CAPITOLO 45

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Dominique represse a stento uno sbadiglio.

Forse un po' d'aria fresca mi farà bene pensò aprendo il finestrino. Una folata di vento ghiaccio invase con forza l'abitacolo, scompigliandogli i capelli e risvegliandolo come una doccia fredda dal torpore in cui stava rischiando di cadere.

Con un brivido, lo richiuse subito.

Adesso si sentiva meglio. Guardò il navigatore. Ormai mancavano meno di venti chilometri al paesino di Semlevo e non poteva lasciarsi sopraffare dalla stanchezza proprio in quel momento.

Ma era sfinito e non solo per aver guidato tutta la notte, ma anche, e soprattutto, per tutto ciò che era successo nelle ventiquattr'ore precedenti.

Certo, se avessero preso l'aereo da San Pietroburgo fino all'aeroporto di Smolensk avrebbero potuto evitare quel lungo e tedioso tragitto in macchina, ma non gli era sembrata la scelta più sensata. Su di loro pendeva ancora l'accusa di omicidio, per cui avevano preferito evitare i luoghi in cui sarebbe stato necessario esibire i documenti.

Tornò a fissare la strada. Il buio della notte stava diventando monotono e lui avrebbe fatto volentieri due chiacchiere ma i suoi compagni di viaggio se la stavano dormendo ormai da diverse ore.

Si voltò un attimo verso di loro e sorrise.

Joseph era disteso sui sedili posteriori mentre Vic era accasciato in una posa assurda con la testa appoggiata al vetro.

Scosse la testa chiedendosi come facesse quel ragazzo a dormire in ogni occasione così profondamente.

Alcune luci.

Dom si riscosse dalle proprie riflessioni e accelerò dando una leggera gomitata a Vicòr per svegliarlo.

«Ci siamo» gli disse «è ora di prepararsi.»

***

La mattinata era iniziata con un cielo terso sbattuto però da folate di vento fresco.

Una notte di riposo in quel piccolo albergo ai margini della città, immerso nel silenzio della campagna russa, aveva avuto il potere di ritemprali dalle fatiche delle ultime ventiquattro ore e adesso erano pronti ad affrontare Natalia Romanova.

Finita la colazione e preparati gli zaino con il necessario, salirono in macchina e imboccarono la statale 66K-12 che conduceva fuori da Semlevo.

Dopo aver percorso un paio di chilometri una serie di cartelli lungo la strada indicavano la presenza di corso lavori di trivellazione petrolifera vietando l'accesso alla zona del lago.

Dom rallentò fermando poi la vettura a poche decine di metri di distanza in una piccola stradina sterrata che correva laterale alla statale.

«Credo che sia più prudente proseguire a piedi.»

«Secondo la mappa, il lago si dovrebbe trovare a circa cinquecento metri sulla sinistra» gli rispose Victòr concordando con quella soluzione «in quella direzione» e indicò un'enorme distesa verde a pochi passi da dove si trovavano, attraversata da un altro sentiero sterrato.

«Guardate» aggiunse Joseph che dopo aver puntato lo sguardo là dove gli aveva detto Victòr non aveva potuto non notare la presenza di diversi solchi sulla ghiaia. «Devono essere passati proprio da quella stradina con i camion per le trivellazioni. Si vedono ancora i segni delle ruote. Forse possiamo fare altrettanto.»

«Sì» annuì Victòr «la strada dovrebbe portarci dritta al lago. Che ne dici?»

Dom fece un cenno di diniego con la testa. «No, non passeremo da lì. Non sappiamo se Natalia ha messo posti di guardia o sentinelle nei paraggi. Andremo di là» fece mostrando loro la zona esterna al sentiero «seguendo una pista più nascosta dalla vegetazione. Quel tratto di terreno sarà sicuramente meno controllabile e ci permetterà di arrivare dalla parte opposta del lago rispetto a dove si stanno svolgendo i lavori.»

«D'accordo» annuì Vic poi aggiunse «e per il ragazzo invece? Sei ancora convinto che sia la scelta giusta?»

«Sì, ne abbiamo già parlato.»

«Hey, di cosa avete discusso senza di me?» intervenne Joseph.

«Del fatto se dovevi venire con noi oppure no.»

«Allora vi tolgo subito dall'impiccio. Non se parla neppure. Non ho intenzione di rimanere fuori dai giochi.»

«Visto?» fece Dom a Victòr.

«Quindi?» li incalzò Joseph.

«Quindi vieni con noi. Ma niente colpi di testa. Starai sempre a fianco di Vic, d'accordo?»

Annuì.

«Forza allora non perdiamo altro tempo.»

Attraversarono la statale e in silenzio si inoltrarono nella vegetazione.

Dominique era in testa, con in mano la bussola, Joseph nel mezzo e Victòr chiudeva la fila.

Per fortuna gli alberi non erano poi così fitti come era sembrato da lontano per cui, anche se a fatica, riuscirono a proseguire senza incontrare grosse difficoltà. Il vento aveva smesso di soffiare e questo rendeva il cammino decisamente più agevole. Dopo circa quaranta minuti la vegetazione iniziò a diradarsi. Proseguirono con cautela fino a quando non sbucarono in una radura che, lentamente, degradava verso una delle sponde del lago. Si acquattarono al margine, per non rischiare di essere visti. Dom appoggiò lo zaino a terra e tirò fuori un cannocchiale osservando con attenzione la frenetica attività che si stava svolgendo sulla riva opposta.

I camion per il momento erano fermi al limitare dell'acqua e un viavai continuo di operai dava la sensazione che i lavori stessero proseguendo di gran lena. Al centro dell'area si trovava un enorme macchinario, probabilmente una pompa per dragare il lago.

«Qualche idea?» domandò Vic.

«Non ancora.»

«Suggerimenti?»

«Sì, uno. Perché non vai a perlustrare i dintorni? E già che ci sei controlla anche se ci sono altri accessi alla zona, o posti di guardia improvvisati.»

Vic annuì e sparì nella vegetazione retrostante.

«Tu invece» fece rivolto a Joseph «per il momento stai qui con me. Aspettiamo che Victòr ritorni, poi ci muoveremo.»

Ma il ragazzo pareva non averlo nemmeno udito. Se ne stava fermo, immobile gli occhi fissi al lago, immerso nei suoi pensieri.

Dom decise di non insistere e tornò a controllare con il binocolo i lavori sulla riva opposta domandarsi in cuor suo cosa stesse pensando di così intenso in quel preciso momento.

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