l'aveva tamponata. «Signorina, mi scusi.»

Marta non voleva piegarsi. «Fa niente, fa niente, si figuri.» Sbrigò tutte le formalità nel minor tempo possibile e corse al negozio.

«Marta, pensa positivo: hai già dato, non può succederti nient'altro oggi.»

Tranne due clienti imbufaliti per il ritardo, il rotolo della cassa finito e senza ricambio a portata di mano, il fornitore di tempere bloccato in una tormenta di neve sul Brennero e Mika che si era azzuffata con un chihuahua impertinente il cui proprietario aveva poi minacciato di denunciarla. Ma il vero colmo era stato dover saltare il pranzo: il cartello sulla porta dell'unico bar della zona recitava "Chiuso per venerdì 17".

Marta guardò l'orologio sospirando. «Finalmente questa brutta giornata è finita.» Ma subito sentì tintinnare il campanello della porta.

«QUESTA E' UNA RAPINA»

«E basta! Vaffanculo! Prendete, queste sono le chiavi del negozio. Fate quello che vi pare, rubate quello che volete. Io me ne vado. Ci rinuncio! Lasciate le chiavi sul bancone quando uscite. Io mi dovrò anche svegliare, caro calendario filosofico, ma tu, venerdì 17, hai veramente rotto i coglioni!»

Marta uscì sbattendo la porta, con Mika al seguito con la coda bassa.

I due rapinatori, tenendo in mano le chiavi del negozio, restarono basiti. 

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NOTA: questo racconto breve partecipa a "Venerdì 17 challenge di HorrorIT"

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