Camminare sulla sabbia compatta senza togliere gli scarponi fu molto più piacevole che affondare i piedi scalzi nei carboni ardenti come accadeva tutte le estati. Il vento che arrivava dal mare era forte e gelido; Marta si era arrotolata la sciarpa intorno al viso tanto da lasciare scoperti solo gli occhi. La mano di Alex, che sentiva calda anche attraverso i guanti, la trascinava sempre più avanti lungo la spiaggia.
Mika li seguiva saltellando qua e là, rinvigorita dall'effetto della sabbia sotto le zampe; le sue impronte sulla spiaggia assomigliavano al grufolare di un cinghiale.
«Non ho mai visto il mare d'inverno» disse Marta.
«Per qualche ragione, ne ero sicuro.»
Si inerpicarono sulla collina di sabbia erta a protezione della costa e davanti a loro si spalancò l'infinità del mare.
Alex guardò Marta, rapito dallo spettacolo degli occhi di lei che si riempivano di meraviglia.
Marta si lasciò stregare da quelle immagini, dal movimento ritmico e sinuoso delle onde che si rincorrevano, si gonfiavano e si trasformavano in cascate perfette che si arrotolavano su loro stesse; il sole non riscaldava, ma faceva brillare l'acqua e illuminava di un bianco candido la spuma delle onde. Sospirò e la frase "che meraviglia" le scivolò dalle labbra; l'immensità e la potenza delle onde avevano un potere ipnotico su di lei, che rimase in contemplazione.
Alex l'abbracciò da dietro e le posò il mento su una spalla riportandola al mondo reale, ma solo in parte.
«Tutto questo è... è... uao. Non ci sono parole. Guarda come sono perfette le onde, che disegni magnifici dipingono sul mare. Questo colore è diverso da quello di ogni estate. È come se il mare fosse vivo, e ora stesse urlando. Ogni onda è diversa e perfetta, crea una cascata compatta lunga e liscia prima di rompersi e sparire all'improvviso. È una magia, tutta la natura è una continua magia. Era tanto che non vedevo il mare così mosso e, con queste luci, i colori sono... nuovi e incantevoli.»
«Vorrei vedere il mondo con la stessa meraviglia con cui lo vedi tu.»
«Per te non è così?»
«Bello è bello, ovvio. Però è bello e basta.»
«Non senti le emozioni del mare?»
Alex si scostò per guardarla negli occhi.
«Le cosa?»
«Emozioni. Furia, rabbia, ma anche libertà. Lui può essere come vuole quando vuole e nessuno lo può fermare. Lui ha il potere, e lo sente, lo sa. Ed è tronfio per lo spettacolo che ci sta mostrando»
Alex la girò verso di sé e le abbassò la sciarpa.
«Sei davvero incredibile.»
Avvolti da sferzate gelide, le loro labbra si incontrarono in un caldo abbraccio.
Il frusciare del vento e il rumore dirompente delle onde coprivano ogni altro suono, esistevano solo loro e il mare.
E Mika, che assestò loro una musata sulle gambe per ricordare che c'era anche lei.
Quando le loro labbra si staccarono, Alex porse a Marta il pacco regalo stropicciato che aveva portato con sé. Marta lo strappò con avidità ignorando la striscia nera che già fuoriusciva dalla carta. Si trovò tra le mani uno zaino blu elettrico gonfissimo. Aprì subito la cerniera e ne tirò fuori un enorme telo di spugna variopinto dei colori del mare che subito si aprì come una vela spinta dal vento.
«È bellissimo, Alex.»
«Visto che i colori per te significano così tanto...»
«Freddino però per prendere il sole oggi» aggiunse tirando su la sciarpa a coprire il naso arrossato.
«Sai, la primavera non aveva fretta di spostarsi insieme ai miei progetti.»
«Già, che maledetta!»
Alex e Marta si guardarono e scoppiarono a ridere insieme.
«Mi stai contagiando con le tue battute» disse Marta.
Alex prese il telo e lo appoggiò a terra tenendo due angoli con le mani.
«Prego, signorina. Posi qui le sue regali chiappe.»
Marta si lasciò cadere sul telo e si chiuse le mani intorno al naso. «Che freddo, sei proprio sicuro?»
Col peso di lei a reggere il telo, Alex lo lasciò andare, si sistemò dietro di lei, la prese tra le gambe, recuperò la parte posteriore del telo e avvolse entrambi al suo interno. Mika si intrufolò a sua volta sedendosi davanti alla padroncina. Marta ne bloccò la parte davanti, coprì Mika e la chiuse su di se avvolgendosi in quel quasi-caldo giaciglio; lo sguardo sempre rivolto verso il mare.
Sentendosi viva più che mai, con la sensazione di essere al sicuro, Marta raccontò dell'incidente ad Alex; con voce piatta, come se le emozioni fossero sepolte sotto la sabbia, elencò i fatti nudi e crudi: lo schianto col camion, l'auto capovolta e gli occhi aperti di Stefano che la fissavano, vuoti. Poi erano arrivati gli incubi che riempivano ogni notte di angoscia, finché alcool e serate in discoteca non le avevano offuscato la mente e il dolore era diventato meno... doloroso, più distante. Con la vera sé relegata in un punto lontano della memoria, aveva ricominciato a guidare, perlomeno in paese. Poi Rebbi l'aveva spronata ad andare da uno psicologo, Maurizio, e il resto della storia Alex lo conosceva fin troppo bene. Aggiunse che ora stava proseguendo la terapia con una psicologa che aveva lo studio vicino al negozio e questo stava riportando a galla immagini, sensazioni, paure: era inevitabile ripercorrerli per poterli superare. Alex l'aveva lasciata parlare senza interromperla né fare domande.
«Non ti avevo detto nulla, perché me ne vergognavo. Preferivo pensassi che fossi in grado di superarla da sola ormai, ma dopo gli incubi e dopo l'autostrada di oggi...»
Alex la strinse di più a sé.
«Ho ancora molto lavoro da fare, anche se vedo miglioramenti ogni giorno. E mi dispiace per questo fuori programma...»
«Non importa, siamo arrivati anche con la strada normale.»
«Ma ci abbiamo messo due ore in più!»
«E allora? Il mare non è scappato.»
Si fermarono a guardare le onde, poi Alex ruppe il silenzio: «Marta, mi dispiace. Quello che hai passato... non ci sono parole adeguate da dire. Avrei voluto saperlo prima, solo per aiutarti più di così.»
«Tu mi stai già aiutando, immensamente.»
«Ti va qualcosa di caldo?»
«Oh, sì, ti prego.»
Si rifugiarono nel primo locale che trovarono aperto lungo la spiaggia, uno dei pochi che poteva permettersi la sopravvivenza invernale. Marta ordinò una cioccolata calda per sé e una ciotola di acqua a temperatura ambiente per Mika, Alex chiese un punch al mandarino. Appena la barista si allontanò, Marta posò una mano sul braccio di Alex.
«Un che?»
«Non conosci il punch? Che finta alcolizzata che sei!»
«Dovrò assaggiarlo, allora! Io provo sempre le cose nuove.»
Alex la guardò con sguardo malizioso. «Proprio tutte?»
«Entro certi limiti.» Marta gli fece l'occhiolino.
Sorseggiarono le loro bevande calde chiacchierando di cose di poco conto, ma perlopiù fu Marta a parlare a macchinetta raccontandogli mille dettagli del lavoro al negozio, del passato con Rebbi, di quanto le mancasse, di Mika e dei suoi atteggiamenti quasi umani. Alex ogni tanto sembrava assentarsi con la mente e vagare lontano da quel posto.
«Ehi, sei ancora tra noi?» chiese lei.
«Mh?»
«Ecco, appunto.»
«Scusa.»
«A che pensavi?»
«Il prossimo weekend sarà il mio con Marco.»
«Come mai lo puoi vedere così poco? Un weekend al mese, giusto?»
Alex abbassò lo sguardo sul bicchiere vuoto del punch.
«Scusa, forse non dovevo... non sono affari miei. È che è... pochino.» Marta affogò il viso nella cioccolata tiepida.
«Preferisco non parlarne, non oggi.»
«Scusa, solo quando vorrai, se vorrai e...»
«Smetti di chiedere scusa per tutto. Non ti devi scusare.»
«Okay, scusa.»
Marta portò una mano sulla bocca. «Ops, scusa!»
Sussultò. «E che cacchio!»
Alex rise.
Marta allungò la lingua dentro alla tazza per raccogliere il cioccolato che si era appiccicato ai bordi e, ancora sbiascicando, aggiunse: «E come mai vi siete lasciati? Tu e... Sara, ovviamente. Non con Marco. Scusa, sembro io l'ubriaca. Cioè, cancella le scuse.»
Alex questa volta restò serio mentre si rigirava il bicchiere di punch tra le mani.
«Okay, okay, non ne vuoi parlare... L'uomo dai mille misteri.»
«È un'altra vita, quella. E...»
Marta lo guardò con gli occhi sgranati da sopra la tazza mentre la lingua girava vorticosamente alla ricerca dell'ultimo barlume di cioccolato.
Alex scoppiò a ridere.
«Ma, anche volendo, come si fa a fare un discorso serio con te ora?»
«Almeno stai ridendo» disse Marta con guance e naso sporchi di cioccolata. Alex le pulì il naso con un dito lasciandole le due punte di cioccolato sulle guance a colorirle le gote in modo buffo e bambinesco.
«Comunque...» aggiunse lui incerto, «ti va di conoscere Marco?»
Marta spalancò la bocca e appoggiò la tazzina sul piattino con tale enfasi che il frastuono richiamò l'attenzione della barista.
«Sei sicura che ci fosse solo cioccolata lì dentro?»
«Ho fatto aggiungere del rum» poi, vedendo il suo sguardo interrogativo, aggiunse «prima, quando sono andata al bagno.»
«Ma...»
«Ma cosa? Mi avevi chiamata finta alcolizzata. Ne andava del mio onore. Comunque, ne sarei onorata. Di conoscere Marco, dico, non di essere considerata alcolizzata.»
Alex si portò le mani alla fronte, sconsolato.
«Oddio, in che guaio mi sono cacciato!»
Andarono avanti a prendersi in giro a vicenda e, dopo soli cinque minuti di viaggio, Marta si era già addormentata a bocca aperta.
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