6~ Verso il Mare delle Dune
Tatooine, qualche tempo prima
Su una cosa Anakin Skywalker non transigeva. Dover stare fermo.
Fin dalla giovane età era stato abituato a dover sempre fare qualcosa e ora che era bloccato su Tatooine quella immobilità gli dava un fastidio quasi fisico.
Vi erano parecchie cose da sistemare anche su quel remoto pianeta che era Tatooine, anche perché in tempo di guerra si viveva ancora peggio che in tempo di pace.
Lui non era un diplomatico come Padmé o Leia, era sempre stato un uomo di azione, purtroppo il suo essere in quel modo non lo aveva aiutato a salvare sua moglie e nemmeno gli aveva permesso di crescere i suoi figli.
Anakin si domandò se tutti quei rimpianti un giorno lo avrebbero lasciato in pace.
Ma era convinto che non sarebbe mai stato libero finché non avesse concluso tutto.
-Il tuo cervello si consumerà a forza di pensare.
La voce di Ella lo fece sobbalzare.
-Da giovane non ero certamente un tipo riflessivo...
-Perché ora sei vecchio?
Anakin ridacchió appena.
-Beh diciamo che non sono il ragazzino che ero prima. Troppa sofferenza.
-Non lo so, sai non ti ho mai visto prima. Penso che ti tenessi alla larga da questo pianeta, almeno dopo la morte di tua madre.
-In effetti...
Anakin portò il bicchiere pieno di liquido viola alle labbra permettendosi per un attimo di pensare a Padmé.
Poi la sua mente venne rapita da un'altra idea, più urgente.
Le guerre dei cloni erano in corso da due anni.
Due anni in cui l'odio e l'ideologia totalitarista aveva preso piede senza freni.
In un certo senso l'impero era già nato ancor prima della sua proclamazione.
Anakin da giovane non se ne era accorto, ma ora, con la testa che l'uomo si ritrovava, riusciva a vedere il marcio di un sistema che di fatto era corrotto fino all'ultimo centimetro.
Ancora una volta l'ex Jedi ed ex Sith si diede dello stupido.
Padmé aveva ragione, aveva ragione fin dall'inizio. Eravamo noi dalla parte sbagliata. La democrazia aveva cessato di esistere già tempo fa e la Repubblica era diventato il male stesso che noi volevamo distruggere.
-Forse io non sono acuta come lo è la tua Padmé, ma ti consiglio di andare al porto. So che qui non troverai niente che possa aiutarti nella tua missione, magari qualche contrabbandiere può aiutarti.
Anakin annuì deciso.
-Forse hai ragione. Non c'è niente che io possa fare qui. Andrò al porto, ma prima ho una cosa da fare. Non so se ritornerò- affermò Anakin.
-Sei una grande donna, Ella, spero che tu incontrerai un uomo degno che ti ami per la donna straordinaria che sei. - l'ex Jedi le sorrise attriandola in un abbraccio che durò qualche secondo.
Poi lasciò andare la donna, che però non riuscì a dire nulla, rimase solo ad osservare quell'uomo bellissimo che si allontanava per mai più tornare.
****
"Il canto dei morti, i lamenti dei vivi" a questo pensava Anakin mentre si inoltrava in quello che era noto come "Mare delle Dune", una distesa di dune che si estendevano a vista d'occhio apparentemente senza fine.
Quella era la strofa di una ballata che ricordava di aver sentito parecchio tempo prima, quando ancora era un apprendista Jedi, durante una missione con Obi-Wan.
Anakin non ricordava come continuava quella ballata sapeva solo che parlava di un giovane innamorato morto in battaglia e quello era il canto che la sua amata aveva composto per lui.
L'ex Jedi cercò di richiamare quel ricordo, ma quella parte della sua vita era ormai coperta dalle nebbie della memoria e ci voleva parecchio tempo per ripescarle dall'antro dove erano state chiuse per più di vent'anni.
Pensandoci ora gli sembravano i frammenti di un'altra vita.
E forse era davvero così.
Il ragazzo che era aveva cessato di esistere quando aveva deciso di servire Palpatine.
Strinse ancora i comandi dello speeder mentre cercava di scacciare l'immagine dell'imperatore o meglio del Cancelliere Supremo, dalla mente.
Anche ora che era libero dalla sua influenza ne sentiva la presenza come una malattia terribile, un peso del quale tutta la Galassia aveva bisogno di essere liberata.
E lui era lì per quello.
Ma non solo. Anziché andare al porto spaziale di Mos Easley si era diretto verso il Mare di Dune perché doveva trovare una persona.
Un persona che non vedeva da più di vent'anni, anche se nel tempo attuale erano passati poco più di tre anni.
La sua ex Padawan : Ahsoka Tano.
La sua firma nella Forza splendeva ancora e qualcosa, forse l'istinto, gli suggeriva che la ragazza doveva essere proprio lì, dove, parecchi anni dopo avrebbe abitato Obi-Wan.
Erano anni che non la vedeva ed era curioso di vedere cosa fosse diventata dopo che aveva lasciato l'ordine.
Per Anakin era stato terribile perderla. Ahsoka non era una semplice apprendista, era quasi una sorella minore per lui.
Il loro legame era pazzo, ma forte, niente lo avrebbe mai reciso, nemmeno il Lato Oscuro.
Spense lo speeder e scese, guardandosi intorno circospetto.
Nulla si muoveva, nemmeno la sabbia del deserto.
La casa aveva la tipica architettura di Tatooine, una cupola con poche finestre, una scala portava alla porta che si trovava appena sotto la superficie della sabbia, non sembrava esserci anima viva nei dintironi, anche se la casa non mostrava segni di abbandono, doveva essere ancora abitata, ma dell'occupante non vi era traccia.
L'uomo fece un passo verso la casa, ma non fece in tempo a fare nulla perché una spada bianca gli venne puntata alla gola.
-Non fare un passo in più!
Anakin sorrise riconoscendo la voce femminile che aveva parlato.
-È sempre bello rivederti, furbetta.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top