CAPITOLO 28
28
La casa dei Ségur sembrava essersi trasformata in un'infermeria. Adrien, che per fortuna si era ripreso quasi del tutto, portava una grossa benda sull'occhio gonfio e tumefatto, mentre alcuni lividi sulla guance gli rammentavano costantemente quanto fosse andato vicino a non raccontarla. Per fortuna le cure di Natalia avevano sortito il loro effetto e adesso, pur non essendo ancora in piene forze, stava cercando di aiutare suo figlio a medicare le ferite di Margot.
Victòr, dal canto suo, sfoggiava una vistosa fasciatura alla mascella che gli rendeva sì difficoltoso aprire bocca ma che, almeno per il momento, aveva lo scopo di mantenere il ghiaccio sulla pelle per impedire al gonfiore di avanzare.
In più aveva preso anche un paio di antidolorifici giusto per cercare di attenuare quella costante e ritmica pulsazione che sembrava quasi perforargli il cervello.
Dominique, invece, mentre stava mettendo Natalia a parte degli ultimi dettagli della fuga di quell'uomo, ne aveva approfittato per disinfettarsi le ferite dovute alle schegge di vetro, sfruttando i medicinali disponibili dei Ségur.
Erano tutti malconci, ma vivi.
«Mi spiegate come avete fatto a farvi sfuggire quell'uomo?» sbottò Natalia . Anche lei aveva una gamba fasciata, ma si comportava come se non sentisse dolore.
«Lasciamo stare» le rispose Dominique «e concentriamoci piuttosto su di loro» indicò Adrien e la sua famiglia. «Forse avremo più chance di ottenere le informazioni che ci servono.»
«Come dire che non avete una risposta» bofonchiò Natalia mettendosi a sedere con una smorfia di dolore. Quella dannata ferita le faceva un male del diavolo, ma, anche lei come Victòr, era abbastanza riluttante a mostrare il suo lato più debole.
Si mise a pensare. Aveva un sacco di interrogativi che le frullavano per la mente in quel momento, ma due su tutti la stavano tormentando.
Chi altri sapeva de libro? Chi era il mandante di quell'uomo?
«E va bene» aggiunse quindi rivolta a Dominique e cercando di concentrarsi sul presente «vediamo di scoprire cosa sanno veramente queste persone.»
Lui annuì e si avvicinò ad Adrien. «Come sta?» gli domandò indicando la moglie.
«Meglio grazie. Ancora un po' scossa, ma è più che naturale.»
«Le passerà, ha solo bisogno di tempo» quindi si voltò in direzione del ragazzo. «Per alcuni di noi, invece, sarà un po' più lunga.»
«Lo so, e se non fosse stato per il vostro tempestivo intervento non so come sarebbe finita. Non ho ancora avuto modo di ringraziarvi.»
«Avrete modo di farlo, mi creda.»
«Per favore mi chiami Adrien» quindi si voltò verso la sua famiglia. «Loro credo che li abbiate già conosciuti. Mio figlio Joseph e mia moglie Margot.» Dopo averli indicati tornò a guardare Dom. «Non sono uno stupido e so riconoscere una persona buona da una cattiva, ma a francamente non riesco a capire proprio chi siete e perché vi trovate in casa mia.»
«Ha ragione» gli rispose Dominique mettendosi a sedere nella poltrona accanto alla sua «credo che a questo punto sia necessario un chiarimento.»
«Concordo»
Anche Victòr e Natalia si misero seduti, vicino a Margot.
Joseph invece si spostò in cucina per andare a prendere una caraffa d'acqua.
«Mi chiamo Dominique Didier» iniziò tendendogli la mano «e sono un agente della Securitè francese» continuò «e loro sono Victòr Le Roux e Natalia Romanova.»
«Anche loro del governo francese?»
«Victòr sì, lei no. Natalia è un'archeologa russa che sta collaborando con noi. Siamo qui per il libro di Philippe Ségur» concluse guardando Adrien negli occhi e valutando la sua reazione.
Lui non batté ciglio.
«Lo immaginavo» aggiunse dopo un attimo di sielnzio scuotendo la testa. «Quando mio figlio lo ha ritrovato nella soffitta di casa nostra, senza saperlo ha scoperchiato un vespaio.»
«Allora lo avete voi» intervenne Natalia. «Ed è qui?»
«Perché lo state cercando?» chiese invece Joseph interrompendo il flusso delle domande della donna. «E come fate a sapere che lo abbiamo noi?»
«Perdonate l'intrusione di mio figlio, ma in effetti non ha tutti i torti.»
«È una storia molto lunga, Adrien» Dominique si alzò avvicinandosi al tavolo dove era posata la caraffa d'acqua. Si versò un bicchiere e lo scolò tutto .
«Abbiamo tutto il tempo» disse Adrien «se siete d'accordo.»
Dom annuì e prese a parlare.
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