Capitolo 4
4
Il poliziotto era proprio lì, di fronte a loro. Non appena li vide ebbe un attimo di esitazione e Dominique ne approfittò per colpirlo a una gamba. Poi abbandonò il carrello nell'ascensore e si fiondò fuori, seguito da Victòr.
«Prendigli la radio, svelto» urlò mentre con il piede allontanava la pistola gettandola sotto una scaffalatura di metallo.
«Non uscirete vivi dall'Hotel» gridò da terra il poliziotto in russo stringendo i denti per il dolore.
«Andiamo, andiamo» sibilò Dominique. Attraversarono di corsa la lavanderia e sbucarono nel locale adiacente.
«Voi che ci fate qui?» urlò un uomo vedendo due intrusi con un lenzuolo sulla testa entrare correndo nel magazzino.
Dominique non gli fece finire la frase. Lo travolse con una spallata e lo fece cadere a terra. Nell'urto perse però l'equilibrio rovinando accanto a lui.
Mentre si rimetteva in piedi, Victòr gli passò accanto proseguendo la sua corsa fino a quando non vide sulla sinistra un cancello di ferro.
Era aperto.
«Da questa parte» gridò togliendosi di dosso il lenzuolo bianco.
Dominique si rimise in piedi e lo seguì, facendo la stessa cosa. Dopo pochi minuti, sbucarono entrambi all'aperto, a circa duecento metri sulla sinistra rispetto all'ingresso dell'Hotel.
Si fermarono, ansimanti, con la schiena appoggiata al muro. Si guardarono intorno e videro, parcheggiate non molto distanti, un paio di volanti della polizia oltre a tre agenti che stavano piantonando l'ingresso parlando alla radio.
«Il fiume» suggerì Dom «dobbiamo trovare una barca.»
«E secondo te dove la prendiamo?»
«Guarda, laggiù! Sembra che sia ormeggiato qualcosa che potrebbe fare al caso nostro» osservò indicando una specie di piccola chiatta a motore appena sotto il ponte che attraversava il canale dall'altra parte della strada. «Te la senti?»
«Ho qualche altra scelta?»
«No.»
«Allora vada per la gita in barca.»
Senza indugiare oltre, scattarono in avanti. Attraversarono prima la strada e poi il ponte, sbucando nella via parallela. Senza fermarsi proseguirono ancora per una cinquantina di metri prima di imboccare le scale che portavano sulla banchina in riva al canale.
Sentirono delle voci gridare.
«Сюда. Они пытаются добраться до реки! – Da quella parte, stanno cercando di arrivare al fiume!»
Poi udirono il frastuono delle sirene.
«Stanno arrivando!»
«Lo sento! Tu cerca di avviare il motore, mentre io slego la cima» gridò Dominique a Victòr mentre quest'ultimo balzava veloce a bordo della piccola chiatta.
Le macchine si fermarono lungo la strada. I poliziotti scesero, imboccando veloci le scale che portavano al fiume, ma quando giunsero in fondo l'imbarcazione era già in mezzo al canale e stava aumentando la velocità.
Ci furono degli spari. Spruzzi d'acqua s'alzarono molto vicini al motore.
«Forza, spingila al massimo» gridò Dominique abbassandosi sul fondo «e cerca di stare il più possibile nel mezzo.»
«Ci sto provando! Ma non abbiamo preso in prestito un motoscafo.»
«Tu vedi di andare dritto.»
«E basta?» fece Vic osservando il lungo canale davanti a loro. «Un po' più specifico?»
«Aspetta, sto cercando su Google Maps la posizione del consolato britannico.»
«Credevo che avessi un piano di riserva.»
«È questo il piano di riserva.»
«Il consolato?»
«Hai un'idea migliore?»
Nessuna risposta.
«Appunto. Dopotutto non avevo certo immaginato che saremmo stati il bersaglio di qualche cecchino.»
«O della polizia.»
In quel momento udirono di nuovo le sirene, non troppo lontane.
«Hai sentito?»
Dominique annuì.
«Ci stanno inseguendo lungo la strada!»
«Tu continua a seguire il canale» gli gridò lui. «Le strade non vanno in linea retta come il fiume. Non potranno raggiungerci tanto presto.»
«Quindi?»
«Che vuoi che ti dica ancora?»
«Che hai trovato l'indirizzo del consolato, per esempio.»
«Certo che l'ho trovato, ma ci vorrà ancora un po'.»
«E cosa aspettavi a rendermi partecipe?»
«Tu parli troppo, ragazzo»
«E tu troppo poco. Allora?»
«Prosegui fino a che il canale non sfocia nella Neva» replicò Dominique «poi a quel punto vira tutto a destra. Il consolato è poco più avanti.
***
La chiatta proseguì alla massima velocità la sua navigazione lungo la Mojka. Passò sotto al ponte blu di fronte alla piazza di Sant'Isacco, poi costeggiò una parte delle mura esterne del Museo Navale militare e infine rasentò lo splendido edificio della Casa della Musica.
Faceva freddo.
Nonostante fosse tarda mattinata il cielo era grigio scuro e soffiava un gran vento. Grossi nuvoloni si muovevano rapidi sopra di loro mentre ogni tanto si sentivano, in lontananza, i rimbombi dei tuoni. Sembrava proprio che un grosso temporale fosse in avvicinamento.
Venti minuti più tardi il canale finì e la chiatta sbucò al centro della Neva.
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