CAPITOLO 40
40
«Cosa hai in mente?» gli domandò Kurakin bene conoscendo lo spirito vendicativo del compagno.
«Ti dice niente il nome Dimitriy Semyonov?»
Loris annuì.
Sapeva benissimo a chi Nikolaj si stesse referendo, e non gli piaceva per niente, ma immaginava che, al momento, fosse la scelta più sensata.
«Non voglio entrarci però, Nikolaj» gli sussurrò guardandolo negli occhi. «So cosa stai provando, credimi, e posso anche capire le tue intenzioni, ma non intendo partecipare. Chiamalo pure se vuoi, ma io mi tiro fuori.»
«E così sia.»
«Si può sapere di chi state parlando?» intervenne Victòr cercando disperatamente di allentare la corda che lo teneva stretto. «Chi sarebbe questo Semyonov?»
«Uno che non vi piacerà» rispose Kulikovskij «ma credo che, data la situazione in cui ci troviamo, ci sia poco da andare per il sottile.»
«Allora?» lo incalzò Dominique
«Dimitriy Semyonov» rispose Nikolaj «è il tizio che Kropotkin ha ingaggiato per uccidere il funzionario russo al Kempisky Hotel e incastravi della sua morte.»
«Oh, fantastico» scosse la testa Victòr. «Andiamo di bene in meglio.»
«E come potrebbe aiutarci in tutto questo?» domandò invece Dominique.
«È un sicario» gli rispose Nikolaj «lo ingaggeremo per uccidere Natalia e Sergej.»
«Allora siamo a posto» commentò Victòr sarcastico.
«Ammettiamo che abbiate ragione» continuò Dom per niente convinto. «Dobbiamo comunque prima uscire da questo posto e non mi pare che la nostra situazione sia migliorata di molto negli ultimi minuti.»
«Su questo posso aiutarvi io» intervenne Joseph che nel frattempo era finalmente riuscito ad allentare le corde che gli tenevano legati i polsi. «Fra poco dovrei essere in grado di liberare entrambe le mani.»
«Sì!» esclamò Victòr «Gran ben lavoro, ragazzo.»
«Questa stanza non la ricordo» fece Dom rivolto ai russi già concentrato sulle possibili vie di fuga. «Secondo voi dove siamo?»
«A giudicare dagli arredi» gli rispose Loris «direi nella reggia reale di Gatčina.»
Dominique lo guardò con aria interrogativa.
«Ma non eravamo al palazzo del priorato?»
«Sì, eravamo, ma adesso non più.»
«Lei è sicuro?»
«Mi creda giovanotto, ho visitato così tante volte il palazzo reale che non potrei sbagliarmi nemmeno volendo.»
«Ha ragione lui» intervenne Kulikovskij «non siamo più al palazzo del priorato. E c'è un unico modo in cui possono averci condotti in questa sala.»
«Che sarebbe?»
«Tramite il passaggio segreto» rispose tutto d'un fiato Kurakin mentre Nikolaj, voltandosi verso di lui, annuiva. Poi tornando mesto. «A quanto pare le risorse di quella donna sono davvero inesauribili.»
«Un momento» intervenne Victòr «state forse dicendo che esiste un qualche passaggio che collega il palazzo del priorato a questa reggia?»
«Esattamente. Molti non ne sanno niente, ma Kropotkin lo conosceva bene. Evidentemente deve esserselo lasciato sfuggire parlando con Natalia e lei ne ha subito tratto vantaggio.»
«Allora il palazzo non deve essere molto lontano» commentò Dominique.
«No, all'incirca un chilometro in linea d'aria. Io non ho mai visto la galleria, ma Grigorij sì e ricordo che una volta mi disse che era grande abbastanza da far passare addirittura una macchina.»
«Ed ecco allora trovata la risposta su come siamo arrivati fin qui» mormorò Victòr.
«Joseph» disse a un tratto Dominique cambiando argomento «a che punto sei?»
«Quasi fatto.»
«Ottimo» poi rivolto di nuovo ai russi. «Secondo voi per quale motivo Natalia ci ha lasciati vivi, ma legati in un luogo diverso?»
«Non ne ho idea» gli rispose Loris sinceramente «al momento non trovo una ragione plausibile.»
«Già» commentò Nikolaj pensieroso «nemmeno io.»
«Va bene, non ha importanza» fece Dominique. «Non appena ci saremo liberati dalle corde, useremo lo stesso passaggio segreto per tornare al palazzo del priorato e da lì cercheremo trovare un modo per raggiungere il lago Semlevo e chiudere una volta per tutte la partita.»
«Non lo so» borbottò Victòr «mi sembra tutto troppo semplice.»
«Cosa intendi?»
«Tanto per cominciare: perché questa farsa? Perché spostarci al palazzo reale quando poteva benissimo lasciarci dove eravamo? No, secondo me quella donna aveva in mente qualcosa quando ha elaborato il suo piano. Per quanto poco la conosca, non è certo il tipo che improvvisa.»
«Su questo hai ragione.»
«Ci sono!» esclamò Joseph a un tratto liberandosi finalmente i polsi dalla stretta delle corde. «Adesso posso slegarmi le caviglie e poi dare una mano a tutti voi.»
«Senti, ce la fai ad avvinarti a me?» gli disse Victòr strizzandogli l'occhio.
«Ci posso provare. Perché?»
«Nella tasca ho un coltellino» gli rispose lui con un sorriso. «Dovresti fare decisamente più in fretta con quello.»
Joseph annuì. Quindi iniziò a muovere la sedia a balzelloni nel tentativo di farsi più vicino a Victòr. In quel momento però il rumore delle sirene della polizia invase la sala.
Dominique guardò subito Kurakin.
«Stanno venendo qui.»
Lui annuì.
«Mi spiace» gli rispose scuotendo la testa «ma credo di aver appena realizzato il piano di Natalia.»
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