CAPITOLO 6
6
«E così voi due sareste in missione per conto di Estelle Duval» fece Patricia Pringle ripetendo le parole di Dominique dopo aver ascoltato con attenzione il racconto dei due agenti francesi. Inclinò la testa da una parte fissandoli con aria scettica come se non avesse creduto a una sola parola udita fino a quel momento.
«Se non è convinta perché non la chiama?» le rispose Dom puntando i suoi occhi in quelli infossati di lei. «Magari anche adesso.»
«Lo farò, potete starne certi» rispose l'ambasciatrice con voce secca, «ma prima perché non mi raccontate la verità?»
Dom alzò le spalle. «Gliela abbiamo già detta.»
«Forse, ma io continuo a non essere soddisfatta. Cosa facevate esattamente al Kempisky Hotel? E Come mai sulla scena della sparatoria è stato trovato il cadavere di un funzionario russo?» proseguì toccandosi i capelli rossastri in un gesto che assomigliava a un tic nervoso.
«A quanto pare da queste parti le notizie corrono molto velocemente» commentò Victòr con tono sarcastico.
«Allora? Sto ancora aspettando. E vi ricordo che siete in una gran brutta situazione, quindi, ve lo ripeto, niente cazzate.»
«Questo lo avevamo capito anche noi» fece Dominique a bassa voce, esausto e spazientito. «Senta» riprese cercando di mantenere la calma «tutto quello che le possiamo dire è che avevamo l'ordine di seguire un uomo e recuperare un documento secretato che era stato rubato. Tutto qua.»
«Tutto qua?»
«Sì. Non sappiamo cosa sia successo. Quando siamo entrati in quella stanza l'uomo era già morto e il documento sparito. Subito dopo qualcuno ha cercato di farci fuori sparando come un pazzo dall'edificio di fronte.»
Patricia si toccò il mento, riflettendo. «E non avete idea di chi possa essere stato?»
«Glie l'abbiamo già detto, no. È un miracolo se siamo ancora vivi. Abbiamo solo cercato di fuggire, ma una volta fuori, siamo incappati nella polizia. Il resto lo sa anche lei.»
«La cosa non mi piace» Patricia si alzò dalla sedia e si mise a camminare su e giù per l'ufficio.
«Ammettiamo per un attimo che stiate dicendo la verità. Quel documento deve contenere informazioni davvero importanti se qualcuno si è preso la briga di un'azione del genere. Possibile che non ne siate stati messi al corrente?»
«Ancora?» intervenne Victòr con voce tesa. «No, Estelle non ha ritenuto che fosse necessario, ma come le ha detto il mio collega, forse se la chiamasse ...»
«E se invece qualcuno avesse voluto incastrarci?» fece Dominique ragionando ad alta voce dopo un attimo di silenzio.
«Cosa intende?» domandò Patricia.
«Quello che ho appena detto. Ho avuto fin da subito la sensazione che ci avessero giocato un brutto scherzo. Poi è successo tutto talmente in fretta che non ho avuto modo di rifletterci sopra.»
«E adesso?» lo incalzò Victòr.
«Adesso mi stavo domandando come mai uccidere quell'uomo proprio nel momento in cui noi due stavamo per fare irruzione in quella stanza. E ancora, se il funzionario russo è stato fatto fuori poco prima che noi arrivassimo, come è possibile che il documento fosse già stato portato via?»
«Il cadavere» fece Patricia improvvisamente seria «siete sicuri che fosse morto da poco?»
«Era ancora caldo quando lo abbiamo tastato, se è quello che intende» fu la risposta di Vic.
«Dunque, è evidente che qualcuno vi voleva in quella stanza esattamente in quel preciso momento» osservò Patricia seguendo il ragionamento di Dominique mentre giocherellava con le ciocche dei suoi capelli. «In tal modo sarebbe stato molto più semplice accusarvi dell'omicidio. La domanda è: perché?»
«È ciò che vogliamo scoprire» le rispose Dominique «con il suo aiuto naturalmente. Mi dia retta, chiami Estelle Duval.»
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