CAPITOLO 20

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L'uomo dai capelli rossi stava sorseggiando gli ultimi residui di caffè all'interno del thermos. Finto quello non aveva più niente. Aveva ancora fame, ma purtroppo l'ultimo panino lo aveva divorato meno di mezz'ora prima e adesso non c'era modo di procurarsene altri.

Si toccò la pancia gorgogliante, maledicendo se stesso per non essersi procurato più cibo.

Sarebbe stata una notte decisamente lunga e in più cominciava anche a fare freddo.

Si girò. Sui sedili posteriori era solito tenere sempre una coperta di lana, da sfruttare nelle occasioni in cui gli capitava di dover dormire in macchina per sorvegliare qualcuno. Era una vecchia abitudine che aveva imparato fin dai tempi i cui era stato nell'esercito e che poi aveva conservato anche nel lavoro. La prese e se la distese sulle gambe coprendosi anche lo stomaco.

Adesso doveva solo cercare di rilassarsi, per quanto la situazione glielo permettesse. Non poteva rischiare di perdere d'occhio l'ingresso della casa. Non adesso. Certo, era assai improbabile che qualcuno della famiglia Ségur uscisse di notte, ma non poteva esserne sicuro al cento per cento, ragion per cui doveva tenersi pronto a ogni evenienza e stare vigile. Mosse la testa a destra e sinistra, osservando il perimetro intorno alla macchina, ma non vide nessuno lungo la strada.

Si trovava in Rue de l'Ermitage a circa un centinaio di metri dal cancello di ferro che dava accesso alla villa. Ormai era calata la sera e anche se le molte stelle e la luna piena gettavano una calda luce argentata sulla strada, pareva che nessuno avesse voglia di fare una passeggiata. E questo giocava a suo favore.

Si stirò la schiena.

Ormai non era più un giovanotto e anche se faceva costantemente esercizio fisico, gli acciacchi dovuti all'età cominciavano a farsi sentire.

Il fisico era ancora moto tonico, ma non era certo lo stesso di quando aveva vent'anni. La corsa che era stato costretto a fare per restare dietro a quel ragazzo lo aveva stancato oltre ogni sua aspettativa, per cui adesso doveva trovare un modo per recuperare le forze.

L'indomani mattina sarebbe stata una giornata difficile e lui voleva essere in perfetta forma. Una bella dormita era quello che gli ci voleva, ma non poteva permetterselo.

Se avesse fallito nuovamente Mercier non glielo avrebbe mai perdonato. Si strofinò dunque le mani per riscaldarsi, quindi dette fondo alle ultime gocce di caffè.

Da solo, nel silenzio dell'abitacolo, cercò di ripercorrere mentalmente le ultime ore, in modo da valutare con la massima obiettività tutto ciò che era successo fin da quando si era appostato in Rue des Bourdonnais.

Chiuse per un attimo gli occhi e si concentrò.

Stava ancora cercando il volto di quel ragazzo tra la folla, quando aveva sentito il bip di un messaggio.

Dunque, Mercier era stato di parola. Prese il cellulare dalla tasca e lesse l'SMS.

«Rue des Bourdonnais 4 – ultimo piano.»

Conosceva molto bene quella zona di Parigi e la via dove si sarebbe dovuto recare non era molto lontana da piazza Chatelet.

Rimesso il telefono in tasca, si era avviato in direzione di Rue de Rivoli. In poco meno di quindici minuti era giunto all'indirizzo indicatogli.

Nel messaggio Mercier gli aveva scritto che quella era l'abitazione dei genitori del ragazzo e che quindi, molto probabilmente, anche loro dovevano essere coinvolti.

Attraversata la strada si era soffermato sul marciapiede opposto, quasi all'angolo con Quai de la Megisserie in un punto dal quale poteva avere non solo una visuale di tutta la strada, ma anche e soprattutto delle finestre che corrispondevano all'appartamento dei Ségur.

Non sapendo quanto avrebbe dovuto aspettare, si era acceso una sigaretta appoggiandosi al muro e cercando di confondersi il più possibile fra le persone che transitavano lungo la strada.

Mezz'ora più tardi aveva visto le persiane chiudersi e poco dopo l'intera famiglia uscire.

Senza affrettare il passo si era messo dietro di loro stando bene attento a non farsi riconoscere dal ragazzo.

Si erano diretti verso il Pont Neuf per poi sparire all'interno di alcuni garages posizionati al piano seminterrato di un grande edificio a vetri.

Cinque minuti dopo aveva riconosciuto il padre del ragazzo che usciva dalla rampa alla guida di un SUV Mercedes. Era stato in quel momento che aveva avuto l'illuminazione. Aveva afferrato al volo il cellulare e scattato alcune fotografie alla targa dell'auto in modo che Mercier potesse seguirne i movimenti tramite il GPS e scoprire la destinazione finale.

A quel punto si era mosso con calma in direzione del ponte deciso a tornare in Boulevard du Palais per riprendere la sua vettura. Mentre camminava aveva composto il numero di August, ragguagliandolo sugli ultimi sviluppi e chiedendogli di effettuare quel controllo sulla targa.

Riaprì gli occhi.

Il resto della serata era stato abbastanza semplice. Non aveva dovuto far altro che seguire le indicazioni che Mercier gli aveva fornito e guidare tranquillamente fino a Versailles, immettendosi in quella piccola e stretta via che scorreva al limitare dell'immensa area verde che si protendeva fino a lambire i confini del palazzo reale.

Il GPS della Mercedes si era fermato in Rue de l'Ermitage, indicando la villetta che si trovava adesso a poche centinaia di metri da dove era parcheggiato.

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