CAPITOLO 24

24

Era ormai passata più di un'ora da quando l'uomo dai capelli rossi aveva fatto irruzione nella villa, ma non era ancora riuscito a far parlare nessuno degli ostaggi.

Fissò i suoi occhi di ghiaccio sul volto di Adrien Sègur. Era legato a una sedia in mezzo al salotto, con un occhio tumefatto e un rivolo di sangue che colava dal naso.

Eppure non si era ancora deciso ad aprire bocca. Ma tutti hanno un anello debole.

Si voltò verso il ragazzo.

Joseph, legato a una sedia poco distante, aveva gli occhi lucidi e tremava, impaurito e impotente. Muoveva di continuo la testa a destra e a sinistra, osservando il dolore sul volto dei suoi genitori. Suo padre era appena stato pestato con violenza, mentre sua madre giaceva a terra poco distante con una grossa ferita da taglio alla tempia, causata da un colpo di striscio effettuato con il calcio della pistola.

Era in evidente stato di shock.

La bocca dell'uomo assunse un ghigno malevolo. «Non lo voglio ripetere un'altra volta» sibilò avvicinandosi ad Adrien «dimmi dove si trova il libro o sarò costretto ad alzare la posta.»

«Va' al diavolo» urlò quest'ultimo cercando di liberarsi.

«Non lo sappiamo, davvero» aggiunse Joseph con un filo di voce cercando di distrarlo «lasciaci in pace, per favore.»

«Accorate parole, ragazzo, ma direi di no» quindi guardò Adrien negli occhi. «Credo che a questo punto sarò costretto a fare quattro chiacchiere con tuo figlio, se sei d'accordo. Magari lui sarà più collaborativo.»

«No!» Adrien strinse i pugni scalciando con quanta forza aveva in corpo. «Figlio di puttana non lo toccare, hai capito!» urlò ancora dimenandosi e cercando di scagliarsi contro quell'uomo «non lo toccare o ti ammazzo.»

L'uomo rise alzando le spalle. «L'hai voluto tu»

Si spostò verso Joseph con un'espressione che non lasciava adito a molti dubbi.

***

Dom si era avvicinato al portone d'ingresso tenendo la pistola alzata davanti al volto, pronto a ogni evenienza.

Da lì poteva sentire chiaramente le voci all'interno della casa, ma quello che udì non gli piacque per niente.

Si rese conto che la situazione stava inevitabilmente per precipitare.

Forse siamo arrivati appena in tempo, pensò dentro di sé mentre Natalia gli si avvicinava silenziosa come una tigre.

Subito dopo udirono un tonfo.

Si voltarono e videro che anche Victòr aveva fatto irruzione atterrendo nel piazzale.

Adesso stava venendo verso di loro.

«Se ti avevo detto di rimanere là fuori avevo i miei motivi, non credi?» gli sussurrò piano Dominique scuotendo la testa. «Ma li ascolti mai i consigli?»

«Di tanto in tanto» rispose Vic con un sorriso. «E dai, ho solo pensato che ti avrebbe fatto comodo un po' d'aiuto.»

Dom scosse la testa. Non era il momento per simili discussioni.

«Allora?» domandò Victòr facendo in quel momento attenzione alle voci concitate che provenivano dalla casa. «Che sta succedendo là dentro?»

«Andiamo a scoprirlo. Tu fai il giro della casa e vedi di appostarti al limitare del giardino» indicò con il braccio la parte posteriore della villa «voglio che sia coperta quella via di fuga il più possibile, okay?»

Lui annuì.

«Niente improvvisate stavolta, attieniti agli ordini.»

Vic annuì e si mosse veloce sparendo alla vista.

Dominique si rivolse allora a Natalia.

«Lei invece perché non mi aspetta qua?» proseguì cercando un modo per liberarsi di quella donna. «Non è un lavoro propriamente da archeologi, questo.»

Lei sorrise.

«Ancora una volta lei mi sta sottovalutando» gli rispose alzando la pistola «e non si libererà tanto facilmente di me, se è quello che ha in mente di fare.»

Si avvicinò piano alla porta. «Forza, buttiamola giù.»

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