4~ Tatooine
Tatooine, qualche tempo prima
Anakin arrancava nel deserto, il viso coperto dal turbante, dal quale si vedevano solo i penetrati occhi azzurri, gli rendeva difficile la respirazione e il caldo opprimente non lo aiutava sicuramente ad approcciarsi bene a quella missione.
Gli abiti erano incollati alla pelle per via del sudore e la vista era annebbiata dai turbini di sabbia che si alzavano mossi dal vento che stava spazzando il deserto.
Mos Easley, forse l'unica città del pianeta, non distava molti passi da dove si trovava lui.
Nonostante odiasse quel pianeta con ogni cellula del suo corpo, si rese conto che non aveva per niente dimenticato come ci si orientava in un ambiente così ostile.
Oltre una duna comparvero le sagome delle prime case di quello che era Mos Easley.
Portò le mani ai fianchi cercando le due spade laser ed annuì quando ne avvertì la presenza.
Con passo svelto l'uomo oltrepassò la duna scivolando su di essa con l'agilità tipica di chi utilizza la Forza per poi fare il suo ingresso in quella che era stata la sua città fino a quando Qui-Gon non era giunto per portarlo via dalla schiavitù.
Ricordava distintamente quel momento, in cui aveva ottenuto la libertà, ma aveva perso sua madre.
Cercò di scacciare il pensiero di Shmi poiché era ancora una ferita aperta e lui, non era ancora riuscito a mettere fine al tormento di averla persa.
Eppure dalla morte di sua madre erano passati quasi trent'anni.
Anakin cercò di non pensarci mentre si inoltrava nella città brulicante di vita.
Vi era feccia di ogni tipo, mercanti di schiavi, contrabbandieri, mercenari, ma anche persone oneste, anche se esse erano in netta minoranza.
I passi si facevano sempre più affaticati, l'uomo si spostò dalla strada principale per tirare fuori da una delle tasche della tunica una borraccia di acqua fresca.
Bevve con avidità, mentre alle sue orecchie giungevano le grida di alcuni bambini.
Anakin ritirò la borraccia per seguire quel suono e, appena sbucò da oltre il muro di una casa, si rese conto che cosa stesse succedendo.
Un alieno dalla grossa testa verde brandiva una frusta e stava minacciando un gruppo di bambini.
L'ex Sith capí al volo cosa stava accadendo e decise che non sarebbe rimasto in un angolo.
-Cosa sta succedendo qui? - domandò lo Jedi con voce imperiosa.
L'alieno alzò lo sguardo verso la figura imponente di Anakin lanciandogli uno sguardo torvo.
Nel vedere Anakin avvicinarsi i bambini, in tutto erano quattro, tre maschi e una femmina, si rifugiarono alle spalle dello Jedi, alla disperata ricerca di protezione.
-Non sono affari tuoi!- ruggí il mercante di schiavi, pensando forse di spaventare lo Jedi davanti a lui.
Anakin poteva avvertire la paura nella voce del suo avversario, in uno scontro non avrebbe avuto alcuna possibilità, ma lo Jedi non era andato su Tatooine per mietere vittime, non era più quella persona.
L'alieno fece vibrare la frusta con l'idea di colpire Anakin, il quale però comprese in anticipo quell'intenzione e attivò una delle due spade che si era portato dietro.
-Sei uno Jedi?! - uno dei bambini alle sue spalle quasi esultò mentre il mercante di schiavi sgranava gli occhi, comprendendo di non avere speranze e abbandonando lo scontro prima di farsi troppo male.
I bambini alle sue spalle esultarono felici ed Anakin sorrise da sotto il bavero.
-Grazie per averci aiutato - affermò un bambino dai capelli biondi, che ad Anakin ricordò Luke.
Chissà che bambino era stato il suo Luke, se fosse riuscito a mettere tutto a posto lo avrebbe scoperto.
-Figurati è stato un piacere.
-Hai un posto dove dormire? - intervenne una bambina dalle lunghe trecce scure che ad Anakin ricordò Leia.
La sua principessina era stata sicuramente una bambina dalla volontà di ferro come Padmé.
-No.
-Allora vieni con noi.
Anakin annuì, sapendo che una parte del suo viaggio passava proprio da quei bambini.
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