CAPITOLO 43

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«E così questa zona più scura rappresenterebbe il punto più profondo del lago?» domandò Natalia sinceramente ammirata dalle immagini catturate dal robot meccanico.

«Sì, esatto.»

«Quindi è qua sotto che si dovrebbero trovare i carri che cerchiamo, giusto?» continuò osservando con attenzione la fotografia ingrandita sullo schermo, quella che evidenziava i rilievi batimetrici del fondale.

«Stando ai dati, direi di sì» le rispose ancora il capo dell'equipe dei topografi. Poi tornando a guardare l'immagine «Giusto per spiegarvi» continuò «i vari colori che vedete evidenziano le diverse altezze rispetto alla superficie del lago e in particolare la scala di nero indica i punti in cui sussiste una maggiore profondità. La zona al centro, e lo si nota bene, ha una gradazione molto più scura rispetto alle altre, il che significa che è il luogo ideale dove cercare. E, difatti, è su quello che ci siamo concentrati.»

«E cosa avete scoperto?»

«Le faccio vedere.»

Cliccò con il tasto sinistro del mouse passando all'immagine successiva.

«Dopo aver esaminato, come le dicevo prima, la zona centrale del lago, abbiamo rilevato l'esistenza di una serie di anomalie del terreno che ci hanno insospettito» spiegò «per cui abbiamo pensato che fosse necessario un maggior approfondimento. Di solito, infatti, i rilievi non uniformi di altezze variabili indicano un terreno collinoso.

Ma dato che nella gran parte del resto del fondale non abbiamo riscontrato niente di simile, la prima ipotesi che abbiamo formulato è stata che là sotto ci fosse qualcosa.

Così abbiamo scattato una serie di fotografie a infrarossi al massimo del dettaglio, muovendoci intorno a tutta la zona in questione, nella speranza di riuscire a evidenziare almeno un elemento che ci indicasse di essere sulla strada giusta.»

«E lo avete trovato?»

«Giudicate un po' voi» concluse in maniera alquanto enigmatica mettendo a tutto schermo l'immagine che aveva selezionato in precedenza.

«Non è molto nitida, me ne rendo conto» commentò «ma considerando che là sotto i sedimenti si muovono costantemente per via della corrente, credo che sia comunque abbastanza esplicativa» sorrise compiaciuto del lavoro svolto.

Natalia invece era completamente ammutolita.

«Ebbene?» la incalzò l'uomo «mi dica, cosa ne pensa?»

Lei però rimase in silenzio, allibita e incredula. Dopo qualche secondo si riprese. «È quel che penso?» domandò incapace di staccare gli occhi da ciò che aveva davanti.

Il capo dell'equipe annuì.

«Sì» le rispose con enfasi «quelli che vede sono senza dubbio i resti di un antico carro di legno. Avevamo ragione.»

Fece una pausa. E» continuò poi «se guardate in alto, quasi al centro della foto, potrete notare anche una porzione di ruota che fuoriesce dal fango.»

«Ha ragione» mormorò Mercier indicandola con la mano mentre continuava a fissare l'immagine, attratto da quella foto come una falena dalla luce. Strinse gli occhi per osservare con ancora più attenzione.

In effetti si vedeva molto bene che si trattava della ruota di un vecchio carro e, a voler essere precisi, si potevano addirittura contare anche i raggi.

«Li abbiamo trovati!» mormorò con un filo di voce Natalia «li abbiamo trovati!»

Le sue labbra tremavano per l'emozione. Mercier le mise una mano sulla spalla, cercando al contempo di ritrovare la concentrazione necessaria.

Ma non era facile.

Il tesoro perduto di Napoleone, quello che lui aveva cercato invano per tanti anni, adesso non era più una chimera, ma giaceva sotto la superficie di un lago sperduto nella campagna russa a qualche decina di metri di distanza dalla struttura di metallo in cui si trovava in quel momento.

«Posso farle una domanda?» chiese al capo dell'equipe ritornando a fatica al presente.

«Certo.»

«A giudicare dall'immagine sullo schermo, sembra proprio che il legno sia ancora intatto. Come è possibile dopo tutto questo tempo sott'acqua?»

«Ottima osservazione» gli rispose l'uomo «ed è la stessa, peraltro, che anche noi abbiamo posto ai colleghi geofisici non appena abbiamo notato l'ottimo stato di conservazione di quei resti.»

«Quindi?» incalzò Natalia che ormai non stava più nella pelle e voleva passare alla fase successiva.

«Ambiente anaerobico, questa è la risposta.»

«Non la seguo.»

«Ora le spiego. Dopo che abbiamo recuperato lo SWAP-L3 dal lago e scaricato le informazioni raccolte» riprese l'uomo con voce calma «abbiamo notato una cosa strana, ovvero la presenza di alcune anomalie nei livelli di ossigeno dell'acqua.

Così abbiamo fatto esaminare i dati di rilevazione ai colleghi.»

«E..?»

«Il risultato è stato sorprendente. Pare che nel fondale di quel lago si sia creato un microclima caratterizzato dalla carenza di ossigeno, probabilmente dovuta alla posizione particolare in cui si trova lo specchio d'acqua e ai cambiamenti climatici degli ultimi anni.»

«Può essere un po' più esplicito?»

Annuì. «Partiamo da un concetto basilare, ovvero che l'acqua di superficie di solito non solo è più leggera, ma anche più ricca di ossigeno rispetto a quella del fondale. Questo fenomeno fa sì che nell'arco dell'anno, al susseguirsi delle stagioni, si inneschi un meccanismo che permette lo scambio dell'acqua tramite un moto circolatorio, mescolando i livelli di gas presenti. Ma se non si raggiunge mai un certo equilibrio di temperatura fra i due strati, quello superiore e quello inferiore, tutto ciò non si realizza e il risultato è che la zona del fondale rimane, a quel punto, costantemente povera di ossigeno.»

«Come qui a Semlevo.»

«Appunto. Ora, a essere sinceri, non sappiamo da quanto ci sia questo microclima anaerobico, ma di sicuro possiamo affermare che la principale conseguenza di tutto ciò è che i funghi e i batteri non proliferano abbastanza da attaccare la cellulosa presente nell'acqua che quindi è in grado di mantenere intatta nel corso del tempo la sua struttura anatomica.»

«Cioè quello che sta dicendo» commentò Mercier con un sorriso riassumendo il concetto appena esposto «è che là sotto non ci sarebbero organismi in grado di distruggere il legno?»

«In parole povere, sì. Incredibile non è vero?»

«Già» mormorò Mercier.

Natalia invece non sembrava più di tanto colpita. «Ditemi» riprese con voce autoritaria rivolta al capo dell'equipe «come intendete effettuare il recupero?»

«Su questo abbiamo già elaborato un piano. Visto che dobbiamo agire con molta cautela, per prima cosa abbiamo pensato di mandare là sotto dei sommozzatori. Se vogliamo accelerare i tempi e non trovarci a brutte sorprese in seguito, dobbiamo verificare di persona sia il suolo che la superficie da coprire.»

«Vada avanti.»

«E inoltre» continuò l'uomo «in questo modo potremo anche approfittarne per piazzare al centro dell'area in questione i tubi attaccati alla draga, in modo da non doverlo fare in un secondo momento. Ho la vaga impressione che sarà necessario aspirare un po' più di qualche metro di fango se vogliamo recuperare tutto ciò che si cela là sotto.»

«D'accordo» concluse Natalia soddisfatta. «Accorciamo i tempi il più possibile. Avete il via libera.»

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