CAPITOLO 30
30
Adrien era sconvolto, per non dire impaurito.
Sì, perché un conto era conoscere il segreto custodito dal libro di Philippe, un altro era venire a sapere che la folle ricerca che per tanti anni aveva offuscato la mente di centinaia di persone, adesso stava per avviarsi, forse, al suo tanto agognato epilogo.
Era sicuro che, comunque fosse andata, non sarebbe finita bene.
Il fatto poi che quell'archeologa russa fosse riuscita a entrare in qualche maniera in possesso di un quadro, probabilmente dipinto dallo stesso Ségur, che rappresentava la parte mancante dell'enigma imbastito dallo stesso generale francese, per uno strano motivo non lo faceva sentire sereno.
La mente era invasa da un sacco di domande e da molti dubbi.
Era davvero giunto il momento di rivelare al mondo la verità? Cosa sarebbe successo fra le nazioni europee coinvolte in quella ricerca? Erano pronte ad affrontare una simile contesa?
Lui credeva fermamente di no, ma in ogni caso la sua opinione ormai sembrava non contare più.
Il dado era stato tratto. Guardò suo figlio che pareva attonito e incredulo tanto quanto lui. La stessa Margot non riusciva a proferire parola.
«Non avete niente da dire?» la voce di Dominique lo riscosse dai propri pensieri.
«Ha ragione» gli rispose «è solo che dopo tutto questo tempo sapere che il perduto oro di Mosca potrebbe essere davvero ritrovato mi ha messo addosso una strana inquietudine. Non so se mi capisce.»
«È naturale. E, mi creda, so benissimo di cosa sta parlando. Più di quanto possa immaginare.»
«Già» mormorò Adrien a bassa voce scuotendo la testa «è solo che ho paura. Paura che tutto questo sia solo l'inizio di una brutta storia.»
«Ne è davvero convinto?» incalzò Dominique curioso di sapere se quell'uomo custodiva altri segreti.
«Sì.»
«Ha qualche motivo specifico per crederlo? Magari qualcosa che noi dovremmo conoscere?»
«No, no, non è per quello. Non saprei spiegarlo. È solo che quando in ballo ci sono fortune di queste proporzioni, di solito non finisce mai bene. Ma potrei anche sbagliarmi.»
«Su questo invece ho paura che abbia ragione» mormorò Dominique a bassa voce mentre Natalia sogghignando scuoteva la testa.
«Per caso avete con voi una foto di quel quadro?» intervenne Adrien tornando sull'argomento rivolgendosi di nuovo a Dominique. «Sarei molto curioso di dargli un'occhiata, se possibile.»
Dom si volse verso Natalia, ma lei alzò le spalle come a dire che le andava bene. Poi prese il telefono e lo porse a Dominique.
«È qua dentro, nella galleria» gli sussurrò indifferente.
Lui annuì. Aprì la cartella e cercò l'immagine in questione, poi la mise a tutto schermo e passò il cellulare ad Adrien.
«Eccola, guardi pure.»
Adrien lo prese, fissando lo sguardo su quell'immagine, subito colpito dalla cruda sofferenza che trapelava dai volti emaciati.
L'osservò in silenzio.
Nello stesso momento anche Joseph si alzò, seguito da Margot. Si avvicinarono entrambi curiosi di vedere quello che era stato definito come il pezzo mancante dell'enigma di Philippe.
«C'è la sua firma!» esclamò il ragazzo non appena posò gli occhi sul quadro. Non aveva potuto non notare la scritta posta in basso a destra. «È autentica?» domandò rivolto a Dominique.
Lui annuì.
«Hai visto papà?» continuò poi al colmo dell'eccitazione dimenticando per un attimo tutto ciò che era successo. «Avevi ragione. Questo quadro è la chiave per risolvere la stringa! Guarda la griglia sul lato sinistro, quella appena abbozzata sotto il bianco delle neve.»
«Sì» mormorò suo padre «pare proprio che siamo alla svolta decisiva.»
«Dove l'avete trovato?» chiese Margot rivolgendosi a Natalia e rimettendosi subito dopo a sedere.
«Non possiamo dirvelo» le rispose lei con un abbozzo di sorriso, «ma posso garantire sulla sua autenticità. È stato fatto esaminare da esperti in materia che hanno fatto tutte le analisi del caso.»
«Non ne dubitavo» sussurrò Adrien a suo figlio con un tono con non sfuggì a Victòr. Il ragazzo trattenne a stento una smorfia, stringendo subito dopo i denti per la fitta di dolore. Le pasticche stavano finalmente facendo il loro effetto, ma era ancora molto sensibile e doveva cercare di muovere la mascella il meno possibile. Però non gli era sfuggita l'ironia insita nella parole di Adrien. Anche lui, come loro, doveva aver intuito che tipo di donna fosse la bella e conturbante archeologa russa.
«Prima avete parlato di una stringa» intervenne Dominique scoccando un'occhiataccia a Victòr e interrompendo subito quella discussione, quantomeno prima che Natalia rovinasse l'atmosfera con una delle sua uscite poco felici.
«Si, esatto.»
«Possiamo sapere di cosa si tratta?»
«È una sequenza di numeri, apparentemente senza senso che si trova nel libro, proprio accanto alla mappa senza nome.»
«Mappa senza nome?» esclamò Natalia alzandosi in piedi visibilmente eccitata.
«Sì, si tratta di una mappa del luogo dove dovrebbe essere stato nascosto l'oro, ma non ci sono riferimenti. Per quello l'abbiamo chiamata così. Niente nomi o didascalie. Solo figure, ma nulla che ci possa aiutare a identificare il punto esatto rappresentato dal disegno. A parte la stringa di numeri di cui vi stavo parlando.»
«Possiamo vederla?» continuò Natalia con gli occhi che le scintillavano come due diamanti. «La mappa intendo.»
«Purtroppo non è possibile.»
«Ma non ha detto che si trova nel libro?»
«Sì, ma non è questo il punto» le rispose lui con voce spenta.
Natalia lo fissò con uno sguardo interrogativo temendo la risposta mentre Dominique si irrigidì, avendo intuito cosa Adrien stesse per dire.
«E quale sarebbe?» domandò di nuovo lei con una voce tagliente come la lama di un coltello.
«Che il volume di Philippe non l'abbiamo più noi.»
Dominique fece una leggera smorfia di disappunto. Chissà perché era proprio ciò che immaginavo di sentire.
«Mi spiace» Adrien guardò Natalia in volto alzando le spalle «ma il tizio che è appena scappato se l'è portato via.»
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