CAPITOLO 23

23

Dopo un'ora e mezza di macchina, Natalia entrò in Quai de la Megisserie, riuscendo a trovare parcheggio a pochi passi dall'angolo con Rue des Bourdonnais.

Fermò la macchina. Scesero uno alla volta, avviandosi verso il civico 4.

«Secondo le mie fonti la famiglia Ségur dovrebbe abitare all'ultimo piano di questo stabile» disse Natalia indicando l'edificio e avvicinandosi al portone d'ingresso.

Dominique rimase invece un po' indietro, gettando lo sguardo verso l'alto.

«Non sono un esperto» commentò, «ma all'ultimo piano le finestre mi sembrano tutte chiuse.»

«Forse stanno ancora dormendo» aggiunse Victòr poco convinto.

«Non ci resta che scoprirlo» concluse Natalia schiacciando il campanello corrispondente.

Niente. Riprovò. Nulla.

«Io l'avevo detto» mormorò Dominique voltandosi intorno per scrutare l'ambiente circostante.

Aveva una strana sensazione addosso. Ma non vide niente di sospetto.

«E adesso?» domandò Victòr rivolgendosi a Natalia «qualche altra idea brillante?»

Dominique le si avvicinò. «Non mi pare che le sue fonti siano poi così efficienti come si è vantata poco prima, o sbaglio?»

«Se ha un piano migliore le consiglio di proporlo, adesso» gli rispose ignorando di nuovo il sarcasmo.

«In effetti ce l'ho. La famiglia Sègur non ha la proprietà solo di questo appartamento, ma almeno di altri due.»

«A me non risulta.»

«Si sta sbagliando.»

«Non credo.»

«Pensi pure quello che vuole, ma credo di sapere dove dobbiamo andare. E penso proprio che le convenga ascoltarmi.»

«Non mi piace essere tenuta all'oscuro, signor Didier, se lo ricordi bene» gli disse fulminandolo con gli occhi e cercando al tempo stesso di riprendere il controllo della situazione «qua sono io che detto le regole, per cui le consiglio di parlare chiaro o le conseguenze potrebbero essere spiacevoli.»

«Non avevo intenzione di nasconderle nulla» proseguì Dom. «Le dirò tutto, ma prima dobbiamo tornare alla macchina. Qui non troveremo nessuno.»

«Per andare dove?» domandò Victòr.

«A Versailles.»

***

Il tragitto fu abbastanza veloce. Circa trenta chilometri, che loro riuscirono a coprire in poco meno di un'ora.

Dominique, seduto al posto del passeggero, aveva approfittato di quel lasso di tempo per ragguagliare Victòr e Natalia a proposito di ciò che aveva scoperto grazie alla mail di Estelle.

Non era entrato ovviamente nel dettaglio, limitandosi solamente a raccontare della denuncia fatta alla polizia e del coinvolgimento della famiglia Sègur. Certo, avrebbe preferito aspettare prima di spifferare tutto, ma in questo caso aveva pensato che giocare a carte scoperte poteva avere i suoi vantaggi.

Su una cosa però aveva taciuto: l'uomo dai capelli rossi.

«Ci siamo. È quella» fece Dominique indicando la casa.

«E adesso? Qual è il suo piano?» domandò Victòr.

«Entriamo» fece Natalia senza entrare nel dettaglio dopo aver notato del fumo uscire dal camino sul tetto.

Uscirono di macchina e in quell'istante udirono un urlo provenire dalla casa.

Dominique tirò fuori la pistola. Natalia fece altrettanto.

«Mi sa che ci siamo» sibilò lui arrampicandosi poi sul cancello di ferro. Quindi rivolto a Victòr «Coprimi le spalle» così dicendo si gettò dall'altra parte subito seguito da Natalia.

«Oh al diavolo!» esclamò Vic rimasto solo. «Tanto in giro non c'è nessuno.» Estratta quindi la pistola appoggiò i piedi sulla rientranza tra il muro di mattoni e il cancello di ferro, si issò sulla cima e si gettò oltre atterrando nel vialetto interno.

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