CAPITOLO 38

38

Quando Dominique si rese conto che qualcosa non andava ormai era troppo tardi. La vista aveva già iniziato ad annebbiarsi e il respiro a farsi affannato.

Si voltò verso Victòr, come per avere conferma dell'orrore che la sua mente aveva già purtroppo messo a fuoco e quando notò sul suo volto gli stessi identici segnali di panico che aveva anche lui, si rese conto in maniera inconfutabile che ciò che stava accadendo non era un caso.

Qualcuno li aveva avvelenati.

In quel momento ebbe un lampo di lucidità.

Natalia!

La consapevolezza della verità fu devastante, eppure cercò in qualche modo di farsi forza.

Doveva fare qualcosa. Cercò di alzarsi, ma non ci riuscì.

Era come se un'enorme peso lo stesse trattenendo a sedere impedendogli di coordinare i movimenti.

Guardò Joseph. Anche lui aveva il viso paonazzo, la bocca spalancata come se gli mancasse l'aria. I suoi occhi esprimevano tutto il suo terrore e sembravano lanciare una muta richiesta di aiuto.

Dominique si sentì stringere il cuore in una morsa.

Aveva promesso! Aveva dato la sua parola ai genitori del ragazzo che non gli sarebbe accaduto niente! Come avrebbe convissuto con tutto ciò?

Con gli occhi umidi cercò di comunicargli qualcosa, ma riuscì solo a emettere dei rauchi gorgoglii.

La lingua si era gonfiata e adesso faticava pure a deglutire. Qualche secondo dopo ogni cosa cominciò a vorticare mentre i contorni degli oggetti iniziarono a sfumare lentamente fino a confondersi gli uni con gli altri come se un'intensa nebbia stesse fagocitando l'intero ambiente circostante.

Con la mente cercò di scacciare quella terribile sensazione di claustrofobia, di combattere gli effetti di qualunque cosa gli avessero somministrato, ma era come lottare contro i mulini a vento. Mosse allora la testa intorno cercando di inquadrare la situazione nella disperata speranza di ricevere aiuto da qualcuno. Ciò che vide, però, lo fece rabbrividire ancora di più. Tutti stavano presentando gli stessi suoi atroci sintomi ed erano semi accasciati sulle loro sedie con il volto paonazzo e le mani alla gola, in cerca di ossigeno.

Tutti, a parte Natalia.

La donna stava parlottando con altre due persone un sorriso di trionfo dipinto sul volto.

Una rabbia tremenda invase il suo corpo. Si sentì scuotere come pervaso da una furia devastante, ma purtroppo era tutto solo nella sua mente. Il corpo non rispondeva più e lui sentiva che ormai non gli rimanevano che pochi istanti di vita.

Fissò allora il suo sguardo su quello di Natalia, mentre un ultima semplice parola gli attraversava il cervello come un fulmine a ciel sereno.

Tradimento!

Poi tutto divenne buio.

Le forze lo abbandonarono e si accasciò sul tavolo privo di sensi.

***

Natalia osservò con ammirazione il completamento della sua opera.

È tutto così perfetto!

Fece un profondo respiro, mentre le mani le tremavano per l'emozione. Ognuno dei presenti stava con il volto appoggiato sul tavolo, gli occhi chiusi, come se stesse dormendo.

«Ottimo lavoro Sergej. Nessuno si è accorto di niente.»

Lui mosse le braccia mimando un inchino.

Natalia scosse la testa e afferrò il telefono.

«Manca solo una telefonata» disse con un ghigno mentre componeva il numero del commissariato di polizia di San Pietroburgo.

Dieci minuti dopo riattaccò.

«Tutto a posto?» domandò Sergej.

«Oh sì» gli rispose lei fissando un punto lontano come assorta nei propri pensieri «devo dire che hanno gradito molto la telefonata. Adesso però diamoci una mossa. Non abbiamo molto tempo e dobbiamo far sparire le prove.»

Lui annui

«E io? Che posso fare?» intervenne a un tratto Marija Stepanovna con aria assente accendendosi una sigaretta. «Non crederete mica che mi metta a spostare i corpi...» rivolse uno sguardo innocente a Sergej.

Kulikovskij le si avvicinò e la baciò con passione. «Tu non devi fare niente mia cara. Penseremo noi a sistemare ogni cosa. Perché tu intanto non torni a palazzo e mi aspetti in camera da letto? Dovremo pur festeggiare in modo adeguato, non credi?»

«In effetti...» chiosò lei muovendo il suo sinuoso collo e strusciandosi al corpo di Sergej. «E va bene mio focoso amante, farò come mi hai suggerito. Ma non farmi aspettare troppo» quindi gli scoccò un sonoro bacio, si voltò e uscì dalla stanza portandosi dietro il suo inebriante profumo.

Sergej sospirò, poi si girò verso Natalia. «Sono pronto» le disse. «Forza, diamoci da fare.»

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