CAPITOLO 47
47
L'uomo da capelli rossi aveva notato distintamente qualcuno muoversi fra la vegetazione. All'inizio aveva pensato che fosse un animale, poi si era ricreduto.
L'ombra che aveva scorto era quella di un uomo.
Si acquattò ancora di più fra la vegetazione e tirò fuori la pistola scrutando in avanti per carcare di capire di chi si trattasse. I suoi passi erano lenti, come se anche lui stesse valutando il terreno e fosse in perlustrazione.
Dal rumore sembrava che stesse avanzando verso di lui.
Si spostò quindi di lato, in modo da avere una visuale migliore. Era in ginocchio, coperto dagli arbusti e dalle canne pronto ad entrare in azione.
Poi lo riconobbe.
Era lo stesso uomo che lo aveva quasi scoperto a Versailles, quello che lui aveva messo ko aprendo la vetrata nel momento esatto in cui aveva deciso di fuggire dalla villa dei Ségur.
Nonostante lo avesse intravisto solo per qualche secondo, il suo volto gli era rimasto stampato nella mente.
Si domandò come avesse fatto a sapere di Semlevo e se Mercier ne fosse a conoscenza.
Poi scosse la testa. In fin dei conti non aveva importanza. Tra poco nessuno avrebbe saputo più nulla di lui.
Trattenne il respiro e prese la mira, poi quando poi si rese conto che non avrebbe avuto un'occasione migliore, premette il grilletto.
***
Victòr era inquieto. Aveva addosso una strana sensazione, come se dovesse succedere qualcosa da un momento all'altro.
Eppure in giro non vedeva nessuno.
Controlla se per caso ci sono altri accessi alla zona, o posti di guardia improvvisati gli aveva suggerito Dominique.
Certo, come se fosse facile.
Dovunque si girasse non c'era altro che vegetazione. Cespugli più o meno folti, alberi, rovi e canneti.
Che razza di posto!
Se qualcuno si fosse nascosto là dentro come diavolo avrebbe fatto a trovarlo?
Scosse la testa, quindi si abbassò, cercando di camminare a schiena china in modo da esporsi il meno possibile.
Improvvisamente gli parve di captare un rumore a pochi passi da lui.
Puntò la pistola.
Un attimo dopo un'anatra si alzò in volo.
Dannazione!
Il cuore gli batteva così forte che poteva quasi sentirlo attraverso gli strati della giacca. Si passò il braccio sulla fronte.
Sta' calmo!
Non faceva per niente caldo ma lui stava sudando.
Si girò intorno. Nessuno.
Sarà meglio che torni indietro, si disse fra sé qua non c'è un accidenti di niente.
In effetti non aveva notato posti di guardia o cose simili e per di più gli pareva di essere andato un po' troppo oltre rispetto a dove si trovavano Joseph ed Dominique.
Non fare cazzate, gli aveva detto lui prima che si allontanasse e la sua voce continuava a risuonargli ancora nella mente.
Sorrise.
Va bene andiamo.
Riprese quindi a camminare, ma, distratto dai suoi stessi pensieri, non si avvide di un grosso legno nascosto da alcuni rovi e posto di traverso al piccolo sentiero. Mise male un piede e inciampò rovinando a terra nello stesso istante in cui il un proiettile sibilò a pochi centimetri dalla sua testa.
***
Dominique stava studiando con attenzione la disposizione del cantiere, verificando, al contempo, i movimenti di tutte le persone che stavano lavorando in quel lembo di terra. Cercava di individuare i luoghi in cui avrebbe potuto trovare riparo, nonché quelli che avrebbero potuto garantire loro una sicura via di fuga, ma la situazione era tutt'altro che semplice.
Poi la vide.
Strinse il binocolo rimanendo immobile. Natalia si era fatta vicino ad alcuni sommozzatori appena usciti dal lago e sembrava che stesse discutendo animatamente. A giudicare dai movimenti della sue braccia, pareva molto contrariata.
Che stava succedendo?
Continuò a osservare la scena.
L'attività al centro del cantiere gli parve per un attimo più frenetica del solito e a un certo punto notò la donna fare un deciso dietrofront e tornare a passo rapido verso la struttura di metallo a poche decine di metri di distanza.
Dom si concentrò allora sull'enorme macchinario posto al centro del cantiere. Aguzzò lo sguardo notando i tre grossi tubi attaccati alla pompa che parevano poi proseguire direttamente nelle acque del lago.
Sembra proprio che da un momento all'altro debbano partire i lavori di drenaggio del fondale pensò tra sé.
Devo fare in fretta, allora, e trovare un modo per avvicinarmi Ma come?
Si mise in ginocchio voltandosi intorno in cerca d'ispirazione.
Servirebbe un diversivo mormorò a bassa voce qualcosa che crei scompiglio.
In quel momento udì uno sparo provenire da dietro le sue spalle.
Gettò via il cannocchiale e si alzò in piedi.
«Sta' giù» gridò rivolto a Joseph «e non ti muovere da qui. Io torno subito.»
Lui annuì spostandosi subito al riparo della vegetazione al margine della prato.
Dominique invece si precipitò nella direzione da cui aveva sentito provenire il colpo di pistola, in mano la sua fidata Glock 17 e nella mente le parole di Estelle: vedi di badare a lui.
***
Victòr rotolò per terra coprendosi la testa con le mani. Non sapeva da dove provenissero gli spari, ma più sarebbe stato disteso fra la vegetazione e meno probabilità avrebbe avuto di essere colpito.
Subito dopo afferrò la sua pistola. La puntò in avanti e fece fuoco un paio di volte, senza mirare a nessuno in particolare, ma solo sparando nella direzione da cui era partito il primo colpo che lo aveva mancato per un soffio.
Silenzio.
Nessun altro rumore giunse alla sue orecchie.
***
Dominique accelerò il passo facendosi largo fra i cespugli. Non poteva sapere cosa stesse succedendo per cui sperò, con tutto se stesso, che fosse Victòr che rispondeva al fuoco e non viceversa.
Dopo qualche minuto rallentò. Si abbassò per riprendere fiato, convinto di essere abbastanza vicino al punto in cui aveva udito partire i colpi di pistola.
«Victòr, stai bene?»
Per tutta risposta un proiettile si abbatté sul vicino tronco di un albero.
Si gettò a terra, rotolando al riparo di un grosso cespuglio.
«Dominique va' via di qui» gli gridò Victòr di rimando subito dopo. «Allontanati subito.»
«Perché vuoi tutto il divertimento?»
È vivo!
Sentì una stretta al cuore, ma subito dopo altri spari colpirono il terreno accanto a lui.
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